Senza Censura n. 6/2001

[ ] Università e Nato



Continua la ricerca sui rapporti "sapere" e "militare"

Nel precedente numero della rivista abbiamo cercato di offrire un quadro generale di come la Nato, l'Esercito italiano e le varie forze dell'ordine abbiano stretto rapporti con le università per la formazione del proprio personale militare.
La Nato, riassumendo, si è dotata di un suo programma scientifico che si divide in diverse parti funzionali a determinati scopi. In primo luogo i finanziamenti erogati per la ricerca scientifica e tecnologica in tutti i settori rappresentano per molti stati un ricatto, soprattutto per quelli che vengono considerati "Associati" e che, nella maggior parte dei casi, sono quei paesi devastati da guerre condotte dalla stessa Nato, con il ruolo pricipale degli Stati Uniti.
In secondo luogo le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche saranno così proprietà della Nato. Gli attacchi al Pentagono e alle Twin Towers probabilmente determineranno una maggiore attenzione rivolta alla ricerca di sistemi di controllo e repressione ancora più sosfisticati. Inoltre tale programma è utile per propagandare e giustificare le varie "missioni umanitarie" o operazioni di "libertà duratura", mediante corsi, seminari, convegni e borse di studio, penetrando così nelle scuole e nelle università dei singoli stati (altra necessità della Nato).
Infine anche i problemi ecologici e di inquinamento rientrano negli interessi del programma Nato per la ricerca: così in futuro ci accorgeremo quanto sono "benefici" gli effetti dell'uranio impoverito o dei bombardamenti! Ma sicuramente benefico è l'intreccio con l'industria bellica, chimica e via dicendo fino al settore tessile.
In Italia sono molti gli studiosi e scienziati che ricevono i "contributi" dalla Nato, ma non solo da questa.
Cerchiamo quindi di approfondire come l'Esercito e gli apparati repressivi dello Stato stiano agendo al riguardo nella formazione dei propri "cadetti" o agenti. Dal 1989 sono state approvate "leggine" e decreti che hanno avuto la funzione di legittimare un rapporto, sorto precedentemente, tra le Accademie Militari e le Università italiane.
Ma solo alcune di tali Istituzioni hanno assunto e centralizzato la regolamentazione dei nuovi corsi di laurea (c.d.l.), per ora. Infatti è importante osservare a chi compete l'organizzazione del nuovo percorso di studio in Scienze Strategiche (anche se tale c.d.l. risulta ancora attuato in modo parziale, ma comunque in pieno svolgimento).
L'Università di Torino e quella di Modena-Reggio Emilia hanno firmato convenzioni con l'Accademia Militare modenese e la Scuola di Applicazione di Torino e sono proprio questi gli attori principali che hanno istituito il piano di studi in Scienze Strategiche.
Il suddetto c.d.l. è istituito presso le facoltà di Scienze Politiche, Economia, Giurisprudenza e di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali (M.F.N.), assumendo il carattere di collaborazione interfacoltà.
I docenti che tengono le lezioni, provengono infatti dalle università di Torino, Milano, Trieste, Napoli e Firenze.
Il numero di studenti (che rammentiamo sono esclusivamente militari) da ammettere ai singoli corsi è deciso annualmente dall'Accademia Militare di Modena e dalla Scuola di Applicazione di Torino di concerto con le rispettive Università locali. Per quanto riguarda la composizione della commissione d'esame i criteri sono stabiliti dal Ministero della Difesa e dalle sedi universitarie coinvolte (cioè sempre le stesse).
Come "ringraziamento" per il lavoro svolto dalle varie cariche preposte alla materia e per la conseguente voglia di una laurea da parte di molti Ufficiali e Sottufficiali non sono state assegnate lauree d'ufficio, ma quasi: i militari infatti possono richiedere la parificazione alla nuova laure, mediante un pagamento di un bollettino postale di sole 500.000 lire (cinquecentomila).
Così oltre alla carriera assicurata, con una modica spesa in molti sono diventati "esperti" in Scienze Strategiche. Il Ten. Gen. Comandante dell'Accademia Militare di Modena, laureato ad "honorem", all'inaugurazione del primo Master di secondo livello universitario ha dichiarato ai giornalisti presenti "che le Forze Armate calano di numero e gli Ufficiali sono chiamati a svolgere funzioni sempre più ampie; la preparazione culturale è indispensabile anche per vincere il confronto con altri Stati".
L'altro aspetto su cui dobbiamo prestare attenzione è quello relativo alla strutturazione del nuovo corso di laurea. Scienze Strategiche è divisa in un primo biennio comune, da svolgersi presso l'Accademia Militare modenese, dove i "cadetti" acquisiranno il Diploma Universitario in Studi Strategici, e un secondo biennio di indirizzo tenuto dalla Scuola di Applicazione di Torino, in cui verrà conseguita la Laurea in Scienze Strategiche.
Ancora una volta sono gli stessi protagonisti e tale laurea viene conferita dal solo Ateneo torinese. Inoltre il 20 Marzo 2001 è partito il primo Master, prima accennato, anch'esso caratterizzato da due fasi.
Il Corso di Stato Maggiore: sostanzialmente un corso tecnico-professionale, riservato ai Capitani prossimi all'impiego in cariche di staff nell'ambito degli Stati Maggiori di Grande Unità, in contesti nazionali e internazionali.
Il Corso Pluritematico: strutturato in più moduli (Ottimizzazione Strategica Antropologica, Strategia Politica). I docenti provengono dalle varie Università statali e sono svolte lezioni condotte da esperti militari che hanno partecipato a missioni di contingenti italiani all'estero.
In osservanza della riforma universitaria anche Scienze Strategiche, a partire dall'anno accademico 2001-2002, si dividerà in un primo triennio interateneo (Torino-Modena, strano!) seguito da un biennio di specializzazione.
Per l'Università di Torino l'avere stretto certi tipi di rapporti con l'Esercito ha rappresentato una sorta di "svolta", per diverse ragioni. In primo luogo perchè si ottengono finanziamenti che, tra l'altro, in futuro potrebbero essere determinanti nella "normale" gestione di una università. Magari per quelle più piccole o meno "prestigiose", come nel caso dell'Ateneo de L'Aquila che tiene il corso per gli agenti della Guardia di Finanza.
Percorsi di studi creati per l'esigenza particolare dell'Esercito e che in alcuni casi, potrebbero diventare una offerta in più per una maggiore concorrenzialità nel "mercato universitario". In secondo luogo, soprattutto per quanto concerne Scienze Politiche di Torino, da una Istituzione di massa con moltissimi iscritti, la maggior parte "lavoratori-studenti", caratterizzata da un numero basso di laureati e considerata dall'attuale Preside un grande "parcheggio", si passa all'invenzione di nuovi c.d.l. che permettono di avere il 100% di dottori (come nel caso dei "cadetti").
Naturalmente anche in questo caso si tengono seminari, convegni e quant'altro per propagandare e per enfatizzare le "imprese eroiche" a sostegno dell'Imperialismo occidentale.
Dotarsi di un metodo per opporsi a questa infiltrazione strategica dell'apparato militare, che agisce e incide direttamente nell'ambito culturale e della conoscenza, non è cosa facile. Purtroppo è assente un dibattito e poca è l' attenzione nei confronti di tale azione svolta dall'Esercito e dai vari corpi delle forze dell'ordine. Questo pericolo non riguarda e non si ferma al solo livello universitario, ma va ben oltre (rasentando, forse, la comicità demenziale). Il 28 marzo 2001 una circolare ministeriale aveva come oggetto questa iniziativa: Concorso Nazionale per gli Studenti "Penne e stellette".
Iniziativa per studenti delle Scuole Medie Superiori che si svolge in tutta Italia e prevede 103 temi vincitori a livello provinciale, 20 regionali e 3 nazionali, che avranno la possibilità di partecipare ad attività dimostrative e potranno visitare i reparti dei vari apparati repressivi dello Stato.
Un concorso simile è stato rivolto anche agli alunni delle Scuole Elementari, ma con un titolo diverso: Un poliziotto per Amico. La premiazione di questa iniziativa, che si è svolta poco tempo fa, si è tenuta a Torino, ciò a conferma del ruolo di primo piano delle Istituzioni di istruzione locali.
Per concludere è bene tenere presente che sono state avanzate proposte, da parte di esponenti dell'Esercito, che mirano alla creazione di una sorta di agenzia per il lavoro che abbia la possibilità di sviluppare "corsi di formazione", riservata esclusivamente ai militari in congedo. In merito è stata affermata la chiara volontà di sostenere i militari anche dopo la conclusione della loro carriera o prestazione di servizio così, dopo gli "studi universitari" e l'avanzamento sicuro dei vari gradi, si chiude il ciclo.
Anche se siamo ancora agli inizi, si può capire come anche quest'ultimo punto possa scatenare preoccupanti conseguenze.


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