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IL BOLLETTINO DEI COMITATI CONTRO LA REPRESSIONE

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IL BOLLETTINO: NOTIZIE EUROPA

Spagna:

LE COMUNI RESISTONO AL GOVERNO SPAGNOLO

Prosegue l'eroica resistenza ad oltranza allo scioglimento delle Comuni di Prigionieri decretato dal governo spagnolo anche su pressione del «Gruppo di Trevi»

In Spagna dal 30 novembre scorso 58 prigionieri politici, membri del Partito Comunista Spagnolo (ricostituito), PCE(r), e dei Gruppi Rivoluzionari Antifascisti Primo di Ottobre (GRAPO) e un anarchico, stanno conducendo una resistenza ad oltranza alla decisione del governo del «socialista» Felipe Gonzales di eliminare le Comuni dei prigionieri politici. Di fronte ai ripetuti tentativi del governo e non avendo altra via per continuare a svolgere il loro ruolo di combattenti d'avanguardia nella lotta dei lavoratori per la propria emancipazione, i prigionieri politici hanno deciso che per sciogliere le Comuni il governo spagnolo dovrà passare sui loro cadaveri e da allora sono in sciopero della fame. Un prigioniero, José Manuel Sevillano Martino, è morto il 25 maggio. La salute degli altri prigionieri è in condizioni critiche, la vita di alcuni di loro è in pericolo. Il governo si ostina a non ritornare sulla sua decisione e ha finora impedito la morte di altri prigionieri sottoponendoli periodicamente ad alimentazione forzata. Ogni manifestazione di solidarietà in questo momento è preziosa.

I prigionieri chiedono che il governo rispetti il loro diritto a una vita collettiva e dignitosa. Essi avevano conquistato il diritto a vivere in Comuni nel 1981, dopo un lungo sciopero della fame che costò anche la vita a uno di essi, Juan Crespo Galende. Il governo spagnolo di allora, guidato da Suarez della Unione del Centro Democratico (UCD), si era impegnato con la Croce Rossa a garantire ai prigionieri il diritto di ricevere visite, posta, libri e riviste, di lavorare e studiare collettivamente e di proseguire le loro attività politiche all'interno di «Comuni di prigionieri».

A partire dal 1987 il nuovo governo spagnolo, guidato dal "socialista" Felipe Gonzales, ha iniziato a disperdere i prigionieri politici in vari carceri, ad aumentare le misure di isolamento, a ridurre i loro rapporti con l'esterno, a peggiorare il trattamento.

Già nell'agosto '89 i prigionieri rinchiusi nel carcere di Almeria, sottoposti a condizioni particolarmente pesanti, avevano iniziato uno sciopero della fame e i prigionieri di altre carceri si erano uniti a loro per solidarietà. Le condizioni dei detenuti arrivarono al punto che tutti furono trasferiti nell'Ospedale Generale Penitenziario. Questo primo sciopero parziale cessò il 21 settembre quando, poco prima delle elezioni politiche generali, la Direzione Generale degli Istituti Penitenziari, con la mediazione di un giudice di sorveglianza e del Presidente della Associazione contro la Tortura, promise che i prigionieri già ad Almeria sarebbero stati trasferiti tutti assieme in un nuovo carcere e che avrebbero avuto a disposizione lo spazio necessario per lavorare, studiare, avere una vita collettiva e usufruire di condizioni di detenzione minimamente dignitose.

Passate le elezioni, il governo invece ha isolato in vari carceri, persino a Ceuta (Marocco) e alle Canarie, sia i prigionieri di Almeria sia quelli di altri collettivi, smembrando le comuni, vietando o riducendo le visite, la posta, i libri, le riviste e imponendo altre condizioni umilianti accompagnate da pestaggi e provocazioni.

Da qui la decisione comune di scendere in sciopero della fame il 30 novembre per chiedere il ripristino dei diritti già conquistati.

Il Partito Comunista Spagnolo (ricostituito) è da anni all'avanguardia nella lotta degli operai e degli altri lavoratori spagnoli contro le misure economiche e politiche del governo.

Il PCE(r) e i GRAPO, che sono un'organizzazione combattente conforme alla linea del PCE(r), hanno partecipato alla lotta del popolo spagnolo contro Franco e il franchismo, raccogliendo il patrimonio dei combattenti della Repubblica Spagnola. Dopo la morte di Franco nel 1975, si sono schierati contro il tentativo dell'oligarchia spagnola di conservare il potere dei grandi finanzieri, dei banchieri, dei monopolisti e degli agrari mascherandolo con vesti democratiche. Essi non aderirono alla riverniciatura della vecchia oppressione sui lavoratori, mascherata da «riconciliazione nazionale». Non accettarono le proposte di abbandonare la causa dei lavoratori, di integrarsi nel nuovo regime, di far parte del ceto politico che doveva prendere il posto dei fascisti oramai screditati, di partecipare alla redistribuzione dei privilegi riservati ai servi e portavoce dei capitalisti. Essi furono inoltre capaci di non lasciarsi eliminare dalle misure repressive del nuovo Stato «democratico»: gli arresti, le torture, le esecuzioni, le condanne e le persecuzioni d'ogni genere.

Essi, al contrario, negli anni successivi alla morte di Franco animarono e guidarono la lotta delle masse popolari contro il governo dell'ex-fascista Adolfo Suarez e del suo partito, l'Unione del Centro Democratico. Quando la delusione per i risultati della «riforma democratica» si diffuse tra i lavoratori e le masse popolari spagnole, il PCE(r) e i GRAPO iniziarono a raccogliere i frutti della loro linea e della loro fermezza: nuove reclute vennero a colmare i vuoti creati dalla repressione e le due organizzazioni poterono mantenere la continuità del loro lavoro e ampliarne le dimensioni.

Alla fine del 1982, Suarez e il suo compare Calvo Sotelo (inutilmente succedutogli nel 1981), incapaci di far passare la linea di continuità nella nuova situazione, dovettero cedere il passo ai «socialisti» di Felipe Gonzales e del PSOE. Rispetto agli ex-fascisti, i socialisti avevano maggiori possibilità di raccogliere seguito e consenso tra le masse popolari, per questo la borghesia spagnola e internazionale li chiamò a formare il governo. Alcuni esponenti del PSOE avevano partecipato alla lotta contro il franchismo, controllavano direttamente la maggiore confederazione sindacale (CGT), avevano l'appoggio del partito revisionista spagnolo e dell'altra grande confederazione sindacale da questi diretta: le Commissioni Operaie guidate da Marcelino Camacho che sotto Franco era diventato un esponente popolare ed amato della lotta antifascista. Nonostante il grande trionfo elettorale che venne organizzato a favore del PSOE e del suo segretario Felipe Gonzales e le proposte di entrare nella nuova combinazione abbandonando la causa dell'emancipazione dei lavoratori, il PCE(r) e i GRAPO non aderirono al Patto Sociale promosso dal governo e indicarono chiaramente alle masse che il nuovo governo aveva ricevuto dai padroni il compito di conservare il loro potere mascherandolo con vesti e parole socialiste.

Gli avvenimenti succedutisi da allora hanno confermato questa analisi. Il governo «socialista» ha portato la Spagna nella NATO (contro le stesse promesse elettorali del PSOE), ha incrementato la «guerra sporca» contro le forze popolari e le organizzazioni delle nazionalità oppresse, ha rafforzato il potere dei grandi capitalisti spagnoli guidando l'integrazione della Spagna nella Comunità Economica Europea. La Spagna è così entrata nel «boom economico»: sotto i socialisti è diventata da alcuni anni a questa parte il paradiso degli speculatori, dei finanzieri, dei trafficanti di droga e di armi e dei managers degli altri «grandi affari» che costituiscono il motore della «ripresa capitalista» degli anni ottanta; è diventata il paese dell'ostentazione del lusso e del denaro facile per un pugno di parassiti e i loro cortigiani. Dall'altra parte la Spagna è diventata anche, in Europa, il paese della maggior disoccupazione, della cacciata dei contadini dalle campagne, dell'economia nera e sommersa, dell'insicurezza e precarietà della vita per una parte rilevante della popolazione. La spaccatura della società in due campi antagonisti si è accentuata. La coalizione degli operai, dei lavoratori, degli esponenti delle nazionalità oppresse e in generale del popolo attorno alle organizzazioni d'avanguardia ha fatto notevoli passi avanti, proprio perchè queste hanno saputo mantenere la loro funzione di dirigenti dell'antagonismo sociale, resistendo ai tentativi di corruzione, alle proposte di collaborazione, alle manovre per eliminarle.

Nell'ambito dell'avanguardia dei lavoratori e delle masse popolari, le Comuni dei prigionieri politici del PCE(r) e dei GRAPO hanno assunto un ruolo importante. Per il loro esempio di resistenza alle pressioni e alle lusinghe perché si dissociassero, per il costante lavoro di orientamento politico e teorico svolto, esse sono diventate un punto di forza per tutti quanti nel popolo spagnolo resistono e lottano. Esse hanno assunto un ruolo rilevante anche a livello internazionale, grazie al loro fermo orientamento e alla loro lotta in campo teorico, al punto che la Corte Federale di Francoforte (RFT) nel 1988 ha aperto un procedimento penale contro la Comune Carlo Marx dei prigionieri del carcere di Soria «per attività sovversiva» e la coalizione poliziesca dei governi imperialisti europei (il «gruppo di Trevi») ha chiesto al governo spagnolo di sopprimere le Comuni. La Comune Carlo Marx negli anni passati è stata un centro comunista di studio e di analisi politica, ha pubblicato libri e mantenuto rapporti politici con vari organismi proletari e comunisti esterni al carcere.

Questo ruolo e questo lavoro delle Comuni dei prigionieri politici è all'origine dell'attacco sferrato contro di loro dal governo PSOE, cui risulta sempre più difficile controllare la situazione nel paese. Nel contesto della crisi economica che cova nei paesi imperialisti, anche in Spagna l'insofferenza dei lavoratori cresce giorno dopo giorno: perfino i sindacati filogovernativi, firmatari del Patto Sociale con il governo e i padroni, hanno dovuto indire scioperi generali e altre manifestazioni di protesta. Il governo Gonzales non riesce né a «pacificare» i lavoratori né a indebolire la loro lotta eliminando (con la corruzione o con la repressione) le loro organizzazioni d'avanguardia. Per questo ha attaccato le Comuni dei prigionieri politici, trattandoli come ostaggi e contando di conquistare su questo fronte una facile vittoria. Il governo non si accontenta di tenere prigionieri i membri del PCE(r) e dei GRAPO: vuole impedire ad essi di svolgere una attività politica comunista, di continuare ad essere un gruppo organizzato; vuole impedire che la forza del loro esempio e la loro influenza continuino a crescere nel movimento di resistenza del popolo spagnolo. E' questa realtà che il governo spagnolo vuole distruggere! Come gli altri governi dei paesi imperialisti dell'Europa Occidentale, esso mira in questa fase a eliminare i prigionieri come punto di riferimento politico e a costringerli alla dissociazione.

In un comunicato il PCE(r) afferma: «la borghesia e il suo governo hanno capito che non possono stroncare il movimento rivoluzionario, che non potranno farci scendere sul terreno deciso da loro per distruggerci: per questo si vendicano vigliaccamente sui prigionieri politici. Cercano di porre fine con ogni mezzo e rapidamente all'eroica lotta di resistenza condotta in questi anni dai prigionieri politici, perchè hanno rappresentato e rappresentano un esempio importante per tutti i lavoratori e di scoraggiare, con il trattamento attuato nei confronti dei prigionieri politici, ogni iniziativa di lotta. Per questo a loro non importano i costi politici che stanno pagando con lo sciopero della fame e che dovranno pagare per l'omicidio plurimo che stanno commettendo. E' la stessa prepotente intransigenza che stanno mantenendo di fronte alle rivendicazioni degli operai e di molti altri settori della popolazione. A dire il vero, questo non ci sorprende. E' la stessa logica del potere fascista che continua a dominare in Spagna e al quale non rinunceranno. E' da tempo che l'oligarchia spagnola ha stabilito le regole del gioco politico e i limiti delle «riforme» e non permetterà che le cose le sfuggano di mano, men che meno pacificamente. Ogni reale miglioramento dovrà essere conquistato con la forza, unico linguaggio che l'oligarchia finanziaria comprende. Per questo è necessario rafforzare ed ampliare l'organizzazione e sviluppare l'unità dei lavoratori e di tutti quelli che combattono lo Stato in modo deciso. E' nostra opinione che la nostra lotta sarà lunga e che può avere come obiettivo principale solo la distruzione dello Stato capitalista dalle fondamenta, visto che, come tante volte abbiamo ripetuto e l'esperienza ha confermato, lì non c'è niente da modificare o riformare: è tutto marcio! Per questo non saremo noialtri a lamentarci di questa situazione né della lotta che inevitabilmente ne deriverà. Per quanto riguarda lo sciopero della fame, dobbiamo stringere i denti e continuare ad appoggiare la decisione dei prigionieri politici di proseguirlo fino a raggiungere tutti gli obiettivi. Non esiste altra soluzione, la riunificazione è la loro maggiore garanzia di essere rispettati anche nel futuro» (da Resistencia).

I prigionieri politici in sciopero della fame in Spagna hanno ricevuto molte manifestazioni di solidarietà.

In Spagna anzitutto, dove molti comitati di lavoratori e persino le Commissioni Operaie hanno organizzato dimostrazioni nelle piazze e di fronte ai carceri, degli infermieri si sono rifiutati di procedere all'alimentazione forzata, persino dei giudici si sono rifiutati di ordinare l'alimentazione forzata e si sono espressi a favore del rispetto dei diritti dei prigionieri, il PCE(r) e i GRAPO, le associazione di sostegno ai prigionieri politici baschi e varie organizzazioni della sinistra rivoluzionaria spagnola hanno attuato iniziative di solidarietà. Una manifestazione in sostegno ai prigionieri politici baschi svoltasi a Bilbao e a cui hanno partecipato 70.000 persone ha espresso solidarietà con lo sciopero della fame. In Germania, in Francia, in Belgio e in Italia vari organismi hanno dichiarato e manifestato la loro solidarietà. Anche prigionieri politici tedeschi, belgi, francesi e italiani hanno attuato iniziative di solidarietà con i prigionieri spagnoli.

La lotta dei prigionieri politici del PCE(r) e dei GRAPO per impedire lo scioglimento delle Comuni è parte integrante della più generale lotta di opposizione e resistenza alle misure di restrizione dei diritti politici e delle conquiste economiche delle masse popolari, misure che la borghesia impone in tutti i paesi imperialisti a fronte della crisi del sistema capitalista.

Sostenere la lotta dei prigionieri politici è parte integrante del lavoro di ogni organismo realmente impegnato nel movimento di opposizione e resistenza. Organizziamo iniziative di solidarietà con la loro lotta e di protesta contro la politica di dispersione e di annientamento dei prigionieri politici portata avanti dal governo spagnolo.

La redazione

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Pagina modificata il 18 marzo 1999 - no copyright, Coordinamento contro la repressione a sostegno di Mumia Abu Jamal


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