SENZA CENSURA N.4 - NOVEMBRE 1997

DIRITTO D'ASILO E RESISTENZA BASCA

Blanka Kalzakorta, membro del Gestoras Pro - Amnistia

Il Consiglio dei Ministri dell'Unione europea celebrato a giugno del 1996 a Firenze propose un nuovo Accordo d'estradizione, da ratificare attraverso i parlamenti dei 15 stati. successivamente, nel mese di dicembre il Governo spagnolo portò la proposta al Vertice di Dublino di soppressione del Diritto d'Asilo (nella cornice) dell'Unione Europea.

Il recente vertice di Amsterdam, sebbene non soddisfi le pretese spagnole di soppressione di questo istituto, introduce alcune restrizioni che sono in contrasto con l'accordo di Ginevra per la protezione dei rifugiati e dichiarazioni posteriori in materia.

Le due proposte, pianificate dal Governo spagnolo con l'inestimabile appoggio del Governo francese, sono specialmente dirette alla battaglia contro la dissidenza e resistenza politica basca, e come sempre non si stancano di insistere i responsabili governanti spagnoli.

L'obiettivo di questo intervento non è l'analisi dei due accordi, ma il mostrare la realtà di persecuzione politica in Euskal Herria; pertanto, l'esistenza di perseguitati/e e esiliate/i politiche/i baschi/e, e loro corollario è la necessità di difendere il Diritto d'Asilo, di fronte ad una Europa in costruzione, edificata sulla restrizione dei diritti e delle libertà fondamentali, sulla negazione dei Popoli di questo vecchio continente.

Rifugiati/e e esiliate/i politiche/i baschi/e: una storia drammatica

L'esistenza di rifugiati/e o esiliati/e politiche/i baschi/e in questo secolo risale alla fine della guerra civile nello Stato spagnolo dopo il golpe di stato fascista guidato da Francisco Franco contro la Repubblica.

Decine di migliaia di baschi/e fuggirono dalla repressione e persecuzione politiche, cercando rifugio nelle province basche del nord (sotto il dominio francese) e molti anche in paesi del Latino America.

Questa situazione si mantiene durante tutta la dittatura, incrementando la repressione e la persecuzione anche come misura di prevenzione verso coloro che, nel Paese Basco, iniziavano a prendere coscienza della situazione d'oppressione e repressione venendosi cosi a generare una dinamica di Resistenza contro la dittatura e per la Sovranità Nazionale.

In questo quadro politico la sistematica violazione dei diritti umani e la repressione sui settori più coscienti della realtà basca diede vita a importanti dimostrazioni di solidarietà a livello internazionale, da mettere in evidenza le mobilitazioni contro i processi di Burgos (con varie condanne a morte) e davanti alle esecuzioni di 5 militanti (2 dell'organizzazione armata basca ETA e 3 antifascisti del FRAP) il 27 settembre 1975.

Con la morte di Franco, a novembre del 1975, ha inizio nello Stato Spagnolo un processo nel quale, lontani dal reclamare le soddisfazioni delle rivendicazioni democratiche assunte e difese fino a questo momento dalla maggior parte delle forze politiche, queste patteggiano con i poteri franchisti assumendo la formula della Monarchia (l'attuale Re Juan Carlos de Borbon fu nominato e imposto da Franco).

Con l'assunzione delle imposizioni franchiste (ricordiamo la frase del dittatore: " lo lascio tutto legato e ben legato") i "contrattanti" garantivano l'impunità dei responsabili delle sistematiche violazioni dei diritti umani durante la dittatura, che non solo si vanno confermando nelle loro postazioni, ma che sono anche in ascesa (nella Polizia e Guardia Civile nell'Esercito e Magistratura), e finalmente riadattano una Costituzione che negando il diritto dei popoli alla loro libera determinazione arriva a legittimare la carta dell'Esercito come garante dell'unita Spagnola.

Detta Costituzione, sottoposta a referendum il 6 dicembre del 1978, fu ampiamente rifiutata nel Paese Basco, proprio perché nega il diritto dell'Euskal Herria alla sua libera determinazione e perché continua a mantenere i pilastri del franchismo nel "processo di Transizione democratica" recentemente iniziato.

Conseguenza diretta di questo Processo di Riforma e non di rottura con il vecchio regime, è che nonostante la scarcerazione di tutti i/le prigioniere/i politiche/i baschi/e dopo vari mesi di mobilitazione in Euskal Herria (si è dato un indulto e non un'Amnistia come il Popolo Basco reclamava) gli stessi apparati repressivi si mantengono (ancora oggi), sebbene cambi la denominazione: così, le leggi antiterroriste che promuovono l'incomunicabilità tra i detenuti assicurando copertura e impunità alla tortura, o l'esistenza di un tribunale speciale (il Tribunale dell'Ordine Pubblico franchista viene sostituito dall'Udienza Nazionale; o la politica del ricatto e castigo permanenti verso i/le prigioniere/i politiche/i baschi/e (nella misura in cui la lotta per la Sovranità Nazionale continua, si incominciano nuovamente a riempire le carceri di militanti baschi), trasferiti/e prima nelle carceri basche , confinati/e in prigioni di massima sicurezza, per poi essere disperse/i per tutta la geografia penitenziaria spagnola, totalmente isolati, e sottomessi a costanti aggressioni e vessazioni.

In relazione ai rifugiati/e politiche/i baschi/e interessa segnalare che in queste condizioni sono molti quelli che non ritornano in Euskal Herria, di volta in volta la già lunga lista continua a crescere.

Da parte dei governanti spagnoli la risposta di fronte a questo collettivo è anche quella della repressione (oltre le loro frontiere) che preferisce la forma della guerra sporca o squadroni della morte (questa tappa ha inizio alla fine del 1977), che assassinano i rifugiati e cittadini dei Paesi Baschi del Nord e realizzano attentati contro associazioni, scuole, librerie (anche in Venezuela dove in un azione di questi squadroni muore un matrimonio tra rifugiati/e politiche/i e cittadini/e baschi/e nel 1981)...

In una prima tappa che va dalla fine del 1973 all'inizio degli anni '80, le la azioni sono rivendicate con la sigla tripla "A", Guerriglieri di Cristo Re, Battaglione Basco Spagnolo... e sono commesse da mercenari legati a gruppi fascisti italiani, francesi (OAS), sudamericani e spagnoli, elementi con i quali i Servizi d'Inteligence Spagnoli (SECED e dopo CESID) mantennero contatti fin dagl'inizi degli anni '70 (in cambio delle azioni contro i rifugiati li si pagava ed inoltre gli si garantiva l'impunità).

Successivamente, e dopo l'ascesa del PSOE al Governo nell'ottobre del 1982, le grandi linee della repressione contro Euskal Herria e la Resistenza Politica Basca non solo si mantengono, ma alle stesse si somma eufemisticamente la così detta "collaborazione internazionale" (consacrata nel conosciuto piano ZEN-Zona Speciale Nord), che dopo un processo di criminalizzazione verso i rifugiati, persegue la sua estradizione, deportazione o consegna diretta.

Il caso più drammatico e a volte eloquente di questa collaborazione lo costituisce senza alcun dubbio il governo francese. Se prima delle elezioni presidenziali del 1981, Francois Mitterand si compromise a concedere lo status di rifugiato ai baschi/e del Sud che si esiliavano nel Nord, una volta nel Palazzo dell'Eliseo si dimenticò di questa promessa e prima della vittoria del PSOE nello Stato spagnolo, cominciarono a pianificarsi ogni volta più difficoltà per raggiungere una minima regolazione, negando perfino i permessi di residenza e lavoro. Per di più, quando gli squadroni della morte dei GAL (Gruppi Antiterroristi di Liberazione che, solo ora si sta chiarendo, furono una creazione del governo socialista e sono responsabili di 28 morti, la maggior parte esiliati/e baschi/e) iniziarono ad agire nel Paese Basco Nord, nell'ottobre del 1983, l'attitudine della polizia francese fu contraria a ciò che una buona logica può far dedurre, si concentrò nel controllo, la persecuzione e detenzione degli esiliati, è dire delle vittime dirette degli squadroni della morte (recenti dichiarazioni delle polizie spagnole indicano che le polizie francesi hanno partecipato insieme ai loro omologhi spagnoli in queste operazioni, procurando informazioni e poi copertura per la fuga degli assassini).

E questa repressione e persecuzione arrivò ad includere l'estradizione dei rifugiati (settembre del 1984 nei momenti in cui più infuriavano gli attentati dei GAL) e la deportazione in un mezzo centinaio di vari Paesi (Togo, Algeria, Capo Verde, Venezuela, Ecuador, Repubblica Dominicana....).

La traiettoria del governo francese ha attraversato questi percorsi, essendo stati estradati più di 60 rifugiati, consegnati alla polizia spagnola più di 200 e incarcerandone in questi momenti una sessantina.

Aumenta la collaborazione internazionale contro i/le rifugiate/i e esiliati/e politiche/i baschi/e

Oltre alla posizione francese già commentata e dalla quale si possono chiaramente dedurne le ragioni politiche ed economiche, il Governo spagnolo ha tentato di riprodurre questo processo in altri paesi, con un esito diseguale.

Al tentativo d'estradizione di Esteban Murillo da parte delle autorità messicane e che si risolse con il riconoscimento del carattere politico delle imputazioni che si realizzavano, seguì la retata contro i rifugiati/e baschi/e in Uruguay (13 detenuti in maggio del 1992), la detenzione dei rifugiati in Belgio nel mese di maggio del 1993, o quella di un rifugiato in Lisbona a luglio del 1995, chi dopo essere stato messo in libertà e rifiutata l'estradizione è nuovamente detenuto nel marzo 1996 e la sua estradizione è sollecitata nell'ottobre dello stesso anno.

Questi fatti sono un esempio che ci permette di visualizzare la strategia spagnola nei riguardi dei rifugiati/e basche/i, e anche in altri paesi, e inoltre sono un punto d'inflessione a partire dal quale l'internazionalizzazione della repressione verso gli/le esiliati/e baschi/e non ha fatto che incrementare.

Blanka Kalzakorta,
membro del Gestoras Pro - Amnistia

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