Senza Censura n. 6/2001

[ ] 19 giugno: Giornata internazionale del rivoluzionario prigioniero



L'UNICA GIUSTIZIA E' QUELLA PROLETARIA!

La storia la fanno i popoli.
Tutti i rivoluzionari che hanno lottato e che lottano contro le ingiustizie, le diseguaglianze, lo sfruttamento, tutti i popoli che lottano per la loro autodeterminazione e che per questo vengono duramente colpiti dalla repressione, hanno il dovere di non arrendersi, perché questo è un mondo che può e che deve essere cambiato.
Noi oggi affermiamo che le istituzioni repressive del sistema imperialista sono state create in risposta a tutte le lotte che la classe e le sue avanguardie rivoluzionarie hanno portato e tuttora portano avanti contro questosistema di sfruttamento. Come affermò il compagno George Jackson: la storia di una nazione è scritta sui muri delle sue prigioni.
La risposta dello stato borghese all'insorgere di istanze rivoluzionarie trova i suoi strumenti nella controrivoluzione preventiva e nella repressione diretta.
Ciò che gli imperialisti e i loro servi vorrebbero ottenere con il perfezionamento e il dispiegamento di questi strumenti è la resa incondizionata di quella parte di uomini e donne che lottano per liberarsi dalle catene dell'imperialismo, come se la democrazia borghese con il suo stato, le sue istituzioni e le sue galere fosse l'unico mondo possibile.
La bestialità del dominio imperialista emerge con chiarezza dalla brutalità di tutti quei metodi che lo stato adotta per reprimere la pratica rivoluzionaria e le lotte che la classe porta avanti per migliorare le sue condizioni di vita.
La borghesia imperialista sferra il suo attacco alle condizioni di vita del proletariato e cerca di reprimere la resistenza attraverso le sue politiche antiproletarie come il patto sociale, futile tentativo di un'impossibile pacificazione, leggi antioperaie come la normativa antisciopero fino alla repressione violenta contro le manifestazioni di piazza. L'ennesima conferma l'abbiamo dagli episodi che hanno caratterizzato gli ultimi anni fino ad arrivare a queste ultime settimane alle cariche contro gli operai dell'ILVA e all'esecuzione vigliacca di un manifestante in occasione del controvertice di Göteborg (la civile Europa insegna).
E' dagli anni settanta a oggi che una repressione brutale quanto capillare si è inevitabilmente scatenata contro le avanguardie rivoluzionarie del proletariato: incarcerando, torturando e uccidendo compagni e compagne nell'intento di estirpare il movimento rivoluzionario che aveva raggiunto in quegli anni il suo livello più avanzato nella lotta per il potere.
La borghesia imperialista ha tentato di annientare le istanze rivoluzionarie anche attraverso i progetti di pentitismo, dissociazione, "soluzione politica" e indulto.
Questo però non ha potuto sconfiggere quella parte di prigionieri che continuano ad affermare la propria identità rivoluzionaria di comunisti in lotta contro il potere del capitale. Questi compagni, lungi dal rappresentare solo una testimonianza del passato, continuano a essere parte integrante e attiva del movimento rivoluzionario, come dimostra il loro contributo attuale allo sviluppo del processo rivoluzionario.
Migliaia di prigionieri comunisti e antimperialisti tengono alta la bandiera della rivoluzione: dai compagni sottoposti al regime carcerario del FIES spagnolo ai combattenti palestinesi nelle carceri sioniste, dalle carceri dell'Europa alla Colombia e al Perù fino ad arrivare alla turchia dove negli ultimi anni si è sviluppato un ampio ciclo di lotte di organizzzioni comuniste rivoluzionarie come il DHKP-C, il TKP-ML, il TKIP, i cui militanti imprigionati hanno sferrato un duro attacco contro il progetto di annientamento portato avanti dallo stato fascista turco.
Cogliamo l'occasione di questa giornata per smascherare le posizioni opportuniste di chi si dissocia dalle iniziative rivoluzionarie dei compagni che da subito si pongono su un terreno di scontro per il potere. Prendiamo quindi le distanze da avventuristi e politicanti, da partitini autoreferenziali e dogmatici e da tutta la "galassia opportunista" di cui fanno parte alcuni settori del cosiddetto "movimento antagonista".
Ribadiamo che la solidarietà con i prigionieri rivoluzionari non può essere inversamente proporzionale alla distanza: oltreoceano compagni, in Europa terroristi. Terrorista è lo stato. E se anche questi sono giorni in cui è pericoloso esprimere solidarietà con chiarezza rivoluzionaria, oggi noi invece la portiamo con forza ai compagni delle organizzazioni combattenti che da anni vivono e lottano nelle "patrie galere".
Invitiamo all'unità dei compagni e delle compagne, che traggono forza dall'idea che la menzogna imperialista va combattuta con la chiarezza rivoluzionaria e che tale chiarezza va raggiunta lottando e praticando la rivoluzione, convinti del fatto che con il potere borghese non esiste né mai esisterà alcun margine di patteggiamento e di convivenza.
Salutiamo tutti i rivoluzionari prigionieri e tutti i proletari costretti nelle galere imperialiste!
Onore ai compagni e alle compagne caduti nella lotta e nelle carceri imperialiste!
Per il comunismo!

Collettivo comunista (Milano)


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