CONTROINFORMAZIONE INTERNAZIONALE N.12

LA SOLIDARIETA' E' UN'ARMA

Una settimana di lotta dei prigionieri rivoluzionari francesi

SOLIDARIETA' CON GEORGES CIPRIANI

Nel maggio scorso gli psichiatri del carcere di Fresnes hanno chiesto il trasferimento del nostro compagno Georges Cipriani in un ospedale civile, secondo loro l'unico posto in cui potrebbe ricevere un trattamento adeguato al suo stato.

Così qualche settimana dopo gli è stata sospesa la pena, il trasferimento d'ufficio è stato firmato dal Prefetto di Val du Marne e Georges è stato ricoverato all'ospedale psichiatrico di Villejuif.

Ma benché il trattamento avesse cominciato ad agire soltanto sui sintomi più gravi, diversi sindacati e organismi polizieschi hanno intrapreso una campagna per ottenere il suo ritorno in carcere. Comunicati stampa, falsi allarmi di bombe, minacce alla famiglia, pressioni sul personale e sugli altri malati, tutto è servito... Tanto e così bene che il Prefetto è tornato sulla sua decisione e ha revocato l'ordine di ricovero, e questo malgrado il parere contrario della Commissione medica.

Georges si è ritrovato dunque a Fresnes e naturalmente di nuovo nella stessa sezione speciale.

Le condizioni di isolamento e le molteplici ritorsioni che noi subiamo da ormai 7 anni hanno sempre avuto lo scopo di spezzare la nostra identità di militanti rivoluzionari e di prigionieri antagonisti, di spezzarci in quanto individui portatori di una pericolosità sociale passibile di contagio per gli altri. Ed è chiaro che le turbe del nostro compagno sono il prodotto di questo isolamento distruttore e della sua non-vita.

Eppure oggi il ritorno di Georges in questa sezione è paradossalmente conseguenza del suo stato di salute, malato egli costituirebbe un nuovo, altrettanto forte, pericolo per la società.

Da questo principio previsto per indebolire i detenuti fino a un'estrema malleabilità e fino all'autodistruzione e alla follia, oggi le sezioni d'isolamento diventano progressivamente il luogo di isolamento dell'anormalità all'interno del carcere.

Ma quali sono i criteri di questa anormalità per l'Amministrazione? E' innanzitutto anormalità di quelli che rifiutano di sottomettersi all'imprigionamento, agli arbitri quotidiani, quella degli evasi ripresi e di altri ribelli..., quella dei militanti rivoluzionari che combattono l'ordine stabilito, al di fuori delle sue istituzioni e degli spazi di conciliazione, e infine anormalità dichiarata dagli stessi medici. Questa detenzione dei malati nel circuito della "morte lenta" non è per nulla nuova, ma oggi viene sistematizzata.

Per questi malati il carcere diventa la regola e la loro differenziazione impone l'isolamento. Abbiamo potuto constatarlo nel corso di questi ultimi anni, sia nelle sezioni di isolamento che nelle modalità di detenzione dei Detenuti Particolarmente Sorvegliati (DPS). Le restrizioni nell'applicazione dell'articolo 64 (legge che esenta dalla pena i colpevoli dichiarati psicopatici) e l'accresciuto intervento degli psichiatri nell'organizzazione e gestione differenziata del carcere caratterizzano gli orientamenti attuali. Il nuovo progetto del Ministro della Giustizia che prevede l'instaurazione di condanna all'ergastolo definitiva per alcuni crimini che ricadrebbero nell'ambito della psichiatria, ne è un'eloquente conferma.

L'essenziale è cogliere le implicazioni di tali orientamenti e la loro interdipendenza per tutti noi.

Innanzitutto bisogna insistere su un punto fondamentale. Nelle varie riforme la pena dell'ergastolo è diventata a geometria variabile: ergastolo semplice, con un periodo di sicurezza di 18, di 20 e infine di 30 anni, e forse domani una pena definitiva. Di fatto, è l'utilizzo di questa pena ad essere banalizzato. I tribunali condannano all'ergastolo sempre più spesso e per una gamma di crimini sempre più larga. E' evidente anche che questa banalizzazione comporta un movimento che appesantisce tutte le altre condanne pronunciate davanti alle corti d'Assise.

Ma questa applicazione allargata corrisponde anche ad una vera e propria deresponsabilizzazione dei Tribunali a vantaggio del solo apparato amministrativo. Infatti la durata reale della pena diventa di competenza unica di commissioni di burocrati - che significa nei fatti una fascia enorme che può raggiungere perfino più di 10 anni per questa stessa condanna a vita. E così se dei prigionieri escono dopo aver fatto 16 o 17 anni, degli altri sono ancora in prigione dopo più di 25 anni.

Di conseguenza l'Amministrazione ha tutto il potere di differenziare la pena e soprattutto la forma della sua applicazione. Quindi esercita essa stessa una funzione giudiziaria. Peggio, seguendo le sue motivazioni arbitrarie e politiche può condannare a morte ed eseguire la condanna con tutta impunità tramite il mantenimento prolungato in una sezione di isolamento. Ed è qui la vera pena alternativa alla lama della ghigliottina!

In più conviene aggiungere anche che alla pena dell'ergastolo si aggiunge di fatto un'altra pena a vita dopo la scarcerazione, un'ulteriore aggressione definitiva: la tutela che impone l'assegnazione di residenza, il tipo di lavoro, il divieto di viaggiare... e a volte perfino degli altri divieti più quotidiani e particolari. Il controllo sociale totale a vita!

Nel carcere la moltiplicazione degli ergastoli e delle pene lunghe diventa un pretesto per il rafforzamento dei regimi interni, per la restrizione delle attività e della socialità, e infine per l'utilizzo delle sezioni di isolamento.

Il soggiorno in queste sezioni si allunga sempre più a svantaggio dei prigionieri - presto diventeranno il luogo di esecuzione della pena eliminatoria.

La pena all'ergastolo definitiva per i malati psicopatici è un eco lontana della pena di morte per i ritardati mentali applicata negli USA. Per i medici pro-sicurezza il solo rimedio alla malattia psichiatrica si riassume nell'eliminazione carceraria, neanche il trattamento in un ospedale o un'altra iniziativa, ma il carcere come terapia definitiva! Da parte statale vengono istituiti prigioni mortorio e un'altra forma di interdizione: la neurolettica!

Così come per la decisionalità amministrativa sulla pena, nessuno in carcere può credersi protetto dall'onnipresenza di psicologi e psichiatri nelle strutture carcerarie. Già in Germania i prigionieri politici che hanno finito la loro pena sono obbligati (per poter uscire) ad accettare delle perizie psichiatriche per valutare il loro grado di pericolosità e la recidiva potenziale. Vale a dire ciò che la prigione avrebbe dovuto "curare" e ciò che la prigione stessa ha prodotto dopo detenzioni lunghissime.

Oggi, lottando a fianco del nostro compagno Georges Cipriani, vogliamo denunciare la creazione di prigioni mortorio e di prigioni ospedale. Che siano psicotici, infermi, colpiti da AIDS o altro, i prigionieri malati devono uscire dal quadro carcerario. Così lottiamo non soltanto per la liberazione del nostro compagno, per quella del militante basco Ttotxe Etcheveste, che è paraplegico e che attualmente si trova nell'ospedale del carcere di Fresnes o ancora quella di Bernd Rössner, prigioniero della RAF, ma anche per aprire un fronte di solidarietà attiva nel carcere con tutti i detenuti malati.

LIBERAZIONE DEI PRIGIONIERI INCAPACI DI SOPPORTARE LA DETENZIONE!

Ma questa rivendicazione fondamentale deve essere imperativamente legata alle numerose altre rivendicazioni che vengono dalle lotte dei prigionieri.

CONTRO L'ISOLAMENTO!

Chiusura delle sezioni di isolamento, delle sezioni per gli ergastolani e delle altre sezioni che sono una maschera per la tortura bianca...

CONTRO LE LUNGHE PENE!

Per una limitazione e una vera alternativa all'inasprimento di qualsiasi situazione nel carcere. Per la scarcerazione su affidamento e per la RPS per tutti.

PER I DIRITTI DEMOCRATICI DEI PRIGIONIERI!

Basta con la censura della posta e la censura politica, le restrizioni dei colloqui; per i colloqui intimi, permessi, effettivo riavvicinamento familiare... Per il diritto al lavoro e ad un salario decente, per il diritto allo studio per tutti!...

PER IL RAGGRUPPAMENTO DEI PRIGIONIERI POLITICI!

Solidali con lo sciopero della fame illimitato comunicato oggi 1 novembre 1993 dal nostro compagno Georges Cipriani, facciamo al suo fianco una settimana di lotta contro la strategia di annientamento programmato nel carcere. In questo modo apriamo insieme anche la prospettiva di lotta per il soddisfacimento delle richieste storiche, generali e collettive esposte sopra - un'unica e la stessa prospettiva, che unisce nella sua particolarità tutte le nostre lotte in una lotta comune, solidale per il loro soddisfacimento.

Un errore di comunicazione ha fatto sì che Georges e Jean-Marc incominciassero il 1 novembre e noi il 3 novembre, perché trasmessa da un prigioniero solidale con le lotte contro l'isolamento.

Con questa settimana di lotta vogliamo dare il nostro determinato appoggio alla mobilitazione interna ed esterna che si sviluppa contro le sezioni di isolamento.

Unità nella lotta, unità nella vittoria!

Joëlle Aubron
Nathalie Ménigon
Jean-Marc Rouillan

militanti prigionieri di Action Directe

[da Angehörigen Info 131 - 4.11.1993]

[torna all'inizio della pagina]

PROCESSO CONTRO I PRIGIONIERI DI ACTION DIRECTE

Il 16 novembre 1993 è iniziato un processo contro Joëlle Aubron, Nathalie Ménigon, Georges Cipriani e Jean-Marc Rouillan. Sono detenuti dal 1987 e sono già stati condannati all'ergastolo.

Questo nuovo processo deve essere la resa dei conti definitiva con la politica di Action Directe - ed è stato elaborato propagandisticamente in questo senso - e vuole essere una dimostrazione di forza da parte dello Stato contro la politica rivoluzionaria, la resistenza e la lotta di liberazione.

E' parte della strategia di annientamento contro i prigionieri, alla quale sono stati esposti fin dal loro internamento. Con un ulteriore condanna all'"ergastolo" si tende a creare le condizioni per il prolungamento e per l'inasprimento della tortura dell'isolamento, allo stesso modo in cui questo sta accadendo nella RFT.

Le accuse riguardano diverse azioni dell'offensiva '84-'86 che erano indirizzate all'unità dei rivoluzionari nell'Europa occidentale e delle quali, tra l'altro, fa parte l'aggressione comune della RAF e di AD contro la base aerea USA di Francoforte e per la quale adesso verrà processata anche Eva Haule.

Centro del processo contro i quattro in Francia è l'esecuzione del Generale Audran, responsabile per la cooperazione agli armamenti all'interno della NATO e per l'esportazione di armi. A questo si aggiungono gli assalti alla sede dell'Unione dell'Europa occidentale, al Generale Blandini, Guy Brana e Interpol.

[torna all'inizio della pagina]