SENZA CENSURA N.3 - APRILE 1997

ALBANIA: IL PAESE DELLE AQUILE

TESTO DI UN VOLANTONE DIFFUSO DURANTE UN'INIZIATIVA IN SOLIDARIETÀ CON IL POPOLO ALBANESE TENUTASI A BOLOGNA NEL MESE DI MARZO

Dalla metà del sedicesimo secolo, dopo 40 anni di resistenza accanita guidata da Skanderberg, l'Albania viene conquistata dai Turchi e ne diventa possedimento fino ai primi anni del 1900.
Con l'attenuarsi dell'influenza politica turca, l'intera area balcanica attira le mire espansionistiche dell'Impero Austro-ungarico e della monarchia italiana.

Negli anni '20 quest'ultima cerca di creare una presenza militare a Valona, ma il tentativo fallisce per l'ostilità della popolazione che insorge e ricaccia indietro le truppe italiane.
Fino alla Seconda Guerra Mondiale l'Italia riesce comunque ad esercitare la sua influenza politica, prima con il sostegno alla monarchia di Re Zogu e, in seguito alla sua caduta, attraverso una nuova presenza delle truppe italiane.
Così la terra delle Aquile diventa parte del Regno d'Italia e d'Albania.

Viene quindi coinvolta nella guerra imperialista scatenata dal nazifascismo e usata come base di partenza per l'aggressione alla Grecia.

Ancora una volta è la città di Valona a guidare la resistenza del Popolo Albanese con la guida di Enver Hoxha e del Partito del Lavoro albanese, resistenza che porta alla liberazione dall'occupazione fascista senza alcun intervento delle truppe alleate (unico Paese in Europa) e alla formazione, per la prima volta nella storia di questo popolo, di una entità statale autonoma ed indipendente.
Viene così instaurata la Repubblica Comunista che governerà il paese fino al 1991.

L'onda d'urto del crollo dei Paesi dell'Est e il dissolvimento del blocco comunista arriva in Albania con qualche anno di ritardo, ma la travolge in modo drammatico, provocando un terremoto politico e sociale di cui gli esodi biblici verso l'Italia sono uno dei tanti aspetti.
In questi ultimi cinque anni di Amministrazione Berisha il Paese, già poverisssimo, con un reddito pro-capite tra i più bassi d'Europa, vede un progressivo e costante smantellamento del pur misero tessuto produttivo (prevalentemente agricolo) e diviene un serbatoio di manodopera a costi bassissimi che quindi attira speculatori ed avvoltoi di ogni risma.
Mentre si spendono fiumi di inchiostro sulle finanziarie, nessuno si preoccupa di evidenziare lo sciacallaggio del branco di imprenditori grandi e piccoli (il 75% italiani) che, giustificando la loro presenza con ogni sorta di illuminazione umanitaria, realizzano profitti da capogiro sulla pelle degli albanesi.

Ma che cosa sono queste finanziarie?

Società nate nel 1992 e cresciute a macchia d'olio negli anni successivi. Inizialmente erano concentrate a Valona. Le più grandi avevano nomi come Vefa, Kamberi, Gjallica, Cfnat, Xhoferri, che rappresentavano le contrazioni dei nomi e cognomi dei proprietari.

Invitavano gli albanesi a depositare i loro soldi contro interessi altissimi. Facevano condizioni da capogiro: inizialmente l'8% di interessi mensili, che corrispondono a circa il 100% annuo, nel 1995 altre società ampliarono il gioco arrivando a promettere interessi mensili fino al 25%.

E, quel che è peggio, per i primi quattro anni gli interessi venivano corrisposti. L'infernale meccanismo messo in piedi dalle finanziarie ha permesso investimenti molto redditizi nei vari mercati neri di cui quello della guerra jugoslava era solo il più fiorente.

Le orde di "finanzieri" so sono potute scatenare nelle più svariate attività: armi, carburante, sigarette, droghe vengono commercializzate con grandi capacità manageriali e organizzative, come ad esempio con il "pacchetto ragazze albanesi" che permetteva lo sbarco in Italia, con tanto di passaporti rubati e visti falsi, dietro il pagamento di modiche cifre e la garanzia del trasporto a destinazione dei panetti di marijuana.
Si sono formati patrimoni immensi gestiti da "amministratori" gran parte italiani delle varie organizzazioni, che già sono pronti a spostarsi nei vicini mercati della Macedonia, del Montenegro, del Kossovo.

Sali Berisha, un "grande democratico"

Chi è Sali Berisha?

Laureatosi in medicina alla fine degli anni 60, resta nella facoltà di medicina di Tirana in veste di assistente e mostra subito le sue doti di arrampicatore: in venti anni colleziona cariche fino a diventare uno dei medici della Clinica Governativa e Segretario dell'Organizzazione dei Comunisti del Centro Universitario di Tirana.

Coglie al balzo il crollo dei paesi dell'Est e passa da Comunista ad indeciso ad "accanito oppositore del comunismo".
Nel 1990 fonda il PDA, Partito Democratico Albanese, e nel 1992 è eletto Presidente della Repubblica.
Inizia così la "normalizzazione democratica" che ci porta fino a questa primavera.

Gli albanesi in Italia

La maggior parte dei 56.336 albanesi legalmente impiegati in Italia, insieme alla cifra stimata in 100.000 di quelli che lavorano illegalmente, è entrata nel paese dopo la caduta del comunismo in Albania nel 1991.

In Italia gli immigrati clandestini occupano il 30% dei lavori al mercato nero e costituiscono un terzo della popolazione carceraria, secondo il ministro della giustizia, Flick.

Gli albanesi sono il gruppo più numeroso di immigrati dai Paesi dell'Europa orientale: l'ex Jugoslavia è la seconda con 51.518 immigrati legali e la Polonia si trova al terzo posto con 21.293.

Il numero dei clandestini espulsi negli ultimi anni è salito drammaticamente: soltanto nei primi sei mesi del 1996 si è arrivati alla cifra record di 4.832 stranieri espulsi e di altri 115 arrestati.

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LA VOCE DELL'AMERIKKKA...

American Foundation For Eastern Europe, 10 marzo 1997

Il popolo americano esprime tutta la sua simpatia per il Presidente Berisha e per il coraggioso popolo albanese in lotta contro la mafia comunista.
L'America e i popoli dell'Europa Orientale sono orgogliosi del coraggio e della determinazione mostrati dal Presidente Berisha.

Dopo la caduta del comunismo gli ex comunisti e il loro alleati della guerra fredda, e in special modo alcuni gruppi internazionali, usano i mezzi della cospirazione politica e finanziaria per attaccare le giovani democrazie dell'Europa orientale.
Questa mostruosa coalizione rappresenta il più terribile pericolo per i Paesi dell'est e dei Balcani e in particolar modo per l'Albania.

Ironicamente i comunisti giocano ora la carta delle libertà civili e democratiche per cercare alleati fra i governi e gli strumenti di comunicazione occidentali.
E' veramente stupido non accorgersi che il comitato di salvezza nazionale di Vlora e i suoi dirigenti sono tutti ispirati dalla Mafia del KGB.

E infatti, dopo la rivoluzione anticomunista in Romania nel dicembre 1989 i Comunisti usarono lo stesso nome per la loro organizzazione
E anche se il loro interessi sono gli stessi della mafia comunista e hanno portato allo sfascio l'economia rumena, essi hanno ricevuto aiuti tanto dai governi occidentali quanto dal KGB russo per oltre 7 anni.
L'Albania corre oggi lo stesso pericolo.

I governi occidentali devono aiutare il Presidente Berisha e il popolo albanese e non devono invece forzare il presidente Berisha a scendere a compromessi inaccettabili con comunisti, pistoleri e mercenari di ogni risma.
C'è un solo modo di fare giustizia quando dei pistoleri attaccano la popolazione innocente e un governo democraticamente eletto.
E' questo è il modo con cui il presidente Berisha sta operando, anche con l'uso dell'esercito.
La memoria dei milioni di vite distrutte durante i 50 anni della dittatura comunista e il pericolo di un governo diretto dalla mafia comunista in Albania devono rafforzare la decisione di Berisha e del popolo albanese di combattere con coraggio e determinazione

Elena Visan
Executive Vice President

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