QUADERNI DI CONTROINFORMAZIONE N. 23 - MAGGIO 1997

Askatasuna
Euskadi in marcia

Raccolta di materiali su Euskadi, sul Movimento di Liberazione Nazionale Basco, i suoi organismi popolari, le sue organizzazioni politiche, la proposta di Alternativa Democratica.


Premessa

I Paesi Baschi - Euskal Herria o Euskadi - sono un piccolo paese situato a cavallo dei Pirenei occidentali, diviso dalle vicissitudini della storia tra lo Stato francese e quello spagnolo.
Considerando attentamente gli aspetti geografici e climatici, risulta evidente come il passaggio della frontiera ispano-francese non si accompagni ad un cambiamento geografico, né climatico, né culturale. Euskadi é costituito da sette herrialdes (province) di cui quattro (Nafarroa, Gizupkoa, Araba e Bizkaia) si trovano sotto la dominazione spagnola e tre (Lapurdi, Behenafarroa e Zuberoa) sotto la dominazione francese.

La superficie totale del territorio basco é di 20.571 Kmq in cui vivono attorno ai 2.500.000 abitanti. Economicamente si possono distinguere tre regioni:
• i Paesi Baschi del nord, interamente sotto il dominio francese e con una zona interna dedicata all’agricoltura di montagna e alla pastorizia. Qui vivono solo 300.000 abitanti;
• Gipuzkoa e Bizkaia, due provincie del sud fortemente industrializzate (industria meccanica, siderurgica e metallurgica, petrolchimica, della carta...) e dove la pesca e una scarsa attività agricola completano le attività produttive;
• Nafarroa e Araba, ugualmente nel sud di Euskadi comprendono la zona meridionale con un clima mediterraneo che rende possibile le monocolture (patate, viti, cereali...). D’altra parte la presenza di zone industriali a Iruña e Gasteiz ha permesso una grande crescita urbana.
Dal punto di vista amministrativo, nello Stato francese le tre province dei Paesi Baschi del nord si trovano, insieme al Bearn, nel dipartimento dei Pirenei Atlantici; la comunità autonoma basca comprende Bizkaia, Araba e Gipuzkoa; diretta dal Governo Basco, con sede a Gasteiz, e che dipende da uno Statuto di Autonomia privo di contenuti e di potere reale, dal Governo Foral* della Navarra, con sede a Iruñea, e che dipende dall’ Amejoramiento del Fuero* (una specie di statuto provinciale anch’esso privo di contenuto e di potere reale). Sarebbe molto importante studiare a fondo la storia di Euskadi per capire le origini e i motivi di queste divisioni amministrative che costituiscono altrettanti attacchi alla identità nazionale del popolo basco.
(*Fuero, foral, foralismo: i Fueros, dal latino forum - che indica il luogo dove si amministrava la giustizia - erano le leggi fondamentali dei Paesi Baschi. Esse hanno subito nel corso della storia molte alterazioni e il loro significato e contenuto cambia ugualmente nel corso del tempo).


Euskal Herria in poche righe.

Avrai già avuto occasione di scoprire qualcuno dei vari nomi con cui si designa Euskal Herria: Paese Basco, Euskadi, Basque Country... che si riassumono tutti nel nome dato a queste terre dai nostri progenitori: Euskal Herria.
Avrai già sentito dire che la storia del nostro popolo, se non é la più antica d’Europa, é una delle più vecchie e che le sue origini si perdono nella notte dei tempi. La lingua basca, el euskera, non ha relazioni con il resto delle lingue che si parlano oggi nel vecchio continente visto che le sue radici si trovano prima delle lingue più antiche conosciute (le lingue indoeuropee).
Poi avrai già sentito o visto in TV che in questi ultimi anni di Euskal Herria si parla solo in occasione di fatti drammatici: in relazione ai suoi prigionieri, alle torture in questura, all’esilio di molti giovani, alle bombe contro le caserme di polizia, alle morti di persone causate dal conflitto o, semplicemente, grazie a qualche grande manifestazione legata e temi di attualità.
Disgraziatamente la nostra presenza nell’informazione internazionale sembra che resti legata ai fatti più eclatanti di un conflitto storico che noi, prima di tutti, desideriamo finisca per il meglio. Ci piacerebbe poter esprimere le nostre specificità con la stessa libertà con cui possono farlo altri popoli europei. Ma le leggi degli Stati tra cui siamo divisi attualmente non ci permettono nessun’ altra identità nazionale se non un semplice decentramento amministrativo. Le caratteristiche che ci identificano come popolo vengono sistematicamente mistificate, mentre Euskal Herria non può percorrere un proprio cammino che permetta e favorisca, in ogni senso, l’esistenza ufficiale di un popolo.
La nostra posizione strategica in Europa, insieme ai conflitti con gli Stati francese e spagnolo - che da sempre negano l'esistenza di una comunità basca indipendente - costituiscono per noi un trauma continuo. Euskal Herria ha una superficie di poco superiore a 20.000 Kmq: più o meno come il Belgio.
Una popolazione di circa 3.000.000. di abitanti: la stessa della Lettonia e il doppio dell’Estonia. Le sue province del nord sono sotto amministrazione francese; quelle del sud sotto amministrazione spagnola.
Da anni la città simbolo dei baschi é Gernika: città dove anticamente i rappresentanti delle istituzioni basche giuravano di difendere l’identità nazionale davanti ad una quercia leggendaria. Per questo, dopo due secoli (XVIII e XIX) di sollevazioni contro i Governi di Madrid e di Parigi, il generale fascista Franco ordinò il bombardamento a tappeto della città nel giorno del mercato, nel momento di massima affluenza delle popolazioni limitrofe.
Madrid voleva chiudere una storia e infliggere un castigo indimenticabile. Contò per il genocidio sulle forze speciali di Hitler: la Legione Condor. Il bombardamento di Gernika é ancora impresso nella nostra memoria collettiva.
Nel 1970 allorché il già decrepito dittatore Franco inflisse nove pene capitali nei confronti di militanti baschi, le proteste e le pressioni internazionali riuscirono ad imporre la sospensione della pena e a far emergere l’ansia di libertà del popolo basco.
Purtroppo seguirono nuove morti e nuove condanne capitali dei tribunali speciali o delle forze di polizia nelle piazze. Quando nel 1977 il regime spagnolo decise di cambiare le apparenze del suo passato recente, i gruppi ed i partiti baschi che propugnavano l’indipendenza nazionale di Euskal Herria furono proibiti. Il regime parlamentare iniziava il suo percorso con carenze che, per noi, violano ogni logica.
Così, quando nel 1978 lo Stato spagnolo adottò una nuova Costituzione, nella consultazione elettorale la maggioranza di noi baschi la rifiutò. Le ragioni sono semplici: Madrid negava ancora una volta i diritti più elementari di un popolo, diritti che persino l’ONU considera legittimi. Oltre tutto la nuova Costituzione introdusse un nuovo elemento negativo riconoscendo e attribuendo all’esercito la principale funzione di mantenere con le armi l’unità territoriale dello Stato. Un fatto che ha condizionato qualsiasi ulteriore sviluppo. Così negli anni seguenti lo sviluppo istituzionale di Euskal Herria, sotto l’amministrazione spagnola, si é realizzato con gravi carenze.
Mentre ogni anno lo Stato spagnolo viene denunciato da Amnesty International per le torture, i maltrattamenti e le vessazioni che pratica, le autorità difendono la bontà dell’attuale sistema. E così le carceri continuano a riempirsi di prigionieri politici come durante il franchismo, mentre la polizia spagnola continua ad uccidere nelle caserme, nei blocchi stradali, nelle manifestazioni.
La risposta popolare, la volontà di recuperare la propria identità e il desiderio di una pace giusta e durevole sono alle base del lavoro quotidiano di molti settori popolari.
Sono sorte esperienze in difesa della lingua, grandi mobilitazioni ecologiste o contro le centrali nucleari come quella di Lemoiz - un mostro di cemento armato che avrebbe dovuto funzionare vicino a Bilbo: il centro abitato più importante del Paese. In un altro referendum Euskal Herria ha manifestato la volontà di voler uscire dalla NATO sulla base di una concezione neutralista delle relazioni internazionali (cosa che, naturalmente, Madrid si é guardata bene dall’accettare).
Dal punto di vista della solidarietà tra i popoli e degli ideali sociali progressisti, Euskal Herria rappresenta una realtà molto dinamica. Tra l’altro, é in questo contesto che bisogna collocare la capacità selettiva e l’efficacia dell’attività militare dell’organizzazione armata ETA - nata durante il franchismo e sviluppatasi fino a rappresentare, in una delle sue forme, la lotta del popolo basco per l’indipendenza nazionale e per poter decidere da sé il proprio destino.
La nostra rivendicazione non ha segreti: vogliamo essere considerati come tutte le altre comunità nazionali, né al di sopra, né al di sotto.
Alla fine del 1989, con la caduta del muro di Berlino e i cambiamenti successivi, l’Europa si é trasformata. Sono nati molti Stati in rappresentanza di popoli che, malgrado le circostanze, non erano scomparsi. Hanno potuto esercitare un diritto all’autodeterminazione che a noi non é riconosciuto: il muro eretto dagli Stati che ci opprimono continua a stare in piedi.
Oggi, nel 1994, la presunta modernità degli Stati spagnolo e francese, parti integranti dell’UE, é compromessa dall’esistenza di una profonda dissidenza come é quella basca.
Le vittime, compresi più di seicento prigionieri politici e i deportati, insieme a tutti gli altri elementi che caratterizzano un conflitto profondo, rappresentano l’aspetto più drammatico della situazione. Forse non saprai che nel rapporto delle Nazioni Unite “Sviluppo umano. 1991” lo Stato spagnolo veniva citato come il paese europeo «in cui meno si rispettano i diritti umani».
Nello stesso anno, e proprio secondo dati del Ministero degli Interni di Madrid, quasi 400 agenti erano sotto processo per le torture e i maltrattamenti inflitti ai detenuti.
Quando il 26 giugno 1987 l’Assemblea delle Nazioni Unite approvò un documento contro la tortura, lo Stato spagnolo si rifiutò di ratificarlo. Per Madrid la tortura é uno strumento di controllo sociale riservato a coloro che si impegnano per la causa del proprio popolo e non solo un mezzo utilizzato sistematicamente per contenere la ribellione.
Negli ultimi mesi il terrore ha colpito i detenuti con i pestaggi metodici, la dispersione nelle carceri più lontane da Euskal Herria (come si viene denunciando in vari incontri internazionali e non solo da organizzazioni basche).
D’altra parte devi sapere che i tribunali speciali istituiti dal dittatore fascista Franco dopo la fine della guerra civile del 1936 continuano ad esistere e a reprimere la dissidenza basca. Ci sarebbe piaciuto poterti offrire un documento ben diverso, ma la situazione politica che nello Stato francese e in quello spagnolo rende possibile lo sradicamento dalla propria terra di migliaia di baschi non ce lo ha permesso.
Ancora oggi si continua a negare un diritto vecchio come l’umanità stessa: l’autodeterminazione. Mentre in Europa, negli ultimi anni, si sono potuti contare diversi popoli che, con la protezione della comunità internazionale, hanno potuto sottrarsi agli Stati che li tenevano sottomessi, il popolo basco non ha nemmeno la possibilità giuridica di vedersi riconosciuto il diritto di poter decidere del proprio destino.
Malgrado tutto, la fiducia nel nostro movimento e la volontà di sopravvivenza hanno permesso ad Euskal Herria di continuare ad esistere. Siamo certi che non é lontano il giorno in cui, realmente, potremo normalizzare le relazioni con i nostri vicini e con gli altri paesi della terra. Intanto - grazie soprattutto allo Stato spagnolo e a quello francese - Euskal Herria si trova condizionato da un conflitto storico irrisolto. Grazie dell’attenzione.

(dal foglio di propaganda Gora Herria, 1994)


Il Movimento di Liberazione Nazionale Basco (MLNV).

Il MLNV é un movimento popolare che comprende numerosi organismi di base e diverse organizzazioni politiche. ETA, organizzazione rivoluzionaria socialista e di liberazione nazionale, costituisce solo una componente di questo vasto, variegato e profondamente radicato movimento popolare. Qui cerchiamo di dare una panoramica dei principali organismi che lo compongono.


Organismi popolari.

• I comitati di quartiere (asociaciones de vecinos): sono l’espressione organizzativa del movimento urbano che lavora per il miglioramento delle condizioni di vita nei paesi e nei quartieri.
• I comitati antinucleari ed ecologisti raggruppati nella federazione di Eguzki (Il Sole). Eguzki, struttura organizzativa del movimento antinucleare ed ecologista, nasce nell’estate 1987 dalla confluenza degli antichi comitati antinucleari e altri collettivi che attraversavano una fase di disorientamento dopo la parziale chiusura della centrale nucleare di Lemoiz. Attualmente conducono campagne contro l’inquinamento, in difesa dei boschi, delle montagne e dei fiumi e per il controllo delle risorse naturali (gas ed energie alternative).
• L’associazione Askagintza: lotta contro le cause e gli effetti della diffusione della droga concentrando il proprio lavoro sulla prevenzione e la denuncia degli interessi di ordine economico, politico e repressivo che fanno di Euskadi la zona con maggiore densità di tossicomani dell’Europa. La diffusione e lo spaccio di droghe tra la popolazione dei Paesi Baschi - specialmente tra i giovani - risponde ad una strategia molto ben meditata. La droga costituisce uno strumento di attacco al MLNV; rientra nella strategia di disgregazione della società basca fomentata dall’apparato repressivo spagnolo. A partire dal 1988, i diversi organismi popolari impegnati nella lotta contro la tossicodipendenza tennero un’assemblea costitutiva di un’organismo popolare che avrebbe lavorato in tutto Euskadi: Askagintza.
• Le Gestoras pro Amnistia: espressione organizzativa del movimento antirepressivo e per l’amnistia, raccoglie i familiari dei prigionieri e dei rifugiati, avvocati, medici, intellettuali ecc. Si organizza in comitati di paese e di quartiere e il suo obiettivo é informare e sensibilizzare l’opinione pubblica, denunciare la repressione e sostenere i prigionieri e i rifugiati (sostegno legale, economico ...).
• Negli anni 1960-75 sono sorti numerosi organismi che costituiscono il movimento per il recupero e lo sviluppo della lingua e della cultura basca come l’AEK (Coordinamento per l’alfabetizzazione e l’euskadizzazione degli adulti), l’UEU (Università estiva basca), l’EHE (Coordinamento degli organismi che si incaricano di fare pressione per l’introduzione dell'euskera nei diversi settori della società: amministrazioni, mezzi di comunicazione ecc.), l’EKB (Coordinamento dei gruppi ed associazioni di lingua basca: artisti, insegnanti, giornalisti ecc.).
• Promozione dei Comitati di feste (Comisiones de fiestas): propongono iniziative che permettono di conservare e ristabilire il carattere popolare delle feste in cui il popolo invade le strade per ridere, ballare e divertirsi.
• Bisogna ricordare anche tutto il movimento generato dalle Ikastolas (scuole in lingua basca), le cooperative, il sindacato dell’agricoltura EHNE, il movimento di solidarietà internazionale Askapena.


Organizzazioni politiche.

Herri Batasuna (Unità Popolare)
Si tratta, in primo luogo, dello sviluppo organizzativo di una coalizione elettorale in cui si raggruppano quei grandi settori popolari che rifiutarono la nuova Costituzione spagnola e il progetto di statuto per Euskadi ad essa collegato.
A partire dal 1982, Herri Batasuna assume la forma di una Unità Popolare attorno alla quale si aggregano, ogni volta di più, quei settori che si identificano con il suo progetto di ricostruzione nazionale e sociale.
La coalizione elettorale, fin dall’inizio del 1978, si consolida e si rafforza sul piano organizzativo per far fronte alle competizioni elettorali così come a quelle politiche e sociali con cui deve confrontarsi. Herri Batasuna, in tutto lo Stato spagnolo, é stata l’unica organizzazione (legale) della sinistra che ha affrontato e sfidato la Riforma postfranchista raccogliendo gente proveniente da tutti i settori popolari, politici, sindacali, culturali, giovani e meno giovani, ecc. attorno al programma tattico dell’alternativa KAS.
Con Herri Batasuna, trasformata in forza elettorale, ma anche in forza organizzatrice e di lotta, un Popolo prosegue la sua marcia verso la liberazione dicendo NO alla Costituzione spagnola, alla divisione del nostro territorio nazionale (tra Vascongadas e Navarra, senza contare i Paesi Baschi del nord), NO allo sfruttamento dei lavoratori e delle classi popolari, NO alla repressione, alla tortura, all’esilio, al carcere.
Con Herri Batasuna un Popolo ha elaborato un progetto di trasformazione della società basca dalla fabbrica al Governo locale, passando per la scuola; grazie ad Herri Batasuna un Popolo si é dotato di un’alternativa politica di normalizzazione democratica e di ricostruzione nazionale, alternativa che contiene le rivendicazione più sentite dal Popolo basco: dall’amnistia per i prigionieri politici al riconoscimento del diritto all’autodeterminazione attraverso uno statuto di autonomia per Euskadi del sud, la legalizzazione dell’opzione indipendentista, il ritiro delle forze di occupazione spagnole e il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori.
Riprendendo l’espressione di Periko Salaberria, operaio di Bilbao, «Herri Batasuna é un pugno (levato) in alto, é l’indipendenza, la resistenza, il dissenso. Herri Batasuna é la speranza di un Popolo libero, il presente della dignità».

Organizzazioni che compongono il blocco che dirige KAS (Coordinamento indipendentista socialista).
• Il partito HASI (Herrico Alderdi Sozialista Iraultzailea): si definisce come collettivo organizzato che si pone il compito di incorporare le lotte settoriali, così come le attività di massa ed istituzionali, nel quadro degli obiettivi del MLNV.
• ASK (Abertzale Sozialista Komiteak): é un’organizzazione che lavora nel movimento popolare per portare le idee e le proposte del blocco KAS ai diversi organismi che compongono il Movimento Popolare Basco nel rispetto dei loro tempi e cercando di attrarli nei coordinamenti del MLNV.
• LAB (Langile Abertzale Sozialista): é il sindacato dei lavoratori indipendentisti e si definisce come organizzazione di carattere nazionale e di classe. Si incarica di promuovere la discussione e la partecipazione dei lavoratori nel processo di liberazione nazionale basco.
• Jarrai: si definisce come l’organizzazione rivoluzionaria giovanile di KAS con il compito di occuparsi dei problemi della gioventù in tutti i loro aspetti.
• EGIZAN: é l’organizzazione delle donne nel blocco KAS in rappresentanza del movimento di liberazione delle donne.
Come si vede siamo lontani dall’immagine «terrorista», distruttiva e negativa dei baschi che il Governo spagnolo, attraverso i mass-media, pretende di diffondere con l’unico obiettivo di intensificare la repressione. Il Popolo basco é capace, da solo, di organizzarsi collettivamente per far fronte ai problemi che le istituzioni autonomistiche non possono risolvere.
(da Euskadi en marcha por su liberacion nacional, Editions EKIN, 1989)


La democratizzazione sospesa.

E’ passato più di un anno da quando ETA ha avanzato quella che può considerarsi l’unica proposta seria in grado di creare le condizioni per superare il conflitto armato che contrappone lo Stato spagnolo a Euskal Herria.
Si può dire che dopo le reazioni immediate - che non ne hanno potuto nascondere “la novità e serietà” - si é passati ad un intenzionale silenzio da cui, prima o poi, bisognerà ripartire. Gli eventi che abbiamo vissuto quest’anno sono stati molti e di grande importanza: dal miracoloso scampato pericolo dell’attuale presidente del Governo all’attentato contro il Monarca spagnolo.
Bisogna aggiungere a questa lista le azioni di ETA contro determinati personaggi del mondo politico e contro quelli accusati di condividere il disegno dello Stato e quindi la negazione di Euskal Herria. La crescita della tensione sociale, la risposta con i sabotaggi spontanei e di massa, i continui e gravi attacchi contro Herri Batasuna e l’imprigionamento di Jon Idigoras, anche quest’anno sono stati protagonisti.
A tutto questo bisogna aggiungere la crisi dello Stato che ci si affretta a risolvere con una alternanza al Governo. Senza considerare il ritorno di gente che non può nascondere le proprie responsabilità nel permanere e nell’allargarsi del conflitto. Se ne sono andati i “socialisti”, affondati nel proprio fango, incapaci di dare un briciolo di senso alla loro lotta quotidiana per offrire un’immagine convincente e rigorosa. Se ne vanno dopo 13 anni in cui non hanno saputo approfittare delle innumerevoli opportunità che hanno avuto per gestire il conflitto con mezzi ragionevoli.
Si sono nascosti dietro un paravento di odio e revanscismo indegno di chi pretende di collocarsi nel pensiero politico della sinistra. In definitiva, se ne vanno infangati da tanta corruzione e crimini di Stato, rassegnati ed impotenti davanti all’evidenza che peggio di così non avrebbero potuto fare e senza essere venuti a capo di nessun obiettivo di tutti i loro governi.
D’altra parte, si afferma la destra spagnola che eredita, o meglio si riscontra con un vecchio conflitto in cui sono stati compiuti tutti gli esperimenti possibili in materia di repressione e di guerra sucia, negando con evidenza la volontà di cercare scenari che potessero avvicinarci ad una soluzione.
In tutto questo tempo, l’unico pezzo che si é mosso sulla scacchiera basca l’ha mosso ETA più di un anno fa. Da allora la partita é ferma e nessuno sembra immaginare altra giocata per riprenderla se non rovesciando la scacchiera e buttando all’aria i pezzi. Nella sua proposta di pace ETA lo ha detto chiaramente: l’unica cosa che il nostro popolo chiede é che si lasci a noi baschi la possibilità di decidere del nostro futuro accettando, come é logico, la decisione che ne scaturirà. In questo senso é chiaro che ETA e la sinistra indipendentista sono disposte a continuare a vivere in una struttura statale spagnola se il popolo basco deciderà questo liberamente. La domanda é: l’altra parte sarebbe disposta ad accettare che Euskal Herria si costituisca come nazione indipendente?
Questa é la risposta di cui si ha bisogno.
Una domanda a cui al momento si risponde con un secco NO nell’articolo 8 della Costituzione spagnola (articolo in cui si riflette il preteso spirito democratico di cui tanto si predica e niente si pratica). La prova più evidente della incapacità dello Stato di assumersi rischi é costituita dal trattamento riservato al video che [avanzava] la proposta di soluzione che ancora oggi é all’ordine del giorno.
Il suo sequestro, la sua criminalizzazione non sono che un tentativo di togliere la libertà di parola: argomenti che mostrano chiaramente da dove provengano le vere responsabilità del prolungarsi del conflitto e delle sue conseguenze. Herria Eginez, nello sforzo di evitare manipolazioni dei concetti politici fondamentali, ci ha messo a disposizione il contenuto integrale del messaggio che ETA ha rivolto alla società basca.
Ci troviamo di fronte al punto di partenza per una qualsiasi soluzione attraverso il dialogo, davanti allo strumento che tutti noi baschi dobbiamo considerare come proprio essendo l’elemento fondamentale che può farci passare ad un livello veramente democratico.
Nell’aprile 1995 Euskadi Ta Askatasuna ha avanzato una proposta di pace rendendo pubblica l’Alternativa Democratica. Un’alternativa di cui, nel video proibito a causa delle sue immagini, rendeva note le riflessioni che l’avevano portata a realizzare questa proposta.

«Salutiamo calorosamente Euskal Herria: vogliamo rendere nota la proposta di pace che l’organizzazione ha avanzato nell’aprile 1995. Il fondamento di questa proposta é lo stesso che ebbe 20 anni fa la nota Alternativa KAS. Sappiamo che in questi lunghi anni Euskal Herria ha conosciuto grandi cambiamenti, tuttavia le rivendicazioni formulate nella citata Alternativa continuano ad essere necessità fondamentali e vitali per Euskal Herria.
La proposta che presentiamo, come l’alternativa KAS ai suoi tempi, non può considerarsi una proprietà esclusiva della sinistra indipendentista. L’abbiamo chiamata Alternativa Democratica perché prende in considerazione l’unica possibilità di superare il conflitto armato tra lo Stato spagnolo e Euskal Herria e perché renderà possibili le condizioni necessarie affinché Euskal Herria possa costruire il proprio futuro attraverso una nuova via democratica e pacifica. Iniziamo la nostra esposizione.
Per interpretare correttamente l’Alternativa é imprescindibile guardarsi indietro e ricordare come la stessa si é concretizzata poiché in tal modo si possono cogliere gli aspetti determinanti della situazione attuale e dello stesso sviluppo dell’Alternativa.
Quando nacque l’Alternativa il nostro progetto era chiaro: l’obiettivo era raggiungere un accordo tra i baschi nei confronti dello Stato spagnolo, un accordo sulla base di un programma. Così si presentò a suo tempo il progetto o piattaforma che inoltre intendeva coagulare le forze sulla questione della sovranità.
Bisogna riconoscere che abbiamo compiuto grandi sforzi perché si accumulassero queste forze, per questa unità tra i baschi.
Ma cosa é accaduto? Il PNV ha molto da dire su questo perché invece di affrontare lo Stato spagnolo voltò le spalle a Euskal Herria con le conseguenze conosciute e sofferte da tutti. La divisione istituzionale di Hego Euskal Herria é una cosa, ma l’altra é che ciò nonostante bisogna riconoscerci i diritti che ci appartengono come popolo.


L’Alternativa KAS.

E’ evidente che oggi si trovano di fronte allo stesso dilemma e sembra chiaro che siano vicini a compiere la stessa scelta: dare un nuovo SI alla riforma. Da quel momento e in conseguenza di questa posizione la responsabilità dell’Alternativa é rimasta in mano alla sinistra indipendentista, la sinistra indipendentista é rimasta sola a difenderla.
Di conseguenza sorsero innumerevoli dubbi che provocarono non pochi equivoci. Detto chiaramente: l’Alternativa KAS era l’alternativa democratica di Euskal Herria, la base per costruire la democrazia. Bisogna ammettere che il suo nome non ha aiutato nemmeno troppo poiché malgrado tutto molta gente pensa che l’Alternativa KAS era l’alternativa proposta da Kas (cosa che non ha nulla di vero).
La confusione tra l’Alternativa e il programma della sinistra indipendentista non é prodotta solo dalla percezione esteriore della società, ma anche dal fatto che la stessa sinistra indipendentista l’ha interiorizzata in conseguenza dello sviluppo del processo. Qui si riscontra uno degli errori in cui siamo caduti.
Una cosa é l’Alternativa e un’altra e ben differente cosa é il programma della sinistra indipendentista. Per fare un esempio: quando si dibatteva lo Statuto Nazionale dell’Autonomia c’era chi lo definiva un obiettivo massimalista perché lo Stato non lo avrebbe mai ad accettato.
Il programma politico della sinistra indipendentista bisogna difenderlo ora, durante la negoziazione e dopo.
Il progetto della sinistra indipendentista é l’Indipendenza e il Socialismo e questo non bisogna negoziarlo con lo Stato spagnolo.
Altra cosa é che per realizzare questo progetto politico bisogna darsi delle tappe e qui si comprende la necessità di perseguire l’Alternativa: é uno dei passi che bisogna compiere per arrivare al conseguimento del nostro progetto politico.
In aprile ETA propone di aprire un processo democratico che fino ad ora non c’é stato e che per essere veramente democratico Euskadi Ta Askatasuna ritiene che sia indispensabile che il popolo vi partecipi e che la sua opinione venga rispettata e applicata.
Di conseguenza, così come si prefigge l’Alternativa, si aprirà un cammino che potrà anche condurci all’indipendenza poiché, una volta tolti i lacci che oggi abbiamo, il popolo potrà decidere liberamente.


La nuova situazione politica.

Nel momento in cui si realizzerà l’Alternativa Democratica che proponiamo si darà una situazione politica totalmente nuova per Euskal Herria.
Questa nuova situazione garantirà che tutte le opzioni politiche, senza esclusioni, avranno la possibilità di farsi avanti, anche l’indipendenza, cosa che oggi é impossibile stante il dominio dello Stato spagnolo che nega questa possibilità.
Abbiamo detto che l’Alternativa prevede il riconoscimento di un minimo di diritti democratici con il quale, attraverso il diritto all’autodeterminazione, noi che siamo sostenitori dell’indipendenza avremo la possibilità di continuare in futuro la nostra lotta ma in una situazione nuova, democratica e pacifica.
Questo é il punto, poiché il nostro obiettivo é l’indipendenza e sappiamo che per realizzarla dobbiamo ancora percorrere un cammino lungo e faticoso; di più: dobbiamo farlo con i mezzi che ci sono possibili perché per il resto sarebbe impossibile compiere questo passo.
Questo è il vero senso dell’Alternativa. Euskal Herria deve acquisire gli strumenti e le competenze per poter decidere liberamente del proprio futuro. E questo costituisce un diritto democratico minimo ed elementare che spetta a qualunque popolo. Per questo proponiamo l’Alternativa come oggetto del negoziato e per questo diciamo anche che non si può scendere al di sotto di questo minimo.
Questi diritti minimi ed elementari sono il diritto all’autodeterminazione e all’unità territoriale. E su questo non si può andare a misurare le percentuali. Altra cosa é come sviluppare questi principi basilari e su questo ci metteremo d’accordo tra tutti noi baschi.
Così, dunque, non ci sono vie di mezzo. Se si raggiunge l’Alternativa il nostro popolo ha le forze per andare avanti, in caso contrario Euskal Herria si troverà senza futuro.
L’attuale contesa ha due protagonisti: da una parte Euskal Herria e dall’altra lo Stato spagnolo. Se lo strumento per superare il conflitto é il negoziato, il soggetto principale di questo negoziato é Euskal Herria.
I problemi di Euskal Herria li può risolvere solo la società basca. Attualmente questo non é possibile perché gli Stati spagnolo e francese impongono per forza limiti e impedimenti. L’impegno di ETA é esattamente questo: togliere di mezzo questi impedimenti ad una libera decisione di Euskal Herria sul proprio futuro.
Una volta superate queste imposizioni, tutti i cittadini di Euskal Herria, senza limiti ed esclusioni, potranno partecipare alla decisione su ciò che vogliamo che sia Euskal Herria.


Un processo in due direzioni.

In questo senso pensiamo che debbano spiegarsi le due prospettive che si danno riguardo all’Alternativa Democratica. Perché Euskal Herria decida liberamente e per garantire la democraticità di questo processo decisionale, ETA chiede e propone un processo in due direzioni. E’ impossibile aprire un processo democratico senza eliminare le pastoie che lo rendono impossibile.
Nello stesso tempo ci sono una serie di temi che competono esclusivamente ai baschi. Dall’altra parte c’é il fatto che bisogna accordarsi con lo Stato spagnolo sul riconoscimento di Euskal Herria, cioè fondamentalmente sul diritto all’autodeterminazione e all’unità territoriale.
Bisogna chiarire che l’autodeterminazione non é da nessun punto di vista una rivendicazione politica, ma é un diritto democratico che spetta a qualunque popolo del mondo.
Altra cosa sarà, una volta conseguito questo diritto, come, quando e perché noi baschi lo svilupperemo praticamente.
Ma prima di tutto ciò bisogna garantire questo diritto con un negoziato politico. Stiamo parlando del riconoscimento di Euskal Herria e questo esige un chiarimento visto che il riconoscimento di Euskal Herria come popolo comporta necessariamente il riconoscimento del suo territorio. L’attuale divisione territoriale é il frutto di un’imposizione ed é necessario abolire queste frontiere interne.
Poi, e questo é il secondo livello, si vedrà come si articolerà, che forma assumerà l’unità territoriale, come struttureremo Euskal Herria. Tutto questo dobbiamo deciderlo tra baschi. Gli spagnoli e i francesi non hanno niente da dire su questo piano, allo stesso modo di come noi non pretendiamo di dire come si devono organizzare la Spagna e il Portogallo.
Tanto meno possiamo dimenticare che ci hanno portati nella Comunità Europea, senza averci dato nessuna opportunità di esprimere la nostra opinione, senza aver potuto decidere che tipo di rapporto volevamo avere con la Comunità, compreso se volevamo entrarci o meno.
In questo caso, così come in quello della NATO, ci hanno fatto aderire per forza. Nel caso concreto del referendum sulla NATO, Euskal Herria ha detto chiaramente che non voleva entrarci, ma non ne hanno tenuto conto e ci hanno imposto la loro decisione.
Pensiamo che non si debba porre alcuna limitazione alle opinioni di Euskal Herria e perciò lo Stato spagnolo deve rispettare lo sviluppo del processo democratico e le decisioni a cui si giungerà in Euskal Herria.
Il futuro di Euskal Herria dobbiamo discuterlo e deciderlo tra tutti i baschi, non dovendo conoscere questo processo democratico alcuna limitazione e non potendo rappresentare nessuno la parola del popolo. In Euskal Herria deve svilupparsi un processo democratico per decidere di questioni che riguardano unicamente ed esclusivamente i baschi.
E a questo processo devono prendere parte i sindacati, i movimenti popolari, i comitati di quartiere, i partiti politici; in definitiva, dobbiamo parteciparvi tutti noi baschi dotandoci per questo degli strumenti necessari. In questo processo democratico si dovrà discutere, approfondire e decidere come minimo su queste questioni: sullo sviluppo del diritto all’autodeterminazione (la sua formulazione, il metodo per realizzarlo, le diverse opzioni, le scadenze); sulla formulazione dell’unità territoriale e sul processo per realizzarla; sulle relazioni interne di tutto Euskal Herria; sulle competenze del nuovo quadro che si determina, senza limitazioni di alcun tipo; sulla pianificazione per diffondere la lingua euskera; sul modello e la pianificazione socio-economica; sulla smilitarizzazione di Euskal Herria; sulla configurazione e il carattere delle forze di polizia; il ruolo delle forze armate, considerando anche la loro scomparsa; sull’educazione; sulle libertà democratiche e altre questioni.


La partecipazione di tutti.

Se vogliamo che questo processo sia veramente democratico, devono parteciparvi tutti i baschi e senza subire alcun tipo di pressione. Detto in altri termini: perché questo processo sia democratico sono necessarie alcune condizioni e tra di esse una amnistia generale e incondizionata. L’amnistia non si negozia perché é una condizione imprescindibile per avviare il processo democratico.
Ciò significa che bisogna scarcerare tutti i prigionieri e rendere possibile il ritorno di tutti i rifugiati e deportati.
La seconda condizione che deve darsi é il ritiro delle forze armate spagnole. Non c’é nulla da scoprire sul ruolo che queste forze svolgono in Euskal Herria: se stanno qui é per garantire l’unità della Spagna.
Perciò, se queste forze restano in Euskal Herria non si danno condizioni adeguate per sviluppare il processo democratico. Questo lo capisce chiunque in Euskal Herria. Se lo Stato spagnolo accetta i punti da trattare al suo livello, ETA offre una tregua per facilitare l’inizio del processo democratico che deve darsi in Euskal Herria.
In questo processo democratico a cui prenderanno parte tutti i baschi parteciperà anche la sinistra indipendentista a cui si aggiungeranno i membri dell’organizzazione. In quel momento la sinistra indipendentista difenderà il proprio programma politico nella sua integrità: rieuskadizzare Euskal Herria, unità e libertà di Euskal Herria senza l’attuale dominazione degli Stati francese e spagnolo, indipendenza e costruzione di una società senza alcun tipo di dominazione, una società che definiamo socialista.
Perciò proponiamo a voi tutti cittadini baschi di prendere posizione a favore dell’Alternativa che finiamo di presentarvi. Questo non vuol dire che dobbiamo abbracciare le rivendicazioni che essa avanza e ripeterle senza sosta. Al contrario, ciò che bisogna fare é realizzare un lavoro politico sulla base di queste rivendicazioni e aggregare attorno ad esse.
Dobbiamo cercare di adeguare il nostro lavoro quotidiano e accumulare forze attorno a queste rivendicazioni tattiche coinvolgendo settori ogni volta più ampi intorno a ciascuno dei punti proposti. Prendendo come esempio l’unità territoriale: su questo terreno é chiaro che dobbiamo realizzare un lavoro nel quotidiano instaurando relazioni stabili, conoscendoci tra noi baschi, lavorando e sviluppando rapporti umani e politici. Altrettanto si può dire della questione dell’autodeterminazione mettendo in risalto continuamente l’identità di Euskal Herria come popolo.
Questo é il cammino e questa la nostra pratica politica. Per molti anni abbiamo messo da parte il lavoro per la ricostruzione nazionale; in altri termini, abbiamo sperato che arrivasse il giorno in cui avremmo raggiunto gli obiettivi dell’Alternativa, confidando in questo giorno «magico», come se questo giorno avrebbe realizzato ed aggiustato tutto.
In questa speranza abbiamo tralasciato di compiere il lavoro da realizzare nel periodo precedente al conseguimento di questi obiettivi. Allo stesso modo, i principi fondamentali del progetto strategico della sinistra indipendentista si stanno annacquando giorno per giorno, e con essi il futuro stesso di Euskal Herria. Inoltre é di vitale importanza che la sinistra indipendentista superi questo grave errore e cominci a lavorare in vista del progetto strategico dando al lavoro quotidiano l’importanza che merita.
Vogliamo dare coraggio a tutti i baschi perché continuino, con la stessa fermezza e la stessa consegna, ad andare avanti come hanno fatto finora. I problemi del nostro popolo sono gravi, gli Stati francese e spagnolo non regaleranno niente di quanto hanno rapinato prima con le armi. Questi gravi problemi non si risolveranno dalla notte alla mattina e ancor meno se speriamo in questa soluzione in modo passivo, senza far nulla.
Vi chiediamo di far vostra questa Alternativa Democratica che vi abbiamo presentato, che le si dia il suo vero e completo significato e, infine, che i suoi contenuti si leghino alla lotta quotidiana secondo le possibilità di ciascuno per poter cominciare così a costruire da oggi l’Euskal Herria di domani. Euskadi Ta Askatasuna continuerà a lottare per questo.

GORA EUSKADI
ASKATUTA
JO TA KE
INDEPENDENTZIA
LORTU ARTE


(da Herria Eginez, 1996ko Ekaina 36. Zenbakia)

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