SENZA CENSURA N.4 - NOVEMBRE 1997

COMUNICATO DI EUSKADI TA ASKATASUNA

Comunicato emesso da ETA e pubblicato il 23-7-97 da Egin

ALL'OPINIONE PUBBLICA INTERNAZIONALE

Euskadi Ta Askatasuna (Patria Basca e Libertà) assume, attraverso questo comunicato, la totale responsabilità dell'arresto (10 luglio) e poi dell'esecuzione - allo scadere delle 48 ore concesse (12 luglio) - del membro del Partido Popular e consigliere di Ermua (Bizkaia) Miguel Angel Blanco Garrido.

L'azione armata compiuta dalla nostra organizzazione s'inquadra all'interno della campagna a favore dei diritti dei prigionieri politici basche e rappresenta un mezzo di pressione nei confronti del governo spagnolo del PP perché ponga fine alla strategia di sterminio contro i baschi che lottano e che sono detenuti in suo potere;

La nostra azione ha creato grande commozione nella classe politica e nell'opinione pubblica spagnola, e il governo spagnolo ha lanciato la parola d'ordine "basta ya!" (adesso basta!) come consegna affinché la società spagnola dia un'impressionante dimostrazione del suo "essere stufa". La Spagna, come ai tempi di franco, si è vista convertita in una grande Piazza d'Oriente, il cui unico obiettivo è stato quello di criminalizzare e annichilire l'indipendentismo basco.

Nel momento di affrontare la volontà della maggioranza della società basca circa la rivendicazione di "Presoak Euskal Herria!" (i prigionieri in Euskal Herria) e di fronte all'arresto del consigliere del PP, il governo spagnolo ha preferito cercare di dissimulare l'immobilismo e la cecità, e abbandonare alla propria sorte Miguel Angel Blanco, come precedentemente aveva fatto con Ortega Lara, e potenziare una caccia alle streghe senza precedenti contro la sinistra abertzale (patriottica).

ETA assume, e assumerà in futuro, a testa alta, le conseguenze che dal conflitto deriveranno, per quanto dure e dolorose possano essere. Ma può la classe politica spagnola dire lo stesso? Possono i politici spagnoli e francesi guardare alla storia senza arrossire di vergogna, senza paura di trovare tutta l'ingiustizia, l'odio, il dolore e la vendetta che hanno seminato? Ferite sanguinanti che alimentano l'attuale conflitto armato tra Euskal Herria e la Spagna.

"ADESSO BASTA!"

"Adesso basta!" si dice in euskara "Aski da!". E l'opinione pubblica internazionale dovrebbe fare uno sforzo per cercare di ascoltare e comprendere la litania "Aski da!" che Euskal Herria sta lanciando

"Adesso basta!", in primo luogo, con la negazione del diritto all'autodeterminazione da parte di Spagna e Francia, con la negazione del diritto di decidere noi stessi il nostro futuro come Popolo.

"Adesso basta!", in secondo luogo, con l'occupazione militare e poliziesca, con l'oppressione armata. Euskal Herria è stanca di essere terreno di sperimentazione poliziesca, di essere cavia per i più sofisticati e brutali metodi di tortura.

"Adesso basta!", anche, con i sequestri coperti dalla legalità spagnola come quello di cui sono stati e sono vittime centinaia di baschi che lottano nelle galere spagnole, dove si muore per mancanza di assistenza medica, "suicidio" o pestaggi. E basta con i sequestri e le esecuzioni vergognose, non rivendicate, come quelle di Lasa e Zabala o quelle più recenti dei compagni "Amuk" e "Basajun".

"Adesso basta!" d'essere trattati come cittadini di seconda classe nella nostra terra, d'essere giudicati da giudici stranieri, leggi straniere, lingue straniere mai accettate se non sotto la minaccia del castigo e dell'emarginazione. Generazioni e generazioni di Baschi hanno appreso sulla propria pelle che col sangue si ottiene tutto., basta col mendicare aiuti per fermare il terribile genocidio culturale e linguistico provocato dall'umiliante sottomissione alle vicine culture francese e spagnola.

"Adesso basta!", infine, con il terrorismo spagnolo e francese, per quanto protetto dalle loro leggi, mai approvate dai baschi...

RICHIESTA AL GOVERNO SPAGNOLO

C'è un solo modo di superare tanta sofferenza, ed è quello di constatare razionalmente l'esistenza di un conflitto politico e affrontarlo nella maniera più democratica e giusta possibile: dialogando e giungendo ad accordi che rispettino la volontà si Euskal Herria. E' passato un anno da quando ETA si è rivolta al governo spagnolo attraverso la proposta di una soluzione pacifica del conflitto armato tra Euskal Herria e Spagna. Una richiesta accompagnata dalla sospensione per una settimana delle azioni armate. Una richiesta che non chiedeva nulla di più che una dichiarazione di disponibilità che servisse ad iniziare a tracciare il sentiero della Pace.

La proposta di pace di ETA continua ad essere valida: il riconoscimento del diritto di autodeterminazione per Euskal Herria, comprendendo tutto il suo territorio, e l'accettazione anticipata del risultato del dibattito democratico in condizioni che per determinare il proprio futuro si devono dare alla società basca, provocherebbe un cessate il fuoco da parte di ETA.

Ma l'arroganza, la cecità politica e l'impotenza del PP hanno fatto sì che un anno dopo il governo di Aznar continui a guadagnare tempo per perpetuare il suo potere nella Moncloa e perdendo tempo di fronte alla Storia. In mancanza di una risposta positiva, di una risposta di Pace, la Spagna ha generato una nuova versione politica dello stato d'eccezione per Euskal Herria. Uno stato di eccezione che ha significato negli ultimi mesi: un cittadino basco arrestato ogni poche ore; la criminalizzazione di una formazione politica come Herri Batasuna che, se si raffrontasse la popolazione basca con quella spagnola, godrebbe del voto di 2 milioni 700 mila elettori; sequestri e torture con la protezione delle istituzioni; una società spagnola mediatizzata che di fronte a fatti gravi reagisce come se si trovasse in un immenso campo di calcio.

Si nasconde all'opinione pubblica internazionale la portata dell'attuale conflitto fra Euskal Herria e Spagna. Un rapido calcolo aritmetico comparativo della popolazione potrebbe dimostrare che se gli spagnoli difendessero l'indipendenza di una Spagna occupata con la stesa tenacia con la quale ETA difende l'indipendenza di Euskal Herria, avrebbe permanentemente più di 8.000 prigionieri politici spagnoli in carceri straniere.

Un problema di tale portata non si risolve con cantici di rifiuto, né con campagne isteriche, né con assalti alle sedi politiche con la protezione della polizia e sotto il comando di poliziotti mascherati da "cittadini stufi". Né tanto meno si risolve contando sulla collaborazione dei "vendipatria" e dei collaborazionisti come quelli del PNV, il cui unico interesse è apparire in Spagna come Baschi buoni e sottomessi, mentre sono intenti a confabulare nei corridoi del palazzo. Non si risolve con azioni poliziesche, né con collaborazioni internazionali. Perché il problema non è ETA. ETA non è altro che l'espressione più acuta dei cittadini baschi che non possono più sopportare passivamente l'oppressione franco-spagnola.

E il governo spagnolo sa bene che la mano di ETA è tesa per la Pace, così come sa bene che ETA non porrà fine alla lotta fino al conseguimento della libertà per Euskal Herria.

I PRIGIONIERI DI EUSKAL HERRIA

Il governo spagnolo ha inflitto un colpo ad ETA con l'operazione militare che ha liberato Ortega Lara dopo 532 giorni di arresto. Tale esito poliziesco costituisce al tempo stesso un fallimento per il governo di Aznar ed in particolare per il suo Ministro dell'interno Mayor Oreja, così affezionato ai colpi sensazionali. Una recrudescenza repressiva con la quale occultare una realtà che nuovamente affiora con tutta la sua crudezza.

Costituisce un fallimento in quanto si è mostrata con evidenza la crudeltà di un governo che non ha dubbi nel sacrificare i suoi carcerieri per continuare a mantenere il ricatto umano e politico contro i prigionieri baschi e i loro familiari. Un governo per il quale Ortega Lara ha rappresentato anche un'inversione umana in vista delle prossime elezioni generali. In definitiva un governo debole, in quanto non possiede la forza sufficiente per intraprendere l'umanizzazione del conflitto, e si arrocca in mobilitazioni mistificate, sottraendosi alle proprie responsabilità e nascondendo le proprie miserie

ETA ha rinnovato in numerose occasioni la decisione di sospendere le azioni armate contro i carcerieri spagnoli una volta che verranno rispettati i diritti dei prigionieri politici baschi e che questi verranno trasferiti dalle carceri spagnole a quelle di Euskal Herria, nel rispetto delle leggi spagnole.

Al governo spagnolo non bastano mai il tempo ed i mezzi per dare i segnali necessari. Non è questione di 48 ore o di 532 giorni: la politica di dispersione dura già da dieci anni a ha spezzato numerose vite di prigionieri e familiari. E la giustizia ad Euskal Herria dice che i prigionieri baschi devono tornare in Euskal Herria, adesso!

Così, quindi, l'azione contro il consigliere del PP si inquadra nella campagna di pressione che ETA sta portando aventi perché il governo, assumendosi le proprie responsabilità, dia vita ad una forma di dialogo con gli interlocutori designati dal collettivo dei Prigionieri Politici Baschi. Perché il governo spagnolo, rispettando la sua propria legalità, smetta di utilizzare la polizia penitenziaria come strumento di tortura e di ricatto umano.

"AKI DA! BAI!"

Rispetto al comprensibile dolore dei familiari e degli amici di Miguel Angel Blanco, ETA denuncia: l'irresponsabilità politica del PP e dei partiti che lo hanno appoggiato nel suo immobilismo; la brutale campagna dei media e delle istituzioni portata avanti in questi giorni per eludere le proprie responsabilità; il potenziamento del linciaggio poliziesco e parapoliziesco con la sinistra abertzale, con tutti i rischi che produce questa politica.

Sebbene la rancida spavalderia poliziesca di coloro che si sentono più forti e meglio armati dell'avversario e la caratura morale che dimostrano giorno dopo giorno il governo e i suoi complici autonomisti lo rendano difficile, Euskadi ta Askatasuna fa appello al senso comune e a quello politico. Senso politico per fare un passo verso il cammino della Pace che l'Alternativa Democratica è andata indicando ormai da due anni.

"Aki da!, bai!" che abbia il valore di accettare e rispettare la decisione sovrana di Euskal Herria.

Euskal Herria, luglio 1997

ETA

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