CONVEGNO DI FRANCOFORTE

L'INTERVENTO DI ADDAMEER

Cari compagni, abbiamo saputo del vostro incontro del 20 Dicembre di quest'anno che tratterà il tema dei prigionieri politici, tra altre importanti questioni legate ai diritti umani.

Vi mandiamo tutta la nostra stima e l'augurio per il successo dell'incontro. Apprezziamo molto questa iniziativa, che appoggiamo totalmente, sperando che le nostre relazioni si consolideranno e continueranno nel tempo. Abbiamo una giusta causa, che è quella dei prigionieri Arabi e Palestinesi nelle carceri dell'occupazione israeliana.

Vi mandiamo questa breve lettera per informarvi sulle condizioni dei prigionieri nei Territori Palestinesi Occupati, e sull'Addameer Institution, che segue da vicino la loro causa. Come sapete il popolo Palestinese ha una storia lunga e profonda di colonialismo e occupazione.

Attraverso la sua lunga lotta il popolo Palestinese ha pagato prezzi altissimi in termini di prigionieri, in tutte le diverse fasi della sua lotta.

La Marcia dei Prigionieri Palestinesi non inizia dopo la guerra del 67, ma molto prima, durante i vari tipi di occupazione militare della sua storia. Durante il Mandato Britannico sulla Palestina, tra il 1917 e il 1947, gli inglesi costruirono più di 10 carceri per contenere la lotta del Popolo Palestinese contro l'occupazione britannica, e arrestarono decine di migliaia di combattenti per la libertà, molti dei quali furono mandati a morte.

In questa lettera vogliamo mettere a fuoco gli ultimi 30 anni di occupazione israeliana della Palestina. Il momento del confronto con questa occupazione è ancora attuale, visto che l'autorità israeliana di occupazione ha continuato ad aprire carceri, aggiungendole a quelle ereditate dal mandato britannico. Hanno creato enormi campi di detenzione come Alkhiam, Ansar 3 (Negev), e Majeddo, per rinchiudervi migliaia di combattenti arabi e palestinesi.

Il numero di palestinesi che hanno passato in carcere almeno un giorno (fino a tutta la vita) supera i 700.000, su una popolazione di 2 milioni. Durante l'Intifada, dal 1987 al 1993, sono stati detenuti per periodi prolungati da 4.000 a 9.000 prigionieri, mentre il numero complessivo (di quelli che hanno passato almeno un giorno in carcere - n.d.t.) ha oscillato tra i 10.000 e i 17.000, contemporaneamente. L'occupazione israeliana considera la lotta del popolo palestinese come illegale ed aggressiva, perciò i prigionieri vengono trattati come assassini e criminali, e non come combattenti per la libertà (POW's) e rappresentanti del popolo. Per questo gli israeliani attuano la loro politica come segue:

1) Essi hanno emesso pesanti e durissime sentenze contro migliaia di prigionieri, dall'ergastolo a 15, 20 anni di carcere. Questo significa che centinaia di loro hanno passato in carcere quasi 15, 20 anni delle loro vite, senza alcuna speranza di essere rilasciati.

2) israele ha usato i tribunali militari secondo il Regolamento di Emergenza Britannico del 1945, con nessuna possibilita di un processo giusto ed equo. Essi hanno anche emesso molti decreti militari che sono stati usati per arrestare i palestinesi per ogni pretesto.

3) israele ha usato il Regolamento di Emergenza Britannico per giustificare la detenzione amministrativa. Questo tipo di detenzione permette l'arresto di chiunque senza prove e senza processo. Permette anche di tenere in carcere per molti anni con continui rinnovi senza che siano presentate pubblicamente le accuse, che sono invece contenute in un "file" segreto. Questi prigionieri non hanno idea della data del loro rilascio e sono tenuti in carcere come ostaggi.

4) israele usa tutti i mezzi, i modi e le tecniche della tortura fisica e psicologica contro i detenuti. Più di 150 prigionieri sono morti sotto interrogatorioper le torture o per mancanza di cure mediche, e molti sono rimasti disabili o con problemi di salute permanenti a causa delle torture.

5) Gli arresti riguardano tutti i settori della società, con diverse condanne, comprese le donne, i bambini, i vecchi e i malati. La maggioranza dei prigionieri sono lavoratori, studenti e intellettuali. Durante l'Intifada, migliaia di bambini furono arrestati, e molti di loro si trovano ancora in carcere. Ci sono più di 500 prigionieri seriamente malati, con urgente necessità di cure mediche e interventi chirurgici, tra questi vi sono anziani di 60, 70 anni.

Il movimento dei Prigionieri Palestinesi ha affrontato questa politica carceraria con continue lotte e proteste, con vari mezzi e in diverse forme. Essi hanno portato avanti molte battaglie attraverso scioperi della fame ad oltranza che hanno portato alla morte di molti prigionieri.

La lotta dei prigionieri ha rappresentato una pagina di onore nella storia del movimento dei prigionieri, essi hanno combattuto l'occupazione da dentro le carceri per il riconoscimento dei propri diritti fondamentali, per la sopravvivenza e per condizioni di vita più umane.

La condizione dei prigionieri palestinesi non ha visto un reale cambiamento dopo gli accordi di Oslo. Questi accordi non comprendono, anzi dimenticano la situazione dei prigionieri palestinesi e la necessità del loro rilascio nell'ambito del processo di pace.

Come risultato della protesta dei prigionieri per questi accordi, e della pressione popolare per il loro rilascio, alcuni prigionieri sono stati scarcerati dopo gli accordi di Taba (Oslo 2), ma tra di essi non sono stati rilasciati quelli che stanno scontando le pene più lunghe o prigionieri accusati di attacchi militari (che secondo israele avrebbero "sangue sulle proprie mani). Non sono stati rilasciati nemmeno i prigionieri anziani e i malati, né i prigionieri che provengono da dentro la green line (Arabi del 48) e i prigionieri arabi arrestati oltre il confine.

E' sufficiente dire che ora ci sono 3.000 prigionieri e circa 800 detenuti amministrativi. Ma le cose non si sono fermate qui, e un altro fattore si è aggiunto a questa sofferenza: gli arresti eseguiti dall'Autorità Palestinese. Ci sono centinaia di oppositori degli accordi di Oslo imprigionati nelle carceri palestinesi per motivi politici, senza un regolare processo o persino senza alcun tipo di processo.

Questo quadro dell'attuale situazione mostra come la vita dei palestinesi sia sotto la minaccia e il pericolo d'arresto, mostra la profonda crisi seguita al processo di pace e come la situazione dei prigionieri sia ancora occultata per l'insistenza di israele a trattare i prigionieri come criminali e non come prigionieri di guerra. Questa situazione sottolinea la nostra responsabilità verso i prigionieri, nel sostenere le loro richieste di immediato rilascio, provvedendo ai loro bisogni e lavorando per loro liberazione.

Noi ci consideriamo come parte di ogni sforzo, locale o internazionale, per sostenere i prigionieri politici e i combattenti per la libertà. La solidarietà con i prigionieri politici e lo stare al loro fianco portando avanti le loro richieste, sia di tipo umanitario che legate alle condizioni di vita quotidiane, sia chiedendo la loro liberazione, è l'unico modo per eliminare l'ingiustizia che si è abbattuta su di loro. Con la solidarietà attraverso la voce della gente, utilizzando ogni possibile strumento dei media, con l'istruzione, innalzando la consapevolezza tra le coscienze dei popoli.

L'Addameer Institution è stato costituito agli inizio degli anni 90 con l'obiettivo di rafforzare gli sforzi popolari fatti a partire dall'occupazione israeliana della Palestina, dopo che per un lungo periodo non è stato possibile, per ragioni oggettive, fornire ai prigionieri un sostegno istituzionalizzato e continuo. E' stato fondato da un gruppo di ex prigionieri politici, avvocati, medici e intellettuali come istituzione pubblica e legale, dotata di licenza israeliana. Addameer è un'associazione palestinese con sede a Gerusalemme, il suo mandato è prendersi cura dei prigionieri nell'ambito delle sue limitate risorse, fornendo assistenza legale, individuale e collettiva, dando loro sostegno a livello sanitario, sociale e culturale e a livello di solidarietà.

Addameer difende i prigionieri sollevando e riportando in tutto il mondo le violazioni dei diritti umani che subiscono. Addameer dipende dal lavoro volontario e dalle donazioni per soddisfare i bisogni materiali dei prigionieri, e potrebbe fare di più se non dovesse fare i conti conti con la limitatezza delle sue risorse.

E per finire, vogliamo ribadire la nostra stima e la nostra gratitudine a tutti i compagni che servono una giusta causa, come quella dei prigionieri politici, ovunque essi siano rinchiusi.

19/12/97

Direttore Add Allattef Geth (Abdel Latif Ghaith)

ADDAMEER Association for Prisoners Support Jerusalem-al Ram - Tahan Bldg. Fax: + 972-02-6565967 P.O.Box 17338 addameer@planet.edu