Senza Censura n. 6/2001

[ ] L'imperialismo uccide in Europa e in Turchia



Per un paio di giorni Genova è stata teatro di un sanguinoso conflitto, nient'altro che la riproduzione della guerra che in tutto il mondo oppone gli sfruttati e i popoli oppressi ai loro sfruttatori.
Mentre un pugno di banditi, dai quali dipende il destino di milioni di esseri umani, si nascondono per paura in un bunker, migliaia di militanti provenienti da tutto il mondo si sono ritrovati per protestare contro la globalizzazione capitalistica.
I membri del G8, che temono e odiano i popoli della terra, non hanno esitato a spargere il sangue di chi lotta per una società più giusta.
Ieri è stato assassinato un compagno di 23 anni, decine di persone sono state ferite e centinaia tratte in arresto, mentre altri manifestanti cercavano scampo nella fuga.
Carlo Giuliani è stato assassinato dai carabinieri che, dopo averlo ucciso, sono passati più volte con il gippone sul suo corpo.
Ricorderemo questo tragico evento come il "massacro di Genova".
Il termine globalizzazione è un'espressione soft per designare l'imperialismo che uccide freddamente e senza pietà.
In Turchia la globalizzazione capitalistica significa tortura e massacri nelle prigioni. In questo paese, dove esistono migliaia di prigionieri rivoluzionari, la tortura per mezzo dell'isolamento è una misura drastica per cercare di imporre l'ideologia dominante.
Il vero obiettivo delle carceri di tipo F è spezzare l'identità politica e la dignità umana dei prigionieri. Allo stesso tempo quel modello di segregazione rappresenta un potente strumento di intimidazione, un deterrente da usare contro le lotte degli sfruttati.
Per combattere questa oppressione, il 20 ottobre del 2000 i prigionieri rivoluzionari hanno iniziato lo sciopero della fame. Il 19 dicembre sono stati attaccati con violenza e brutalità dall'esercito fascista in 20 prigioni.
A seguito di quella sanguinosa incursione 28 prigionieri sono morti. La resistenza contro il regime di isolamento cellulare imposto dall'imperialismo è andata avanti per 275 giorni ed è costata la vita di 60 persone.
Le strade di Genova e le carceri della Turchia sono due diversi fronti della stessa battaglia. Tanto a Genova quanto in Turchia le forze armate imperialiste usano le armi contro chi difende i propri diritti. Su entrambi i fronti si manifestano la crudeltà e la brutalità dell'imperialismo.
Mentre il movimento che si oppone alla globalizzazione capitalistica continua a crescere, la nostra sfida sta nel difendere queste due cause con uno spirito unitario e globale. Se vogliono ottenere la vittoria sul nemico, i popoli oppressi devono unire le proprie forze.
Oggi per ricordare Carlo Giuliani e i prigionieri politici turchi e per tutti i popoli del mondo, è più che mai necessario unirsi per fermare gli assassini.
Alla fine della guerra antifascista la città di Genova è stata insignita con la medaglia d'oro della Resistenza. Per restare fedele all'eredità di quella resistenza, oggi Genova deve condannare il fascismo in Turchia.

Fermare il massacro a Genova e in Turchia!
Unire e organizzare la resistenza contro l'imperialismo!

DHKC - Rappresentanza europea

21 luglio 2001


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