SENZA CENSURA N.2 - NOVEMBRE 1996

A CONFRONTO CON LA GENTE DEI MOVE

Da un'intervista a Ramona Africa e Susan Africa

trasmessa sulle frequenza di Radio K Centrale e Radio Città 103 di Bologna il 15 ottobre 1996.

INTERVISTA

(Ramona Africa)

Ona Move!

Viva la Rivoluzione!

Siamo qui in Italia per informare la gente sul caso di Mumia Abu Jamal e sull'organizzazione Move.

Mumia Abu Jamal è un uomo nero detenuto negli Stati Uniti e condannato a morte per un omicidio che lui non ha mai commesso. Noi non permetteremo al governo di assassinare un uomo innocente.

Recentemente è saltata fuori una testimone che ha detto di aver mentito quando ha testimoniato al processo di Mumia. Ha mentito perché la polizia l'ha minacciata. Questa testimonianza è emersa in una udienza pubblica.

Purtroppo però questa testimonianza è stata resa di fronte al giudice Albert Sabo. Adesso è nelle mani di Sabo la decisione sulla riapertura del processo a Mumia. Noi non ci aspettiamo nulla dal Giudice Sabo perché è lo stesso uomo che ha condannato Mumia a morte.

Lui ha palesato il suo odio nei confronti di Mumia Abu Jamal, e non ci aspettiamo nulla nemmeno dalla Corte Suprema della Pennsylvania, dove il caso di Mumia verrà preso in mano dopo che il Giudice Sabo prenderà una decisione in proposito.

La vita di Mumia non è nelle mani del Giudice Sabo, è nelle mani della gente. La gente ha fermato il governo degli Usa che si apprestava ad assassinare Mumia nell'agosto '95; di fronte ad una forte volontà di ucciderlo, è stata di fatto la gente che si è frapposta fra il giudice e Mumia, bloccando la procedura.

Il nostro lavoro però non è terminato; Mumia è ancora in prigione, è ancora nel braccio della morte. E la gente non sarà soddisfatta finché Mumia non tornerà a casa sua, fra la gente a cui appartiene.

Il lavoro di Move è anche quello di far sì che la gente si impegni sul caso di Mumia Abu Jamal e, tramite gli orientamenti del nostro fondatore John Africa, sia motivata a liberarlo. Move ha assicurato la sua lealtà nei confronti di Mumia. Noi ci siamo sempre posti contro al sistema; il caso di Mumia va ben al di là della singola persona Mumia Abu Jamal.

John Africa (il fondatore dei Move - ndt) esortò la gente a denunciare e combattere ogni ingiustizia in cui si imbatteva, disse alla gente di Move di non lasciarsi fottere da ciò che racconta il sistema.

La gente del Move sa benissimo che Mumia non è in prigione per omicidio, ma che è solo una scusa. Mumia è recluso nel braccio della morte perché ha osato dire la verità sul sistema. Ha stigmatizzato moltissimi esempi di ingiustizie e brutalità perpetrate dal governo Usa, ma sono le cose successe al Move che lo hanno maggiormente impressionato: Mumia ha alzato la voce sulle ingiustizie compiute contro il Move.

Se fosse stato per strada quando il governo ha sganciato le bombe su Move, avrebbe fatto luce su questo terribile omicidio plurimo.

Anche dalla prigione però Mumia fece controinformazione sul bombardamento di Move. Mumia ha pubblicato moltissime informazioni e materiali sulla situazione di detenuti politici, sull'oppressione internazionale a cui sono sottoposti. Mumia è soldato per la gente, e con la gente proteggeremo Mumia Abu Jamal.

La gente è forte, abbiamo il potere di salvare Mumia. John Africa ci ha insegnato che essere persistenti è essere forti. Dobbiamo perseverare se vogliamo salvare la vita di Mumia, per cui noi diciamo alla gente qui in Italia e in tutto il mondo di essere forti, di perseverare con forza.

(Susan Africa)

Ona Move!

Viva la Rivoluzione!

John Africa ha insegnato a Move che l'unità è la chiave per il potere. E' questo che noi abbiamo cercato di comunicare a livello mondiale per arrivare alla liberazione di Mumia.

Negli Stati Uniti i college americani erano molto apatici negli anni '80, ma negli anni '90 si è visto un certo risveglio proprio a seguito del caso di Mumia Abu Jamal. Move è stato nelle varie università per informare e invitare la gente a muoversi per Mumia.

Noi siamo stati in Gran Bretagna, Belgio, adesso in Italia, poi in primavera Parigi e Germania, per insegnare, in questi viaggi internazionali, che l'unità è la chiave.

Il sistema è molto abile a creare divisioni che impediscano alla gente di prevalere sul sistema stesso.

Move e il Comitato Amici e Familiari di Mumia sottolineano che combattere per Mumia è libertà, è la sola priorità. Gli altri problemi verranno risolti dopo la liberazione dei nostri detenuti politici. Molto spesso da questa tematica scaturiscono divisioni e ricadute negative per il movimento; il movimento Move non permette ciò e non lascia spazi a deviazioni su questa priorità.

Combattere per la vita di Mumia Abu Jamal e per i detenuti politici, dev'essere la nostra priorità, non possiamo farci deviare su altri problemi. Scontri interni sono proprio quel che vuole il governo per portare il movimento al decadimento. Questo all'interno di Move non si verifica.

Un altro punto importante è che la vicenda di Mumia è legata a tutta una serie di questioni su cui Mumia è impegnato e lavora, dal denunciare la brutalità della polizia, al problema della mancanza di alloggi, alla corruzione, etc. Per questo lavoro Mumia può quindi essere considerato un riferimento per la gente.

John Africa ci ha insegnato che noi abbiamo un solo nemico, che è l'oppressore, e che non bisogna disperdersi, ma mirare al sodo, per non essere sconfitti dal nemico, ma per sconfiggerlo.

Move è in Italia per 'svelare' meccanismi di tirannia messi in atto dal governo statunitense: gli Usa hanno la reputazione di essere grandi protettori dei diritti umani, della libertà di espressione, di parola, di tutto, ma questa è una sporca bugia.

Gli Usa non sono primi in nulla se non nell'oppressione e nella tirannia. In questi 25 anni, in conseguenza dell'attività di Move contro l'oppressione USA, Move ha avuto bombe, morti, pestaggi, centinaia di anni di prigione, e addirittura un condannato per omicidio. Poi tramite i sistemi di propaganda e 'informazione' il sistema americano ha sempre cercato di dimostrare che Move era un movimento razzista, terrorista, violento, per giustificare anche fra l'altro la presenza di Mumia Abu Jamal nelle prigioni.

L'apice della persecuzione di Move si è concretizzata nel bombardamento del 13 maggio '85, ma fin dagli anni '70 la gente è stata massacrata durante la manifestazioni. Addirittura molte donne hanno avuto in conseguenza aborti spontanei, ma nulla è stato detto su questo.

Io sono una membra bianca di Move, da oltre 25 anni. In quanto bianca nel Move sono stata 'punita' in una maniera abbastanza particolare: arrestata, ho subito sentenze due o tre volte più pesanti di quelle dei miei fratelli e sorelle in prigione. Durante la mia detenzione mi hanno internato in un istituto per 'malati di mente', per cercare di rompere la mia identità e i miei orientamenti.

E' lì che ho incontrato Mumia Abu Jamal. Mumia è venuto in ospedale e mi ha fatto un'intervista nella quale io ho parlato anche delle violenze e brutalità compiute nei confronti dei detenuti in questo ospedale psichiatrico.

Dopo questa intervista sono stata cacciata dall'ospedale nonostante l'ordine del giudice. In seguito mi sono fatta 12 anni di prigione; a un certo punto, dopo 50 giorni di sciopero della fame compiuto assieme a sette detenuti del Move, sono stata trasferita in un carcere maschile, sempre per cercare di rompermi, di spezzare la mia resistenza. Mio figlio è stato ucciso nel bombardamento del 1° maggio '85.

Mumia a partire dal 1978 ha cominciato a fare informazione sul processo dei Move 9 (nove militanti Move condannati e tuttora detenuti con l'accusa di aver ucciso un poliziotto - ndt). E' stato l'unico giornalista a raccontare quel che succedeva veramente nelle aule del tribunale. Per questo è stato licenziato da tutti gli incarichi giornalistici che aveva all'epoca. Ha dovuto lavorare come tassista per sostentare la sua famiglia, i suoi figli.

C'è stata una montatura orchestrata in occasione di uno scontro fra suo fratello con un poliziotto. Questo è successo anche perché Mumia è stato chiamato la voce dei senza voce e perché ha parlato in favore di Move. Per questo lui è stato condannato a morte, pretendendo, con l'oppressione e la soppressione di Mumia, di sopprimere la verità.

Per capire la brutalità degli Usa basta pensare che perfino il Sudafrica ha abolito la pena di morte. Gli Usa oltre alla pena di morte conseguente ad un processo, hanno anche altri modi per applicarla. Come si può definire altrimenti un bombardamento come quello del 13 maggio 85? Anche quella è stata un'esecuzione.

Centinaia di poliziotti sono venuti di fronte alle nostre case, preparati ad ucciderci. La ragione ufficiale della loro azione erano le lamentele dei vicini per la presenza di Move. In realtà sono venuti lì per bloccarci in quanto noi continuavamo a reagire contro l'arresto di 9 nostri fratelli e sorelle.

Prima del 13 maggio 85 Move si era mobilitato per spiegare cos'era successo a 9 membri innocenti della famiglia. Il governo non poteva spiegare la propria posizione; noi abbiamo fatto domande a cui il governo non poteva rispondere. Per esempio: nove persone sono state incarcerate per avere ucciso un poliziotto con una pallottola sola. Un solo proiettile non può essere sparato da nove persone! Dopo i nove arresti la polizia ha anche demolito le nostre case, "la scena del delitto".

Di solito la polizia dovrebbe cercare le prove, non distruggerle: già questo è un crimine. In realtà, distruggendo queste case, loro sapevano che la nostra famiglia era innocente.

La mia famiglia è stata accusata di aver sparato, il poliziotto è stato colpito con un proiettile che andava dall'alto verso il basso attraverso la schiena. Evidentemente il colpo era stato sparato da qualcuno che si trovava alle spalle del poliziotto. La gente di Move si trovava in un seminterrato e il poliziotto stava circa due metri sopra di loro!

Ma il punto è che Move non si ferma di fronte all'assassinio o incarcerazione dei nostri fratelli e sorelle. La lotta a cui incoraggiamo la gente è una lotta giusta. John Africa insegna alla gente a ribellarsi, per se stessi. Quando diciamo di impegnarsi per Mumia, intendiamo anche che ciò significa fare qualcosa per voi stessi, perché quando meno te l'aspetti, puoi diventare anche tu una vittima. John Africa ci ha insegnato che la gente ha il potere di imporsi sul governo, di determinarsi.

Il governo non è un monolite, il governo è la gente, ma la gente ha bisogno di capirlo, di capire quanto il potere sia a portata di mano. Il governo sa che la gente ha potere, è per questo che la sentenza contro Mumia non è stata eseguita, nell'agosto '95. E' stato chiaro che la gente, non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo, in tutta Italia, come altrove, non avrebbe permesso l'esecuzione di Mumia Abu Jamal.

John Africa insegna che lo stato è un bullo che è lì ad intimidire, per controllare la gente. Ci si rende conto che sotto il minacciare si cela la debolezza e lo stupore del governo. Quello che ha fatto Move è rimuovere quest'aria di paura, questo potenziale intimidatorio che lo stato pone nei nostri confronti. La gente deve capire che il governo dovrebbe lavorare per la gente.

Ma il governo risponde alle pressioni: al governo non interessa che una cosa sia giusta o sbagliata, quello che lo fa muovere sono le pressioni. Gli Stati Uniti si preoccupano soprattutto della propria immagine, che rivestono in tutto il mondo. Noi dobbiamo minacciare quest'immagine, dobbiamo minacciare la bestia. Noi abbiamo il potere per farlo, dobbiamo solo comprendere le nostre possibilità.

L'ultima cosa che la gente ha bisogno di capire è che i casi di Move o di Mumia non sono casi isolati negli Usa. Questa brutalità, omicidi, ingiustizie, succedono quotidianamente e nessun pubblico ufficiale è mai stato giudicato per queste cose. Prendi il nostro caso: 11 persone assassinate, fra cui 5 bambini, ma nessun ufficiale ne ha risposto.

La differenza per i casi di Mumia e di Move è che con John Africa si è costruito un riflettore puntato su queste vicende. Altri casi non prendono lo spessore che dovrebbero analogamente avere, ma succedono quotidianamente.

Non fatevi fottere dagli Stati Uniti, aprite la testa sul fatto che dovete lottare per voi stessi, capite che tutto ciò non riguarda solo Mumia ma anche voi stessi!

Pensiamo che si debba lottare contro l'oppressione mondiale a livello mondiale.

(Ramona Africa)

Il caso di Mumia Abu Jamal ha piò che altro focalizzato l'attenzione sulla situazione in generale, ha motivato la gente a cercare di capire cosa sta facendo il governo. Il libro di Mumia "Dal braccio della morte" ha aperto gli occhi a moltissima gente in Usa. Dopo questo libro anche molti bianchi della classe media hanno cominciato a mettere in dubbio alcune cose, a questionare sul governo Usa.

John Africa ci ha insegnato che fare contro informazione sulla tirannia è un'ottima tattica rivoluzionaria. Bisogna anche pensare che nessuno è contento del governo, le masse sono semplicemente intimidite dal governo.

Stanno cercando un'alternativa la governo, ma sono spaventate e non la vedono, hanno problemi di sfiducia in se stessi: è la confidenza con se stessi che va ricostruita.

Viva Mumia!

Viva i 'Move 9'!

Viva tutti coloro che lottano per la libertà!

Viva John Africa e tutti quelli che lottano per la rivoluzione!

[torna all'inizio della pagina]

I MOVE IN ITALIA

 

Nel mese di ottobre sono giunti in Italia alcuni rappresentanti dell'organizzazione statunitense 'Move', e cioè Ramona Africa, Susan Africa e Carlos Perez Africa.

Quelle che seguono sono le città in cui si sono svolti incontri o pubbliche assemblee sulla questione di Mumia, tutte piuttosto partecipate sia per la presenza numerosa di pubblico che per l'interesse dimostrato.

Palermo, Reggio Calabria, Cosenza, Salerno, Firenze, Bologna, Torino, Brescia, Venezia, Bassano del Grappa, Milano, Reggio Emilia, Roma.

A Palermo, Cosenza e Venezia i Move hanno ritirato l'attestato che conferiva la cittadinanza onoraria a Mumia Abu-Jamal.

[torna all'inizio della pagina]