IL BOLLETTINO: NOTIZIE EUROPA

Spagna:

INTERVISTA A MANUEL PEREZ MARTINEZ (ARENAS) SEGRETARIO GENERALE DEL PCE(r) E AD ALCUNI MILITANTI DEI GRAPO

REDAZIONALE

Pubblichiamo due interviste sull'attuale situazione dello scontro di classe in Spagna, la prima rilasciata da Manuel Peréz Martínez (Arenas), Segretario Generale del PCE(r), e la seconda da alcuni militanti dei GRAPO (Gruppi di Resistenza Antifascista Primo di Ottobre).

Ambedue le interviste contengono elementi di notevole interesse per l'approfondimento della fase attualmente attraversata dal proletariato e dalle masse popolari spagnole nella loro lotta contro l'oligarchia imperialista spagnola, di cui il PSOE ed il Governo di Felipe González sono fedeli rappresentanti.

Nel corso delle interviste, il Segretario Generale del PCE(r), Arenas, ed i membri dei GRAPO, rispondono inoltre a domande sulla strategia e la tattica delle loro organizzazioni, sul rapporto con le altre organizzazioni rivoluzionarie europee, sulla lotta dei prigionieri politici nelle carceri imperialiste, fornendo in tal modo un quadro esauriente dell'impostazione teorica e politica che guidano il PCE(r) ed i GRAPO.

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INTERVISTA A MANUEL PEREZ MARTINEZ (ARENAS)

Giornalista: Siamo qui per fare un'intervista a Manuel Peréz Martínez, Segretario Generale del PCE(r). Come tutti potranno ben capire, si tratta di un'intervista un po' particolare, poiché è fatta in condizioni di stretta clandestinità. Possiamo cominciare col presentarla. Lei si chiama?

Arenas: Il mio nome di battesimo è Manuel, mentre quello pubblico, o di battaglia, è "Arenas"; ho anche un altro nome, clandestino, che per ovvie ragioni non voglio rivelare.

Giornalista: Qual è attualmente la sua carica nel Partito?

Arenas: Sono stato eletto Segretario Generale del Partito Comunista di Spagna (ricostituito) nel suo secondo Congresso.

Giornalista: Perché esiste il suo gruppo, qual è la sua ragion d'essere?

Arenas: Sia chiaro, il Partito esiste perché è necessario, non perché lo abbiamo voluto noi, cioè i suoi militanti.

Giornalista: Ma voi avete un'ideologia, avete delle idee, immagino.

Arenas: Tutti i partiti politici hanno un'ideologia, espressione degli interessi della classe che difendono; nel nostro caso, la nostra ideologia è il marxismo-leninismo e il pensiero di Mao Tse-tung, adattato alle nostre condizioni e all'epoca in cui viviamo, chiaramente.

Giornalista: Ma il Partito in sé, quando è nato?

Arenas: Il Partito o, per meglio dire, il Congresso Ricostitutivo del Partito, ha avuto luogo nell'agosto del 1975, ma questo non significa molto; prima di arrivare alla celebrazione di quel Congresso, abbiamo dovuto lavorare duramente e per molti anni; era l'epoca di Franco, dopotutto, con tutto ciò che essa allora comportava. Un Partito rivoluzionario come il nostro non nasce attorno ad un tavolo di riunioni, né in pochi giorni, chiaramente, e nemmeno si può dire che il lavoro destinato al suo rafforzamento e sviluppo termini lì, in una riunione, in un Congresso, cioè esso è qualcosa che prosegue anche successivamente nel corso della lotta.

Giornalista: Attualmente, qual è la situazione del Partito, se ce la può dire?

Arenas: Io non posso entrare nei dettagli, capirà che nella nostra situazione non possiamo farlo. Tuttavia, descriverei questa situazione come molto ricca di aspettative, per noi chiaramente. Il Partito sta crescendo, si nota ogni giorno di più la sua influenza politica e morale fra i lavoratori, soprattutto morale. E' vero che ci sentiamo ancora deboli, siamo un Partito giovane, e sentiamo particolarmente questa debolezza quando pensiamo alla grande importanza del lavoro che ci resta da compiere; tenga presente che, di certo, non ci proponiamo di fare la rivoluzione dopodomani, questo è un obiettivo a più lungo termine; però, in fondo, pensiamo che anche questo problema sarà prima o poi affrontato, con il tempo e con il lavoro, chiaramente. Per il momento, ciò che possiamo mettere più in rilievo è lo spirito, l'abnegazione e l'assoluta dedizione alla causa che anima tutti i suoi militanti. Noi sosteniamo continuamente che con questo spirito smuoveremo le montagne.

Giornalista: Frequentemente, sui mass-media, siete accusati di essere gli stessi dei GRAPO; è così o non è così? C'è qualcosa di vero in tutto questo?

Arenas: No, non è assolutamente vero. Questa è un'accusa che salta fuori ad ogni nuovo arresto di nostri militanti, è evidente che solo così possono tentare di giustificare questi arresti; ma la cosa certa è che né la polizia politica né i giudici sono mai riusciti a provare questa identificazione fra il nostro Partito e i GRAPO, e dirò di più, essi sanno per certo che questa accusa che ci fanno continuamente è falsa. Noi non intendiamo difenderci da questa accusa, ci facciamo carico delle trasformazioni e delle conseguenze che comporta la lotta in tutti i settori popolari, ce ne assumiamo pienamente la responsabilità, le facciamo nostre, vale a dire che non ci difenderemo né ci lamenteremo del trattamento che ci viene fatto; tuttavia, abbiamo sempre spiegato che, comunque, una cosa sono i GRAPO e un'altra cosa è il PCE(r). Che si tratta di due organizzazioni distinte e separate che, anche se possono avere obiettivi rivoluzionari e socialisti coincidenti, funzionano in modo diverso e portano avanti la loro attività indipendentemente l'una dall'altra. I GRAPO, lo hanno spiegato molte volte loro stessi, sono un'organizzazione militare, potremmo dire che sono un piccolo esercito popolare, o almeno loro pretendono di esserlo; di conseguenza, entrano a far parte di questa organizzazione tutti coloro che sono disposti a lottare con le armi in mano, dai comunisti agli anarchici, fino ai sostenitori della teologia della liberazione, e questa è già una realtà in molti paesi, specialmente dell'America Latina.

Il caso del PCE(r) è diverso. Il PCE(r) è un'organizzazione politica che non pratica la lotta armata, ha un'ideologia, degli obiettivi e un funzionamento molto specifico e differenziato; per riassumere, direi che è l'organizzazione dei comunisti, punto e basta.

Giornalista: Sì, questo è vero, ma voi, nella vostra propaganda, in ogni momento sostenete pubblicamente il vostro appoggio alla lotta armata; continuerete a farlo?

Arenas: E' naturale che continueremo a farlo, fintanto che continueranno a sussistere le condizioni che hanno fatto nascere questa forma di lotta. Che senso ha questa domanda che mi ha appena fatto; è come se noi chiedessimo all'oligarchia finanziaria spagnola o alla classe politica, la cosiddetta classe politica: siete disposti ad abolire il vostro esercito, la vostra polizia, la vostra guardia civile? Siete disposti a smettere di arrestare e torturare la gente? Oggi si parla molto del monopolio della forza come di quella piaga di cui parlava Mao tanto tempo fa, del monopolio della violenza come qualcosa di esclusivo dello Stato, vale a dire dell'oligarchia finanziaria, un monopolio che si aggiunge a molti altri monopoli: il monopolio economico, il monopolio politico, il monopolio dei mezzi di comunicazione, ecc. In cambio, qui, a parte loro, nessuno può più disporre di nulla, non resta altro che sottomettersi a questo monopolio che essi esercitano. Io credo invece che il popolo abbia diritto di disporre dei propri mezzi di difesa, come minimo, per non parlare del resto e per non entrare in altre considerazioni politiche e storiche.

Giornalista: Ma nelle condizioni del nostro paese, nelle condizioni attuali della Spagna, non crede che la lotta armata sia condannata al fallimento?

Arenas: Assolutamente no. Io penso che stia accadendo proprio il contrario, cioè che la lotta armata sia chiamata a svolgere un ruolo molto importante in tutto il processo di trasformazione sociale nel nostro paese, come in altri paesi del mondo. Se così non fosse, è chiaro che il Governo sarebbe già riuscito a sradicarla, a farla finita con questa forma di lotta, invece è chiaro che questo è un obiettivo che non ha raggiunto, né riuscirà a raggiungere in futuro.

Giornalista: In certi periodi si è parlato di negoziati fra voi e il Governo; ci sono stati realmente questi negoziati o è tutto falso?

Arenas: No, non ci sono né ci sono mai stati. Gli stessi felipisti (1) hanno detto molte volte, e non si stancano di ripeterlo, che non ci sono stati, non ci sono, né ci saranno negoziati. Per noi poi è più che chiaro che i problemi che hanno le masse popolari in Spagna non possono risolversi con dei negoziati, per noi questo è chiarissimo; questi problemi potranno trovare una soluzione solo mediante l'uso della forza, poiché l'oligarchia non è disposta a fare concessioni di nessun tipo ai lavoratori, e meno che mai in modo pacifico. Costoro hanno fatto le loro riforme, si sono trincerati nel bunker e lì si sentono ancor più sicuri di quando c'era Franco; adesso sono molto democratici, si sono trovati un alibi e da lì applicano le loro leggi speciali di repressione, lo sfruttamento intensivo e, a partire da questo momento, è chiaro che non vi sarà che guerra, da parte loro, ma una guerra sporca.

Giornalista: Bene, ma per affrontare in qualche modo tutto ciò che ci sta dicendo, ci potrebbe dire, o meglio quantificare, qual è il livello di appoggio popolare di cui disponete?

Arenas: In verità lei mi mette in imbarazzo, perché come potremmo rispondere con delle cifre a ciò che mi chiede? Le inchieste, ad esempio, sappiamo chi le realizza e chi le maneggia; però, si potrebbe pensare di partecipare a delle elezioni, in questo modo potremmo forse saperlo? Potremmo conoscere l'appoggio reale sul quale possiamo contare, partecipando a delle elezioni condizionate dalle loro leggi e da tutto l'apparato dello Stato capitalista, dalla loro propaganda, e naturalmente da tutto l'apparato repressivo che già ha posto seri limiti a tutte le organizzazioni democratiche o popolari? Io credo di no. Che in questo modo mai, non si potrà mai sapere di quale appoggio reale goda un'organizzazione politica rivoluzionaria. Questo lo si potrà sapere solo nel corso del tempo e nella pratica del movimento.

Giornalista: Cambiando argomento, avete rapporti organici o politici con altre organizzazioni, in particolare in Spagna?

Arenas: Certamente, i nostri rapporti sono vari: con alcune organizzazioni abbiamo rapporti molto stretti, in particolare con le organizzazioni di solidarietà con i prigionieri politici. Anche con i GRAPO i nostri rapporti sono abbastanza stretti, è normale, non lo nascondiamo certo. Con altre organizzazioni politiche, invece, i rapporti sono più distanti e molto sporadici, per così dire.

Giornalista: Pensate di coordinare in qualche modo le vostre azioni con le azioni di alcune di queste organizzazioni?

Arenas: Bene, per pensarlo ci pensiamo, però non sempre esistono le circostanze favorevoli e, fra l'altro, io penso che il coordinamento nasca a volte in modo naturale e quasi spontaneo, senza necessità di convocare riunioni o incontri speciali; però non sempre è così, questo dipende da ciò che si stabilisce momento per momento. In rapporto ai problemi quotidiani che i lavoratori debbono affrontare, potremmo dire che questi coordinamenti sono abbastanza frequenti. Riguardo ai problemi politici più di fondo, invece, non è tanto facile; in fondo, ognuno ha le proprie idee, i propri programmi e, perciò, arrivare ad un accordo concreto a volte comporta molto lavoro. Tuttavia, di fronte al futuro, soprattutto di fronte al futuro, e un futuro non molto lontano ma a medio termine, il nostro Partito dovrà sostenere questo coordinamento, o come lo si vorrà chiamare, come una necessità per lo sviluppo della lotta di classe. E, per concludere, noi continuiamo ad insistere e a lavorare per questo, per questo ci impegneremo al massimo, in quanto riteniamo che già ne esistano tutte le condizioni necessarie.

Giornalista: Ma è chiaro che rispetto a questo non esiste un'unica posizione, che ci saranno delle differenze fra voi e le altre organizzazioni e fra queste stesse organizzazioni tra loro; almeno credo, immagino sia così.

Arenas: Sì, le differenze ci sono, cioè ci sono sempre divergenze, contraddizioni, differenti punti di vista; queste non sono che manifestazioni dei diversi interessi in gioco, ecc. Tuttavia, io credo che più che insistere sulle differenze, in questi momenti occorre mettere in rilievo le convergenze che comunque esistono. Per esempio, un punto di convergenza sul quale è d'accordo molta gente, inclusi i partiti politici della cosiddetta sinistra, che chiamerò radicale perché quella istituzionale ormai è persa per sempre, uno di questi punti di convergenza, dicevo, può essere la lotta contro la politica di supersfruttamento, contro questa dura, durissima, manovra di risanamento, che ci sta preparando il Governo. Un altro punto di convergenza, che riguarda ugualmente tutti e non solo i lavoratori ma la popolazione in generale, riguarda la politica terrorista che il Governo sta applicando in modo sistematico, senza riguardo per nessuno. Un altro punto di convergenza, anch'esso comune ai lavoratori e ai democratici in generale, è la lotta per la riunificazione dei prigionieri e quella che si sviluppa attorno al movimento per l'Amnistia o per la loro liberazione. Un altro punto di convergenza, comune a tutti i lavoratori, riguarda la lotta per lo smantellamento delle basi americane e della NATO. Un altro punto è la denuncia e l'opposizione radicale all'intervento dello Stato imperialista spagnolo nei paesi del Medio Oriente e in quelli a noi confinanti. Un altro punto anch'esso molto, molto importante, è quello relativo al diritto di autodeterminazione delle nazionalità (2) che lo Stato spagnolo opprime; e non si tratta qui di discutere se uno statuto è migliore o peggiore di un altro, questa è una cosa già da tempo superata dalla storia. Infine, io credo ci sia un campo molto vasto sul quale si può arrivare a concludere accordi e a sviluppare azioni comuni con l'obiettivo di cacciare via questa gente.

Giornalista: Ultimamente sulla stampa si fanno commenti sull'esaurimento al quale è arrivata la politica sia economica che sociale dell'attuale Governo; in concreto, qual è la sua opinione sulla situazione che attualmente si sta vivendo in Spagna sul piano politico, economico e sociale?

Arenas: La nostra valutazione della situazione economica, politica e sociale mi sembra che non sia molto diversa da quella che può avere, in questo momento, un qualsiasi operaio minimamente cosciente o un qualsiasi cittadino che si preoccupi di questi problemi. Sotto questo aspetto siamo avanzati moltissimo, noi non predichiamo nel deserto né siamo sulle nuvole, credo anzi che abbiamo i piedi ben piantati per terra. Per riassumere, posso dire che siamo convinti che il regime si sia cacciato in un pantano, senza vie d'uscita e con scarsi margini di manovra, manovra politica s'intende. Questa situazione si è venuta creando a causa, fondamentalmente, della politica di repressione che il regime applica, del terrorismo di Stato, della guerra sporca. E' ovvio, infatti, che hanno ridipinto un poco la facciata, ma le tubature e i muri portanti dell'edificio continuano ad essere sempre gli stessi; mi riferisco alle tubature, per usare un'espressione cara a Felipe González. Gli organi repressivi dello Stato continuano ad essere gli stessi che c'erano al tempo di Franco, la burocrazia è la stessa, per non parlare dei militari, ecc. Per concludere, credo sia questo che sta condizionando tutta l'evoluzione successiva del regime, ciò che lo fa apparire sempre più per quello che veramente è: un regime fascista.

Giornalista: Passando ad un altro argomento, parliamo di qualcosa che oggigiorno è di grande attualità per tutti gli avvenimenti che stanno accadendo. Mi riferisco ai paesi dell'Europa dell'Est; tutto quello che sta avvenendo lì sicuramente vi preoccupa, vi interessa e certamente vi sarete fatta un'opinione, più o meno sviluppata, sul fenomeno; come interpretate dunque tutto ciò?

Arenas: Questo è un fenomeno molto, molto complesso, che comincia da molto lontano, non è di adesso e, quindi, mi risulta molto difficile poterlo spiegare in poche parole: tuttavia, voglio provarci. Semplificando, credo si possa dire che il crollo dei regimi dei paesi dell'Europa dell'Est, un crollo che colpisce in pieno anche la stessa Unione Sovietica, è il risultato della crisi generale del sistema capitalista; questo potrebbe anche risultare scioccante - per noi non lo è affatto - se si dimentica che ciò che lì è fallito non è la concezione né la pratica del comunismo, bensì quella di una variante della politica borghese destinata proprio alla classe operaia; è questo che lì è fallito, quello che noi chiamiamo il revisionismo. Questa catastrofe del revisionismo non ci ha colti di sorpresa, visto che lo stavamo denunciando o, per meglio dire, annunciando; denunciavamo la politica revisionista e annunciavamo ciò che sarebbe accaduto e che è successo. Di fatto, il nostro Partito nasce in questo processo di lotta e di critica al revisionismo, anche attorno alle esperienze offerte dalla Rivoluzione Culturale, a tutta l'analisi che Mao Tse-tung fa di questo periodo storico, a partire da Stalin in avanti. Ebbene, questo non è che il risultato; noi non dobbiamo, quindi, strapparci gli abiti né metterci le mani nei capelli perché si tratta di qualcosa che avevamo già previsto e annunciavamo da tempo.

Giornalista: Continuando un poco sul piano europeo, che tipo di rapporti avete con altre organizzazioni, come possono essere ad esempio l'IRA, la RAF, le Cellule Comuniste Combattenti, ecc.?

Arenas: Con l'IRA non abbiamo alcun tipo di rapporto e dubito molto che arriveremo ad averne, perché loro si muovono in un'ottica completamente diversa dalla nostra. Con altre organizzazioni come la RAF tedesca (Rote Armee Fraktion) e le Cellule Comuniste Combattenti del Belgio, i nostri rapporti sono, per così dire, abbastanza stretti, benché solo a livello politico, ideologico e, infine, di solidarietà, ecc. Si tratta di organizzazioni antimperialiste, antifasciste, con le quali ci identifichiamo completamente. Con altri movimenti poi, francamente, per il momento non ci sono rapporti particolari.

Giornalista: Come spiegherebbe lei l'appoggio così rilevante che nella Repubblica Federale Tedesca ha avuto lo sciopero della fame dei prigionieri del PCE(r) e dei GRAPO?

Arenas: Io credo esistano vari motivi, ma probabilmente il più rilevante riguarda l'importanza politica che può avere la soluzione di questo sciopero per i prigionieri della resistenza tedesca, non solo in Germania, chiaramente, ma anche in altri paesi. Come pure sta assumendo una grande importanza per lo sviluppo futuro del movimento rivoluzionario in tutta l'Europa Occidentale. I compagni tedeschi sono molto coscienti di questa relazione, l'avevano intuita già molto tempo fa e si può dire che sin da allora si sono messi all'opera senza nessun tipo di tentennamenti.

Giornalista: E il fatto che un commando tedesco porti il nome di Manuel José Sevillano (3), come se lo spiega?

Arenas: Questo è qualcosa che, francamente, non so spiegare, perché non posso entrare nella testa delle gente, non ne conosco i motivi; però, tenga conto che José Manuel Sevillano Martin è diventato un simbolo della resistenza antifascista e antimperialista che travalica le frontiere della Spagna. Questo è stato un gesto dei rivoluzionari tedeschi che, come tutto ciò che hanno fatto sul terreno della solidarietà, mi sembra piuttosto bello e pieno di speranze; è qualcosa che ci coinvolge, ci lega profondamente, e questa è una cosa che non ha nulla a che vedere con la Germania razzista e imperialista che sta di nuovo rinascendo.

Giornalista: Ma lei conosce la teorizzazione della RAF sul cosiddetto Fronte Antimperialista Europeo?

Arenas: Naturalmente, sì.

Giornalista: Ma qual è la sua posizione al riguardo, sa se qualche organizzazione europea intende collaborare con la RAF in questo progetto?

Arenas: Ebbene, io non posso parlare per altre organizzazioni. Noi critichiamo già da diverso tempo certe teorizzazioni, ma questo direi che è piuttosto normale che succeda in un movimento così vasto, così vario ed eterogeneo com'è il nostro e nel quale, per di più, confluiscono diverse correnti di pensiero. Tuttavia, l'idea di un Fronte Antimperialista in una regione del mondo dove tutti gli Stati sono essenzialmente imperialisti, a me non sembra affatto assurda, come si è potuto pensare in un primo momento. Non so, su questo particolare forse ci sarebbe molto da discutere, ci sono molti problemi in gioco; comunque, io non escludo che un giorno non molto lontano si possa configurare un Fronte di questo tipo sempreché, sia chiaro, si parta dal rafforzamento del movimento rivoluzionario in ciascun paese e si rispetti, direi in maniera scrupolosa, l'indipendenza del movimento in ognuno di questi paesi. Su questo terreno non possiamo ripetere esperienze già superate, che, a furia di ripeterle, alla fine hanno dato risultati funesti.

Giornalista: Avete qualche tipo di rapporto con altre organizzazioni non europee?

Arenas: Sì, in questo momento non saprei precisare, ma sono tante!

In generale, questi rapporti non sono stati, per così dire, formalizzati o ufficializzati, però esistono; esiste un'ampia corrente di simpatia provocata dal nostro lavoro, dalle nostre esperienze e in fondo anche i prigionieri hanno avuto, e stanno avendo, in questo, un ruolo molto importante; con queste organizzazioni manteniamo una corrispondenza, uno scambio di pubblicazioni, ecc.

Giornalista: Per concludere, quali sono i vostri progetti per il futuro, se si possono sapere?

Arenas: Per il futuro prossimo o per quello più lontano?

Giornalista: Per il futuro in generale.

Arenas: Per il futuro in generale, il nostro futuro non può che essere la rivoluzione socialista naturalmente, il comunismo. Non dicono continuamente che il comunismo è morto? che è stato sconfitto? Noi possiamo testimoniare che questa è una delle più grandi menzogne che la borghesia ha potuto inventare. Noi crediamo che ci sia effettivamente un futuro, che la storia non è terminata e che questo futuro ha un nome: si chiama Rivoluzione.

Note del traduttore

1. Si riferisce ai seguaci di Felipe González, attuale capo del Governo spagnolo e segretario del Partito Socialista Operaio di Spagna (PSOE).

2. Riguarda la richiesta di autodeterminazione che varie province spagnole, come i paesi baschi, la Catalogna, la Galizia, ecc. portano avanti da anni con diverse forme di lotta.

3. José Manuel Sevillano muore il 25 maggio 1990, all'età di 30 anni, dopo 177 giorni di sciopero della fame. E' il secondo militante dei GRAPO che muore in seguito alla sciopero della fame iniziato nel novembre 1989 per ottenere la riunificazione e migliori condizioni di detenzione. Il primo prigioniero, Juan José Crespo Galende, era deceduto il 19 giugno 1981, dopo 96 giorni di sciopero della fame.

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INTERVISTA A MILITANTI DEI GRAPO

Giornalista: Mentre il Ministero degli Interni già da molti anni continua a sostenere la disarticolazione dei GRAPO, questi facevano passare un brutto quarto d'ora a tutta la classe politica spagnola con una serie di azioni violente nella capitale spagnola, a Barcellona e nelle Asturie. Come siamo riusciti ad arrivare a loro per intervistarli? Questo, evidentemente, è qualcosa che non possiamo rivelare, ma tutti possono certamente capire che non è stato un compito facile. Però eccoli qui davanti a me, sono tre militanti di questa organizzazione disposti a rispondere a tutta una serie di domande che noi porremo loro; e poiché all'inizio l'incontro sembra un tantino formale, credo che la prima cosa da fare siano le presentazioni. Bene, cominciamo. A quale gruppo appartenete?

Guerrigliero: Siamo guerriglieri dei Gruppi di Resistenza Antifascista Primo Ottobre, dei GRAPO.

Giornalista: Ci potete dire qual è la ragione della vostra esistenza?

Guerrigliero: Perché esistiamo? Le cose sono molto semplici: l'esistenza della nostra organizzazione è dovuta alle condizioni di sfruttamento e oppressione che soffrono le classi popolari nel nostro paese. I GRAPO e altre organizzazioni armate non sarebbero sorti se in Spagna non esistesse l'oppressione, se le forze repressive non agissero come stanno facendo, se la polizia smettesse di torturare ed assassinare chi si oppone al sistema.

Giornalista: Di voi, in tutti questi anni, si sono dette molte cose: dal fatto che non avete un'ideologia precisa, fino a definirvi un gruppo progressista; avete l'opportunità di spiegare chi siete. Qual è la vostra ideologia, quali sono i vostri obiettivi e a cosa mirate?

Guerrigliera: Bene, non si può parlare di ideologia propriamente detta. Noi non siamo un partito politico e, pertanto, non abbiamo una ideologia definita; nei GRAPO possono entrare tutte quelle persone che sono disposte a scontrarsi direttamente, cioè con le armi, con lo Stato fascista. Senti, con questo non voglio affatto dire che non abbiamo delle idee o che non perseguiamo alcuni precisi obiettivi politici. Noi ci definiamo antifascisti e antimperialisti e lottiamo per il ristabilimento della Repubblica Popolare e per farla finita una volta per sempre con lo sfruttamento del nostro popolo.

Giornalista: Bene, e quando siete nati?

Guerrigliera: Le nostre prime azioni le abbiamo fatte nell'estate del 1975. In quel periodo, come tutti ricorderanno, il regime di Franco scatenò una sanguinosa repressione che sarebbe culminata con le famose fucilazioni del 27 settembre di quell'anno. Allora, Enrique Cerdán, Abelardo Collazo, Hierro Chomón e altri rivoluzionari, decisero che era necessario dare una risposta a quei crimini e organizzare la resistenza armata. Il nome della nostra organizzazione fu preso proprio da quel giorno, il Primo Ottobre, nel quale furono vendicati gli assassinii del 27 settembre.

Giornalista: Sono passati ormai 15 anni da quel lontano 1975, sono accadute molte cose, si dice che ci sono stati molti cambiamenti nel paese; voi avrete avuto un'evoluzione, vi sarete sviluppati... attualmente, qual è la situazione dei GRAPO?

Guerrigliero: A questa domanda, in concreto, non possiamo dare una risposta diretta o molto precisa. La nostra organizzazione conta su una lunga esperienza di lotta armata; anche in questo momento... poiché stiamo accumulando forze per dare battaglia al regime su tutti i terreni, ma principalmente su quello militare. Forse però quello che lei vuole sapere è quanti siamo, il nostro potenziale di fuoco... a questo proposito, possiamo solo dire che contiamo su forze e mezzi sufficienti per poter portare a termine i compiti che ci siamo proposti.

Giornalista: Cosa accadrebbe se qualcuno dei prigionieri che continuano lo sciopero della fame morisse? Farete rappresaglie?

Guerrigliera: Questo è chiaro. Se il Governo di Felipe González pensa di portare avanti la politica di isolamento e di tortura dei prigionieri, se pensa di poter trasformare le carceri in luoghi di sterminio, la nostra organizzazione attaccherà non solo le istituzioni dello Stato, come abbiamo fatto finora, ma anche i grandi centri economici, di comunicazione, ecc. Questo noi lo abbiamo già preannunciato nel nostro ultimo comunicato, e che nessuno da quelle parti si illuda che non abbiamo le forze sufficienti per dare una risposta; la nostra capacità di combattimento l'abbiamo già dimostrata nell'offensiva dello scorso mese di settembre. (1)

Guerrigliero: Se qualche compagno in sciopero sarà lasciato morire, se avverrà un altro assassinio per l'intransigenza di questo Governo, che sia ben chiaro a tutti che non esiteremo a colpire, molto concretamente, dove potremo fare più danno. Questo devono averlo ben chiaro.

Giornalista: Non ci potreste dire in concreto quale tipo di rappresaglie saranno adottate?

Guerrigliero: Beh, chiamale come vuoi.

Guerrigliera: Per noi non si tratta di adottare delle rappresaglie, ma di fare giustizia. Come lei capirà, la scelta degli obiettivi e l'intensità o la durata della nostra offensiva sono questioni interne nostre, fanno parte dei progetti interni della nostra organizzazione, e queste sono cose che non riveliamo alla gente prima del tempo.

Giornalista: Però, da quello che state dicendo, è chiaro che porterete avanti la lotta armata.

Guerrigliero: Su questo non ci sono dubbi.

Guerrigliera: Noi non abbiamo scelto la lotta armata per un capriccio, così, perché ci piace sparare. Generalmente, quando i mass-media parlano della violenza terrorista, non menzionano mai la violenza terrorista che esercita lo Stato sui lavoratori. Naturalmente, il Governo e la classe dominante spagnola presentano sempre le cose come se essi fossero delle povere vittime e non i veri terroristi che sono. L'unica cosa che noi facciamo è quella di affrontare, con l'unico linguaggio che l'oligarchia capisce, la sua stessa violenza.

Guerrigliero: Inoltre, come potremmo cessare di farlo, quando continuano a torturare e oltraggiare la gente; questo è inevitabile.

Giornalista: Però, quali sono le condizioni per cui incrementereste le vostre azioni?

Guerrigliero: Non è questione, non credo sia questione di condizioni, andiamo: incrementare o ridurre l'attività armata che portiamo avanti non dipende solo da noi. Su questo influiscono molti fattori. Innanzitutto bisogna avere ben chiara una cosa: che se si creano le condizioni per risolvere alcuni dei gravi problemi di cui in questo momento soffre la società spagnola, non so, se ad esempio il Governo mette in atto delle misure efficaci contro la disoccupazione, contro i licenziamenti di massa, contro lo sfruttamento feroce della classe operaia, contro l'impoverimento dei contadini e di altri lavoratori, se prende misure decise per porre fine alla tortura, se la smette di reprimere le organizzazioni democratico-rivoluzionarie, se libera i prigionieri politici... allora, evidentemente, noi non solo ridurremo la nostra attività armata ma, certamente, questa forma di lotta perderà la sua ragione di essere. In ogni modo, non sembra che l'oligarchia spagnola sia intenzionata a dare soluzione a qualcuno di questi problemi, al contrario anzi, li aggrava sempre di più, per cui bisognerà continuare a battersi e a prepararsi ogni giorno di più, in modo da elevare il livello e la capacità della nostra lotta, della nostra lotta militare.

Giornalista: Si, però a questo proposito ultimamente si sono sentite voci che voi avete tenuto dei negoziati con il Governo; c'è qualcosa di vero in queste voci?

Guerrigliero: Bene, in realtà, non ci sono mai stati negoziati con il Governo; c'è stato un tentativo fallito nell'estate del 1983, poi ci hanno mandato in modo sotterraneo qualche altro messaggio, ma nulla di veramente serio. Noi abbiamo interesse che i problemi si risolvano in modo pacifico, ma sia ben chiaro che non staremo al gioco del gatto col topo con questa gente; se per caso vorranno veramente negoziare, comincino con il liberare i prigionieri politici più malati.

Giornalista: Potreste quantificare il livello di appoggio popolare sul quale contate?

Guerrigliero: Noi non siamo un partito elettorale, siamo un'organizzazione militare e naturalmente l'appoggio che possiamo ricevere è di un tipo molto diverso da quello che può ricevere un qualunque partito, l'appoggio che riceviamo normalmente non si traduce in un voto o nell'assistere a una festicciola; i lavoratori ci appoggiano in altra maniera, per esempio ci forniscono informazioni, armi, punti di appoggio, oppure ci facilitano la ritirata, e fanno persino telefonate per confondere e creare una situazione di caos alla polizia.

Giornalista: Avere rapporti organici con l'ETA (2) o altre organizzazioni come Terra LLiure? (3)

Guerrigliera: No, non abbiamo rapporti organici con queste organizzazioni.

Giornalista: Coordinate o pensate di coordinare le vostre azioni con alcune di loro?

Guerrigliera: Non abbiamo mai coordinato nessun tipo di azione con queste organizzazioni, anche se è una cosa che non escludiamo per il futuro.

Giornalista: Per voi, o secondo voi, quali sono le differenze che vi dividono da queste organizzazioni?

Guerrigliera: Ascolta, tutti sanno che queste organizzazioni hanno un carattere essenzialmente nazionalista, noi, al contrario, ci siamo sempre proclamati internazionalisti.

Giornalista: E non pensate che adesso, dopo tanti anni che praticate la lotta armata, con tutti gli eventi che sono accaduti, non pensate che la lotta armata in un paese come la Spagna sia destinata al fallimento?

Guerrigliera: E lei perché fa questa domanda se sa, come sa, di tutte le organizzazioni che oggi esistono in Spagna? Proprio così, se esistono, è perché la Spagna è un paese dove esistono le condizioni che legittimano la loro esistenza; e perché è così? Semplicemente perché...

Guerrigliero: ... Bene, la ragione non è altro che quella della sopravvivenza di uno Stato poliziesco di tipo fascista...

Guerrigliera: E senza perdere di vista, naturalmente, la guerra sporca.

Guerrigliero: E' così. In queste condizioni la lotta armata rivoluzionaria continuerà a svilupparsi.

Guerrigliera: Naturalmente.

Giornalista: Ma allora, come vedete voi la situazione politica e sociale spagnola?

Guerrigliera: Ascolta, ci sono alcuni tratti che la definiscono, come, per esempio, l'isolamento politico del regime, la crisi del Governo psoista e la bancarotta economica che li minaccia da tutte le parti; in queste condizioni, che futuro possono sperare i milioni di giovani che sono senza lavoro? Hanno solo un'alternativa: o lasciarsi andare o entrare nelle organizzazioni rivoluzionarie. Non c'è altro.

Giornalista: Cambiando argomento e passando ad un altro che è anche di grande attualità: gli avvenimenti dei paesi dell'Europa dell'Est; che interpretazione date voi a quanto sta accadendo?

Guerrigliero: E' stata la bancarotta completa dei riformisti; noi non crediamo che questa sconfitta sia la fine del socialismo, ma invece l'inizio del crollo totale del sistema capitalista.

Giornalista: Che tipo di rapporti avete con altre organizzazioni europee come l'IRA o la RAF tedesca?

Guerrigliero: I mezzi di comunicazione in questi anni hanno speculato molto sugli ipotetici rapporti tra i GRAPO e altre organizzazioni rivoluzionarie europee. Cosa possiamo dire su queste speculazioni? Con l'IRA non abbiamo alcun tipo di rapporti, anche se capiamo e appoggiamo la loro giusta lotta nazionalista. Con la RAF e altre organizzazioni antifasciste e internazionaliste, visto che ci sentiamo molto più affini, non vedo perché negarlo.

Giornalista: Andiamo avanti. Durante lo sciopero della fame che stanno attuando i vostri compagni nelle carceri, nella Republica Federale Tedesca c'è stato un grosso movimento di solidarietà a questo sciopero; perché secondo voi?

Guerrigliera: E' evidente che i compagni tedeschi hanno capito l'enorme valore politico e morale dello sciopero della fame dei prigionieri del PCE(r) e dei GRAPO in tutto il contesto della situazione politica europea. Questo sciopero è stato di grande stimolo per i compagni tedeschi e nello stesso tempo li ha aiutati a sviluppare il movimento di appoggio per la riunificazione e per la liberazione dei prigionieri politici della Germania Federale e degli altri paesi dell'Europa Occidentale.

Giornalista: E perché un commando della RAF ha assunto il nome di José Manuel Sevillano?

Guerrigliera: Senti, questo chiedilo a loro, no? Come il compagno Kepa alcuni anni fa, precisamente nel 1981, José Manuel Sevillano Martin fa già parte della lunga lista di martiri che, sia in Germania come in altri paesi, hanno pagato con la loro vita la battaglia che avevano intrapreso per la riunificazione dei prigionieri politici e contro le carceri di sterminio dei paesi imperialisti. La lotta per la riunificazione non è altro che la lotta per la dignità e per il rispetto delle convinzioni ideologiche e politiche...

Guerrigliero: Anche i prigionieri della resistenza tedeschi hanno sofferto e soffrono, già da molti anni e sulla propria pelle, i metodi della tortura bianca nelle celle d'isolamento ormai celebri...

Guerrigliera: ... E, quindi, è normale che si siano immedesimati con Sevillano e lo abbiano trasformato in un simbolo, così come i loro martiri sono un simbolo anche per noi.

Giornalista: Conoscete la teorizzazione della RAF sul Fronte Antimperialista Europeo?

Guerrigliero: Si, conosciamo le teorizzazioni sul Fronte Antimperialista Europeo e quindi...

Giornalista: Bene, ma in concreto qual è la vostra posizione al riguardo?

Guerrigliero: Qualunque persona, che conosca minimamente le nostre posizioni, saprà che abbiamo concezioni diverse su questo particolare; tuttavia, ciò non ci impedisce di lavorare perché un giorno possiamo metterci d'accordo e stabilire rapporti, e anche lottare contro i nemici comuni, che abbiamo.

Giornalista: Bene, forse questa è già l'ultima domanda, dato che stiamo chiacchierando da un bel po'.

Guerrigliero: Lo stesso vale per lei.

Guerrigliera: Come vuole lei.

Giornalista: Allora, credo sia ora di finire. Qualche organizzazione europea collabora con la RAF; in concreto, voi sareste disposti a collaborare?

Guerrigliero: Questo noi non lo sappiamo, ma mi sembra che già ci sia stata una qualche forma di collaborazione in questo senso, come quella di Action Directe. In quanto a noi, fino a questo momento non c'è stata. Nel futuro? Bene, non è che collaboreremo, non è esatto porre il problema in questi termini; pensiamo possano esserci delle intese su diversi temi e una unità di lotta contro il fascismo e l'imperialismo, in modo che ciò vada a beneficio di un movimento rivoluzionario europeo e di quello interno a ciascuno dei nostri stessi paesi.

Note del traduttore

1. Nella prima decade del settembre 1990 i GRAPO attuarono una serie di attentati con cariche esplosive al Tribunale Costituzionale, alla Borsa e al Ministero dell'Economia e della Finanza di Madrid, alle installazioni petrolchimiche di Repsol a Tarragona e alla sede del PSOE di Barcellona.

2. Organizzazione indipendentista dei Paesi Baschi, che pratica la lotta armata.

3. Terra Libera, organizzazione indipendentista della Cataluña, che pratica la lotta armata ma in modo sporadico, non tanto come forma di lotta.

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