Senza Censura n. 4/2001

[ ] Jugoslavia e antimperialismo



Pubblichiamo il documento politico
del Coordinamento nazionale "La Jugoslavia vivrà"

Dalla fine della guerra fredda è in corso nell'Est europeo una grande offensiva di conquista economica e militare da parte degli Usa e dei loro alleati. La tenaglia imperialista agisce sul lato occidentale nell'area balcanica e su quello orientale nell'area del Medio Oriente e dell'Asia centrale, in particolare in Palestina e Iraq, in vista del successivo balzo verso il Caucaso e la Russia - ed in prospettiva contro la Cina.

In questi ultimi anni l'azione si è concentrata contro i Balcani.
Dalla fondazione della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia, il 29 novembre 1943, a Jaice in Bosnia-Erzegovina, tutte le nazionalità che la costituivano hanno fatto blocco contro le ingerenze dell'imperialismo, a partire dalla lotta eroica della Resistenza contro l'occupazione nazifascista. L'autonomia della Jugoslavia è stata tollerata fino a che il perdurare della guerra fredda ha ostacolato di fatto i progetti di egemonia globale del capitalismo occidentale. Con la crisi degli anni '80 e soprattutto dopo l'annessione della DDR alla Repubblica Federale Tedesca, l'imperialismo ha operato per inasprire e rendere esplosive le contraddizioni interne alla RFSJ, promuovendone e sponsorizzandone lo smembramento, sostenendo dirigenze filooccidentali e secessioniste, creando le condizioni per la campagna di occupazione militare. Con la secessione sanguinosa di quattro Repubbliche, la RFSJ è stata ridimensionata a Repubblica Federale di Jugoslavia, costituita da Serbia e Montenegro.

La RFJ è stata fatta bersaglio di otto anni di pesanti sanzioni economiche, poi aggredita e devastata, infine sottoposta ad un embargo che ha ridotto allo stremo la popolazione, soprattutto la sua parte più povera comprendente il milione di profughi dalla Croazia e dalla Bosnia. Nel 1999 la macchina bellica della Nato ha scaricato sulla RFJ 45.000 tonnellate di esplosivo, bombe alla grafite e a frammentazione (cluster bombs), e bombe all'uranio impoverito che, come è già avvenuto in Iraq, produrrà in futuro malattie e morte. Sono stati distrutti obiettivi civili e complessi industriali come quelli di Pancevo, Novi Sad, Cacak, con stabilimenti chimici e petrolchimici, volutamente causando la diffusione nell'ambiente di sostanze altamente tossiche destinate ad entrare nella catena alimentare. Tutto questo allo scopo di colpire la resistenza della stessa popolazione di un paese refrattario ad aderire ad alleanze imperialiste e a sottomettersi agli imperativi del Fondo Monetario Internazionale.
Dopo la fine dei bombardamenti è stata scatenata la guerra di "bassa intensità": embargo, assassinio di esponenti politici, erogazioni di fondi per centinaia di milioni di dollari per corrompere dirigenti, militari, organizzazioni sindacali, sociali, culturali e politiche, o per crearne ex novo (OTPOR, D.O.S.), e per assumere il controllo di mezzi d'informazione come Radio B2-92 o l'emittente televisiva Studio B, tutto allo scopo di destabilizzare il paese secondo uno schema ben collaudato (Italia, Grecia, Cile, Nicaragua,...). Ne è prova il fatto che il 25 settembre il Congresso Usa stanziava ancora 105 milioni di dollari per l'appoggio simultaneo ai partiti compiacenti ed ai movimenti secessionisti, mentre il 27 settembre 2000 la D.O.S. (unione delle opposizioni filooccidentali) e il F.M.I. concordavano in Bulgaria il piano economico di liberalizzazioni e di privatizzazioni. In questo clima di intimidazione, scandito e amplificato dall'uso strategico dei media jugoslavi e stranieri, si sono svolte le elezioni, coronate dall'assalto al Parlamento, dall'incendio dell'ufficio della Commissione elettorale, dalla distruzione delle schede elettorali, da minacce e violenze contro esponenti della sinistra politica e sindacale. La destra filooccidentale ha potuto così appropriarsi di tutti gli organi di informazione ed ha immediatamente ottenuto il riconoscimento internazionale al quale sono seguite la richiesta di ammissione al F.M.I. ed all'ONU con l'implicita dichiarazione di discontinuità rispetto alla vecchia Jugoslavia. La produzione e la ricostruzione si sono subito bloccate, e le condizioni sociali sono immediatamente precipitate ; la liberalizzazione dei prezzi ha subito prodotto aumenti fortissimi.

Il Coordinamento Nazionale La Jugoslavia Vivrà, alla sua costituzione nell'estate 2000, si era dato il compito di lottare in Italia contro le varie forme di aggressione della Nato contro la Repubblica Federale di Jugoslavia e di fare controinformazione. In particolare il Coordinamento intendeva organizzare, assieme ad altre realtà internazionali antiimperialiste, una nave che rompesse l'embargo imposto da Usa e UE contro quel Paese: un'azione emblematica contro tutti gli embarghi nel mondo. Questo progetto attualmente deve essere sospeso, fino ad un chiarimento degli equilibri politici nella RFJ e sulla effettiva rimozione dell'embargo.
Con la proclamazione di Kostunica a Presidente della RFJ l'imperialismo occidentale ha segnato una tappa importante a suo favore, benché non necessariamente decisiva: si rende ora necessaria una verifica della nostra strategia.

Rientra nell'ambito specifico del nostro compito di informazione e denuncia del progetto imperialista in Jugoslavia:
* -Denunciare il carattere di luogotenenza servile dell'attuale presidenza jugoslava.
* -Denunciare il mancato rispetto della risoluzione Onu 1244, risoluzione peraltro non frutto di un trattato ma conseguenza della violenza stragista della Nato, e che pure già contiene in sé il vizio della falsità in quanto programmaticamente disattesa da parte delle potenze Nato che sostengono le dirigenze secessioniste.
* -Mobilitarci per l'espulsione di tutti i rappresentanti dei Paesi Nato dalle strutture civili e militari dell'amministrazione straniera in Kosmet e per il ritiro delle truppe Nato da tutto il territorio balcanico.
* -Smascherare la falsa informazione diffusa anche dalla stampa della sinistra, distintasi nuovamente durante le recenti elezioni jugoslave per disinformazione. In particolare, nonostante alcune preziose
-eccezioni, le testate giornalistiche "Il Manifesto" e "Liberazione" hanno plaudito, se non addirittura inneggiato, alla presunta "rivoluzione democratica" di Kostunica, della DOS e dei loro programmatori economici del G17, organici al F.M.I.
* -Continuare l'opera di concreta solidarietà con la popolazione soggetta al ricatto neocoloniale.

Riconfermiamo il nostro sostegno a chi si è battuto, si batte e si batterà contro l'aggressione della Nato e del F.M.I. e per la difesa delle condizioni di vita, di lavoro e di potere dei lavoratori in Jugoslavia. Un conflitto acuto è già in atto nei Balcani tra le forze della riforma in senso liberista e chi difende gli interessi delle masse lavoratrici e l'indipendenza nazionale. Auspichiamo che questi ultimi possano sostenere una forte opposizione per impedire l'attuazione del "nuovo corso" liberista e delle sue politiche di massacro sociale. Già le prossime elezioni del 23 dicembre nella Repubblica di Serbia ci potranno fornire importanti indicazioni, tenendo conto che le pressioni occidentali continuano ad esercitare una influenza determinante. Una responsabilità primaria di questa ingerenza illecita è dell'Europa di Prodi, che, con le sue false promesse e regalie clientelari, i suoi inganni, i suoi "summit" , intende sottomettere la Jugoslavia alle esigenze del mercato globalizzato.

E' nostro compito denunciare tutto ciò e lottare contro questa nuova fase della ricolonizzazione. I conflitti per il controllo e l'esproprio delle risorse, dopo le aggressioni all'Iraq e alla Jugoslavia, sono ridiventati elemento costante dello scenario internazionale. Scopo evidente, anche se coperto dalla onnipresente falsificazione dei media, è destrutturare gli assetti e gli ordinamenti nazionali esistenti per realizzare una nuova spartizione delle risorse materiali e umane (il "Nuovo ordine mondiale"), e distruggere ogni forma di rappresentanza collettiva capace di opporsi allo sfruttamento indiscriminato delle classi subalterne. In questa fase storica è nostro compito identificare e sostenere tutti quei movimenti di lotta, di liberazione nazionale e quegli Stati che oggettivamente agiscono in opposizione al dominio imperiale.
Per contribuire alla crescita di un movimento che si proponga di interferire nella pianificazione imperialista dei conflitti e che si opponga con grandi battaglie di controinformazione e mobilitazione alle nuove avventure militari delle "democrazie" occidentali, è necessario assumere un punto di vista globale già nell'attività di informazione e denuncia che ora siamo in grado di sviluppare: è necessario che le realtà organizzate, nate sulla spinta della solidarietà con specifiche lotte contro l'imperialismo, riuniscano in un orizzonte unitario le varie forme di resistenza alla ricolonizzazione in atto nel mondo, dalla Jugoslavia alla Palestina - alla cui Intifada esprimiamo piena solidarietà -, dall'America latina al Medio Oriente, dall'Africa al Sud-Est asiatico.

Il nostro impegno sull'area balcanica è centrale per le prospettive del movimento antiimperialista in Italia e fuori, in quanto:
* -I governi occidentali stanno creando in quest'area le condizioni per una destabilizzazione globale che può far esplodere le contraddizioni inter-imperialiste.
* -L'Italia, anche se per ora in posizione subalterna, sta assumendo un ruolo, tanto politico-economico quanto militare, in un'area che l'ha già vista protagonista di avventure coloniali (ricordiamo che oggi l'Italia è al comando delle truppe di occupazione della provincia serba del Kosmet così come nel periodo 1941-43).
* -La distruzione pianificata delle strutture istituzionali, sociali e produttive della Jugoslavia - operata attraverso l'imposizione di politiche neoliberiste di indebitamento, la strumentalizzazione e l'enfatizzazione delle contraddizioni inter-regionali, il pesante condizionamento nella vita politica - rappresentano, al di là dell'aggressione militare e dell'embargo, un modello riproducibile per modificare gli equilibri geoeconomici in tutta l'Europa centro-orientale e per l'imposizione di "NATOcrazie" compiacenti verso gli interessi degli azionisti della nuova colonizzazione.

In Italia in particolare ci proponiamo di contribuire alla costruzione di un movimento di resistenza centrato sul rigetto delle basi Usa e Nato sul nostro territorio, sull'opposizione all'impiantarsi dell'esercito UE come nuovo strumento di dominio dell'imperialismo europeo, sulla lotta al nuovo modello di difesa che prevede la professionalizzazione dell'esercito, ed in generale contro il ruolo sempre più decisivo che lo sviluppo del settore militare-industriale va assumendo nell'assetto politico-economico del nostro Paese.
Il nostro impegno deve integrarsi nella lotta dei popoli contro le ingiustizie e le diseguaglianze di classe che il capitalismo perpetua oggi nelle forme della globalizzazione e del neoliberismo.
L'aggressione imperialista alla Jugoslavia si inscrive nel processo di crisi del modo di produzione capitalista , crisi che produce un progressivo approfondirsi della contraddizione tra capitale e lavoro, tra imperialisti e popoli soggetti a ricolonizzazione. Il governo e i paramilitari colombiani, il governo e le forze di repressione in Israele, la DOS e i suoi squadristi hanno alle spalle gli stessi uffici di Washington: la resistenza si annuncia come una istanza necessariamente comune.
dicembre 2000

Coordinamento Nazionale
"La Jugoslavia Vivra'"
(per contatti: jugocoord@libero.it
0338-9116688)


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