Senza Censura n. 5/2001

[ ] Confindustria a carte scoperte




Dall'Assise di Parma segnali di protagonismo in chiave antioperaia

L'impegno nella lettura della fase è essenziale per comprendere le tendenze che indicatori di natura politica-economica-militare già segnalano e per mettere all'ordine del giorno la pratica adeguata della politica rivoluzionaria.
La riflessione si sofferma su uno dei tanti avvenimenti che hanno la particolarità di essere appuntamenti ove diviene possibile apporre l'intervento soggettivo sulle problematiche centrali della congiuntura. Il titolo dato: "L'Assise di Parma".
Assise: nel medioevo Assemblea con poteri giudiziali e talvolta legislativi; dopo Corte d'Assise oppure Congresso, riunione Plenaria, comunque un autoinvito partecipato da una casta, che detiene il potere e pretende il godimento esclusivo di determinati diritti, calpestando corpi proletari.
I personaggi, rappresentanti di solidi gruppi del potere finanziario-politico, esibiscono concetti valutando i tempi in rapporto ai loro interessi e calibrano le prese di posizione in funzione di rallentare o accelerare un processo.
Nelle stanze dei padroni, illuminate dai mass- media, carte importanti vengono scoperte da letture attente.
Per scorgere la misura, il peso di quest'incontro evitando la sopravalutazione (spesso frutto di tranelli fenomenologici) e la sottovalutazione (condizionata da "peccati di immodestia"), bisogna mettere a fuoco da una parte l'attuale contesto politico, economico, sociale e dall'altra l'originalità per tempi, modi e toni, di una competizione elettorale che riveste una certa importanza proprio per le aspettative sul nuovo gruppo dirigente del potere politico e sui concreti aspetti programmatici che ad esso dovranno essere posti.
Da registrare lo scontro aspro tra i partiti (ancora utili per le coalizioni in formazione) che ha stabilito un grado preoccupante nell'elemento della distinzione; certo è che la posta in gioco era alta: stabilire, per la legislatura, le linee guida per governare la gestione politica degli affari di stato, tenendo presente i campi dove ruotano interessi del capitale privato.
I "padroni di casa", il mondo imprenditoriale, hanno contribuito con movimenti di carattere provocatorio ad accentuare il clima di tensione politica-sociale, per esporre con forza le proprie tesi. La materia privilegiata: il lavoro. Ci sono infatti possibilità concrete per terminare l'opera di smantellamento delle conquiste, in particolare dei diritti, ottenuti con la lotta dai lavoratori.
In secondo luogo si mettono le basi alla costruzione di nuove relazioni di politica industriale, che tendono a modificare i termini della concertazione, mettendo in discussione la formula della contrattazione, nei suoi diversi livelli.
Inoltre, si rimarca nelle sedi opportune, l'affermazione che flessibilità e mobilità non possono prescindere da volontà e libertà dell'espulsione della forza-lavoro dai comparti della produzione.
Si accusano amnesie, ritrovandosi con la memoria corta perfino su accordi vantaggiosi, presi all'inizio degli anni novanta.
Diffidare della casualità: siamo in presenza di calcoli precisi. I quadri del vertice della più importante organizzazione padronale hanno deciso di presentare "la novità", i presupposti sono sufficienti; dirigenti operativi hanno guidato il lavoro e lo studio eseguito da un personale competente, sito nei vari settori specifici interni all'associazione.
Per incidere nel panorama dell'attività economica-politica-sociale, in un quadro internazionale, si punta all'avanzamento modernizzato della qualità e diviene visibile il processo in corso e lo stato avanzato del nuovo ruolo di Confindustria, del peso e spessore politico assunto
L'opzione strategica della nuova giunta confindustriale e del presidente, si concentra in questa fase sulla "questione" principale: l'assetto di potere e i suoi cardini strutturali. Si entra perciò nel merito del tema spinoso dei patti legislativi, facendo marcare il peso di essere una delle parti fondamentali del dominio borghese, per poter penetrare come soggetto politico-economico attivo nei passaggi chiave delle riforme istituzionali e costituzionali.
Viene messa in rilievo l'importanza di esecutivi che devono acquisire maggiori poteri per poter snellire e velocizzare con autorevolezza leggi e manovre antipopolari, in particolare quelle sul mondo del lavoro nei suoi aspetti strutturali.
In taluni ambienti la frase contingente è quella di mantenere un livello di stabilità e pacificazione sociale dentro a confini prestabiliti; a tale proposito vengono messe in campo da organi competenti le politiche controrivoluzionarie: controllo, prevenzione, repressione, per arginare le tensioni sociali che possono produrre scenari conflittuali; l'attenzione maggiore indirizzata a quei movimenti presenti nel cuore della produzione.
Data la costrizione oggettiva che induce a restringere i margini di mediazione politica nel rapporto-scontro tra classe e stato, la parola d'ordine è governare il conflitto di classe.
La lista degli ospiti è caratterizzata dalla presenza di lobby finanziarie, di stato e private, che annotano i riferimenti sulla politica delle privatizzazioni; ci sono i leader di quelle formazioni politiche che legittimano l'Assise e danno mandato ai propri uomini chiave di studiare nelle "Università della politica", tra le righe, l'essenza delle posizioni per le possibilità che offrono nel coprire vuoti del proprio impianto politico.
Ci sono ancora i sindacati di regime, complici degli interessi dei loro padroni-governanti, ma perdono terreno, logorati dal mantenimento di spazi di esistenza, succubi di una divisione indotta utile per il controllo del complesso sindacale, per non far comparire intenzionalità di "sinistra", ed adagiare la propria politica agli interessi di multinazionalità, mobilità, cottimizzazione della forza-lavoro, resa oggetto di risparmio di costi per la massimizzazione dei profitti.
Due righe di considerazioni a proposito del virus (CGIL, CISL e UIL) che mantiene croste sulla pelle operaia e che deve essere polverizzato; le posizioni critiche contro la linea sindacale, che già emergevano in epoca remota fin dai primissimi inizi degli anni 70, mettevano in luce le premesse di ciò che definitivamente vediamo oggi. Le condizioni per capire c'erano tutte, bastava saperle vedere.
Si profila un attacco durissimo alle condizioni politiche di vita e lavoro dei proletari, paragonabile per intensità a quello sferrato dal padronato alla fine degli anni 70/primi anni 80, che segnò una sconfitta storica della classe operaia e che ha determinato i termini concreti del processo di ristrutturazione.
La Confindustria si attrezza per essere l'avanguardia; nella sua agenda si trovano i numeri giusti che, combinati, permettono gli equilibri necessari tra le forze borghesi che sono in campo.
Ma i giochi non sono fatti, dall'altra parte della barricata segnali indicano energie in movimento nel confronto, dibattito, lotta politica; e sono prive, perché fuoriuscite, di quelle incrostazioni piccolo borghesi e di quei vincoli dogmatici che permangono in alcuni schieramenti politici soffocanti; la ricerca di risposte politiche sufficienti si concentra e manifesta lungo le coordinate strategiche, segnate da unità di lotte programmatiche.
Nei corridoi dell'Assise, sottovoce, si discute della preoccupazione di un incubo presente ed inarrestabile.


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