Senza Censura n. 3/2000

[ ] Nato, Esercito europeo e industria bellica



A partire dal Vertice di Saint-Malo i paesi europei coinvolti nell'OCCAR1, hanno intrapreso mosse concertate per lo sviluppo delle capacità militari europee in grado di poter sostenere iniziative comuni e autonome di politica estera e sicurezza, assunte poi dal Consiglio Europeo di Helsinki.
Già dai primi anni 90 si era sviluppata la necessità da parte dei paesi europei di dotarsi di capacità militare in grado di proiettarsi autonomamente in missioni non legate puramente alla difesa territoriale, note come compiti di Petersberg (peace-keeping, peace-building, peace-enforcing, crisis-managment, polizia internazionale).
Con Helsinki, nel dicembre 1999, viene definitivamente rilanciata la Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD) con la decisione della creazione di un Corpo d'Armata Europeo di dimensioni e capacità consistenti, tenendo conto di quanto emerso durante la guerra in Ex Jugoslavia, in termini di incapacità a sostenere autonomamente lo "sforzo bellico", dipendendo costantemente da uomini e mezzi americani. Il consiglio di Helsinki ha altresì determinato che i costi del nuovo esercito debbano essere ripartiti tra i vari stati comprendenti l'unione attraverso l'individuazione di criteri oggettivi (stile Maastricht).
In uno studio realizzato nel luglio 2000 da AIAD (ASSOCIAZIONE INDUSTRIE PER L'AEROSPAZIO E LA DIFESA) e I.A.I. (ISTITUTO AFFARI INTERNAZIONALI) dal titolo L'ITALIA E LA DIFESA EUROPEA si affrontano in maniera approfondita quali sono le necessità di rilancio dell'industria degli armamenti italiana in funzione di una presenza significativa dell'esercito italiano e della sua industria nel panorama internazionale, facendo ben comprendere quale sia il suo ruolo attivo nella politica imperialista italiana ed europea.
Secondo lo studio in questione risulta che, dalle operazioni militari in Ex Jugoslavia, è emersa la netta superiorità tecnologica e militare degli Stati Uniti, in termine di mezzi e uomini, rendendo consapevoli i paesi europei della loro incapacità di poter assolvere in maniera autonoma i compiti derivanti da conflitti di quella intensità. Le Forze Armate europee sono obbligate a confrontarsi, per assolvere al meglio alle necessità militari della politica imperialista degli stati UE, con quello che gli USA hanno battezzato RMA (Revolution in Military Affairs), cioè l'ingresso prepotente delle nuove tecnologie, soprattutto elettroniche, nella conduzione delle operazioni militari a tutti i livelli, e di conseguenza con la necessità di sviluppare al massimo la propria capacità di ricerca, produzione e utilizzo delle nuove tecnologie militari, in funzione di un loro utilizzo anche in chiave civile, secondo il principio del dual-use (con ovvio risparmio di denaro), sulle spalle dei proletari che continuano a pagare il prezzo della crisi.
Ma sempre secondo lo studio AIAD/IAI, la situazione di partenza dei singoli stati è molto diversa, è questo necessita che si formi un "nucleo duro" che maggiormente si impegni in questo processo. Le conseguenze di uno scarso contributo dell'Italia, sia finanziario, sia di tecnologia e ricerca, determinerebbe, non solo un minor prestigio internazionale, ma una ridotta capacità di manovra politica all'interno dell'unione e verso l'esterno di essa.
La Gran Bretagna dispone già di un esercito interamente professionale con una forte capacità di proiezione esterna (necessità ben compresa dopo la guerra delle Falkland e l'esperienza coloniale). Francia, Germania e Italia, necessitano ancora di forti riduzioni del numero del personale militare, di un loro accrescimento tecnologico e professionale, in funzione di una loro maggiore capitalizzazione.
All'inizio degli anni 90, i bilanci della difesa, si sono sostanzialmente ridotti, sebbene dalla metà dell'ultimo decennio abbiano fatto registrare una loro stabilizzazione.
Ma la capacità di sviluppo del nuovo modello di difesa europeo non può che nascere dallo sforzo sia politico che economico delle singole realtà nazionali. E visto che l'Italia non deve assolutamente rimanere fuori da eventuali direttori europei, come garanzia, è necessario svolgere un ruolo primario nella produzione di sicurezza.
Ma questo progetto, affiancato al contributo ad impegni analoghi in sede Nato, come la partecipazione all'ARRC (Alliad Rapid Reaction Corp), implica in ogni modo, uno sforzo aggiuntivo di risorse economiche in quei progetti che devono coprire le carenze emerse in sede UEO.
Il confronto tra il budget per la difesa (ovvero la spesa connessa al cosiddetto CORE BUSINESS delle forze armate,i fondi disponibili per lo strumento militare vero e proprio) tra i paesi europei indica per l'Italia uno stanziamento di circa 21.500 miliardi di lire, contro i 47.000 miliardi della Germania, i 50.000 della Francia, e i 66.500 miliardi della Gran Bretagna.
Se la spesa per il personale indica le forze impiegabili in termini di uomini, la spesa per investimenti in mezzi, materiali e ricerca, influenza un elemento vitale per la produzione di sicurezza: gli armamenti.
Secondo le valutazioni riportate nella ricerca AIAD/IAI l'investimento necessario alla modernizzazione del sistema militare si aggira attorno ai 10.000 miliardi l'anno per 10 anni. Se consideriamo che la voce investimenti nel Bilancio della Difesa del 1999 era di circa 5.000 miliardi vuol dire raddoppiarne il valore, avvicinandosi alla media degli altri paesi europei. Tale cifra è analoga a quella individuata da altri istituti indipendenti europei, tale da soddisfare le esigenze di "concorrenzialità", in termini di produzione della difesa con gli altri paesi europei, e di conseguenza un maggiore peso politico. Inoltre riprendendo la "Letter of Intent", firmata da i paesi precedentemente menzionati con l'aggiunta di Spagna e Svezia, viene ritenuta auspicabile una collaborazione europea per ridurre i costi attraverso una maggiore integrazione.
Lo studio in questione rivela che, esprimendo un giudizio non privo di interessi, senza un cospicuo aumento degli investimenti, in breve tempo, verrebbe bruciato il "patrimonio" di conoscenza delle forze armate italiane, costringendole all'acquisto all'estero di mezzi e tecnologia, indebolendo il "sistema paese" davanti ai partners con cui collaborano e ai loro "nemici", tagliandole fuori dalla capacità di utilizzare al meglio strumenti sofisticati, capacità legata profondamente al livello tecnologico della sua industria e alla conoscenza profonda della tecnologia contenuta negli strumenti prodotti.
L'attenzione dimostrata dagli Stati Uniti con la partecipazione a progetti intergovernativi, come il MEADS o a progetti industriali come il C27J2 e il BA 609, conferma la riconosciuta capacità tecnologica dell'industria della difesa italiana, uno dei pochi settori dove è presente in forza sul piano internazionale.
Lo studio AIAD/IAI individua le aree tecnologiche prioritarie per adeguare l'industria della difesa italiana e le Forze Armate al nuovo panorama internazionale, basando la loro individuazione su alcuni criteri principali:
1. Tecnologie necessarie per i futuri sviluppi di sistemi, prodotti e servizi, per i quali esiste nelle capacità dell'industria nazionale una posizione di leadership, e di riconosciuta competenza, almeno a livello europeo, che si intende continuare a sostenere nelle collaborazioni internazionali.
2. Tecnologie relative ai futuri sviluppi in aree nelle quali si intende conquistare una posizione competitiva per l'attrattività e la possibilità di accesso al mercato e che rispondono a nuovi requisiti delle Forze Armate.
3. Tecnologie critiche nell'ambito delle linee di prodotto per le quali è necessario garantire una capacità autonoma nazionale per motivi strategici.
Sulla base di questi criteri, sono state individuate alcune aree tecnologiche :
- Generazione, elaborazione e distribuzione delle informazioni rilevanti: capacità di sorveglianza, intelligence, comando, controllo, comunicazione ed analisi degli scenari ritenuti importanti.
- Capacità di trasporto delle forze in maniera rapida e con il volume necessario.
- Disponibilità di sistemi d'arma "intelligenti" che consentano di colpire gli obiettivi prescelti con precisione, riducendo al massimo gli effetti collaterali.
- Adeguamento di tutte le componenti dello strumento operativo alle nuove esigenze degli scenari previsti
- Progettazione di una logistica integrata che sia in grado di sostenere con continuità la proiezione delle forze.
La preminenza di queste esigenze è stata riconfermata anche dal documento dell'ottobre 99: Nota Aggiuntiva allo Stato di Previsione per la Difesa per l'anno 2000.
E' ben chiaro che lo sviluppo di queste tecnologie, rientra pienamente nella trasformazione della strategia di guerra che abbiamo visto anche durante la guerra in Ex Jugoslavia, prevalentemente portata da un nemico invisibile che semina dall'alto, dopo un assiduo lavoro di intelligence e satellitare, morte e distruzione.
Lo sviluppo della ricerca e della produzione bellica in queste aree, comprende numerosi progetti di cooperazione internazionale come i programmi di sviluppo del nuovo sistema di sorveglianza aerea (AGS), il sistema di attacco aereo europeo (FOAS), il convertiplano europeo2 (ERICA) e la cooperazione transatlantica per il nuovo sistema missilistico (MEADS). La capacità o meno di dimostrare, all'interno dello sviluppo di questi progetti, conoscenze tecnologiche adeguate e un livello di investimenti consistenti, determinerà il futuro ruolo dell'Italia nello scacchiere internazionale.

Ruolo dell'Industria della Difesa
L'industria della difesa si distingue per lo speciale rapporto con lo stato, in quanto, l'attività di produzione e controllo della produzione di materiali d'armamento, è profondamente legata alla capacità del sistema difensivo (e di attacco).
Se fino allo scorso decennio la produzione di armamenti era legata ai singoli stati ed alla loro strategia militare, negli ultimi anni abbiamo visto accrescere notevolmente lo sviluppo di sistemi d'arma avanzati attraverso la collaborazione tra più paesi, parallelamente allo sviluppo del processo politico di integrazione UE e della politica di Sicurezza e Difesa. Ha preso così corpo, ciò che era auspicato, dai paesi firmatari, nella "Letter of Intent", ovvero la integrazione Europea dell'industria degli armamenti.
Secondo lo studio AIAD/IAI, nonostante una legislazione ancora troppo rigida in tema di armamenti, loro sviluppo e commercio, passaggi significativi sono stati compiuti dalle imprese, nell'intento di creare maggiori concentrazioni transnazionali, in ambito europeo e non solo, con l'obiettivo ufficiale di ridurre i costi, ma in realtà, a nostro avviso, per avere un peso maggiore nel condizionare i singoli stati. Questo è dimostrato dall'affermazione che tende a collocare ad un alto grado di importanza, il rapporto tra industria degli armamenti e singoli stati, e di conseguenza di poter al massimo condizionare le loro scelte.
In Italia, il maggiore gruppo presente nella difesa, FINMECCANICA, ha stretto una serie di alleanze strategiche con altre imprese europee come BAE SYSTEMS, EADS, GKN-WESTLAND, costituendo con questi partners nuove società transnazionali specializzate in singoli comparti, e sta trattando per completare l'internazionalizzazione di tutte le sue attività.
Nello stesso tempo ha stretto alleanze strategiche anche con imprese d'oltreoceano come BELL e LOCKHEED.
Il più grande gruppo privato, FIAT, che mantiene interessi nel settore della difesa, ha stretto accordi strategici e di partecipazione azionaria con l'americana GENERAL MOTORS.
MARCONI COMMUNICATIONS, del gruppo inglese MARCONI, ha conosciuto una fortissima espansione a livello internazionale, e in particolare negli Stati Uniti, nel campo delle telecomunicazioni civili che si sono affiancate a quelle militari.
Ma questo processo di concentrazione transnazionale, non consiste in una semplice acquisizione di imprese di un paese da parte di imprese di un altro paese, ma in un vero e proprio processo di integrazione, che secondo il rapporto necessita di un forte intervento politico-economico che consenta il mantenimento e il potenziamento della concorrenzialità dell'industria degli armamenti italiana, ossia maggiori finanziamenti e maggiori possibilità di dimostrare, sul campo, le capacità tecnologiche degli armamenti prodotti.
In previsione di un complessivo riassetto europeo ed internazionale che esaspererà i fattori di concorrenzialità (in particolare nei settori ad alta tecnologia), secondo i realizzatori del rapporto, l'Italia dovrà porsi alcuni obiettivi di politica industriale, tra i quali:
- Il rafforzamento della presenza dell'industria italiana nella commercializzazione dei prodotti avanzati, al fine di raccogliere i frutti degli investimenti in innovazione e di avviare un ciclo virtuoso di autofinanziamento.
- L'ampliamento della presenza delle imprese italiane nelle iniziative internazionali, in modo che il Paese si affermi come interlocutore credibile e acquisisca un ruolo di rilievo per responsabilità sistemiche e tecnologiche.
- Il rilancio del contributo italiano nei settori ove è più elevato il contenuto di tecnologie innovative.
Le conclusioni del rapporto AIAD/IAI possono essere facilmente prevedibili: un primo segnale chiaro, da parte del governo italiano, con un cospicuo aumento degli investimenti nel 2001 e con l'estensione di questa politica agli anni successivi, adottando tutti gli strumenti previsti dal Ministero della Difesa nel 1997 nei "Lineamenti di Politica Industriale della Difesa" e continuamente aggiornati dal Comitato Difesa-Industria, ....... con il buon auspicio che la guerra imperi sul mondo.

NOTE

1) Il 12 novembre 1996 Francia, Germania, Italia e Regno Unito hanno firmato a Strasburgo i documenti che istituiscono l'Organismo Congiunto di Cooperazione in materia di Armamenti (OCCAR). Con tale decisione si concretizza un'iniziativa franco-tedesca confermata al Vertice di Baden-Baden del dicembre 1995, cui hanno aderito l'Italia e il Regno Unito. L'OCCAR gestirà programmi cui partecipano i paesi firmatari a livello sia bilaterale che multilaterale, sulla base dei principi qui elencati:
a) ottenimento del migliore rapporto costo/efficacia (in termini di costo globale di esercizio) e in vista di ciò: razionalizzazione e ottimizzazione delle organizzazioni di programmi e delle procedure di stipulazione di contratti, e ricerca di organizzazione di appalti comuni transnazionali;
b) miglioramento della competitività della base industriale e tecnologica della difesa;
c) sostituzione del "juste retour", programma per programma, con un equilibrio multiprogramma pluriennale;
d) partecipazione dei partner del WEAG, nella misura in cui accettano tali principi e prendono parte a programmi significativi.
2) Progetto per la realizzazione di un aereo da trasporto militare adatto agli interventi rapidi. Il progetto è sviluppato da Alenia in collaborazione con la Lockeed Martin (USA), con la quale ha formato una società mista LMATTS. Altri aziende italiane sono coinvolte in questo progetto oltre che alla inglese Westland, come l'Aermacchi e la Piaggio Aereo Industrias (da qualche anno in mano turca)


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