SENZA CENSURA N.15

NOVEMBRE 2004

 

Asia rossa

Materiali sul movimento comunista in India e Nepal.

 

In questa sezione sull’Asia pubblichiamo un’intervista ai compagni indiani del Partito Comunista Indiano Marxista-Leninista (Guerra di Popolo) pubblicata sulla rivista teorica indiana People’s March, per la rivoluzione indiana (1). Questo partito è una delle formazioni radicali della sinistra indiana, legato politicamente e teoricamente ai maoisti nepalesi del PCNm. Lo sviluppo attuale della teoria maoista non è da ricercarsi nell’attuale Cina, ma in paesi attigui ad essa come il Nepal e l’India, dove vi è una ricca produzione teorica. La Cina indubbiamente e legittimamente spinge per l’esistenza di queste formazioni per contrastare l’espansionismo indiano e per alleggerire i regimi filo USA che circondano i suoi confini a sud: Buthan e Nepal. Tuttavia la resistenza maoista in questi paesi è genuina e popolare. Se nello scacchiere mondiale la Cina è una potenza che direttamente contrasta l’imperialismo USA, questo non toglie che ne ha uno suo e le condizioni di vita e di potere del proletariato cinese mostrano chiaramente quanto poco sia rimasto di socialista in quella società (2).
L’instabilità di alcune zone dell’India e il controllo di buona parte del Nepal dei maoisti sono un esempio di come la teoria rivoluzionaria è legata ad una pratica rivoluzionaria. La recente vittoria dei progressisti in India e la partecipazione al governo dei comunisti revisionisti non ha inficiato la traiettoria intrapresa dai compagni del PCI ML (Guerra di Popolo). Il PCI ML (Guerra di Popolo) boicotta le elezioni ma cerca di sfruttare gli spazi che può aprire la nuova situazione politica indiana come sembra possibile nell’Andra Pradesh. E’ importante ricordare come vi è in A.P. una grossa comunità naxalita rappresentata sia da formazioni piccolo- borghesi o populiste sia dai comunisti rivoluzionari. I naxaliti, movimento contadino povero ribelle nato in Bengala negli anni 60 si è sviluppato in tutta l’India, il movimento fin dall’inizio è stato diretto dai comunisti ed ha visto al suo interno la nascita delle formazioni marxiste leniniste anti revisioniste indiane. Si può affermare che il movimento naxalita è stato ed è il terreno dove maggiormente si radica il movimento comunista indiano. Il PCI ML (Guerra di Popolo) è anch’esso nato all’interno dei naxaliti, tanto da rendere i termini naxilita e guerrigliero maoista sinonimi. I naxaliti nati dentro le classi popolari contadine del Bengala sono scuri di pelle, e attualmente sono in numerosi stati dell’India. Per l’estrema povertà e per il colore della pelle vengono discriminati e repressi violentemente dallo Stato indiano.

In questi mesi il Nepal è stato scosso da numerose proteste, scioperi e azioni di guerriglia, e se pur timidamente la stampa di sinistra ha dovuto parlare del ruolo dei maoisti nepalesi. La monarchia nepalese è stata costretta ad aumentare i contingenti di soldati stranieri, spesso truppe regolari USA e GB presentate come mercenari irregolari. E’ stato comunque ammesso, anche dalla stampa filo governativa, l’utilizzo da parte dell’esercito nepalese di istruttori USA. Tuttavia i comunisti nepalesi hanno, questa estate, scatenato un’offensiva che ha messo in ginocchio la stessa capitale del paese.
E’ interessante osservare come l’eroica lotta dei maoisti non riscuota gli stessi consensi degli zapatisti. Senza dare valutazioni di merito sulla lotta dell’EZLN chiapaneca, non possiamo non vedere il fastidio con cui l’estrema sinistra italiana parla del processo rivoluzionario in Nepal. Fa paura dire che le donne nel partito comunista nepalese sono maggiormente rappresentate che in un qualsiasi partito “comunista” in Europa, che i maoisti praticano, e con ottimi risultati, la lotta armata, che vogliono il potere del popolo, che sviluppano in termini organizzativi, culturali e di movimento una nuova egemonia rossa in Asia (3).
E’ più rassicurante parlare di medici umanitari, di scalatori indomiti, di contadini poveri ma felici, immersi e cullati nel rassicurante e millenario sistema feudale del Nepal. Parlare di queste realtà non è smania di esotismo, o di sogni repressi che non si manifestano nella metropoli imperialista, ma, più semplicemente, significa contribuire a rendere visibile lo sviluppo del movimento comunista internazionale, la sua decisa lotta antimperialista e la sua capacità di divenire forza egemone dentro la società. In un mondo dove il “comunismo” o viene denunciato su ogni organo di stampa come il male assoluto, o viene frettolosamente e ossessivamente liquidato come finito, lo sviluppo della resistenza popolare e del movimento comunista sono uno schiaffo per tutti i nemici dei lavoratori e del popolo. La vivacità del movimento comunista non sta nella ripetizione di riti, storie e leggende, ma nello sviluppare e superare gli errori del passato. Non ci interessa trovare la purezza nella rivoluzione sociale e nel movimento rivoluzionario, ma dialogare, apprendere, appoggiare tutte quelle formazioni e compagni che sanno rompere con lo stile stereotipato (4).

Segnaliamo l’uscita in inglese del libro “Problemi e prospettive della rivoluzione in Nepal” (5), il libro contiene numerosi articoli del maggiore dirigente del Partito Comunista del Nepal-maoista, il compagno Prachanda. Pubblichiamo su SC un articolo tratto da questo libro inerente al problema del frontismo, ossia della possibilità tattica che hanno i comunisti di dirigere e indirizzare l’alleanza della classe lavoratrice con altre porzioni sociali in funzione di obiettivi delimitati. La differenza tra il concetto di popolo e di classe lavoratrice viene ripresa oltre che da Mao dallo stesso Lenin. Una questione che può apparire di puro formalismo linguistico in realtà sottintende un’analisi delle porzioni sociali dentro la lotta di classe e della possibilità dei comunisti di coagulare forze sociali in funzione anticapitalista e antimperialista. Il problema religioso, come quello etnico, lungi dallo sparire ritornano paradossalmente ad essere elementi centrali nel momento in cui cresce la spinta del monopolio imperialista. Riuscire a costruire percorsi di unità nelle differenze, dove l’unità non è una formale somma di fattori sociali, organizzativi e culturali, ma una reale unità di intenti che trovano nella lotta il momento di sperimentazione e di sviluppo rivoluzionario, è la scommessa più importante per tutto il movimento rivoluzionario.
Questo argomento crediamo sia di estrema attualità, sia nella metropoli imperialista sia nelle periferie integrate. Le componenti sociali sono ovviamente diverse, e le risposte relativamente distanti, ma la stratificazione di classe e la necessità di radunare il popolo su obiettivi precisi, sono obiettivi che toccano anche noi. Questo contributo quindi non va letto come una bibbia, ma come uno stimolo e una nuova dimostrazione della duttilità dei comunisti nella lotta per il potere. La strategia e la tattica dei comunisti sono ben più ampie della pubblicazione di un foglio o di una rivista di mera rappresentazione, non dovremmo mai dimenticare che è la pratica che, in ultima istanza, determina la via rivoluzionaria. La pratica dei partiti comunisti indiani e nepalesi viene sostenuta dalla struttura teorica del maoismo senza essere stereotipata. Con questo non vogliamo reintrodurre uno sviante dibattito sul maoismo e sulla sua supposta teoria applicabile a società semi feudali, anzi vediamo nel maoismo una teoria viva ossia una serie di direttive e intuizioni da applicare in modo creativo alla realtà. La vivacità del pensiero di Mao è confermata nell’essere ancora una potente dinamo nello sviluppo della teoria e pratica rivoluzionaria nel mondo. In Asia, inoltre, Mao e il maoismo rappresentano un simbolo di emancipazione dal giogo coloniale che travalica la stessa ideologia comunista per milioni di donne e uomini.

Note

1) La rivista mensile è ricca di numerose sezioni, sia di dibattito che di informazione, sul piano nazionale indiano come su quello internazionale. Risulta interessante anche per la qualità degli articoli teorici che non risentono dello stile stereotipato. La stessa rivista ha pubblicato una serie di libri di carattere storico e di sviluppo ideologico di notevole interesse. Per consultare i materiali della rivista: www.peoplesmarch.com
2) La Cina, paese socialista?, Teoria e Prassi, n.11, maggio 2004. Un panorama sulla Cina, cronaca di un integrazione annunciata, di Rita Bedon, La Contraddizione, n.104, ottobre 2004.
3) La riuscita del convegno alternativo, Mumbai Resistence, al SFM, ha visto il maoismo come riferimento culturale e ideologico maggioritario, scandalizzando ovviamente giornalisti e attivisti della sinistra alternativa occidentale. La reticenza occidentale nei confronti di queste formazioni appare ancora più meschina se si pensa che la maggior parte delle organizzazioni maoiste in Asia che praticano la lotta armata sono inserite nella lista nera USA.
4) Mao Tse Tung, Contro lo stile stereotipato nel partito, 8 febbraio 1942, Edizioni Rapporti Sociali

5) Si può scaricare il libro sul sito del partito: www.cpnm.org
 



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