SENZA CENSURA N.3 - APRILE 1997

TURCHIA: "VOGLIONO MIO FIGLIO MORTO"

Alle organizzazioni internazionali dei diritti umani e a tutti i democratici: richiesta di solidarietà di Ipek Yldirim Uzun, madre di Murat MESUT UZUN (prigioniero politico in Turchia).

Mio figlio è nato il 5 Aprile 1976. Il 21 Luglio 1995 mentre frequentava l'Università Izzet Baysal di Bolu, è stato arrestato da una unità di antiterrorismo di Ankara. E' stato torturato sino al 29 Luglio e poi trasferito alla prigione di Merkezi Kapali Cezaevine.

Dopo tre processi davanti al tribunale speciale antiterrorismo l'11 ottobre è stato condannato a 12 anni e mezzo con l'accusa di "appartenenza ad una organizzazione illegale" (accusa con cui viene condannata la maggior parte dei prigionieri politici turchi e che si regge su dichiarazioni estorte quasi sempre con la tortura).

L'avvocato dell'Organizzazione dei Diritti del Popolo ha protestato contro questa sentenza senza ottenere alcun risultato. Io ho assistito al processo.

Mio figlio ha letto una dichiarazione in cui affermava di essere stato torturato dalla polizia con l'elettroshock e di essere stato colpito ai reni ed al fegato.

Al processo dell'11 ottobre mio figlio ha partecipato insieme ad altri tre suoi amici. Alla fine del processo abbiamo chiesto di restare cinque minuti con i nostri congiunti, ma i soldati hanno preso mio figlio ed i suoi amici per portarli via. Noi abbiamo letto un documento ed abbiamo protestato. Davanti a noi ed allo stesso giudice i soldati e la polizia hanno bastonato con i manganelli i nostri figli.

Poi ci hanno violentemente sbattuto fuori dall'aula.

Per mio figlio e per i suoi amici quello era il sedicesimo giorno di sciopero della fame con cui protestavano contro il massacro avvenuto nella prigione di Buca: nel settembre 95 polizia e soldati avevano ucciso tre prigionieri colpendoli alla testa con sbarre di ferro.

Questo sciopero della fame è stato portato avanti per 45 giorni. Dopo il trentesimo mio figlio ha cominciato ad avere problemi di salute.

Dopo lo sciopero della fame è stato portato all'ospedale Numune di Ankara, dove è rimasto per 24 giorni.

Io ho avuto il permesso di visitarlo per soli 10 minuti alla settimana. Il suo fegato cominciava ad ammalarsi e alla fine i livelli della transaminasi si erano molto alzati.

Il personale medico non mi ha dato informazioni sufficienti e le uniche notizie che avevo le ricevevo via telefono. Dopo 24 giorni mi hanno detto che forse mio figlio soffriva di epatite B o C e che il suo fegato era ingrossato.

Due giorni dopo sono andata all'ospedale ed ho incontrato un'infermiera che mi ha detto che i livelli erano scesi e che il fegato stava tornando alla normalità.

Dopo lo sciopero della fame ogni cosa stava tornando normale e pertanto avrebbero rimandato mio figlio in carcere. Per tre mesi è stato sottoposto a controlli medici, ma ciò non impediva che venisse maltrattato: per esempio, durante il tragitto per andare in infermeria veniva sempre picchiato dai soldati.

Il 16 gennaio 1996 lo hanno trasferito nella prigione di Buca. Quando è arrivato ha dovuto subire, insieme ai suoi amici, 13 ore di tortura, dopo di che ha dovuto aspettare per ore in una cella umida.

Mio figlio ha preso parte allo sciopero della fame ad oltranza per protestare contro i decreti del ministro di giustizia Mehmet Agar. Lo sciopero è durato 69 giorni, dopo i quali hanno dovuto trasportarlo in ospedale.

Quando è tornato in prigione è stato visitato da un prigioniero, dottore, che gli ha trovato il fegato pericolosamente ingrossato. Ha chiesto di essere trasportato in ospedale, ma durante il trasporto è stato picchiato selvaggiamente dai poliziotti con il risultato di non poter essere neanche visitato. E' stato così riportato in prigione.

Due settimane dopo ha chiesto di essere trasferito all'ospedale ma i poliziotti hanno aspettato il pomeriggio per eseguire la richiesta. All'ospedale i medici hanno detto che i prelievi di sangue si eseguivano di mattina e che perciò doveva ritornare la mattina seguente.

Ancora oggi questo tipo di trattamento ignobile continua. Mio figlio continua a soffrire di edemi alle gambe e, dopo un anno e tre mesi di prigione soffre di ingrossamento del fegato, infiammazioni e fratture ai legamenti, problemi alla vista e tanti altri disturbi provocati dalla tortura. Da molti mesi il personale amministrativo della prigione impedisce il necessario trattamento medico ed il trasferimento in ospedale. Lo stesso si verifica per Kalender KAYAPINAR e per Mustafa KAYA nella prigione di Bursa, per Yunus YAMAN ad Ankara e per Umit GONUL ad Aydin. A tutti loro viene impedito il trattamento medico e in questo modo vengono uccisi piano piano.

Vogliono uccidere mio figlio in questo modo.

Io chiedo alle organizzazioni internazionali umanitarie e democratiche l'aiuto per salvare mio figlio.

La mamma di Murat Mesut Uzun
Ipek Yildirim Uzun

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