SENZA CENSURA N.14

GIUGNO 2004

 

Salvatore Solano
IL PIANO INCLINATO
I comunisti italiani tra prospettive rivoluzionarie e politica di unità nazionale (1943-1948)
Saverio Moscato Editore


“Durante la seconda guerra mondiale erano venuti a crearsi in Europa molti fattori positivi che rendevano possibile e indispensabile la trasformazione della lotta antifascista in una profonda rivoluzione popolare. Il fascismo aveva soppresso non solo l’indipendenza nazionale dei paesi occupati, ma anche tutte le libertà democratiche, aveva sepolto anche la stessa democrazia borghese. La lotta contro il fascismo doveva essere quindi non solo una lotta per la liberazione nazionale, ma anche una lotta per la difesa e lo sviluppo della democrazia. I partiti comunisti dovevano mirare a collegare questi due obiettivi con la lotta per il socialismo.
Nei paesi dell’Europa Centrale e Sudorientale i partiti comunisti seppero connettere i compiti della lotta per l’indipendenza e la democrazia con la lotta per il socialismo. Essi elaborarono ed applicarono una politica che portò all’instaurazione dei regimi di nuova democrazia popo lare. D’altro canto, i partiti dell’Europa occidentale non seppero approfittare delle favorevoli situazioni create dalla seconda guerra mondiale e dalla vittoria sul fascismo.
Ciò dimostrava che essi non avevano compreso né applicato a dovere gli orientamenti del VII congresso dell’Internazionale comunista. Questo congresso raccomandava ai partiti di creare in determinate condizioni, pur opponendosi al fascismo e combattendolo, le possibilità per la formazione di governi di un fronte unico che sarebbero stati completamente diversi dai governi socialdemocratici. Essi sarebbero serviti per passare dalla fase della lotta contro il fascismo alla fase della lotta per la democrazia e il socialismo. Ma in Francia e in Italia non portò alla formazione di governi del tipo richiesto dal Comintern. Dopo la fine della guerra in questi paesi vennero al potere governi di tipo borghese. La partecipazione dei comunisti a questi governi non mutò il loro carattere.” (E. Hoxha, L’eurocomunismo è anticomunismo, 1980, Tirana)

Questa lunga citazione di Enver Hocha illustra per molti versi il nodo centrale affrontato nel libro di Solano: la possibilità della trasformazione rivoluzionaria della lotta antifascista. La ricostruzione della storia del Partito Comunista Italiano viene effettuata fuori dagli schemi della storiografia dominante, attraverso un costante riferimento a fonti inedite ed, in primo luogo, a documenti d’archivio che danno voce e dignità storica e politica ai militanti del partito che hanno resistito per anni alla linea della svolta di Salerno. L’autore riesce a non idealizzare l’effettivo potere che potevano esercitare le forze di estrema sinistra all’interno della guerra di liberazione, ma partendo dalla reale influenza spiega il rapporto del PCI delle formazioni comuniste indipendenti nei movimenti di lotta verificatosi tra il 43 e il 48, difendendo l’operato di tutti i sinceri e rivoluzionari comunisti. Buona parte del libro è consacrata all’analisi della svolta di Salerno, dove vi è una minuziosa ricostruzione del dibatto interno alle varie federazioni del PCI. A Salerno si consumava una svolta che cancellava speranze e aspirazioni di tanti che avevano combattuto non solo per la liberazione dai nazifascismi ma soprattutto per la liberazione sociale, per una società senza sfruttatori, senza ingiustizie di classe, per l’edificazione di una società socialista in Italia. L’autore conclude inserendo due interessanti appendici, la prima sul rapporto tra la linea politica del PCI e quella dell’Internazionale Comunista la seconda sulle ripercussioni della cosiddetta “situazione greca” ovvero il dibatto che si apri rispetto alla guerra civile in Grecia e ai falsi luoghi comuni che sono divenuti schemi interpretativi della realtà storica in merito al presunto “tradimento” di Stalin.
Il libro 224 pagine costa € 12,00 e si può richiederlo al seguente indirizzo: Teoria & Prassi, Via Campofranco, 89 - 95100 CT



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