Senza Censura n. 4/2001

[ ] 8000 in piazza per difendere il Centro Popolare Autogestito



Il governo di centro sinistra della città di Firenze, si appresta a procedere all'immancabile ennesimo attacco ad una realtà politico sociale che in questi anni ha sicuramente rappresentato un punto di riferimento per le lotte nella città di Firenze e non solo.
Dopo 12 anni di occupazione, di lotta concreta contro la speculazione edilizia, portata avanti dalla Unicoop Firenze sull'area attualmente occupata dal Centro Popolare Autogestito Firenze Sud, si sta inesorabilmente avvicinando il momento in cui l'intervento della forza pubblica chiuderà il cerchio, procedendo allo sgombero forzato dell'area.

Non vorremmo limitarci ad una cronaca degli avvenimenti delle ultime settimane, ma partire da questi, per tentare di chiarire che quanto è stato dimostrato con la presenza di circa 8000 persone non è casuale, ma il prodotto, il risultato, di un percorso che ha visto in questi anni il Cpa Fi-Sud superare le crisi che hanno caratterizzato l'esperienza dei centri sociali in Italia. Certo è molto difficile riuscire a definire univocamente il Cpa e la sua esperienza, proprio per la varietà di bisogni che hanno portato numerosissimi giovani e meno giovani ad avvicinarsi e a frequentarlo.

Certo è importante capire quale è stata la composizione del corteo, da dove sono usciti questi 8000 che hanno invaso le strade di Firenze per comprendere il lavoro fatto in questi anni.
Certo non siamo davanti ad una manifestazione del cosiddetto "movimento dei centri sociali" che ha caratterizzato molte delle manifestazioni fino al Governo Berlusconi, persosi poi nelle maglie dell'opportunismo e della normalizzazione di cui i C.S. "guida" (Leoncavallo, ecc...) si sono fatti fieri sbandieratori, ma ad un insieme composito di soggetti e realtà con caratteristiche anche molto diverse tra loro.

Premessa importante è il ruolo attribuito al Centro Popolare fin dalla sua nascita: non una sede politica ma uno spazio di aggregazione radicato nel quartiere, non solo un luogo di divertimento ma un luogo di elaborazione politica, non un luogo di "proprietà" ma uno spazio dove realtà esterne potessero portare il loro contributo attraverso iniziative, dibattiti ecc.., non solo uno spazio per i giovani ma un luogo dove le barriere generazionali potessero essere superate all'interno di un percorso comune di autogestione che sapesse dare risposta ai molteplici bisogni dei proletari di un quartiere, di una città, non uno spazio dove l'arte e lo spettacolo fossero merce ma espressione chiara della creatività di ognuno, uno spazio dove le "tensioni" che si sviluppano potessero trovare una loro socializzazione, certo non un luogo e un soggetto che dovesse essere considerato il Centro del mondo e delle lotte ma un tassello all'interno del processo di sviluppo della lotta di classe, partendo da quelle contraddizioni che si determinano quotidianamente sul nostro territorio.

Questa impostazione ha certamente contribuito a far diventare il Cpa Fi-Sud un punto di riferimento non secondario a Firenze e non solo, che si parlasse di esperienze artistiche indipendenti o di internazionalismo, di speculazione edilizia o solidarietà alle organizzazioni rivoluzionarie e ai loro prigionieri, di lotta all'eroina o di solidarietà alle lotte dei lavoratori, di attività per i giovani e gli anziani del quartiere o di memoria storica e difesa del patrimonio delle organizzazioni rivoluzionarie.

La presenza all'interno del corteo di comitati cittadini contro la speculazione, contro i disastri ambientali e l'Alta Velocità, l'atteggiamento, al suo passaggio, dei negozianti del quartiere dove è situato, la solidarietà e la curiosità espressa dagli abitanti, la presenza delle molte realtà cittadine degli studenti, del sindacalismo di base (sulla difesa del CPA unitariamente si è schierato), occupanti, esperienze di lotta, di organizzazioni politiche come CARC, CONFEDERAZIONE DEI COMUNISTI, LINEA ROSSA, RIVOLUZIONE, ai colletttivi politici locali e nazionali, anarchici, comunisti, ecc., ai Centri Sociali (i pochi rimasti) a livello locale, oltre alla sempre gradita presenza di quei Centri Sociali a livello nazionale (CPO Gramigna, Panetteria, ecc..) che in questi anni hanno cercato di resistere alle tentazioni di autorappresentazione politica che hanno contraddistinto il percorso di Leoncavallo ecc... e con cui il CPA ha cercato, con tutti i limiti, di continuare a tenere uno stretto rapporto di "dialogo", è sicuramente il prodotto di quanto fatto, e bisogna dare ragione, sebbene con tutti i limiti, a chi lo ha pensato e voluto così.

Il lavoro preventivo di Ds, Prefettura e Digos
Come in ogni lotta che si rispetti non è mancato il dispiegamento dell'apparato preventivo e poliziesco, con l'intento di ostacolare ad ogni costo il suo sviluppo.
Già nella fase di approvazione dei progetti la giunta comunale, Ds in testa, si sono adoperati in modo tale da poter escludere qualsiasi opposizione che fosse interna alle istituzioni (a cui i Verdi e PCDI si sono immediatamente inchinati), o esterna traducendo in problema di ordine pubblico la libera espressione di disapprovazione degli abitanti del quartiere e degli occupanti e simpatizzanti del Cpa Fi-Sud, non permettendo in nessun modo di partecipare ai consigli comunali attraverso uno spiegamento di polizia all'ingresso dei Palazzi del Potere.
La fase di approvazione finale del progetto ha coinciso con una campagna massmediatica che nei mesi ha portato alla ribalta della cronaca l'attività politica del Cpa, elemento che maggiormente il governo di centro sinistra vuole distruggere: "Collegamenti tra il Cpa, Eta, Ira", "Collegamenti tra Il Cpa e i ferrovieri sospettati di appartenere alle BR", "Incontri segreti al CPA", e così via. Certo non è stato diverso da quanto detto su molti altri, ma al contrario di come hanno fatto questi, il Cpa ha mantenuto la sua coerenza, rivendicandosi il suo percorso e tutto quanto negli anni, discutibile o meno, ha sviluppato.
La denuncia da parte della proprietà dell'area (che è bene ricordare risulta di tale Immobiliare il Bandino di cui era amministratore l'attuale presidente Unicoop) di un compagno del CPA attraverso tale avvocato Bianco, membro della segreteria provinciale Ds, è stato un altro tentativo di indebolire la capacità di risposta arrivando a subordinare il ritiro di questa a patto della uscita volontaria dall'area.
Il clima che si è respirato nelle settimane precedenti alla manifestazione è quello delle migliori occasioni:
- -presidio continuo delle forze di polizia nelle strade vicine e davanti al Cpa con il chiaro intento di creare un clima di terrore soprattutto verso i più giovani, che venivano quotidianamente fermati e intimoriti
- -visite nelle case dei compagni tentando di instaurare un clima di intimidazione verso questi ( .... Sappiamo dove trovarti!!), e/o un dialogo collaborativo, da sempre rifiutato dai compagni che negli anni si sono assunti la responsabilità di portare avanti il CPA
- -i soliti titoli dei quotidiani che prospettavano climi da guerriglia urbana, "orde di barbari" che si sarebbero scatenati in città, con inviti ai cittadini a chiudersi in casa e a nascondere gli automezzi e motorini, con inviti ai negozianti a chiudere le serrande (che peraltro hanno fatto ma contro il Centro Commerciale e in solidarietà alla manifestazione)
- -minacce da parte del Prefetto (Achille Serra noto per la sedia di senatore del Polo e, a suo dire, grande estimatore di quei centri sociali dialoganti) che non avrebbe autorizzato la partenza della manifestazione nel caso che i manifestanti avessero avuto volti coperti e mazze coperte da bandiere, ponendo addirittura riserve sulla partecipazione dei Carc alla manifestazione indicandoli come possibili "infiltrati" per provocare incidenti, o mettendo sul tavolo che se ci fossero stati incidenti sarebbe stato effettuato lo sgombero senza nessuna possibilità di "trattativa".

Ma l'esito della manifestazione non è stato certo dettato dalle imposizioni o dalle minacce del Prefetto, né dalla volontà di passare per i giovani pacifici dei centri Sociali, ma per una chiara scelta politica che metteva in primo piano l'opposizione alla costruzione del Centro Commerciale e allo sgombero del CPA FI - SUD, e non per forza la ricerca dello scontro di piazza. Certo risulta chiaro il ruolo che finalmente i servizi d'ordine dei cortei devono assumersi, la testa politica e la difesa del corteo e non il controllo dei manifestanti, che hanno dimostrato tutta la loro responsabilità politica davanti alle scelte del CPA.

Il clima che si è respirato non è certo quello di chi vuole evitare lo scontro, ma di chi vuole scegliere i tempi e i modi perché questo rappresenti effettivamente un avanzamento politico e non un semplice atto di rabbia, sempre lecito, ma non sempre gestibile a nostro favore (inteso sempre interno alla classe e non alle istituzioni).

Questi sono solo alcuni esempi di quello che è stato messo in campo dalle istituzioni per contrastare la lotta del Cpa e di tutti coloro che hanno vissuto chiaramente la mobilitazione come una mobilitazione contro le politiche della giunta di centro sinistra, di cui la scelta di costruire un Centro Commerciale sull'area occupata dal CPA Fi Sud è solo una parte.

Ma quali prospettive apre questa lotta e questa mobilitazione
Questa sarà forse una delle risposte che i compagni del CPA FI - Sud, come coloro che hanno contribuito alla sua lotta, dovranno trovare e certo la cosa non è semplice.
Certo un primo problema è quale risposta dare ai tentativi di riportare il CPA nella cosiddetta "legalità democratica" accettando soluzioni alternative allo spazio occupato attualmente accettando la creazione del centro commerciale Unicoop.

Un passaggio di questo tipo, sebbene i compagni debbano porsi in ogni modo l'obiettivo della continuazione dell'esperienza politica e sociale di questi anni, rischierebbe di dividere inesorabilmente la lotta contro il Centro Commerciale, e il suo significato politico, dalla lotta contro lo sgombero del Cpa.

Questo non produrrebbe, a nostro avviso, altro che una regressione di quanto costruito, sul piano del conflitto, contro la speculazione e la qualità della vita nei quartieri e nella città, aspetti estremamente legati allo sfruttamento quotidiano della società capitalista, che ridisegna i rapporti sociali e li subordina al profitto e alla sua ottimizzazione. Elementi da cui può essee generalizzata la critica, così come sta avvenendo da molte parti, rendendo inscindibile il problema della qualità della vita nelle città al problema della salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, ai disastri ambientali provocati dalla guerra portata avanti dai paesi imperialisti, Italia in testa. Un passaggio di questo tipo, sebbene i compagni debbano porsi in ogni modo la continuazione dell'esperienza politica e sociale di questi anni, rischierebbe di dividere inesorabilmente la lotta contro il Centro Commerciale, e il suo significato politico, dalla lotta contro lo sgombero del Cpa.

Altro problema è la connotazione stessa del Centro Popolare non come organizzazione politica e quindi non in grado di centralizzare e "dirigere" le tendenze positive attualmente in atto.
Rispetto a questo sarebbe importante riaprire il dibattito sul ruolo che attualmente può rivestire il Centro Popolare sul piano della iniziativa politica, su quali siano le forme organizzative interne e come si relazionino con quanto si sviluppa all'esterno, e quindi quale ruolo politico è giusto che si assuma.
Un ruolo che certo rifiuti i termini di compatibilità portati avanti dalle varie "Carte" o "Cartelli" che si sono assunti, nostro malgrado, il ruolo di ridefinire l'esperienza del Centro Sociale, come luogo di elargizione di un servizio "preconfezionato" o come bacino su cui impostare il proprio "successo" in termini politici ed economici.

E' innegabile che al suo interno i C.P. hanno la presenza di "soggetti politici" che svolgono già da tempo "lavoro politico", ma spesso questo dimostra molti limiti non riuscendosi a sganciare dalla quotidianità interna del C.P. stesso, senza essere in grado di stabilizzare le forze che si sviluppano o di individuare un piano strategico su cui lavorare.
Questo problema pensiamo attraversi anche altre realtà con queste caratteristiche e sarebbe estremamente positivo che sia territorialmente, sia a livello nazionale, si sciogliesse questo nodo, cosa che a nostro avviso la riunione di Torino dello scorso anno non è riuscita a fare nonostante i buoni propositi.

Certo nella nostra valutazione, che è, ribadiamo, sicuramente superficiale, partiamo dal fatto che riteniamo ancora estremamente necessarie esperienze come quella del CPA Fi - Sud, per la socializzazione e lo sviluppo di un pensiero critico, oltre che come luoghi di collegamento tra le lotte e il territorio, di solidarietà proletaria.

Alcuni compagni di Firenze


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