CONTROINFORMAZIONE INTERNAZIONALE N.1

TURCHIA: I° MAGGIO E DINTORNI

(da Megaphon n° 72)

A metà marzo il governo fascista turco ha dato il via ad una nuova ondata di arresti; la motivazione 'ufficiale' è quella che i 450 arrestati stavano tutti preparando un'azione armata; in realtà i motivi di questo rastrellamento sono fino in fondo politici.

Innanzitutto quello di dare una risposta brutale alla punizione di un famoso agente provocatore (il traditore E. Kaya) da parte di Devrimci Sol; poi quello di prevenire le azioni militanti contro istituzioni statali che il 30 marzo di ogni anno vengono effettuate per ricordare l'assassinio di Mahir Cayan e di altri 9 rivoluzionari (1972), azioni che sono state comunque effettuate anche quest'anno; e, infine, l'obiettivo generale di cercare di ostacolare in qualche modo la crescita di un movimento di massa rivoluzionario che si rinforza di giorno in giorno con scioperi, manifestazioni illegali e attentati.

Un esempio della forza di questo movimento è stato dato il primo maggio di quest'anno, giorno in cui circa diecimila tra operai, studenti e contadini hanno dato vita ad una manifestazione non autorizzata ad Istambul, nonostante la dura repressione della polizia che durante gli scontri ha ucciso Mehemet Ali Dalci, operaio diciottenne simpatizzante di Devrimci Sol, ha ferito altre centinaia di compagni e ha effettuato più di mille arresti.

Le manifestazioni del primo maggio sono sempre state vietate in Turchia con la sola eccezione del 1979, anno in cui una manifestazione era stata autorizzata dopo i violenti scontri degli anni precedenti; in particolare nel '77 ci furono 40 morti nel tentativo di scendere in piazza il primo maggio; ma dopo il colpo di stato militare la manifestazione è stata nuovamente vietata.

Il 4 maggio il governo militare ha cercato nuovamente lo scontro in occasione dei funerali di Mehemet: 30 compagni, tra le migliaia che seguivano il corteo, sono stati feriti gravemente dalla violenza della polizia.

In questo contesto i detenuti politici sono, oggi come ieri, 'ostaggi' nelle mani del governo contro l'intero movimento rivoluzionario; la repressione nelle galere è ancor più dura che all'esterno.

Il 16 maggio di quest'anno 400 detenuti politici sono stati trasferiti dalla prigione di Bayrampasa a quella di massima sicurezza di Sagmalcilar. Motivo di questo trasferimento di massa è stata la scoperta di un tunnel e quindi la volontà di dare una risposta dura ad un possibile tentativo di evasione.

E infatti nella stessa notte del trasferimento i secondini e le unità speciali della polizia turca hanno attaccato i detenuti picchiandoli con ferocia: Mehemet Eksen, Cemal Tas e Yalci Demirkaya sono in coma all'ospedale; altri quattro detenuti sono stati invece ricoverati nell'infermeria del carcere; 44 , inoltre, sono stati i feriti che non sono stati ricoverati, ma rimandati nelle loro celle in isolamento. Di altri sette detenuti manca finora ogni notizia.

Durante il pestaggio ai detenuti che urlavano che non sarebbero riusciti a piegare la loro dignità e a impedire loro di saldare il conto con i responsabili, il comandante delle guardie ha detto esplicitamente che voleva il loro sangue per dare una lezione a chiunque avesse voluto tentare altre evasioni e ha scatenato i soldati che hanno attaccato inneggiando ad Allah!

Tutti i libri, i registratori, le coperte e gli oggetti personali sono stati o bruciati o confiscati. 240 dei 400 detenuti sono stati nuovamente trasferiti in un altro carcere speciale, quello di Bartin. Durante questo trasferimento i detenuti sono stati lasciati in piedi per più di 12 ore, senza aria, acqua e cibo.

Contro queste manovre fasciste c'è stata lotta dura, barricate e rivolte; 300 detenuti politici hanno cominciato uno sciopero della fame a tempo indeterminato. Le loro richieste sono: eliminazione di ogni oppressione fascista, raggruppamento dei detenuti politici, apertura di un'inchiesta contro i torturatori e il resto del personale del carcere, ora d'aria, colloqui con i parenti e gli avvocati, restituzione delle radio e degli altri beni personali sequestrati, eliminazione degli assurdi aumenti dei prezzi delle mense delle carceri.

All'esterno i familiari e gli amici dei detenuti politici, organizzati nel comitato di solidarietà Tayad, sono da dieci giorni in sciopero della fame di fronte al centro di tortura della polizia politica Gayrettepe e il 17 maggio si è svolta una manifestazione di protesta contro l'agire inumano della polizia turca e delle guardie carcerarie davanti al carcere speciale di Sagmalcilar; anche durante questa manifestazione ci sono state cariche di polizia e 50 arresti.

Nel frattempo c'è stata un'ondata di repressione brutale anche in Kurdistan, dove, il 26 maggio sono state uccise dai militari turchi 33 persone in risposta allo scontro a fuoco del 22 maggio che è stato tra i più duri dall'84, da quando cioè il partito operaio curdo ha cominciato la lotta armata.

Tutto questo avviene in Turchia mentre il regime militare cerca di conquistarsi una facciata di rispettabilità a livello internazionale con il 'processo di democraticizzazione' che sarebbe in atto nel paese!

(da Megaphon n° 72)

[torna all'inizio della pagina]