Senza Censura n. 8/2002

[ ] Una lettera di Marco Camenish

Saluto per l'iniziativa del 1 giugno 2002 davanti al carcere.

Saluto con gioia tutte le amiche e gli amici, tutte le compagne ed i compagni qui che e che non possono essere qui. Non è solo un saluto dalla galera ma anche un saluto del mio ritorno. Ero contento di tornare perché ci siete voi, e questa gioia era molto più forte del terrore che ci incutono tutte le Ritorno* del mondo e chi per loro. Ma non avevo nostalgia, poiché la nostra casa è in ogni luogo dove della gente e dei popoli si oppongono agli Stati, allo sfruttamento, alla guerra di conquista e di sterminio, alla miseria mortale ed alla crescita della civiltà capitalista e lottano per un ambiente intatto e, dentro di esso, per l'autodeterminazione, la libertà e la giustizia.
Essere una delle ragioni per cui siete qui ovviamente non mi garba troppo, ma mi piace appartenere alla gente come noi che sa quanto siano importanti ed insostituibili le nostre varie lotte per la vitale eliminazione della civiltà capitalista; che è cancerogena ed illimitata fino all'esaurimento di ogni risorsa, anche della vita; che è cosciente che questa civiltà ha bisogno del carcere e lo rende necessario, poiché essa stessa E' CARCERE; che sa che non è possibile eliminare il carcere ed affermare la libertà e la vita senza eliminare questa civiltà del capitale.
Un altro mondo E' NECESSARIO. Deve consistere di tanti mondi tutti necessari l'uno all'altro e dei quali nessuno può essere impossibile. Noi siamo di questi mondi, dove la gioia di vivere è qui ed ora e dove la propria libertà e dignità è esattamente la libertà e dignità di tutti gli altri mondi necessari. Dove non ci sono primi, Secondos, terzE ed ultimE. Dove la tenerezza è la forza della vita e della lotta, ma non ha modo d'esistere l'odio, poiché l'odio annienta, divide, acceca e debilita e svuota ogni lotta del suo significato. Dove non si sacrifica la gioia di vivere e di lottare a una timorosa e sottomessa speranza di raggiungere l'utopica banalità del possibile nella brodaglia unica consumista del progresso capitalista. Laddove, ove e come sia, si vive e si lotta per questo mondo necessario, fianco a fianco o insieme, con parità, con solidarietà critica, onestà e responsabilità secondo le proprie capacità ed i propri veri bisogni. Dove la pace è giustizia e non un luogo comune ideologicamente definito dai rapporti dominati di sfruttamento e di violenza per pacificare e denigrare la lotta di classe e di liberazione e i combattenti. Dove la morte e la sofferenza siano un fatto naturale e non l'insensato annientamento dell'essere nell'inferno del mercato e della produzione capitalistica; o che siano, nella lotta, l'umile coraggio di amare e il tenero dono alla vita.
Ogni morte, sofferenza e prigionia d'ogni compagna e d'ogni compagno, d'ogni persona e popolo per libertà, giustizia, dignità e ogni vita è la forza crescente ed il crescente dovere dei nostri cuori indignati, è la forza crescente delle nostre voci, della nostra volontà a resistere.
Onore, amore e gratitudine a tutte le nostre cadute ed ai nostri caduti!
Solidarietà contro ogni persecuzione, discriminazione e prigionia!
Libertà per tutti e tutte!

Marco
Pfäffikon, fine maggio 2002

*nota introduttiva: " Ritorno e la traduzione del nome della giudice Claudia /è Wiederkehr, responsabile per il mio caso!





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