CONTROINFORMAZIONE INTERNAZIONALE N.8

LA BATTAGLIA DI LOS ANGELES

Cronistoria della rivolta - Sara Flounders [da Clash n.6]

Che la rivolta di L.A. sia nata in seguito alle contraddizioni evidenti del sistema capitalistico americano, era ovvio sin dai primi momenti; quello che, invece, è emerso in un secondo tempo, l'aspetto a nostro avviso più interessante dal punto di vista della prospettiva rivoluzionaria, è l'assunzione da parte della rivolta di una notevole valenza politica. Infatti, nata come rabbiosa reazione all'ennesima violenza razzista da parte della polizia, la rivolta si è trasformata in una presa di coscienza da parte dell'intera realtà proletaria dei ghetti, che si è manifestata nell'attacco ad obbiettivi considerati non solo simbolo della cultura razzista, ma più in generale dell'istituzione capitalistico-borghese.

In questo quadro, ci sembra opportuno chiedersi quali prospettive abbia una presa di coscienza di classe come questa: il rischio è che, movimenti spontanei come questi restino senza alcun tipo di progettualità politica e si limitino ad essere movimenti di rivendicazione, legati a episodi di aggregazione collettiva occasionale.

Pensiamo, invece, che le realtà rivoluzionarie organizzate americane siano le uniche capaci, approfittando di momenti di forte conflittualità come quello di L.A., di creare un percorso di analisi e di lotta, che si proponga di rendere le rivolte da semplici momenti di esplosione sporadica, in un processo sempre più crescente di organizzazione del proletariato contro il nemico di classe. Queste, pur presentando un minimo comune denominatore nella lotta contro l'imperialismo statunitense, inteso come politica di sfruttamento e oppressione nei confronti dei paesi del Sud del mondo, si presentano fortemente slegate l'una dall'altra.

Le cause sono da ricercare nelle forti differenze politiche, culturali e sociali che il territorio statunitense presenta; esse vanno individuate nelle differenze fra i gruppi che, facendo riferimento ad una particolare etnia (afro-americani, portoricani, messicani ecc.), si pongono come obbiettivo primario la solidarietà e l'appoggio ai movimenti di liberazione nazionale, e quelli che impostano la loro lotta sulla liberazione dallo sfruttamento della classe, al di là delle etnie, dal sistema economico e politico yankee.

L'interrogativo che oggi ci poniamo, anche come necessità, è quello che il momento di unità fra le varie realtà di compagni manifestatasi durante la rivolta si trasformi in un'unità reale che si ponga, all'interno di un percorso di lotta di classe, una serie di intenti e obiettivi comuni.

CONTROINFORMAZIONE internazionale

Qui, dove la polizia razzista ha picchiato Rodney King, la rabbia si è trasformata in ribellione.
Spontaneamente, la gente è scesa nelle strade dopo la notizia del verdetto del 29 aprile.
La risposta del governo alla ribellione è stata l'aumento del razzismo e della brutalità della polizia.
Ma nonostante l'ingente dispiegamento di forze militari abbia represso la ribellione dopo 5 giorni, la rabbia contro l'oppressione razzista, la povertà, la disoccupazione e l'ingiustizia, che è parte integrante del capitalismo statunitense, rimane.

Ovviamente, scoppierà di nuovo.

Furia nelle strade

Durante una manifestazione spontanea immediatamente dopo il verdetto del 29 aprile, nel quartier generale della polizia a Parker Center, giovani Neri e Latini hanno preso il sopravvento gridando Niente Giustizia, Niente Pace!

Hanno tirato pietre contro l'edificio e distrutto le auto della polizia. Il suono degli elicotteri, delle sirene e degli allarmi si è diffuso dappertutto.

La rabbiosa manifestazione ha successivamente raggiunto la zona centrale. City Hall, il Tribunale di Stato e il centro civico sono stati presi di mira.

Esasperati per il ruolo dei media nei confronti della critica al razzismo e per la continua copertura della brutalità della polizia, i manifestanti hanno attaccato anche l'edificio del "Times" di Los Angeles.

La stessa sera, un'altra manifestazione spontanea ha preso di mira il posto di polizia dove si trovavano i 4 poliziotti che avevano picchiato a sangue Rodney King. Il loro euforico festeggiamento è finito precipitosamente, quando la polizia è sopraggiunta erigendo barricate contro le centinaia di persone che attaccavano l'edificio.

La rabbia è andata al di là del movimento politico organizzato ed ha radici ben più profonde di quest'ennesima atrocità.
Nella zona centro-sud di Los Angeles, cuore della comunità afro-americana, il furore si è sparso nelle strade ed scoppiata una vera insurrezione. Decine di migliaia di persone vi hanno partecipato.

La ribellione ha raggiunto velocemente anche le altre zone di questa enorme città di 3 milioni e mezzo di abitanti, specialmente la zona della comunità latino-americana dove la maggior parte delle persone non possiede niente e alle quali viene rifiutato il lavoro, I'istruzione ed una adeguata assistenza sanitaria. La domanda di giustizia si traduce nell'espropriazione di una quota di ricchezza rubata da generazioni, in questa società razzista.

La ribellione è estesa e profonda, scaturita dalla povertà, dalla rabbia e dall'alienazione in settori estesi della popolazione. I più oppressi hanno aperto la via. Ma anche giovani bianchi si sono uniti alla rivolta.
Tutto questo ha a che fare con le questioni economiche, ha detto Hector Perez Pacheco di Los Angeles Est all'Associated Press. Se volete prevenire le rivolte, prevenite per prima cosa la povertà.
Più di 5.500 palazzi ed edifici sono stati bruciati.
Le persone oppresse hanno sparato contro le stazioni di polizia. Diciassette edifici governativi sono stati distrutti.

La mano pesante dello Stato.

La prima chiesa AME, situata nel cuore della comunità nera, ha organizzato una manifestazione per il 2 maggio davanti al quartier generale della polizia a Parker Center, per protestare contro la crescente brutalità della polizia. L'amministrazione cittadina ha vietato il percorso ed ha chiuso l'intera zona con dei cordoni, ma più di 300 studenti del gruppo Chicano "Mecha" (Movimiento Estudiantil Chicanos de Aztlan) e dell'Unione degli Studenti Neri, dei vari campus, hanno ugualmente cominciato la manifestazione a qualche isolato di distanza.

Sono stati immediatamente circondati dalle truppe della Guardia Nazionale, non è stato loro consentito di allontanarsi e sono stati arrestati.

Tutti i partecipanti alla manifestazione di protesta sono stati portati in carcere, persino un bambino di 8 anni. Arrestati per aver partecipato alla manifestazione, sono stati schedati ufficialmente come "saccheggiatori" e accusati di furto notturno con scasso.

L'amministrazione cittadina ha ordinato anche che venisse cancellata la commemorazione annuale del Cinco de Mayo nella comunità Chicano/Messicana. Questa data ricorda la vittoria messicana contro l'invasione francese nel 1862. Quest'anno era stato organizzato un corteo per protestare contro i 500 anni di saccheggi ed omicidi della propria gente.

In accordo con il governo federale, lo Stato della California ha istituito poteri di emergenza per mobilitare tutte le forze di polizia della città, la polizia di Stato e, successivamente, la Guardia Nazionale.
Infine, il Presidente ha "federalizzato" la Guardia Nazionale, ponendola sotto il controllo del Pentagono ed ha inviato l'Esercito e i Marines per schiacciare la crescente ribellione.

Il 5 maggio, c'erano posti di blocco stradali e barricate militari ad ogni incrocio di Los Angeles centro-sud. Carri armati, blindati e truppe con le armi automatiche puntate, pattugliavano le strade. Più di 20.000 soldati (tra cui 8000 poliziotti e 9800 soldati della Guardia Nazionale) sono stati impegnati nella vasta operazione di repressione.

Il generale Cavault, uno specialista che ha contribuito a concepire strategie rapide di dispiegamento, è al comando dei 2.500 soldati e dei 1.500 marines, la maggior parte dei quali veterani della guerra del Golfo.
Cavault è in diretto collegamento con il Segretario delle Difesa Dick Cheney.

Il governo degli U.S.A ha così dichiarato guerra alle comunità oppresse di Los Angeles. Il Pentagono, al comando di Bush, sta mettendo in atto una occupazione militare esattamente come se si trovasse in territorio nemico.
Questo punto è chiaro per la gente.

L'attivista Joan Selder ha dichiarato che adesso la gente del Workers World (Mondo dei Lavoratori) è ancora più piena di rabbia, che all'inizio della ribellione.

Nonostante l'ingente dispiegamento di forze repressive e la continua brutalità della polizia, la resistenza è continuata. Secondo l'Associated Press le stazioni di polizia continuano ad essere bersaglio di sparatorie, così pure le postazioni di guardia dei Marines e i posti di blocco stradali.

Nonostante la massiccia presenza della polizia durante il culmine della ribellione, nelle comunità oppresse non sono state mandate né ambulanze né squadre attrezzate per fermare gli incendi.
Cinquantacinque persone sono state uccise e 2.400 ferite.

Alcune domande vengono fatte pubblicamente sulle circostanze o le cause dei cinquantacinque morti. Quanti sono morti a causa della polizia?
Quanti sono morti perché non arrivavano le ambulanze?

Gli attivisti della comunità sostengono che è possibile che molti o la maggior parte dei morti siano stati uccisi dalla polizia, che si è imbarcata in un'orgia di uccisioni e di brutalità contro gli Afro-Americani e i Latini non appena i rinforzi sono arrivati.

Le ruote della "giustizia"

Già il 5 maggio, più di 12.000 persone, soprattutto Afro-Americani e giovani Latini, avevano subito retate durante l'intensa "pulizia" delle strade cittadine.

Le perquisizioni fatte a caso nelle abitazioni vengono condotte senza alcun mandato e senza nessuna base giuridica. Puntando le armi contro le persone, nelle loro stesse case, la polizia decide arbitrariamente se un videoregistratore, una scatola di pannolini o del cibo nel frigorifero, siano beni rubati.

I poteri della polizia, originariamente schiacciati dal carattere spontaneo, assai diffuso, della ribellione, adesso cercano di riportare l'ordine attraverso il terrore casuale.

Un automobilista Latino è stato ucciso ad un posto di blocco dopo il coprifuoco del 3 maggio dopo essere stato colpito per quattordici volte dalle truppe della Guardia Nazionale in servizio di pattugliamento.

Il sistema giudiziario razzista, incapace di fare giustizia a Rodney King, è stato invece capace di mettersi in moto per reprimere gli oppressi di Los Angeles. Ci sono state sessioni speciali del Tribunale ogni giorno, per tutto il giorno, dal 3 maggio.

Nessuna prova viene presentata in questi processi, che durano circa 30 secondi per imputato. Le accuse, uguali per tutti gli arrestati, sono già inserite nei moduli pre-stampati; deve essere aggiunto solo il nome. Accuse di furti con scasso e cauzioni di 5.000 dollari in media vengono affibbiate ai prigionieri catturati negli arbitrari raid di "pulizia" degli sbirri. La cauzione, altissima per la maggior parte delle persone povere, significa in realtà che trascorreranno mesi in galera in attesa del processo. In questo processo, la famiglia, la casa, il lavoro vengono perduti.

I mass-media hanno totalmente ignorato la manifestazione del 4 maggio contro il coprifuoco, organizzata da alcune organizzazioni progressiste e da gruppi di studenti dell'UCLA. Hanno ignorato anche una conferenza stampa del 2 maggio. Neanche gli studenti che hanno lasciato le scuole superiori per raggiungere il Sud della California, sono stati considerati degni di notizia.

Infatti, è stata messa a tacere qualsiasi voce di solidarietà con la ribellione e chiunque non rifiutasse il tentativo di fare passare per criminali gli oppressi piuttosto che i poliziotti.

Tutto ciò vale per il panorama nazionale, ma soprattutto qui a Los Angeles, in quanto è vitale per la classe dirigente rompere l'unità tra i lavoratori e i poveri di ogni nazionalità, per fermare la ribellione ed evitare la sua diffusione.

Sara Flounders
da Clash n.6

[torna all'inizio della pagina]