CONTROINFORMAZIONE INTERNAZIONALE N.8

SCIOPERO DELLA FAME DEI PRIGIONIERI BASCHI

Una lotta di cui la stampa, anche quella di "sinistra", non ha parlato

Questo articolo era stato scritto alla fine di maggio, mentre lo sciopero della fame iniziato il 24 aprile era ancora in corso. Chi scrive aveva ampiamente informato in proposito anche giornali come "il Manifesto" e "Avvenimenti" che, in quanto quotidiani o settimanali, avrebbero potuto darne notizia tempestivamente.

Ma evidentemente i presunti depositari dell'informazione di sinistra non hanno ritenuto opportuno informare i loro lettori (nemmeno sotto forma di 'lettera al direttore'), forse per non turbarne le democratiche coscienze o per non compromettere l'idillio tra Occhetto e Gonzales.

In compenso su Avvenimenti del 22 luglio venivano riprese pari pari, alcune infamie divulgate dalla stampa spagnola ("Cambio 16") per screditare e ridicolizzare il Movimento di Liberazione Nazionale Basco (v. la rubrica "Pianeta", a cura di Laura Franza).

Nel frattempo i Prigionieri Politici Baschi di Salto del Negro hanno deciso di interrompere la loro protesta, dieci giorni dopo che avevano iniziato lo sciopero della sete e che erano stati sottoposti all'alimentazione forzata, in seguito ad un accordo raggiunto con il direttore del carcere (in merito al lavoro carcerario, all'isolamento...).

Al fine di garantirsi i prigionieri hanno preteso che i termini dell'accordo venissero resi noti anche a persone estranee alla prigione, in qualità di testimoni.

Onde evitare che si ripetesse quanto era accaduto all'inizio dell'anno quando gli accordi ottenuti in circostanze analoghe erano poi stati completamente ignorati dalla direzione che pure li aveva sottoscritti.

Resta comunque, a mio avviso, inalterata la gravità della situazione e dell'infamia compiuta dalle autorità spagnole: aver violato ancora una volta ogni rispetto della dignità personale dei prigionieri sottoponendoli alla tortura dell'alimentazione forzata.

Come definire quelli del Manifesto e di Avvenimenti che, pur essendone stati debitamente informati, non ne hanno dato a suo tempo notizia?

Forse, suggerisco, "complici"?

G.S.


I Prigionieri Politici Baschi rinchiusi nella prigione di Salto del Negro (Las Palmas de Gran Canaria), che da circa un mese erano in sciopero della fame, verso la fine di maggio avevano iniziato anche quello della sete: immediata è scattata la reazione del governo spagnolo che evidentemente non voleva veder aleggiare l'ombra di un altro Crespo o Sevillano sopra i festeggiamenti spettacolari delle Colombiadi.

I compagni sono ora fissati ai loro letti, legati mani e piedi, impossibilitati a muoversi, alimentati a forza con il siero attraverso flebo e cannule...

Stiamo forse per assistere alla replica della tragedia di due anni fa quando il compagno Sevi morì dopo 176 giorni di "huelga de hambre" e tanti altri compagni rimasero per quasi un anno legati in quel modo indegno?

Probabilmente le autorità spagnole vogliono ribadire ancora una volta che il disprezzo degli Stati per la dignità umana non ha limiti; che ad un prigioniero intenzionato a rivendicare comunque i più elementari diritti umani si nega anche l'estremo atto di rivolta, di autodeterminazione e rispetto di se stessi...

Nelle sempre più indegne condizioni in cui versano i Prigionieri Politici Baschi non è consentito nemmeno tracciare una linea e dire: da qui in poi, basta. Basta con le percosse, le umiliazioni, la tortura, l'isolamento, la mancanza di cure...

Per quelli che non vogliono "pentirsi", abiurare non c'è alternativa... negli ultimi anni si è scatenata la peggior foga repressiva della socialdemocrazia spagnola; è venuta in particolare ad accentuarsi la tradizionale politica di rottura della omogeneità della comunità dei prigionieri. Contemporaneamente sono stati mantenuti ed inaspriti i metodi di vero e proprio annientamento fisico dei detenuti; al fine di ottenere il "ravvedimento", naturalmente.

Tutto questo è un'ulteriore conferma della sostanziale natura di ostaggi dei Prigionieri Politici Baschi.

Queste in sintesi le linee direttrici della politica carceraria del governo spagnolo:

a) dispersione, sia a livello quantitativo (ben 94 carceri disseminate su tutta la penisola "ospitano" attualmente prigionieri baschi) che qualitativo (vedi prigionieri rinchiusi nelle prigioni delle Canarie, di Ceuta...);

b) applicazione totalmente repressiva della legislazione penitenziaria;

c) applicazione di metodi completamente illegali (provocazioni, pestaggi, violenza e maltrattamenti...), metodi che sono la causa immediata della protesta dei detenuti, in particolare dello sciopero della fame.

Anche se la stampa "indipendente" nostrana lo ha volutamente ignorato, le lotte dei Prigionieri Politici Baschi sono riprese anche quest'anno.

In maniera molto determinata sono ricorsi anche allo sciopero della fame, nonostante l'elevato costo umano, contro le galere della socialdemocrazia.

Il 3 febbraio quindici Prigionieri Politici Baschi rinchiusi nella prigione Sante del Negro iniziarono uno sciopero della fame dopo il pestaggio subito da due detenuti nelle loro celle.

Il fatto determinò una rivendicazione collettiva da parte di tutti i prigionieri baschi che richiesero di essere riuniti in un'unica sezione, per porre fine all'isolamento attualmente esistente (una situazione che tra l'altro facilita i ricorrenti pestaggi).

Si chiedeva inoltre che alcuni diritti elementari (poter ricevere visite e poter ricevere lettere, libri, riviste...) venissero loro riconosciuti.

L'8 marzo undici familiari dei prigionieri iniziarono nella chiesa di Sanata Maria di Donostia (San Sebastian) un'occupazione a tempo indeterminato con l'obiettivo di dare risonanza alla lotte degli "huelguistas", per comunicare a tutta la società basca la gravissima situazione che si era venuta a creare in questa prigione?

I prigionieri abbandonarono lo sciopero il 14 marzo (quasi un mese e mezzo) dopo aver raggiunto un accordo con il direttore del penitenziario. Dopo un mese, visto che niente era cambiato, lo sciopero è ripreso.

Il 7 di febbraio erano stati invece i prigionieri baschi rinchiusi nel carcere di Murcia a cominciare uno sciopero della fame.

Motivo immediato della protesta era la situazione della prigioniera Josefa Ernaga, qui incarcerata. Josefa era mantenuta isolata, senza diritto a vedere nessuno, con molte restrizioni anche per l'ora d'aria. I prigionieri abbandonarono la loro radicale protesta dopo una settimana, avendo ottenuto dalla Direzione del carcere l'assicurazione che sarebbero stati portati cambiamenti alla situazione di Josefa.

Un altro sciopero della fame da parte di cinque Prigionieri Politici Baschi era iniziato il 6 febbraio nella prigione di Ceuta (definita "carcere di sterminio"). la protesta nasceva per la situazione di assoluto isolamento in cui versavano da più di sei mesi i prigionieri. Chiedevano il rispetto nei loro confronti di diritti umani elementari.

I prigionieri denunciavano inoltre l'atteggiamento della Direzione che adottava regolarmente minacce e mezzi arbitrari (spesso come ritorsione per avvenimenti legati alle lotte per l'autodeterminazione di Euskadi).

La situazione non deve venire sottovalutata.

L'annientamento, in vario modo, di Prigionieri Politici è da anni una costante della galere spagnole, definite non a caso "di sterminio".

Ricordiamo qualche nome di quanti sono morti in prigione con il PSOE al governo: José Ramon Goikoretxea, Joseba Asensio, Jesu Retolaza, Mikel Zalakani, Mikel Lopetegi, Juan Carlos Alberdi, Mikel Zabalza... e la lista potrebbe continuare.

Senza poi naturalmente dimenticare Sevi (Manuel Sevillano Martino). Anche in quella circostanza gli scioperanti vennero sottoposti ad alimentazione forzata, legati ai letti mani e piedi per impedir loro di strapparsi di dosso i tubi e le cannule con cui venivano alimentati contro la loro stessa volontà.

Con l'alimentazione forzata l'agonia si protrae praticamente all'infinito e spesso provoca una morte atroce; senza contare l'umiliazione, la distruzione della personalità.

Amnesty International l'ha definita una forma di tortura.

Tra l'altro spiega l'incredibile "resistenza" dei militanti del GRAPO due anni fa; va comunque precisato che per molti di loro le conseguenze sono state irreparabili.

Di fronte a quest'ennesima infamia degli apparati dello Stato spagnolo non basta indignarsi, occorre mobilitArsi prima che sia troppo tardi: come due anni fa torniamo a vedere i corpi emaciati, irriconoscibili dei compagni legati a veri e propri letti di contenzione, sottoposti a questa asettica, postmoderna forma di tortura. E proprio come due anni fa il silenzio stampa regna totale. Anche sulla stampa di sinistra, naturalmente.

A costo di ripeterci riaffermiamo che l'alimentazione forzata è un modo orribile per negare ulteriormente a soggetti prigionieri, impossibilitati ad esprimere in altro modo la loro protesta, le loro giuste rivendicazioni, la pur minima forma di autodeterminazione.

Un modo per togliere loro l'unica possibilità dignitosa di lottare... per non lasciargli altra alternativa che il "pentimento", l'abiura.

Non chi subisce, ma chi, carcerieri, medici o ministri, promuove queste pratiche infami, deve sentirsi ai gradini più bassi della dignità umana.

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