Senza Censura n. 9 - 3/2002

[ ] La Nato verso Praga

Il processo di ampliamento e ristrutturazione NATO continua verso Praga

Se ripartiamo da dove abbiamo terminato l'articolo precedente collochiamo l'attuale processo di allargamento della Nato ad est all'interno del tentativo da parte di Usa di procurarsi la capacità di disporre di alleanze variabili sempre più flessibili sulla base della sua strategia di "guerra preventiva", termine che nella realtà racchiude ciò che gli Usa hanno da sempre eseguito attraverso la guerra di bassa intensità prima e attraverso la sua politica dopo il crollo dell'Urss.
La probabilità di una guerra in Iraq da parte di Usa e GB e le modalità con cui gli Usa determinano il fronte della guerra mettono in seria difficoltà i 10 paesi che sono candidati alla entrata nella Nato, nodo che il vertice di Praga dovrebbe sciogliere. Nel mese di Luglio, durante un incontro dei 10 paesi candidati, era stato espresso un certo ottimismo per la accelerazione della loro integrazione che rischia proprio in occasione del vertice di Praga di trovare difficoltà nel caso di una guerra in atto che diventerebbe l'argomento principale della discussione con tutte le contraddizioni che si porta con se. Questo si affiancherebbe allo scontro interno tra Usa e Gb da una parte e dall'altra l'Europa, che già crea grossi problemi, nel quale entrambi i contendenti chiedono ai 10 di schierarsi in merito alla modalità di gestione delle decisioni in maniera più o meno partecipata e vincolata a "principi collettivi". E' chiara che la differenza di vedute ripropone il problema dei rapporti di forza all'interno della alleanza e nel panorama imperialista.
Da quanto emerge dai documenti ufficiali sembra che attualmente ci sia la disponibilità, e le condizioni, per l'ammissione dei 7 paesi ex sovietici, Bulgaria, Estonia, Latvia, Lithuania, Romania, Slovakia e Slovenia,
Ma oltre ai problemi di natura interna alcune fonti ufficiali inglesi fanno notare che non esiste a due mesi dal vertice di Praga un regolamento ufficiale che garantisca le modalità di allargamento della Nato ai candidati. Secondo alcune analisi ufficiali Macedonia e Albania non sono ancora pronte, e la Slovenia sicuramente parte favorita. Le tre repubbliche baltiche presentano unicamente il problema di una limitata presenza russa. Bulgaria e Romania si presentano ancora in bilico per il rallentamento delle riforme politiche ed economiche, ma la loro posizione strategica gioca a sicuramente a loro favore.
Secondo molti oramai i paesi candidati detengono un credito verso gli Usa con il loro pieno appoggio alla guerra al terrorismo ed alle operazioni di guerra attraverso il supporto logistico, di intelligence, aprendo il proprio spazio aereo e terrestre. Bulgaria e Romania hanno inviato propri militari in Afghanistan a supporto dell'ISAF.
La Romania ha dato la sua disponibilità agli Usa per l'attacco all'Iraq. L'aiuto consisterebbe nella disponibilità delle sue basi e corridoi aerei per il rifornimento degli aerei e supporto logistico alle truppe. Secondo il ministro della difesa rumeno questo farà rendere conto della qualità del sistema logistico militare rumeno, garantendo maggior chance per l'entrata del paese nella Nato.
La Slovacchia ha inviato suoi militari in Afghanistan sotto il comando americano, in particolare per la costruzione di nuove strutture militari. Questo, secondo la maggioranza degli esperti di politica internazionale, può determinare una accelerazione della loro integrazione ed in particolare nell'occasione del vertice di Praga verranno prese decisioni importanti in merito.
La Lituania ha messo a disposizione un gruppo dei suoi militari per operazioni di intelligence in Afghanistan.
Le repubbliche Baltiche stanno procedendo unitariamente alla modernizzazione delle proprie forze militari, adeguandosi a quanto previsto dal MAP (Member Action Plan). La Russia dimostra di aver almeno in parte rimosso il suo atteggiamento di piena ostilità verso l'integrazione delle tre repubbliche baltiche, anche se pone sulla bilancia una riduzione di armi convenzionali in Europa ultima eredità della guerra fredda
Negli ultimi tempi le repubbliche baltiche candidate stanno lavorando per un sistema di radar comuni, sistemi di telecomunicazione e comando integrato per arrivare ad una piena interoperabilità con gli standard Nato. Sono stati acquistati dalla Lockeed Martin's sistemi radar TPS 117 che saranno operativi entro la fine del 2003. Il sistema radar sarà parte del BALTNET inserito internamente al quadro di controllo Nato controllato dalle stanze di Bruxelles.
La presenza di militari dell'Estonia è già segnalata in Kirgistan, notizia chiaramente negata dal governo locale. L'Estonia prevede, tra il 2002 e il 2007, l'acquisto di sistemi di difesa antiaerea a corto raggio, missili e sistemi tecnologicamente avanzati per la guerra notturna. Secondo quanto affermato dall'ambasciatore dell'Estonia a Washington, il paese si sta attrezzando a sviluppare il suo sistema radar e comunicazioni in modo tale da poter essere utilizzato dalle altre nazioni alleate nel quadro Nato.
Secondo quanto affermato da fonti industriali militari, durante la Weapons Exibition in Lituania nel giugno di questo anno, Lituania ed Estonia stanno procedendo all'acquisto di missili antitank portatili Javelin. Sempre la stessa fonte ammette la necessità di continuare l'adeguamento al sistema di comunicazione e intercettazione Nato. La Lituania investe nell'adeguamento del suo sistema di difesa e attacco circa il 2% del PIL, che si aggira in circa 270 milioni di dollari.
La Slovenia presenta minori problemi di adeguamento del sistema militare allo standard Nato in quanto il suo apparato è stato completamente acquisito dopo l'uscita dalla Jugoslavia. Il suo bilancio per le spese militari dovrebbe attestarsi in questo anno intorno ai 500 milioni di dollari. La priorità della Slovenia è quella di acquisire equipaggiamenti adatti all'ulteriore sviluppo di una forza di intervento rapido dotata di armamenti leggeri antitank e missilistici. Alcuni veicoli leggeri sono direttamente prodotti in Slovenia. La Slovenia dispone già di una compagnia motorizzata che opera in Bosnia completamente integrata e compatibile con la struttura Nato.
La Bulgaria ha realizzato un piano per l'acquisto di armamenti dalla GB e sistemi radar dalla Lockeed Martin's. E' inoltre in atto la trasformazione dell'attuale forza aerea dotandola di sistemi di identificazione e comunicazione Nato. La Bulgaria è il paese che investe maggiormente tra i candidati nel settore degli armamenti, circa il 3% del PIL, che si aggira attorno ai 400 milioni di dollari. La Bulgaria ha un rapporto tradizionalmente buono con le potenze occidentali, testimoniato dal fatto che molto del suo staff militare di comando è stato addestrato negli Usa e in Europa. La Bulgaria sta inoltre lavorando sul sistema ASOC (Air Sovereignty Operations Center), che dovrebbe accompagnare la realizzazione di una piena interoperabilità aerea.
Nel mese di ottobre esperti americani si sono incontrati con i corrispondenti rumeni per verificare gli eventuali cambiamenti da operare nel sistema di sicurezza interno in vista di una probabile adesione alla Nato. Il governo rumeno ha segnalato la possibilità di produrre direttamente i radar prodotti dalla Lockeed Martin's di cui si stanno dotando tutti i paesi candidati. La Romania ha dirottato enormi risorse nel settore della difesa passando da 1,6% del Pil nel 2000 a circa il 5% nel 2001, con l'intento di essere immediatamente convocata per l'ammissione nella Nato. La Romania rappresenta un nodo fondamentale come cinghia di collegamento tra il fianco nord e sud della Nato, oltre a rappresentare un ruolo fondamentale per i corridoi energetici provenienti dal Mar Caspio.
La Slovacchia ha presentato un piano per raggiungere in questo anno il 2% del Pil per investimenti nel quadro dell'ammodernamento per raggiungere quanto previsto dal Map. L'ambasciatore slovacco alla Nato ha affermato che le priorità del suo paese sono dotarsi di un adeguato sistema radar e di comunicazioni oltre che aumentare le sue capacità militari per quanto riguarda la disponibilità di forze militari di intervento rapido. La Slovacchia sta sviluppando un sistema multi-brigade con Polonia e Repubblica Ceca per la partecipazione ad operazioni Nato.
Il Summit Nato di Praga che si svolgerà nei giorni 21 - 22 Novembre dovrà definire gli ultimi passaggi per il completo inserimento nel quadro Nato dei paesi dell'Est candidati all'adesione, ma nello stesso tempo non potrà fare a meno di porre sul tavolo questioni sostanziali nella ridefinizione delle modalità operative della Nato, a fronte della situazione attuale di offensiva contro il terrorismo, ovvero di espansione imperialista della borghesia Usa e GB.
Durante un summit informale, che si è tenuto a Varsavia il 24 settembre tra i ministri della difesa Nato, si è fatta avanti una proposta del ministro della difesa Usa Rumsfeld per la creazione di una forza di reazione rapida Nato da discutere fin dal vertice di Praga. Una forza che non dovrebbe competere con la ARCC (Ace Rapid Reaction Corps) ma operare nei momenti in cui sono richieste operazioni militari di una durata limitata (7-30 giorni). Certamente una proposta di questo tipo mette ancora più in crisi la gestione politica delle decisioni, in particolare all'interno di un quadro di imposizione della supremazia decisionale degli Usa, oltre che come abbiamo visto ad una predisposizione da parte dei nuovi entrati e candidati a sostenere gli interessi e le decisioni della fazione di borghesia dominante.
Questa forza dovrebbe prevedere un contingente di circa 20.000 uomini. Il ministro della difesa Usa ammette che tale decisione deriva dalla necessità di rispondere alla difficoltà Nato nell'operare come soggetto comune in operazioni fuori area.
Alla richiesta di spiegazioni se questa forza potrebbe essere già schierata per le operazioni in Iraq è stato fatto presente che tale contingente non potrà essere pronto in breve tempo.
Durante una intervista il ministro ha dichiarato che nel caso questa proposta non trovasse l'assenso dei paesi Nato sarebbe una grave irresponsabilità che pregiudicherebbe la forza della Nato stessa. Dalla intervista emerge chiaramente la caratterizzazione di corpo di attacco anche preventivo della forza di reazione proposta.
Da fonti ufficiali emergono molte perplessità da parte europea a questa proposta.
I dettagli di questa proposta sono ancora vaghi e si presume che dovranno essere affrontati, come già affermato all'interno del vertice di Praga.





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