SENZA CENSURA N.13

FEBBRAIO 2004

 

LIBERTÀ PER PAOLO DORIGO

La resistenza dei rivoluzionari prigionieri nelle carceri imperialiste è un bene prezioso per tutto il proletariato e le masse popolari che lottano contro la borghesia, che continua ad imbastire politiche di erosione e di attacco delle conquiste economiche e sociali.
Paolo Dorigo è un prigioniero che da oltre 9 anni è in carcere con una condanna inflittagli a 13 anni e 6 mesi dal tribunale borghese per “associazione sovversiva” e “banda armata” per un attentato alla base USA di Aviano del 2-9-93.
Il suo caso è esemplare delle persecuzioni e i crimini perpetrati dentro le carceri contro i prigionieri politici che non rinunciano alla loro identità né si piegano senza lottare alle pratiche di annientamento della personalità e coscienza che subiscono. La borghesia fa di tutto affinché questi compagni rinuncino alla loro identità di comunisti e rivoluzionari. Su Paolo si sono accaniti in questi anni, con varie tecniche di destabilizzazione psicofisica, affinché diventasse compatibile all’ordinamento politico e sociale del capitalismo e del suo sistema carcerario. Sin dall’inizio è stato sottoposto a continue persecuzioni corporali, violenze, isolamento, dispersione, allontanamento dagli altri rivoluzionari prigionieri, desolidarizzazione, negazione di strumenti per lo sviluppo delle attività intellettuali, negazione a un’assistenza sanitaria adeguata, controllo e ostacolo della posta, ecc.
Paolo Dorigo ha lottato tenacemente, nonostante le durissime condizioni di detenzione impostegli, per rivendicare il diritto a condizioni carcerarie rispettose anche dei più elementari diritti umani, ottenendo anche risultati concreti, sia in termini di miglioramenti parziali e temporanei per lui e gli altri detenuti, sia vincendo processi per reati commessi contro di lui.
Né ha mai fatto mancare il suo sostegno militante, con documenti, dichiarazioni, lavoro di traduzione, alle lotte di altri prigionieri rivoluzionari nel mondo e alle lotte di liberazione, in particolare la guerra popolare in Perù.
Non si tratta di un caso limite o isolato, abbondano le denunce documentate di associazioni come Amnesty International, che indicano le carceri italiane come luoghi in cui tortura, negazione al diritto alla difesa, soprusi quotidiani, sono ampiamente diffusi contro buona parte della popolazione carceraria, non solo “politica”. Un caso esemplare della politica di repressione che la borghesia e il governo Berlusconi stanno portando avanti per l’annientamento dei rivoluzionari prigionieri e come deterrente verso le avanguardie del movimento comunista e le lotte delle masse popolari, insieme alle leggi varate negli ultimi anni, anche dai governi di centro sinistra, (art. 41 bis, secretazione delle inchieste, allungamento della carcerazione preventiva, ecc.) e alle continue inchieste, arresti e migliaia di compagni denunciati. In questo quadro generale assume un ruolo molto importante la solidarietà verso la resistenza dei rivoluzionari prigionieri e lo sviluppo della solidarietà tra i lavoratori e le masse popolari nei loro confronti.Già alla sentenza contro Paolo Dorigo, divenuta definitiva nel 1996, emerge l’illegalità di questa pena. Primo per la sproporzione in relazione agli effetti pratici del reato, che non provocò né morti né feriti. Secondo, perché ben due successive pronunce, la prima del 9 settembre ’98 della Commissione Europea per i Diritti dell’Uomo, la seconda del 15 aprile 1999 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa hanno dichiarato il processo Dorigo una palese violazione dell’articolo 6 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo. Una successiva risoluzione dello stesso comitato del Consiglio d’Europa, la n.30 del 2002, dava al governo italiano una scadenza entro la quale avrebbe dovuto approvare una normativa che sanasse l’illegalità, ottobre 2002, rimanendo chiaro che in assenza di questa Paolo Dorigo dovrebbe essere scarcerato.
Queste pronunce sono state completamente ignorate dal governo italiano dal suo parlamento e dai suoi tribunali, ma non da chi gestisce e controlla le sue carceri. A partire dal 2002, la persecuzione contro il detenuto Dorigo conosce un brusco giro di vite: viene trasferito due volte (da Biella a Livorno, a Spoleto) in un mese, durante il quale Dorigo denuncia ripetutamente pestaggi, violenze e abusi, e inizia ad accusare strani disturbi uditivi, che lo portano a denunciare che gli abbiano installato un microchip nell’orecchio.
Per minare la credibilità delle sue denunce le autorità, carcerarie e non, hanno tentato di farlo passare come un alienato mentale allucinato, ma nei fatti non hanno mai dato risposte chiare nel merito dei fatti denunciati, e anzi hanno opposto ogni ostacolo possibile agli accertamenti di parte richiesti, fino a negare per mesi l’effettuazione della risonanza magnetica o a pretendere la presenza del personale di sorveglianza durante perizia psichiatrica.
In questi anni diversi compagni hanno espresso solidarietà e informato sulla condizione e le lotte di Paolo Dorigo, hanno raccolto e diffuso una vastissima documentazione dei suoi scritti e denunce. È’ oggi tempo di fare un salto di qualità nella solidarietà. Serve una campagna di massa che conquisti attenzione e consensi, che ottenga risultati parziali concreti, innanzitutto che fermi le continue vessazioni che Paolo subisce, e che riesca a porre con forza, in termini larghi e di massa, l’obiettivo della sua liberazione, coinvolgendo tutti quelli che possono essere uniti in questa battaglia: per primi i compagni e i proletari in lotta che conoscono sulla propria pelle la repressione del governo Berlusconi, che combattono per la sua cacciata , ma anche studenti, giovani intellettuali e avvocati democratici indignati dell’avanzata reazionaria in tutti i campi della società.

Associazione Solidarietà Proletaria [aspilbollettino@virgilio.it]
Soccorso Rosso Proletario [soropro@libero.it]



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