IL BOLLETTINO: NOTIZIE EUROPA

Belgio:

RAPPORTO SULLE ATTIVITA' DEL COMITATO DI SOSTEGNO AI PRIGIONIERI POLITICI SPAGNOLI

GENESI DEL COMITATO

Nel corso del mese di dicembre 1989 sono arrivati a Bruxelles due comunicati dei prigionieri politici dei GRAPO e del PCE(r), ai quali si è unito un prigioniero politico anarchico, con l'annuncio dell'inizio dello sciopero della fame.

Questi comunicati, datati 11 e 30 novembre e intitolati "Contro la dispersione, riunificazione!" e "Fino alla riunificazione", esponevano come il governo spagnolo aveva tradito i suoi precedenti impegni procedendo alla dispersione in numerose carceri di militanti politici precedentemente raggruppati in grandi collettivi, e come questa decisione politica nasceva dall'intenzione del governo di fare pressione sui prigionieri per tentare di far loro abiurare la propria identità politica rivoluzionaria.

Il primo di questi comunicati faceva appello alla costituzione di comitati finalizzati a questa "battaglia" per la riunificazione.

L'Associazione dei Parenti e degli Amici dei Prigionieri Comunisti (APAPC) decideva di rispondere a questo appello e di esprimere il suo totale sostegno alla lotta dei prigionieri politici di Spagna dando vita in Belgio a un comitato costituito per la sola durata di questa battaglia e che sarebbe stato aperto a persone e gruppi provenienti da diverse estrazioni politiche, ma tutti sensibilizzati dalla sorte dei prigionieri politici in sciopero della fame.

A partire dal 20 dicembre 1989, l'APAPC rendeva pubblico un comunicato che faceva appello alla costituzione di un tale comitato e avviava i passi necessari alla sua preparazione (contatti, ecc.)

D'altra parte, in collaborazione con la rivista Correspondances Révolutionnaires, l'APAPC realizzava un dossier contenente, fra l'altro, i comunicati di apertura dello sciopero della fame, la raccolta di testi intitolata "Sei mesi di dispersione e di lotta" pubblicata in Spagna qualche tempo prima, i testi dei prigionieri con le loro posizioni, ecc. Questo dossier veniva inviato a tutti i giornali e le radio-televisioni del paese. L'APAPC rendeva inoltre pubblico il comunicato di solidarietà con lo sciopero della fame redatto dai militanti e la militante imprigionati delle Cellule Comuniste Combattenti (CCC).

A partire dal 31 dicembre 1989, venivano distribuite a Bruxelles alcune centinaia di copie di un volantino che segnalava l'inizio dello sciopero della fame, denunciava il governo spagnolo e indiceva la riunione per la costituzione del comitato di sostegno. La campagna veniva appoggiata dall'affissione di un manifesto tirato in 1500 copie.

Questa riunione si teneva a Bruxelles il 9 gennaio 1990 e, come previsto, si concludeva con la costituzione di un Comitato di Sostegno ai Prigionieri Politici di Spagna (CSPPE); veniva adottata una piattaforma e raggiunto un accordo sul funzionamento democratico che rispettasse l'identità politica di tutte le parti costitutive del Comitato. Da quel momento l'APAPC non avrebbe fatto altro che fondersi provvisoriamente con esse mettendo tutte le sue forze a disposizione del CSPPE.

ATTIVITÁ DEL COMITATO

Il 12 gennaio 1990, cioè soltanto tre giorni dopo la sua riunione costitutiva, il CSPPE redigeva un volantino dal titolo "C'è urgenza!" che veniva stampato in 5000 copie e distribuito nelle strade, nei mercati, nelle stazioni di Bruxelles. Proseguiva l'affissione di manifesti, accompagnata dalle scritte. Veniva organizzata una seconda riunione pubblica: il lavoro del Comitato era stato lanciato...

Parallelamente alla distribuzione dei volantini, all'affissione dei manifesti e all'organizzazione delle riunioni pubbliche di lavoro, il CSPPE compiva azioni militanti in occasione delle quali rendeva pubblici comunicati che esponevano le notizie pervenute dalla Spagna riguardo allo sciopero (per esempio, inizio dell'alimentazione forzata degli scioperanti), denunciando l'atteggiamento delle autorità spagnole e proclamando la sua solidarietà con gli scioperanti della fame.

Il 5 febbraio 1990 alcuni membri del Comitato si incatenavano ai cancelli del Consolato di Spagna e del Banco Central a Bruxelles.

Il 19 febbraio, alcuni membri del Comitato occupavano l'edificio del Consolato di Spagna a Liegi. Questa iniziativa trovava una debole eco nella stampa locale sotto la forma di un trafiletto che minimizzava la portata dell'occupazione, il numero dei partecipanti e la brutalità dell'intervento poliziesco (gli occupanti venivano selvaggiamente manganellati).

Sempre in febbraio, (ma indipendentemente dal CSPPE), alcuni militanti sconosciuti imbrattavano con la vernice e infrangevano i vetri di quattro agenzie di banche spagnole a Bruxelles per manifestare la loro solidarietà agli scioperanti. Su tutte queste iniziative e altre ancora, come gli striscioni appesi in diversi punti di Bruxelles, si è verificato il totale black-out da parte degli organi di informazione su scala nazionale.

Per tentare di far fronte a questo black-out sistematico e anche per denunciarne gli autori, il Comitato decideva a quel punto di orientare la parte più importante del suo lavoro in direzione delle masse popolari. A questo scopo, il 9 marzo 1990, veniva redatto un volantino e messo a punto un ambizioso programma di stampa/diffusione che si proponeva la distribuzione di 45000 copie del volantino. Poiché la stampa di questo volantino veniva fatta nella quantità di alcune migliaia di copie alla volta, è stato possibile aggiornare costantemente il suo contenuto, in modo che esso potesse riflettere più da vicino l'attualità dello sciopero (alimentazione forzata, stato di salute degli scioperanti, estensione della solidarietà su scala europea, ecc.).

A tutt'oggi, questo volantino, con il sottotitolo "Quello che non avete letto sui giornali...", è stato distribuito in più di 21000 copie nelle strade, stazioni, mercati, manifestazioni culturali e politiche (antifasciste, antirazziste, di insegnanti in sciopero, incontri politici, cortei del Primo Maggio, ecc.) a Bruxelles, Liegi, Charleroi e Namur. Ad eccezione di alcune minacce poliziesche e di un leggero scontro con la delegazione del PSOE (Partito Socialdemocratico al potere in Spagna) al corteo del Primo Maggio a Liegi, le diffusioni hanno avuto luogo senza incidenti di rilievo.

Così, anche se il Comitato è ancora lontano dall'obiettivo finale fissato nel suo ambizioso programma iniziale, possiamo dire che questa campagna di informazione di massa è già da ora un importante successo.

Un nuovo manifesto è stato realizzato e tirato in 1100 copie. Come era già accaduto per il volantino, la sua realizzazione rendeva possibile l'inserimento di informazioni man mano che arrivavano dalla Spagna o secondo le esigenze del Comitato (informazioni sullo sviluppo dello sciopero e/o relative alle riunioni pubbliche del CSPPE).

Si organizzavano nuove affissioni, nel corso delle quali venivano affisse, nei quartieri abitati da immigrati spagnoli (alcuni elementi dei quali partecipano al lavoro del Comitato), decine di un fac-simile di manifesto realizzato in Spagna dall'AFAPP (Associazione delle Famiglie e degli Amici dei Prigionieri Politici).

Un video dedicato alla vita del collettivo dei prigionieri della prigione di Soria prima delle misure di dispersione veniva tradotto in francese a cura del Comitato e ciò permetteva di organizzare riunioni pubbliche di informazione nel corso delle quali si proiettava il video stesso.

Una prima riunione di questo tipo veniva organizzata il 18 maggio a Bruxelles, un'altra il 31 maggio a Liegi e una terza il 25 giugno a Charleroi con risultati diversi (mentre la riunione di Liegi, per esempio, si rivelava produttiva, quella di Charleroi si rivelò un insuccesso).

Parallelamente, il Comitato decideva di fornire aiuto economico alle forze di sostegno allo sciopero che lottano in Spagna e organizzava a questo scopo, verso la metà di giugno, una colletta che permetteva di inviare 20.000 franchi all'AFAPP di Madrid.

L'esposizione di striscioni proseguiva, come quello sulla cattedrale Saint Michel di Bruxelles dove una dozzina di membri del Comitato hanno proceduto, alcuni all'esposizione di un grande striscione, altri alla distribuzione di volantini, altri ancora al lancio dall'alto dell'impalcatura che copre la facciata dell'edificio di 500 manifestini in due lingue con slogans di solidarietà con lo sciopero.

Black-out e disinformazione

L'esposizione dello striscione sulle impalcature che coprono la facciata della cattedrale confermava, ancora una volta, la volontà dei media di passare sotto silenzio tutte le informazioni che potessero richiamare l'attenzione sulla situazione dei prigionieri politici in Spagna. Malgrado la presenza di un fotografo del giornale Le Soir, questa iniziativa veniva ripresa solo da un articoletto su un giornale... spagnolo!

E quando, qualche giorno dopo, studenti che si opponevano all'aumento delle tasse scolastiche riprendevano l'idea dal loro punto di vista esponendo le loro rivendicazioni su uno striscione che veniva collocato nello stesso posto, ottenevano una buona eco da parte dei media, con una foto e un trafiletto su Le Soir...

Censura o auto-censura? È necessario in ogni caso constatare che, sulla stampa belga, lo sciopero della fame dei prigionieri politici spagnoli veniva raramente riportato, e sempre in termini scandalistici. Secondo la stampa, il problema posto dallo sciopero della fame non era quello delle condizioni di detenzione o quello della violazione degli impegni presi nei confronti dei prigionieri da parte delle autorità spagnole (in occasione delle lotte precedenti), ma veniva presentato come quello del "diritto al suicidio"... Così, l'alternativa "dispersione o raggruppamento" dei prigionieri politici, reale posta in gioco della lotta, viene elusa a favore dell'alternativa "morte degli scioperanti o alimentazione forzata" che annulla completamente qualsiasi riflessione sulla natura e la legittimità delle rivendicazioni dei prigionieri in lotta.

Indipendentemente dal fatto che siano state pianificate o spontanee, la censura e la manipolazione alle quali si abbandonano le redazioni dei giornali portavoci dello Stato e dei grandi gruppi di stampa, conducono a un'assoluta disinformazione sulla situazione dei prigionieri politici rivoluzionari in Europa.

In nome della lotta santa "anti-terrorista", tutto è permesso, fino alle più impudenti manipolazioni. Sono gli stessi prigionieri di Soria che hanno messo l'accento, non molto tempo fa, sul discorso-confessione fatto da Juan Tomas de Salas, direttore-presidente del grande gruppo multimediale spagnolo "Cambio 16/Diario 16" alla Conferenza europea sul terrorismo a Strasburgo: «Il ruolo della stampa in una società libera ci aveva lasciato credere, con una flagrante ingenuità, che informando su tutto ciò che avviene, senza manipolare più o meno l'importanza delle notizie, avremmo contribuito al consolidamento della libertà»; e di fronte alle "barbarie terroriste" (sic): «noi abbiamo cominciato a vacillare e a dubitare di questo principio ingenuo secondo il quale bisogna informare con assoluta neutralità su quanto succede...». I commenti sono superflui!

Lo sciopero continua e anche la mobilitazione!

Mentre lo sciopero della fame riveste un carattere sempre più drammatico con la morte, il 25 maggio scorso, di José Manuel Sevillano e l'aggravamento dello stato di salute di quasi cinquanta prigionieri e prigioniere in sciopero, la mobilitazione di solidarietà deve raddoppiare e ciò nonostante la stampa mantenga un opaco silenzio sui crimini del governo spagnolo, nonostante le difficoltà tipiche di una "guerra di logoramento" che dura da più di dieci mesi e nonostante la mancanza di informazioni regolari dalla Spagna.

Se l'esame del lavoro già svolto dimostra la realtà del sostegno in Belgio allo sciopero della fame dei prigionieri politici spagnoli, l'esame della stessa situazione in Spagna dimostra che non bisogna, a nessun costo, rallentare il nostro sforzo e che, al contrario, bisogna dare nuove dimensioni e una nuova estensione alla nostra solidarietà.

Moltiplicare le iniziative per spezzare il black-out assicurando direttamente, attraverso volantini, manifesti, radio libere, assemblee pubbliche, l'informazione e la sensibilizzazione di un maggior numero di persone; sostenere efficacemente la lotta dell'AFAPP in Spagna, in particolare rinnovando l'aiuto economico; tali sono e restano le parole d'ordine del Comitato.

Approfittiamo della distribuzione di questo "rapporto delle attività" per rinnovare l'appello a tutti coloro che, sinceri democratici e, a fortiori, militanti rivoluzionari, sono sensibili alla sorte dei prigionieri politici rivoluzionari (comunisti, antifascisti, anarchici, ecc.) detenuti nella "Grande Europa" pronta più a dare ipocrite lezioni ai quattro angoli del mondo che a far pulizia davanti alla propria porta!

Il CSPPE ha bisogno di tutto l'aiuto che potrete fornirgli per distribuire i volantini, finanziare le attività, trasmettere le informazioni, partecipare a azioni e manifestazioni di solidarietà, affiggere manifesti, organizzare assemblee pubbliche, tradurre i comunicati spagnoli e quelli degli altri organismi di sostegno presenti in RFT, in Italia e in altri paesi; tutti mezzi pratici per materializzare la vostra solidarietà e per renderla più efficace, più influente nel rapporto di forza che oppone i prigionieri in sciopero alle autorità spagnole, e questo a dispetto del silenzio complice dei media.

Novembre 1990

Comitato di sostegno ai Prigionieri Politici Spagnoli

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