IL BOLLETTINO: NOTIZIE EUROPA

Paesi Baschi:

FRANCIA, TERRA D'ASILO...

Un'operazione repressiva senza precedenti contro il popolo basco è stata condotta a termine dalle polizie francese e spagnola nella prima settimana di ottobre. Un primo bilancio provvisorio (fino al 9 ottobre) parla di 254 arresti; di questi, 120 sono stati realizzati dagli apparati repressivi dello Stato francese in Euskadi Nord (1) nell'ambito della comunità dei rifugiati politici baschi, con l'impiego di metodi paragonabili soltanto alle deportazioni naziste. Degli arrestati, 60 sono stati prontamente consegnati nelle mani della Guardia Civil e della polizia spagnola; molti hanno già denunciato torture e maltrattamenti. Altri 12 sono stati trasferiti in Algeria, 3 in Venezuela, 4 mandati al confino in territorio francese, uno è tuttora incarcerato, mentre i restanti 41 sono stati liberati. L'operazione ha avuto anche un'«appendice» italiana, con l'arresto a Roma di un rifugiato politico basco (José Gomez Ces) lo scorso 5 ottobre.

Secondo la versione ufficiale diffusa dall'esecutivo di Parigi, perquisizioni, arresti e deportazioni avrebbero assestato un duro colpo a ETA, privandola della «zona franca» finora rappresentata dal Paese Basco francese. Le veline della gendarmeria parlano del «casuale» arresto di un noto militante di ETA avvenuto mentre la polizia francese era alla caccia di Philippe Bidart (presunto dirigente di «Iparretarrak», organizzazione basca che pratica la lotta armata in Euskadi Nord). Grazie alla «abbondante documentazione rinvenuta», i poliziotti di Chirac sarebbero riusciti a smantellare la rete clandestina di ETA in Francia; da cui i successivi arresti in Euskadi Sud.

Mentre Felipe Gonzalez e gli altri caporioni del PSOE brindano ai «successi» della collaborazione ispano-francese (che del resto aveva già fruttato un centinaio di deportazioni, realizzate in modo meno eclatante, fra il luglio 1986 e l'agosto 1987), i comandi dei corpi repressivi spagnoli smentiscono nei fatti le dichiarazioni dei loro colleghi parigini, non riuscendo a mascherare la delusione: fra gli arrestati e deportati non figurano «pericolosi terroristi», ma persone da tempo note e controllate, la cui esistenza si svolgeva alla luce del sole e la cui unica «colpa» era quella di essere parenti, amici e conoscenti di militanti del movimento nazionale di liberazione basco. La solerzia dei gendarmi francesi è testimoniata da grotteschi interrogatori in cui, con pistole e mitra spianati, ai figli di militanti baschi assassinati anni or sono dalla squadracce del GAL (2) veniva intimato di «confessare dove si trovasse il nascondiglio del padre»É

La realtà è dunque ben diversa. Come denunciano i compagni baschi, l'operazione compiuta agli inizi di ottobre rappresenta un passo avanti nella messa in atto dei piani strategici concordati tra il regime spagnolo, quello francese e la NATO, con l'obiettivo di «ripulire le retrovie» nella prospettiva della sempre più stretta integrazione dello Stato spagnolo post-franchista nell'Alleanza militare atlantica. Il nodo è, naturalmente, l'eliminazione di ETA e del movimento di liberazione in Euskadi. I precedenti tentativi di «soluzione del problema basco» sono tutti falliti: dagli assassinii ed intimidazione realizzate dal GAL in collaborazione con la polizia di Stato, all'occupazione militare di Euskadi in base al Piano ZEN (3), fino al programma di «reinserimento» dei prigionieri politici (4). Non restava che alzare il tiro e cercare di far terra bruciata di quell'enorme tessuto di solidarietà popolare costituitosi in più di venticinque anni intorno ad ETA e alle altre organizzazioni di lotta del movimento basco.

Ma «togliere l'acqua al pesce» è una fatica improba, come dimostra l'immediata risposta del popolo basco: decine di migliaia di dimostranti nelle piazze a sfidare ancora una volta l'apparato repressivo messo in campo dal regime del PSOE. Cortei, scontri, barricate, scioperi, assalti alle caserme delle forze di occupazione statali, incendi di automezzi e sedi di imprese francesi si sono susseguiti per giorni e giorni. ETA stessa è tornata a colpire a Vitoria.

La storia insegna con abbondanza di esempi come, ogniqualvolta la dittatura borghese è costretta ad usare la violenza aperta scontro le masse per conservare il proprio dominio, essa non faccia che scavarsi la fossa da sé. Euskadi non sarà un'eccezione.

Ottobre 1987

Note

(1) Sono le tre province basche che fanno parte dello Stato francese.

(2) Gruppo Antiterrorista per la Libertà, uno dei nomi usati dalle squadre parapoliziesche specializzate nella «guerra sporca» contro i militanti baschi.

(3) Piano repressivo finalizato alla «pacificazione» di Euskadi. ZEN sta per Zona Speciale del Nord.

(4) Qualcosa a metà strada fra la «dissociazione» e la «soluzione politica» propugnata in Italia da Curcio e soci.

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http://www.senzacensura.org/

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