MATERIALI DELLA CAMPAGNA INTERNAZIONALE (1995)MUMIA ABU-JAMAL : MATERIALI DELLA CAMPAGNA INTERNAZIONALE (1995)

LIBERTÀ PER MUMIA ABU JAMAL!

Susanna Berardi, Caterina Spano, Anna Cotone, Maria Pia Vianale, Vittorio Bolognese, Luciano Farina, Giovanni Senzani, Aleramo Virgili ,Michele Pegna, Giovanni Gentile Schiavone, Davide Fadda del Collettivo Comunista Prigionieri "Wotta Sitta"

[versione inglese]

"Mi ricordo di una frase che un giorno mi sembrò stupida o per lo meno strana, che riguardava l'identificazione così assoluta fra tutti i componenti di un corpo combattente, che il concetto di 'io' scompariva del tutto per lasciare il posto al 'noi'.
Era una morale comunista e naturalmente era (ed è) bello poter sentire questa emozione del noi".

(Ernesto Che Guevara, dal carcere di Mexico City, 1956)

Il 17 agosto 1995 gli Stati Uniti d'America intendono dare esecuzione alla condanna a morte di Mumia Abu Jamal, dopo 15 anni di braccio della morte vogliono assassinare questo militante nero già membro delle Pantere Nere, della organizzazione 'Move' e diventato dall'interno del carcere il portavoce degli oppressi dentro gli Usa e in tutto il mondo.

Come prigionieri rivoluzionari italiani siamo a fianco di Mumia e ci uniamo alla mobilitazione internazionale che vuole impedire la sua morte legalmente sanzionata.

Solo una concreta e forte solidarietà internazionale ed internazionalista può bloccare una decisione politica che gli Stati Uniti hanno messo in conto per rafforzare la loro politica d'ordine contro ogni opposizione interna e per riaffermare il loro ruolo di capofila della controrivoluzione e della repressione proletaria a livello planetario.

Non c'è nulla di casuale e di contingente nella volontà del Governatore Ridge di perpetrare questo ennesimo omicidio di stato. Questa scelta è iscritta nella strategia di annientamento che lo stato imperialista amerikano ha attuato e continua ad attuare contro le lotte di emancipazione e di resistenza dei proletari e dei popoli oppressi dentro e fuori dei suoi confini.

La progettata esecuzione di Mumia ha lo stesso segno delle decine di Pantere Nere assassinate nelle strade, delle famiglie nere dei Move bombardate e bruciate vive nelle loro case, degli indiani americani espropriati della loro terra, dei portoricani perseguitati nella loro isola e nelle metropoli, dei nordamericani bianchi annientati in carcere per aver scelto di lottare contro l'impero yankee dall'interno della bestia. Questi sono i costi della pacificazione interna che gli Usa devono garantirsi per imporre il nuovo ordine mondiale all'esterno.

Da 50 anni gli Usa svolgono il ruolo di potenza gendarme mondiale e sulla base di una 'economia di guerra in tempo di pace' hanno generalizzato ed internazionalizzato i processi di guerra da un capo all'altro del pianeta contro chiunque metta in pericolo la loro egemonia e la pace imperialista.

Con le invasioni ed ingerenze di ogni genere nel loro 'giardino di casa' ed oltre negli anni passati: dalla Corea al Vietnam, dal Nicaragua-Salvador-Guatemala alla Libia, al Libano e alla Palestina, dall'Iraq alla Somalia ad Haiti.

E con gli interventi di questo periodo: nel Chiapas gli Usa forniscono l'aiuto politico e militare necessario al governo e all'esercito messicano per reprimere la lotta dell'Esercito Nazionale di Liberazione Zapatista. Nella ex Yugoslavia le operazioni di guerra dell'Occidente si avvalgono del massiccio apparato aereo amerikano dislocato nelle basi europee e soprattutto italiane e della forza navale amerikana affiancata da quella multinazionale nel Mare Adriatico per favorire e consolidare la sua penetrazione ed espansione verso l'Est.

Al fondo di questo attivismo bellicista, della sua minacciosa celebrazione e spettacolarizzazione attraverso i media, c'è la crisi-declino strutturale della potenza economica Usa nel mondo, c'è l'incrinarsi della loro centralità sul piano economico e politico. Con la guerra, e la sua costante minaccia, gli Usa cercano di consolidare il loro predominio militare mondiale per garantire al capitale monopolistico delle multinazionali planetarie Usa una posizione di forza nella concorrenza con gli altri capitali. La guerra, in altri termini, è il miglior strumento di difesa della produzione, del commercio, del credito e delle attività finanziarie amerikane in ogni territorio.

La crisi economica sviluppa contraddizioni laceranti anche dentro i confini nazionali Usa minando le basi sociali su cui si regge l'impero: ufficialmente oltre 40 milioni di persone vivono sotto la soglia della povertà, 37 milioni sono prive di assistenza sanitaria pubblica, i senza-tetto raggiungo i 3 milioni, contemporaneamente lo sfruttamento nei posti di lavoro è arrivato a livelli insopportabili.

Nel tentativo di tenere sotto controllo questa situazione esplosiva, che si è già manifestata nelle ripetute rivolte di massa delle maggiori metropoli, la amministrazione Usa sta militarizzando sempre più l'intera società, scatenando una vera e propria guerra interna di pacificazione forzata contro i proletari neri, portoricani, messicani, indiani, bianchi ed attaccando le conquiste e le condizioni di vita della classe operaia.

Da questa esigenza nasce la spietatezza della legislazione repressiva e del sistema carcerario amerikani che non hanno eguali nel mondo. Più di un milione di persone sono internate stabilmente nelle carceri in base ad una repressione razzista che privilegia la minoranza nera (per arrivare ai livelli Usa la popolazione carceraria italiana dovrebbe essere moltiplicata per cinque!!), la pena di morte è stata ripristinata in quasi tutti gli stati ed ora l'ergastolo è garantito automaticamente in diversi stati, perché dopo tre reati di gravità anche minima è applicato obbligatoriamente.

Le politiche contro la criminalità organizzata e la conclamata 'guerra alla droga' sono soprattutto una strategia permanente di controllo dei quartieri proletari delle grandi città e di mobilitazione reazionaria delle masse a sostegno della controrivoluzione globale Usa, alla faccia dell'ammirazione che i politici italiani di destra e sinistra proclamano in ogni occasione per la 'democrazia americana'!

La progettata esecuzione di Mumia Abu Jamal si inserisce in questo contesto interno ed internazionale: una voce cosciente e ribelle come la sua deve essere spenta per sempre e la sua esecuzione fisica dovrebbe essere esemplare, perché da sempre la parole d'ordine imperialista è: "abolire i prigionieri rivoluzionari come fattore politico". Doverne giustificare l'esistenza come soggetti attivi dopo anni e anni di isolamento, di assassini, di pestaggi, di campagne di desolidarizzazione, di intossicazione psicologica e resa, è già un ammettere una contraddizione irrisolta per i governi e capace di trasformasi in un punto di forza per i proletari e i rivoluzionari che nel mondo combattono l'imperialismo.

Per questo lo scontro nelle carceri imperialista - e quello sulla libertà o la morte di Mumia - è tutto politico ed ha sempre come oggetto l'identità soggettiva dei prigionieri.

Dagli Usa che per primi hanno elaborato e sperimentato i programmi scientifici di annientamento dei prigionieri rivoluzionari, importando a casa loro contro i militanti delle Pantere Nere le pratiche di desolidarizzazione adottate contro i prigionieri vietnamiti nel carcere di Paulo Condor all'insegna di "abiura o annientamento", questi sistemi sono stati esportati negli altri poli della catena imperialista contro i militanti della guerriglia metropolitana e dei movimenti di liberazione nazionale. Una sola politica dalla Germania all'Italia, alla Spagna, alla Francia e Belgio, all'Irlanda, alla Turchia per differenziare e tenere sotto pressione tutti quei prigionieri che non rientrano nei meccanismi della cosiddetta 'risocializzazione'.

E' l'identità politica rivoluzionaria di Mumia Abu Jamal che si vuole sopprimere: la memoria e il futuro dello scontro che ricorda e rappresenta in quel paese. Gli Usa sono pronti ad un assassinio politico come lo furono nel caso dei comunisti Rosemberg 50 anni fa!

E' importante demistificare nel movimento di classe e rivoluzionario quel luogo comune che considera le condizioni stabili di carcerazione e la sorte dei prigionieri rivoluzionari, in Usa come in Europa e in ogni parte del mondo, un residuo dello scontro passato.

Mumia verrà ucciso - se non sapremo fermarli con la forza della mobilitazione internazionale - non per ciò che avrebbe fatto secondo una ben orchestrata montatura, ma per la sua identità di classe e rivoluzionaria: proletario, nero rivoluzionario in lotta contro l'imperialismo dal suo interno.

La perpetuazione di questo omicidio di stato vorrebbe essere anche un colpo contro il processo di costruzione della coscienza di classe del proletariato internazionale.

Ogni processo rivoluzionario, storicamente, in ogni area del mondo, ha avuto dei propri militanti prigionieri. Ogni movimento rivoluzionario nella sua lotta contro l'imperialismo ha quindi sempre una sua componente prigioniera che continua ad essere parte attiva di questa lotta. Questa è l'esperienza storica del movimento rivoluzionario internazionale e va sempre tenuta presente di fronte al tentativo imperialista di trasformare i militanti rivoluzionari, dopo la cattura, in ostaggi, in strumenti di ricatto e di pressione a cui si vuole togliere ogni residuo di umanità e coscienza.

In Usa mentre si vuole assassinare Mumia si tenta di annientare nei buchi dell'isolamento decine di prigionieri rivoluzionari, in Germania si perpetua e perfeziona l'isolamento ventennale dei prigionieri che resistono e mantengono la loro identità rivoluzionaria, così in Francia, Belgio, Irlanda, Turchia e nella Palestina occupata. In Italia, dopo la massiccia scrematura dei prigionieri rivoluzionari attraverso molteplici percorsi di risocializzazione, si riserva ai compagni condannati all'ergastolo e da molti anni in carcere il trattamento dell'isolamento diurno (già programmato nel carcere di Trani per due compagni, tra cui Vittorio Bolognese che deve scontare la pena aggiuntiva di 18 mesi di isolamento diurno oltre l'ergastolo e dopo 13 anni di galera).

Al di là delle intossicanti fumisterie sulla pacificazione, sulla fine dell'emergenza e il riciclaggio sociale, quello che in realtà si perpetua in ogni carcere imperialista è la strategia di "abiura e annientamento" di chi resiste ed afferma la sua identità rivoluzionaria. Per questo la difesa dell'identità rivoluzionaria e la liberazione dei prigionieri antimperialisti è un terreno che strategicamente ha occupato e sempre occuperà un posto preciso nello scontro di potere tra proletariato internazionale e borghesia imperialista.

Come prigionieri rivoluzionari italiani siamo vicini a tutti coloro che fuori e dentro le carceri negli Usa, in Europa e in tutto il mondo resistono e lottano per la difesa e lo sviluppo della soggettività rivoluzionaria, perché siamo pienamente coscienti che ci unisce la lotta comune internazionale contro l'imperialismo.

Il nostro cuore batte per il compagno Mumia Abu Jamal!

Chiamiamo all'unità internazionale nella lotta contro il suo progettato assassinio tutti i prigionieri rivoluzionari e il movimento rivoluzionario per costruire insieme comunicazione, connessione ed organizzazione contro la barbarie imperialista.

La solidarietà è un'arma.

Giugno 1995

Susanna Berardi, Caterina Spano - carcere di Latina
Anna Cotone - carcere di Rebibbia (Roma)
Maria Pia Vianale - carcere di Udine
Vittorio Bolognese, Luciano Farina, Giovanni Senzani, Aleramo Virgili - carcere di Trani
Michele Pegna, Giovanni Gentile Schiavone - carcere di Carinola
Davide Fadda - carcere di Novara
del Collettivo Comunista Prigionieri "Wotta Sitta"