CONTROINFORMAZIONE INTERNAZIONALE N.7

RAZZISMO E ANTICOMUNISMO

Contributo ad una lettura materialista dello scontro in atto

Nelle stesse settimane in cui in Germania si verificavano i fatti che hanno riportato alla memoria le notti dei cristalli del 1938, si riunivano a Bruxelles (il 4 novembre) i ministri degli esteri dei "dodici" per discutere i problemi dell'immigrazione. All'ordine del giorno: la politica dell'immigrazione e il suo inserimento nelle trattative sull'Unione Politica Europea; la ricerca di un maggiore e più incisivo controllo sull'ingresso e la permanenza degli immigrati attraverso l'armonizzazione delle leggi nazionali in una normativa europea; coordinamento delle forze di polizia; revisione delle norme sul diritto d'asilo.

Come si può vedere i temi trattati nella riunione evidenziano in maniera lampante i modi polizieschi e repressivi con cui sempre più verranno affrontate le contraddizioni e i problemi del flusso di proletari che dai paesi poveri del mondo arrivano in Europa per sfuggire alla fame e alla miseria a cui i governi dei paesi ricchi li hanno condannati.

Una linea politica che ha trovato una sua conferma nei risultati dell a destra nelle recenti elezioni in Francia, Germania, Italia, Belgio e Austria.

L'apparizione dei campi di concentramento vicino agli aeroporti in Inghilterra e in Germania (ma anche in Italia i centri di prima accoglienza non sono certo degli hotel di lusso) in cui sono stati rinchiusi migliaia di cittadini mediorientali e nordafricani durante e dopo la guerra nel Golfo, non lascia dubbi, d'altra parte, sulle reali intenzioni della borghesia e non c'è da meravigliarsi più di tanto, quindi, se sotto questa esplicita copertura e incitamento al linciaggio razzista i movimenti nazisti della Grande Germania si siano sentiti sicuri e protetti e siano riusciti dalle loro fogne.

L'utilizzo dei movimenti razzisti e delle rivalità nazionalistiche è sempre stato parte integrante della strategia antiproletaria e anticomunista della borghesia per impedire l'unità e l'organizzazione di classe del proletariato.

Nei momenti di maggiore crisi economica in cui larghe fasce di classe operaia vengono spinte fuori o ai margini del ciclo produttivo, si fa leva sui sentimenti etnici, nazionalistici, linguistici, fino a portarli a livelli di inimicizia violenta al fine di far esplodere le frustrazioni e la rabbia all'interno stesso della classe, tra proletari. Accusati ed additati come responsabili di rubare i posti di lavoro e le case ai proletari del posto e di colpe ancora più aberranti, di essere violentatori di donne bianche, di avere importato la droga, di dedicarsi a riti tribali, gli immigrati diventano facile e pilotato bersaglio del crescendo di azioni persecutorie in tutta Europa; con l'obiettivo di rompere dall'interno la solidarietà di classe in un momento in cui il fronte operaio dà segnali importanti come quello dello sciopero generale in Germania.

Compito della marmaglia di pennivendoli e specialisti culturali e dell'immagine al soldo dei padroni, è fare in modo che questa paccottiglia di luoghi comuni e di aberrazioni mentali penetri incisivamente nella testa dei settori meno coscienti del proletariato e dia fiato ai movimenti razzisti.

Sull'onda della campagna nauseante che vorrebbe far passare il crollo dei partiti revisionisti dell'ex Patto di Varsavia come il crollo del comunismo, trova spazio e si alimenta l'odio razziale che in questi mesi spazza l'intera Europa da est a Ovest.

La violenza e l'entità delle persecuzioni dalla Germania, alla Francia, all'Inghilterra, all'Italia, all'Ungheria, alla Polonia, agli altri paesi dell'Est... riportano tristemente alla memoria gli anni '30, quando in Italia, Germania e Spagna, ma anche allora in Inghilterra (si pensi ad esempio agli elogi di Churchill a Mussolini nel 1933: "Soltanto il fascismo può salvare il mondo dal pericolo comunista, le leggi del duce e dei suoi fedeli sono una pietra miliare nell'evoluzione mondiale!") e nella Francia di Vichi (a cui tanto si rifà il nostro Cossiga), la propaganda e la violenza razzista e anticomunista vennero utilizzate per dividere la classe operaia e impedire la crescita della lotta di classe a cui inevitabilmente portava un'economia mondiale in piena fase recessiva.

I pogrom nazisti che causarono la deportazione e la morte di milioni di persone venivano giustificati ideologicamente con argomentazioni false e di comodo.

Argomentazioni meschine come la fandonia secondo la quale l'intero gruppo dirigente bolscevico era composto da ebrei ed altre, che traevano origine da contraddizioni interne alla stessa borghesia, come l'additamento delle lobby dei banchieri ebraici quali causa di instabilità economica, cementavano la propaganda razzista con l'anticomunismo più reazionario la cui conseguenza fu la distruzione completa delle organizzazioni autonome della classe operaia e dei suoi istituti rappresentativi (partiti, sindacati, ecc.), l'arresto e l'assassinio di milioni di comunisti e dirigenti operai, nonché la creazione di istituti corporativi, di sindacati di regime.

Quando la storiografia ufficiale parla dei lager e dei crimini nazisti, difficilmente ricorda che insieme ad ebrei, zingari ed extraeuropei, morirono milioni di comunisti in tutta Europa.

La formazione dei regimi nazifascisti fu la risposta che alcune borghesie nazionali europee dettero alla vittoria della Rivoluzione bolscevica e all'impulso che questa esercitò sulla crescita di movimenti operai comunisti e rivoluzionari in Italia, Germania e Spagna, crescita che aveva raggiunto dimensioni e forza sempre più temibili.

L'acuta crisi economica che scuoteva negli anni '20 e '30 il sistema capitalistico internazionale accentuò l'antagonismo commerciale tra le potenze imperialiste fino a rimettere in discussione gli equilibri e sfociare nella seconda guerra mondiale.

La prima ad essere aggredita fu l'URSS, cosa d'altra parte su cui tutte le potenze trovavano reciproco consenso.

La notte dei cristalli del 9 novembre 1938 è una data tristemente presente nella memoria delle masse operaie europee, la notte dei pogrom a Berlino segna l'inizio di uno dei momenti più sanguinosi e bui della storia dell'umanità e dei più vergognosi per la borghesia.

Il ricordo a cui portano i fatti di razzismo attuali non deve comunque tradursi in semplicistiche quanto schematiche analisi come se si stia ripetendo una storia già vista.

Al di là dei facili parallelismi, più consoni alla propaganda terroristica dei media di regime che all'analisi politica, il momento storico che stiamo attraversando è il risultato di una profonda crisi economica che dagli anni '70 scuote in maniera ciclicamente sempre più ravvicinata e profonda il sistema capitalistico internazionale spazzando via ancora una volta gli equilibri e la relativa stabilità prolungatisi dal secondo dopoguerra fino a qualche anno fa.

Dopo il fuoco di paglia del piccolo boom economico degli anni '80, la maggior parte delle economie occidentali si trovano di nuovo in piena recessione con un crollo della produttività intorno all'1-2% annuo, deficit pubblici e inflazioni ingovernabili, ecc.

Se questo vale per Inghilterra, Stati Uniti e Italia, anche le locomotive tradizionalmente più forti come la Germania e il Giappone cominciano ad accusare colpi impensabili fino a solo pochi mesi fa.

Le ricette liberiste applicate pesantemente in alcuni paesi non sono servite a creare le basi per una nuova fase di crescita come si era propagandato nel tentativo di far passare in maniera meno dolorosa gli attacchi alle condizioni di vita e di lavoro dei proletari.

Lo smantellamento dello stato sociale, le privatizzazioni, i licenziamenti e i tagli salariali servono alla borghesia per mantenere adeguati livelli di competitività in un mercato internazionale sempre più saturo e feroce, naturalmente con le lacrime e il sangue dei lavoratori.

Il crollo dei regimi revisionisti dell'ex patto di Varsavia non ha fatto altro che accelerare la necessità per l'imperialismo di rimettere in discussione la spartizione delle aree mondiali di influenza stabilite con il trattato di Yalta.

Sparita dalla scena l'URSS e il suo blocco economico, politico e militare, si è riaperta, per le potenze vincitrici dell'occidente, la caccia ai nuovi territori di conquista.

E' nella Conferenza del Mediterraneo tenutasi a Malta tra i paesi vincitori della guerra del Golfo che, attraverso trattative segrete fra gli USA e le altre potenze occidentali, vengono tracciate le linee su cui in futuro si reggeranno gli equilibri del Nuovo Ordine Mondiale.

Gli Stati Uniti, che con la forza militare impegnata nel Golfo hanno controbilanciato la perdita di egemonia economica, potranno dedicarsi con esclusivo diritto all'aggressione e al controllo strategico dell'America centro-meridionale e di quello che gli yankee hanno definito come il "nuovo arco della crisi", che va dal medio Oriente fino alla Corea del Nord, passando per l'Iran, l'Afghanistan, il Pakistan e l'India.

Alle potenze imperialiste europee occidentali il diritto di aggressione dei paesi ex socialisti.

Al Giappone la prosecuzione del suo espansionismo nel Sud est asiatico.

Il vertice dei paesi membri della NATO tenutosi a Roma dal 7 al 9 novembre ha confermato questi accordi diplomatici e ha stabilito le modalità di ristrutturazione e adeguamento della NATO in funzione del suo nuovo ruolo interventista e aggressivo.

Il polverone di polemiche che nelle settimane precedenti aveva visto contrapporsi l'asse franco-tedesco, sostenitore dell'istituzione di una forza di pronto intervento europea, ad Italiani e Inglesi, più fedeli storicamente agli USA e meno disposti ad un a perdita di forza della NATO in Europa, si è dipanato e risolto per ora nella decisione della costruzione di una Rapid Reaction Force (RRF) di 100.000 unità, della NATO, con doppio comando, uno atlantico, l'altro CEE.

Questo, che da una parte permetterà agli USA di mantenere la loro egemonia attraverso il Patto Atlantico, dall'altra permetterà di trasfomare la RRF in uno strumento utilizzabile all'occorrenza dalla CEE essendo composto esclusivamente di truppe europee (25.000 italiani) e di impiegarlo come forza di aggressione fuori dall'area in cui per statuto devono operare le forze NATO.

Il comando di questa forza sarà inglese, mentre i Tedeschi sono accontentati con la conferma della permanenza del comando integrato della NATO in Germania; dal comando integrato dipendono la maggior parte delle truppe europee e intorno al suo nocciolo verrà costruita la Rapid Reaction Force che dovrebbe diventare operativa entro il 1995.

La costruzione della RRF è la punta di diamante della nuova strategia interventista della NATO e il consenso su questa da parte di tutti i paesi membri ha per ora messo a tacere le polemiche interimperialistiche tra filoeuropeisti e atlantisti.

L'Italia vedrà accresciuto il suo ruolo in difesa del fianco Sud della NATO (come si sta verificando nell'esasperazione della crisi libica) e nel suo territorio opererà un'intera divisione della RRF.

L'accelerazione della corsa al riarmo in funzione di intervento aggressivo sui paesi del Nord Africa, della Jugoslavia, dell'Albania, è cominciato in grande stile, sono stati acquistati i primi aerei a decollo verticale che trasformano la ex portaelicotteri Garibaldi nella prima portaerei italiana e il governo ha provveduto ad aumentare vertiginosamente le spese militari in capitolo nella legge finanziaria e a tagliare gli aiuti ai paesi in via di sviluppo, il che non lascia alcun dubbio sul tipo di relazioni che caratterizzeranno la difesa del nuovo ordine mondiale da parte dei paesi ricchi.

E gli immigrati diventano il nuovo spettro che agita i sonni della borghesia, lo spettro di milioni di uomini e donne della periferia dell'impero che non possono dimenticare le offese dei padroni del mondo.

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