Senza Censura n. 9 - 3/2002

[ ] The only way is to struggle...

Alcuni interventi di Mumia Abu-Jamal dopo l'11 settembre

UN GIORNO DI TERRORE
(08/12/2001)

Il potere dei media sulla coscenza umana è grande; infatti, basta solo menzionare una parola, diciamo per esempio "terrorismo", ed un fiume di imamgini fluisce lungo la mente: terrore, terrorismo, le torri gemelle di Manatthan, aerei, fumo, ed umani trasformati in polvere. Osama bin Laden, Mullah Omar, Saddam Hussein (riempite voi gli spazi vuoti).
Queste sono le cose che siamo indotti a pensare dai media. Virtualmente, non abbiamo scelta.
C'è comunque un altro terrore che infetta non mille, ma milioni di bianchi, Neri, anglosassoni, latini, immigrati, uomini, donne, gay, etero, ebrei, ecc...è il terrore del fallimento finanziario. Il terrore di non essere pagati, di essere licenziati, di non essere più in grado di pagare l'affitto (o il mutuo).
Questo è il terrore silenzioso. Il terrore nascosto. Tanto invisibile quanto reale. Quello che lo Stato non solo rifiuta di combattere, ma anche di ammettere. Dopo il disastro dell'11 Seettembre, almeno 800mila persone hanno perso il lavoro. Lavapiatti, inservienti, camerieri, impiegati informatici, agenti di viaggio, ecc...Ma questa è solo una piccola parte di un problema più generale.
Prima dell'11 Seettembre, secondo quanto detto dagli indicatori economici dal marzo 2001, almeno 8milioni di persone erano disoccupate a causa della recessione economica. 8milioni di persone! 8 milioni di invisibili anime, disoccupati presi da un terrore che non si può descrivere.Perché questa non è una emergenza nazionale? Perché non ci sono state mobilitazione di massa? E perché sono poveri? I media delle corporazioni, il possesso e lo strumento della ricchezza, hanno interesse (e profitto) nell'educare i poveri al fallimento di una teoria economica o di un sistema che lavora per loro (i ricchi). Non è interesse delle sitituzioni mostrare un buco nel "miracolo economico". I globalizzatori vorrebbero ignorare questa brutta realtà. Cosa significano Down Jones industrial average o il tasso Sep o l'ultimo Nasdaq per 8 milioni di disoccupati?
Un anno fa gli economisti stavano proclamando la fine del ciclo d'affari, affermando che la borsa non poteva fare altro che migliorare. Eravamo alla vigilia della recessione.
In un tempo in cui i poveri sono trattati come lebbrosi, un tempo in cui ogni loro sogno viene distrutto, regna il terrore quotidiano.


L'AFGHANISTAN E IL GRANDE GIOCO
(28/12/2001)

Per molti americani, l'Afghanistan, una vecchia nazione grande come il Texas nel cuore dell'Asia, diventa reale solo dopo l'11 Settembre 2001. A parte alcuni brevi rimandi ai dieci anni di guerra con l'ex Unione Sovietica, molti non hanno idea delle lunghe tradizioni di questo Paese.
Il "Grande Gioco" è il conflitto imperiale tra inglesi e russi dai primi anni del 19° secolo, all'interno del quale, l'Afghanistan ha ricoperto un ruolo importante. A quel tempo la Russia zarista voleva ampliare i propri confini a sud, in quelle che Peter il Grande chiamava "le calde acque dell'Oceano Indiano".
Quest'area comunque, era proprietà dell'Inghilterra (in quanto colonia inglese). In mezzo c'era il regno dell'Afghanistan. La Russia spinse il persiano Qajar Shah ad attaccare Herat nell'ovest dell'Afghanistan, nell'area considerata come il "cancello per l'India". La contromossa inglese fu di spedire forze e materiali per difendere Herat. Per resistere agli sforzi persiani, una flotta di navi inglesi teneva controllata, attorno al 1837/38, l'area del Golfo Persico.
Nei successivi 80 anni, gli Afghani combatterono 3 guerre con gli inglesi, vincendole tutte. L'ultima guerra anglo-afghana finì nel 1919. Per quella data, l'Inghilterra passò molti dei suoi impegni coloniali agli americani, e lo zar lasciò posto ai Soviet.. Anche se i preotagonisti erano cambiati, il gioco rimaneva.
Nel 1980, gli Usa inviarono in Afghanistan sostegni di ogni tipo, diretti a colpire l'esercito sovietico, e per difendere quello che il consigliere della sicuerezza nazionale durante l'"era Carter" chiamava "la trappola afghana". L'Afghanistan divenne il Vietnam siovetico e portò alla successiva distruzione dell'URSS. Con l'entrata delle forze militari americane in Afghanistan, con l'obbiettivo di sconfiggere i talebani, un nuovo round del gioco sta per iniziare. Con una strategia militare che punta tanto sulle forze aeree che su pesanti bombardamenti da parte di quella che è chiamata "L'Alleanza del Nord", i talebani sono stati sconfitti in battaglia. In poche settimane hanno perso ogni acro di terra. Ma anche questa situazione non è che un altro passo del "Grande Gioco", con alcuni vecchi giocatori a comandare. Perché la verità è che i talibani erano sotto la tutela di Pakistan e Arabia Saudita. Con Kabul e le maggiori città afghane nelle mani della Alleanza del Nord, Pakistan e Arabia Saudita sono sconfitte. La Russia nel frattempo ha ottenuto quello che in dieci anni d guerra non era mai riuscita ad avere. Non sono, come le descriveva a suo tempo Peter il Grande, "le calde acque dell'oceano indiano" a risvegliare gli appetiti russi, ma l'oro nero, sotto il mar caspio, che servirà per la produzione industriale nella prossima metà di secolo.
"Il Grande Gioco" si muove ancora tra ricchezza e povertà.


CORTI MILITARI E CONGRESSI
(29/12/2001)

Dopo l'11 Settembre, l'amministrazione Bush ha annunciato piani e strategie per formare ed organizzare tribunali militari destinati ai classificati come "terroristi". Queste corti saranno guidate, ad ogni livello, da ufficiali militari. E in ogni caso nessun civile come del resto nessun apparato della giustizia federale ascolterà un imputato prima che lo stesso non sia passato per la corte militare. Così succubi sono gli americani, così prostrati i liberali e le comunità dei legali, che nemmeno un mormorio si è alzato contro questo atto di forza condotto dalla amministrazione Bush.
Non è sufficiente quindi che questo tipo di corti rappresentino la vera antitesi della "libertà americana" vista nel "processo dovuto". E non è nemmeno sufficiente dire che queste misure di guerra siano inappropriate in assenza di una formale dichiarazione di guerra. Il Congresso, legittimato dalla fobia "antrace", ha prodotto a velocità record (in totale assenza di dibattito, comunicati o conferenze) il nuovo, non esistono precedenti di questo tipo in senso repressivo, USA Patriot Act.
Il decreto presidenziale che ordina i tribunali militari è incostituzionale. Infatti, il provvedimento - che garantisce al presidente di essere comandante in capo - limita il suo potere sulle questioni giudiziarie. Ecco cosa dice:
"Il Presidente può essere comandante in capo dell'esercito e della marina statunitense, egli deve avere potere, con e previo il consenso del Congresso del Senato, ... egli può avere facoltà di nomina, con e previo consenso del Senato,...i Giudici della Corte Suprema..."
E dall'Art. III, Sezionee 1 della Costituzione:
"Il potere giudiziario degli Stati Uniti deve essere stabilito in una Corte Suprema, e per quanto riguarda le corti minori, il Congresso potrà legiferare di volta in volta..."
Ecco qui: il Presidente, agendo assieme al Senato, nomina i nuovi giudici delle Corte Suprema, ed il Congresso ordina e stabilisce le nuove corti. Il Congresso non può abdicare questo dovere all'esecutivo.
L'ordine del Presidente stabilisce una corte, gli ufficiali sono sotto il suo diritto controllo e comando. Una classica corte kangooro, la stessa che viene condannata dalle istituzioni americane quando Fujimori l'applica in Perù (interessante: anche in quel caso per "combattere il terrorismo"). Abbiamo scordato il processo a Tim McVeigh, durante il quale l'FBI (si seppe solo dopo) manipolò le carte fino a pochi giorni prima dell'esecuzione? Le corti civili di appellarono contro questo fatto. E mentre il governo seguì la sua strada (giustiziando McVeigh), si fece avanti l'imbarazzo per la notizia della manipolazione dei documenti. Tutto ciò non accadrà di nuovo, vero? Sotto il governo Bush, i tribunali militari servono come strumento di difesa dei segreti amministrativi. Sotto la struttura delle corti militari ogni giudice, ogni giuria, ogni persecutore ed ogni ufficiale di corte è al servizio del comandante in capo. Se queste persone volessero ottenere vantaggi sul piano dei servizi e della carriera cosa pensate farebbero ad uno straniero già accusato di essere un "nemico"?
Con Bush, o il Segretario alla Difesa, o una qualsiasi altra istituzione militare che serve da Suprema Corte d'Appello, quali saranno i risultati?
Ma, dopo tutto, gli accusati sono (per usare i termini dell'appello popolare) "sand niggers", arabi, pakistani, un po' di afghani, e allora, chi se ne importa?
Lo stesso fu detto quando negli anni '20 gli ebrei russi vennero esiliati dagli Usa dopo i Palmer Raids, o negli anni '40 quando i giapponesi vennero mandati nei campi di concentramento. Si tratta solo di "commie Jews", o "slants", giusto?!
Combattiamo questa follia o prima o poi si ritorcerà contro d noi.


L'ESPANSIONE DI UNA GUERRA IMPERIALE
(14/02/2002)

Con la sua proverbiale arroganza, il discorso di Bush sullo "Stato dell'Impero" è stato diretto a quei Paesi che ancora non hanno imparato a "rapportarsi" con gli Stati Uniti: Iraq, Iran e Corea del Nord.
Definendoli "mano del diavolo", il regime di Bush sta chiaramente cercando di accattivarsi il sostegno pubblico e qualche intervento militare in queste regioni. Se questi stessi interventi non sono legati all'11 Settembre, allora stanno violando la legge secondo la quale nessuno Stato può costruire "armi di distruzione di massa" senza il consenso americano. Per molti americani ancora spaventati dall'11 Settembre, e non contenti dei bombardamenti sull'Afghanistan, Iraq, Iran e Corea del Nord diventano immediatamente piatti appetibili.
Quello che renderebbe risibile le affermazioni di Washington (se esse non fossero così serie) è che almeno due di questi Paesi sono stati stato clienti degli Usa, quando cercavano di diventare potenze militare nelle proprie aree territoriali. Gli Stati Uniti rimangono i più grandi produttori e venditori di armi del mondo. Quando la snguinosa guerra Iraq-Iran scoppiò, gli Usa vendettero al loro futuro alleato (l'Iraq di Saddam) armi che possono essere definite di "distruzione di massa", le quali vennero usate, per altro, nella eliminazione delle minoranze kurde ai confini.
Stesso dicasi per l'attuale teocrazia iraniana, frutto dell'intervento della C.I.A. che contribuì fortemente a sovvertire il parlamento democratico di Mohammed Mossadegh nei primi anni '50, reinserendo la vecchia figura dello Shah. Se non ci fosse stato questo stupro Occidentale alla democrazia iraniana, ora il Paese non sarebbe guidato dal clero.
La rivoluzione islamica portata avanti da Khomeini fu in sostanza un movimento di risposta alla presenza delle nazioni occidentali e all'influente regime di Pahlevi.
Perché la C.I.A. e l'M1-5 si opposero al governo Mossadegh? Tutto questo non aveva nulla a che fare con la democrazia, piuttosto perché questo governo era troppo democratico per i loro gusti, o forse perchè nazionalizzò il petrolio britannico. Gli Stati Uniti non fecero altro che ripristinare un regime precoloniale e repressivo.
Dalla prospettiva dell'Iran, quali sono gli assi della malvagità? Cosa dovrebbero pensare di una nazione che ha deposto il loro presidente, instaurando un brutale e fascista regime e che poi successivamento armò i loro vicini nemici con armi chimiche e convenzionali che causarono oltre mezzo milione di morti? Non è questa una distruzione di massa?
Ma essere un impero significa non dover mai chiedere scusa, significa dire agli altri quello che devono fare, o cercare sempre e comunque dei nemici.


LA STRATEGIA DEL CANE MATTO DELL'IMPERO AMERICANO
(18/02/2002)

Quando il presidente Bush ha definito Iraq, Iran e Corea del Nord "mani del diavolo", europei, asiatici e il resto del mondo hanno reagito shockati, con paura ed incredulità ben sapendo che questi Paesi saranno i prossimi obiettivi americani. Molti degli "alleati" hanno iniziato a guardare gli Usa come si guardano i pazzi. "Stanno organizzando una guerra mondiale?". E sempre diversi "alleati" non si sono detti favorevoli al percorso americano, perche' risulta impossibile prevederne una fine. Questi potrebbero sembrare pazzi, ma c'è un metodo per la pazzia. Più che un metodo, si tratta di una precisa strategia politica.
Nel 1995 il comando strategico statunitense (il gruppo responsabile dell'arsenale nucleare nazionale) preparò uno studio interno, denominato "Essenziale sulla deterrenza post Guerra Fredda". Eccone alcuni estratti:
"A causa del valore che deriva dall'ambiguità di ciò che gli Usa potrebbero fare ad un avversario se gli atti che cerchiamo di impedire fossero portati avanti, fa male dipingere noi stessi come razionali e dal sangue freddo. Il fatto che alcuni elementi potrebbero apparire "fuori controllo" può essere utile a creare paura e dubbi nelle menti degli americani. Questo essenziale senso di paura è la forza che sorregge la deterrenza. Il fatto che gli Stati Uniti potrebbero diventare irrazionali e vendicativi se i suoi vitali interessi fossero attaccati dovrebbe essere una parte della psicologia di ogni americano, che noi mostriamo ai nostri nemici"
(vedi Boston Globe, 2 Marzo 1998, pag 5)
Ecco il metodo dietro la pazzia, questi pazzi americani!
Gli Usa sono una potenza che gestisce l'ordine posizionando i suoi generali in giro per il mondo. Ma i suoi stessi uomini tremano perchè sanno, forse meglio di ogni americano, i tremendi costi che gli Stati Uniti hanno imposto al mondo nel nome del capitale. Come l'ex capo della C.I.A. John Stockwell notò in Peaetorian Guard (1991):
"Capire qualcosa delle attività della C.I.A. o capire quante persone sono state uccise nella giungla del Laos o sulle montagne del Nicaragua, non è semplice. Ma arriviamo a ad almeno 6 milioni di persone. Tra cui: 1 milione nella guerra di Korea, 2 milioni in quella del Vietnam, 800 mila in Indonesia, 1 milione in Cambogia, 20 mila in Angola e 200 mila in Nicaragua." (pag.81)
Questi americani! Sono come i selvaggi cowboys! Pazzi, no?


UNA VOCE CONOSCIUTA DALL´IRAQ
(Ottobre 2002)

In questi giorni durante i quali i media statunitensi fanno eco alla retorica dell´amministrazione invocando la Guerra (ancora una volta), sembra molto difficile trovare prospettive differenti che informino sulle minacce di questa guerra.
Scott Ritter, ex ispettore dell´ONU, rappresenta quella voce di cui parlavamo. Context Books, un editore di New York, sta per pubblicare un istant book nel quale, durante una lunga intervista, questo ex marine conservatore analizza molti dei miti e delle distorsioni a sostegno delle Guerra. Il Libro si intitola: "Guerra all´Iraq: quale squadra Bush non vuole che conosciate" di Williams Rivers Pitt con Scott Ritter.
Il libro può risultare utile a molti cittadini statunitensi poiché contiene una breve ma interessante storia dell'Iraq moderno. Controllate da voi: Gli STATI UNITI desiderano realmente "la democrazia" in Iraq? La maggior parte della gente dirà, "si, sicuro."
Ma che cosa pensano del fatto che la vasta maggioranza degli Iracheni, circa 60%, è di fede islamica Shiita, come la maggior parte dei mussulmani in Iran? Che cosa pensano e sanno sulle armi di distruzione totale (WPM) di natura chimica, biologica o nucleare? Lasciatemi citare William Pitt ed il suo libro " Guerra all´Iraq ":
La fondatezza delle accuse mosse contro l'Iraq non è stata dimostrata. Ciò è un fatto. Sarebbe incredibile il fatto che Saddam Hussein sia riuscito a mantenere intatti gli aspetti funzionali dei programmi chimici, nucleari e biologici smantellati dagli ispettori delle Nazioni Unite che hanno lavorato instancabilmente in Iraq per sette anni. Questo è un fatto. L'idea che Hussein abbia collegamenti con i terroristi islamici fondamentalisti è ridicolo - è una leader secolare che ha lavorato per anni affinché il fondamentalismo fosse distrutto in Iraq e se desse armi ad Al Qaeda, i membri di questa organizzazione le utilizzerebbero in primo luogo contro di lui. [p.10]
Pensate a ciò la prossima volta che sentirete rapporti riguardanti relazioni tra Iraq e Al Qaeda. La nostra amministrazione sa che la cricca al comando in Iraq è profondamente radicata nel partito socialista di Ba'ath ed odiano Bin Laden ed i suoi adepti tanto quanto odiano gli Americani. In più, gli sforzi da parte dell´amministrazione di giustificare questa nuova "avventura", con un congresso intimorito e con la complicità dei media, renderanno ancor più arduo il reperimento di tali informazioni. Confidiamo affinché la previsione presente nel libro di Pitt/Ritter non si realizzi: Un attacco all'Iraq potrebbe determinare una guerra mondiale più estesa di quanto gli stessi Stati Uniti possano permettersi, ciò è proprio quello che una vasta maggioranza degli Americani non vuole accada. [p. 10]
Meno di 100 pagine, "Guerra all'Iraq" è un facile cult. Prima che il disastro abbia luogo, spero che molti Americani leggano questo libro, molto presto.


 

"The only way to live on this planet, with any human dignity, at this time, is to struggle."
Assata Shakur





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