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Spagna:

AMEDO, I PANNI SPORCHI DEL PSOE

Il "superpoliziotto" era un anello di congiunzione tra i vertici dello Stato e i GAL

Dietro i «Gruppi Antiterroristi di Liberazione» (GAL) c'è una mano che oltre ad erogare milioni di pesetas li protegge. Anche i giudici collaborano a questa protezione: contro una giovane delle AFAPP [Associazione dei Familiari ed Amici dei Prigionieri Politici] di Euskadi, María Carmen Benito Iñigo, hanno aperto un procedimento con una richiesta del P.M. di più di sei anni di reclusione poiché nel 1984, in un volantino delle AFAPP, si denunciava che dietro i GAL stavano la polizia e lo Stato spagnolo. Questo processo si effettua mentre i membri dei GAL detenuti in Francia, Portogallo e Spagna insistono sul fatto che essi lavorano per la polizia spagnola e che era il sottocommissario Amedo Fouce ad ingaggiarli, pagarli e ordinare loro l'esecuzione delle azioni.

In Francia sono stati giudicati nel mese di marzo i mercenari dei GAL Philippe Labbade, Patrick de Carvalho e Roland Sampietro, per l'assassinio di Xavier Pérez de Arenaza, commesso a Biarritz nel marzo del 1984, e per l'attentato con esplosivi che è costato la vita a Tomás Pérez Revilla.

Al dibattimento ha assistito per deporre l'ex-compagna di Labbade e nella sua dichiarazione appaiono vari viaggi che ella ha effettuato insieme con il suo ex-compagno Labbade in Spagna, perché questi si incontrasse con José Amedo Fouce e altri funzionari spagnoli.

Perché si potesse celebrare questo processo, Labbade ha dovuto essere estradato temporaneamente dal Portogallo dove scontava una condanna a quattro anni di reclusione per complicità con un gruppo dei GAL che aveva ingaggiato su richiesta del sottocommissario Amedo.

Il sottocommissario Amedo è stato messo per la prima volta pubblicamente in relazione con i GAL nel febbraio del 1986, dopo l'arresto di un portoghese che lo ha coinvolto. Ma nonostante il fatto che Amedo appaia in tutti i procedimenti aperti in Francia e in Portogallo contro membri dei GAL, in Spagna non lo si è ancora processato «per mancanza di prove», secondo quanto dicono i giudici.

In questo affare dei GAL sono implicati da Amedo ed altri poliziotti fino a Barrionuevo, che in più di un'occasione ha dovuto prendere le difese dei suoi subalterni, e fino allo stesso presidente del governo, il quale ha dovuto affermare che «si è voluto porre in relazione i GAL con attività vicine all'apparato dello Stato, nessuno lo ha potuto dimostrare, né lo si dimostrerà...». E non intendono agevolare una cosa simile, come conferma il fatto che quando un giudice di Bilbao, incaricato di occuparsi del caso dell'assassinio del dirigente basco Santi Brouard, ha chiesto al Consiglio Superiore della Banca che si indagasse sui conti e sui crediti di Amedo, questo organismo, dipendente dal Ministero di Economia e Finanza, si è nettamente rifiutato.

Missione ufficiale

Il fatto è che, nonostante quanto affermato da Felipe González, c'è una grande quantità di eventi, dichiarazioni accusatorie e denunce. Per esempio, nell'ottobre del 1983 sono stati arrestati in Francia tre poliziotti dei GEO [gruppi di intervento speciali della polizia spagnola] e l'ispettore Gutiérrez Argüelles, che avevano tentato di sequestrare il rifugiato basco Larretxea. Successivamente, quando questi poliziotti erano in libertà in Spagna, i giudici francesi hanno condannato l'ispettore Gutiérrez a quattro anni di carcere per atti di terrorismo e appartenenza a banda armata. Oggi, e nonostante questa condanna, l'ispettore Gutiérrez è il capo della polizia giudiziaria di Barcellona.

Nei giorni in cui hanno tentato di sequestrare Larretxea, i rifugiati baschi Lasa e Zabala sono stati sequestrati e fatti sparire per sempre. In seguito si è saputo, attraverso le dichiarazioni di Daniel Fernández Aceña (arrestato come membro dei GAL) dinanzi al giudice di San Sebastián nello scorso marzo, che Lasa e Zabala sono rimasti in territorio francese fino a che la polizia francese ha fatto pressioni sui sequestratori, cosa che ha costretto questi ultimi a trasportare i sequestrati fino ad Hondarribia, in Euskadi sud, sull'imbarcazione di un tale «Carlos» al quale Amedo ha pagato una bella somma di denaro.

Piano di Stato

Inoltre quest'anno i GAL hanno sequestrato il cittadino basco-francese Segundo Marey. Mohamed Talbi e Pierre Echalier hanno dichiarato al processo in corso contro di essi in Francia che la polizia spagnola aveva fornito loro i numeri di telefono del governo militare di Vizcaya e del commissariato di Bilbao perché in caso di problemi chiamassero, cosa che poi avevano fatto essendo stati intercettati alla frontiera francese. Erano così potuti entrare in Spagna con il sequestrato. Essi hanno affermato che, una volta in Spagna, si era unito a loro Amedo e che erano stati fermati durante un controllo della Guardia Civil; dopo che Amedo si era fatto riconoscere come sottocommissario aggiunto al commissariato di Bilbao, la Guardia Civil li aveva lasciati andare.

Amedo ha riconosciuto soltanto di essersi incontrato con alcuni attivisti dei GAL, ma sempre «nel corso di attività ufficiali di informazione». In Portogallo, egli appare nei procedimenti aperti contro i mercenari detenuti in questo paese. In uno di questi procedimenti si dice che la firma del poliziotto spagnolo appare su un assegno bancario ritirato a Estoril presso il Banco Espiritu Santo da addebitare sul conto della Direzione Generale della Polizia spagnola. In questi procedimenti appaiono inoltre chiamate telefoniche fatte da Amedo alle abitazioni dei membri dei GAL ora detenuti. Ma tutto ciò, secondo Amedo, non era un affare personale, bensì faceva parte del suo lavoro, e sempre all'interno «dei compiti e delle funzioni abituali di un membro dei Gruppi di Informazione del Corpo Nazionale di Polizia».

Non sembra casuale che l'apparizione dei GAL, che finora hanno assassinato più di 30 persone, coincida con l'avvio, da parte del PSOE, del piano ZEN, che mette Euskadi tra lo stato d'eccezione e lo stato d'assedio. E neppure è casuale che dietro i gruppi dei GAL detenuti appaiano sempre implicati i membri delle forze di sicurezza dello Stato. Tutto questo sembra inquadrarsi all'interno di ciò che indica il manuale di controinsurrezione dello Stato Maggiore dell'Esercito, in citazioni come la seguente: «la lotta contro la sovversione all'interno di un dato territorio nazionale non deve limitarsi all'azione specifica all'interno di questo territorio. E' necessario anche agire fuori di esso. Le FFAA [Forze Armate] non solo devono partecipare ad attività di tipo psicologico, ma spesso sono a questo scopo il miglior organismo, in particolare se l'intervento antisovversione si porta avanti fuori dal proprio paese, per quanto le direttive e il personale dirigente del programma provengano da altri organismi» (codice 0-0-2-5). Così denunciava l'ex-guardia civile Velázquez Soriano ad una rivista a grande tiratura.

Che dietro i GAL ci siano le forze di sicurezza dello Stato non è qualcosa che viene denunciato soltanto da Soriano o Maria Carmen Benito Iñigo. Nel processo contro i mercenari Labbade, de Carvalho e Sampietro, il poliziotto francese incaricato delle indagini relative al caso ha implicato la polizia spagnola nelle attività dei GAL. E in marzo, 104 persone, in maggioranza membri dell'Associazione Contro la Tortura, hanno presentato una denuncia contro il poliziotto Amedo e il suo collega Michel Dominguez per i loro stretti legami con i GAL.

Accordi e ricompense

Sicuramente lo Stato non agirà né contro Amedo né contro nessun altro poliziotto. Quello che si suole fare in questi casi è mandare presso ambasciate o imprese statali i poliziotti «bruciati» in attività collegate con la guerra sporca. Il caso dell'ispettore Jorge de Haro, che è stato inviato come capo della sicurezza presso il consolato spagnolo a Tangeri, è indicativo della prassi abituale. Questo poliziotto veniva liberato così dalla fastidiosa implicazione nella fuga del sicario dei GAL Ismael Miguel Gutiérrez, accusato di essere il responsabile del commando che aveva assassinato il cittadino francese Robert Caplane. O il caso del commissario capo Francisco Alvarez Sánchez, chiamato «GAL-varez» dai suoi subalterni. Attualmente, costui è il capo della sicurezza della Società Telefonica di Barcellona, con uno stipendio superiore ai 6 milioni di pesetas all'anno.

Dinanzi alla schiacciante quantità di fatti che dimostrano l'implicazione del sottocommissario Amedo e dinanzi alle richieste di estradizione formulate dai magistrati francesi, l'Audiencia Nacional ha ben dovuto assolverlo «per mancanza di prove». E siccome lo Stato non dimentica i buoni servizi prestati dai suoi funzionari, l'anno scorso è stata offerta ad Amedo la scelta tra un posto in un'ambasciata o un posto in una grande impresa statale.

Antón Carballo
(da Area Critica, n.25, maggio-giugno 1988)

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http://www.senzacensura.org/

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