Senza Censura n. 5/2001

[ ] Il caso di Eduardo Garcia.


Come probabilmente sapete nello stato spagnolo diverse centinaia di prigionieri sociali ("comuni") stanno portando avanti una lotta per i seguenti obiettivi:
fine del regime di isolamento (F.I.E.S.) che mantiene i prigionieri più "conflittuali" completamente separati dal resto del mondo, oltre a torturarli fisicamente e psicologicamente; fine della dispersione; scarcerazione dei malati terminali e di quelli affetti da malattie incurabili.
Negli ultimi due anni la lotta si è radicalizzata molto ed i compagni sono stati capaci di coordinarsi sempre più sia dentro che fuori. Si è riusciti ad organizzare manifestazioni di appoggio (ai prigionieri), rifiuti collettivi del vitto (l'ultimo, nel marzo scorso, ha visto la partecipazione di 300 prigionieri), azioni di solidarietà di ogni tipo (dai sabotaggi alle occupazioni simboliche) incluso uno sciopero della fame indefinito iniziato in dicembre da 50 prigionieri. I settori che hanno sostenuto la lotta sono stati principalmente i gruppi e le organizzazioni anarchiche ed autonome così come organizzazioni sociali tipo le Madri contro la droga e l'Associazione contro la tortura.
In questo momento la lotta in appoggio ai prigionieri subisce una criminalizzazione e la repressione. Siamo costretti a parlare di Eduardo, un compagno che è stato incarcerato, come prova della repressione che si viene dispiegando. Pretendono di fare di Edu l'autore dell'invio di una serie di bombe-carta ricevute da vari giornalisti e politici. All'interno dei pacchi sono stati rinvenuti dei volantini sul F.I.E.S. e uno di questi, spedito a La Razon, è stato rivendicato da "gli anarchici" in un comunicato ritrovato a Pamplona a maggio dell'anno scorso. Si dice anche che, secondo le fonti di polizia, solo uno degli 8 pacchi erano stati preparati per esplodere e gli altri erano simulazioni. La mattina del 9 novembre scorso la polizia ha arrestato Edu accusandolo di essere l'autore di tutte le spedizioni (3 dei quali, senza carica esplosiva, erano stati rivendicati da un altro gruppo - "asqueadas" - mentre gli altri sono restati anonimi). In questo modo la polizia mette insieme vari casi rimasti irrisolti e li affibbia tutti al nostro compagno. (...)
Gli viene applicata la legislazione anti-terrorismo e né i suoi familiari né noi, suoi compagni, siamo venuti a conoscenza del perché e del dove si trovasse se non dai mezzi di (dis)informazione.
Immediatamente, insieme a tutto questo è iniziata la montatura mediatico-informativa in cui Eduardo, altri compagni, i loro familiari e i prigionieri F.I.E.S. vengono marchiati e classificati come terroristi in ogni momento. La polizia inventa un organigramma di cui il prigioniero anarchico Claudio Lavazza è il "cervello", ricordando che Claudio è un prigioniero F.I.E.S. e che le condizioni carcerarie che subisce sono tali che non può neanche grattarsi la testa senza che i carcerieri non lo sappiano. (...)
Si dice anche che avesse relazioni con dei prigionieri: forse è illegale scrivere o andare a trovare dei prigionieri? Se è così che arrestino pure i familiari e gli amici degli oltre 50.000 prigionieri incarcerati nello stato spagnolo!
(...) Immediatamente si sono tenute assemblee di sostegno al compagno e, sebbene con poche informazioni, senza il consenso dei familiari (che fin dal primo momento ci chiesero di non far nulla) decidemmo che la prima cosa che avremmo potuto fare era di concentrarci davanti alla audiencia nacional che sicuramente lo aveva fatto arrestare (...)
Eduardo si trova in questo momento nel carcere di Soto del Real in regime di isolamento F.I.E.S. III (quello per terrorismo, banda armata etc.). Ha in corso 4 processi di fronte alla audencia nacional e stanno tentando di affibbiargli di tutto: i fatti di Valencia, Zaragoza e Burgos (posti in cui non è mai stato) e non si esclude che lo accusino pure dell'attentato a "Carrero Blanco".
Cosa possiamo fare?
Portiamo solidarietà con la Cruz Negra al compagno Eduardo. Ora è necessario fare pressione per far uscire Eduardo dal carcere e per questo facciamo appello a tutta la gente dei sindacati, delle ateneos, delle occupazioni, etc. ... perché facciano conoscere il caso di Eduardo: un compagno anarchico che è stato arrestato perché sosteneva la lotta dei prigionieri. Tre dei quattro giudici hanno già ordinato di rimettere in libertà; per questo chiediamo che si inviino lettere di protesta, raccolte di firme al giudice Maria Teresa Palacio (Juzgado de Instrucciòn 3, Audencia Nacional, C/ Garcìa Gutierrez n° 1, 28080 Madrid) titolare del quarto processo (...).

Per maggiori informazioni: CNA-ABC (MADRID), P° Alberto Palacios n° 2, 28021 Madrid; tel: 91 797 04 24; fax: 91 505 21 83.


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