SENZA CENSURA N.16

FEBBRAIO 2005

 

America del Sud: la periferia ha un centro

Il “galleggiamento” del Mercosur nel panorama internazionale


Il 19 di Maggio del 2004 UE e Mercosur hanno realizzato uno scambio formale di offerte sulle tariffe dei prodotti, per un’intesa commerciale che sarebbe dovuta culminare alla fine di Ottobre del 2004, data ultima per la firma dell’accordo definitivo tra le parti (1).
Il 20 dello stesso mese un articolo della Roiters (2) riporta:
“Un agile accordo tra l’Unione Europea e il blocco sudamericano del Mercosur, guidato da Brasile, aiuterebbe a sciogliere i nodi delle negoziazioni per la creazione dell’Area del Libero Commercio delle Americhe che si svolgeranno il primo Gennaio prossimo come originariamente è stato stabilito”. Il Brasile, con l’intraprendente Celso Amorim come ministro degli esteri del governo, chiarisce in questo modo che ad un maggiore spazio internazionale per il Mercosur corrisponderà una maggiore facilità nelle negoziazioni per l’Alca. Questo fatto mette l’accento su un aspetto circa il Mercosur che si va ad aggiungere ai diversi punti trattati nei numeri scorsi perché, come dicevamo, il rapido rafforzamento del Mercosur a cui stiamo assistendo rappresenta diverse cose: il “paracadute” regionale dei paesi del cono sud nei confronti dell’iniziativa USA dell’Alca, la proiezione politico/economica principalmente del Brasile nel subcontinente e la carta con cui guadagnare “spazi” e giocare su più attori in campo piano internazionale.
Nel “Comunicado conjunto de los presidentes de los estados partes del Mercosur” redatto in occasione della riunione dei paesi membri, degli associati, degli osservatori regionali e internazionali dell’ 8 Luglio ’04 (3), si può dedurre lo stato dell’avanzamento dei lavori nell’ambito della costruzione del polo del Mercosur. A parlare sono esclusivamente i presidenti dei paesi fondatori del Mercosur che tirano le somme dell’incontro tra loro e i membri associati al progetto.
La partecipazione a questo evento periodico si è allargata in modo crescente ultimamente rispetto alle precedenti edizioni. Oltre ai paesi fondatori Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay e quelli associati Bolivia, Cile e Perù, nell’incontro a cui si riferisce questo documento ci sono anche i rappresentanti di Venezuela, Colombia, Panama, Guyana, Messico. Tanto richiamo una scadenza programmata del Mercosur in passato non l’aveva mai avuta già solo in ambito regionale. Questo documento e l’altro che analizzeremo più avanti ci consentono di comprendere sia la composizione e il diverso peso dei paesi del blocco, sia ci fornirà un idea sulle strategie regionali e internazionali, sia sulla progressione delle crescita dei paesi che ad esso aderiscono come membri associati. Dal punto di vista formale con il 2004 i rapporti tra Can (Perù, Ecuador, Bolivia, Colombia, Venezuela) e Mercosur sono stati definiti; negli ultimi anni il Mercosur sta siglando accordi di libero commercio con uno ad uno i singoli paesi andini e ogni volta sui documenti ufficiali si dice che tutto avviene nel segno dell’ALADI (Associazione Latinoamericana di Integrazione). Questo costituisce solo sulla carta una garanzia della costituzione di un polo subregionale veramente alternativo alla colonizzazione nordamericana dell’ALCA: perché lo si vorrebbe come risultante della sintesi della politica progressista dei paesi del Mercosur che dovrebbe riuscire a consegnare al popolo sviluppo, sovranità e prosperità ma che invece si prepara a consolidare i rapporti sociali attuali (nei singoli stati) e di diverso grado di sviluppo (a livello regionali) per valorizzare i propri piccoli capitali da sempre molto dipendenti dalle economie USA e UE. Il Mercosur (che lo ricordiamo si può vedere come la proiezione diretta del Brasile e dell’Argentina nel subcontinente) sta diventando polo di assorbimento/attrazione dei paesi del conosud a più basso grado di sviluppo capitalistico. E’ in realtà un successo del capitalismo e se vogliamo dell’Alca, il fatto che anche tra i “pesci piccoli” quello che viene riprodotto è il classico meccanismo in cui il capitale finanziario relativamente più grande (leggi Brasile Argentina) mangia quello più piccolo (leggi paesi come Perù, Ecuador, Bolivia)e detiene il primato dell’iniziativa politica.
I presidenti dei paesi fondatori del Mercosur infatti nel documento citato sopra “Ribadiscono l’importanza politica ed economica dell’ Acuerdo de Complementaciòn Econòmica firmato tra Ecuador, Colombia e Venezuela, che rappresenta un passo fondamentale per il consolidamento dell’iniziativa di integrazione regionale” (4). Inoltre sullo specifico del Venezuela ci tengono a precisare che “Tenuto conto che si sono conclusi per tutte le questioni pratiche le negoziazioni per un accordo di libero commercio tra il Venezuela e il Mercosur, e tenuto conto che il paese menzionato ha sollecitato formalmente la sua incorporazione come Stato Associato al blocco, viene accolto con soddisfazione il Venezuela come il più nuovo socio del Mercosur. Questa associazione di renderà concreta quando si definirà in modo protocollare l’accordo in ambito Aladi” (5). E l’effetto volano sembra intravedersi nel suggerimento del passo successivo che poi a Dicembre del 2004 si è concretizzato: “E nel momento in cui Colombia e Ecuador manifestassero il medesimo interesse verrà estesa la presente decisione” (6). Altro successo importantissimo dal punto di vista capacità politica del Mercosur di diventare polo di attrazione subregionale è rappresentato dal punto ancora dopo: “Allo stesso modo accettiamo l’incorporazione del Messico nel Mercosur, come Stato Associato, che si renderà effettiva una volta concluso il rispettivo accordo di libero commercio. Da ora, il Messico sarà invitato a partecipare alle riunioni relative a questo” (7). L’importanza e le ricadute che questa ultima adesione comporta andranno seguite nel tempo ma questo è già da subito se si pensa che il Messico è già nel Nafta che rappresenta l’idea di base dell’Alca e ha un’apparato industriale relativamente sviluppato per l’America Latina (che “rivaleggia” con quello del Brasile).
Per quanto riguarda i rapporti economici sul piano internazionale del Mercosur il documento che giuda l’esplorazione è sempre lo stesso, quello dei 4 presidenti delle nazioni fondatrici, e ci occupiamo qui degli incontri Mercosur/Ue. I presidenti dei paesi parte del Mercosur dichiarano “Rinnovano l’impegno per realizzare un Acuerdo de Asociacion Interregional con la Unione Europea e sostengono la necessità che questo accordo si sottoscriva nell’Ottobre del 2004. Hanno indicato che lo sforzo di ambo le parti in questa tappa della negoziazione darà come risultato un accordo includente, equilibrato e soddisfacente per ambo i blocchi. In questo senso, rinnoviamo la nostra convinzione che il Mercosur ha fatto i suoi sforzi per raggiungere questo obiettivo” (8). Sempre nel documento in esame i presidenti dei paesi parte del Mercosur: “Hanno riaffermato il loro impegno con il sistema multilaterale del commercio e specificamente con quanto stabilito nel ciclo di incontri per lo sviluppo della Conferenza Ministeriale della OMC (organizzazione mondiale del commercio) svoltasi a Doha. Hanno esortato tutti gli stati membri a dare un nuovo impulso alle negoziazioni, con uno spirito costruttivo e tenendo particolarmente in conto la situazione dei paesi in via di sviluppo. Hanno voluto sottolineare che, perché questi incontri per lo sviluppo abbia dei risultati, è fondamentale rispettare il livello di ambizione originale del mandato di Doha in materia di agricoltura, nei suoi tre pilastri, sarebbe a dire: migliorare sostanzialmente l’accesso ai mercati, ridurre, con la prospettiva di una sua totale eliminazione, tutte le forme di sovvenzioni alle esportazioni e diminuire sostanzialmente gli aiuti interni che causano delle distorsioni nel commercio internazionale dei prodotti agricoli” (9).
Il fallimento delle negoziazioni tra Mercosur e Ue arriva pochi giorni dopo il 21 Luglio del 2004 quando il negoziatore brasiliano per il Mercosur ha valutato la proposta dell’Unione in materia agroalimentare insufficiente e inaccettabile, anche dopo Ottobre in materia rimarrà un nulla di fatto. Intanto a dicembre l’agenda degli incontri bilaterali del Mercosur si riempie di appuntamenti con Egitto, Marocco, Canada, Cina, Corea del sud e Israele.
Non è un caso che venga data priorità ai prodotti agricoli del Mercosur tanto da dedicargli un punto specifico di questo documento. I prodotti agricoli di paesi come il Brasile (ma anche Cile, Colombia, Argentina e Venezuela) sono oramai frutto di una coltivazione semi-intensiva, in cui sempre di più le fattorie sono aziende e la manodopera è di tipo salariato. In un territorio vasto e relativamente poco popolato come nel cono sud permangono ancora naturalmente vasti appezzamenti di terreno incolti, alcuni sono coltivati a monocultura in cui vige un sistema semifeudale. Ma la qualità del prodotto agricolo dell’america del sud si è evoluta (tanto che UE e USA ne temono la concorrenza) e le fattorie si sono ampiamente meccanizzate su modello della coltivazione intensiva “occidentale” tanto da creare fenomeni interni di sviluppo disuguale del settore agroalimentare. E’ il caso di cui si parlava anche nel numero 13 di Senza Censura nell’inquadramento storico della situazione boliviana, le sue trasformazioni e i meccanismi regionali di condizionamento dovuti all’adiacenza con il Brasile e l’Argentina. Allora veniva accennato che gli ex-minatori boliviani forzati a trasformarsi in poco tempo in contadini, si erano trovati costretti alla coltivazione della foglia di coca perché dava un guadagno basso ma costante e perché con altri prodotti agricoli avrebbero dovuto affrontare non solo la concorrenza dei paesi a capitalismo avanzato, ma anche e sopratutto dei paesi invia di sviluppo adiacenti alla Bolivia stessa.
Al vertice di Cancun del Settembre 2003, il Brasile con altri paesi orientali in via di sviluppo (G20) più la massa dei circa 70 paesi poveri sembravano fare “muso duro” contro USA/UE sulla questione dei prodotti agricoli. Ma come è emerso in più occasioni “sia il Brasile che l’India intendono i negoziati come un modo per posizionarsi come potenze mondiali e leader del G20, e avevano tutto l’interesse stare nel gioco. Alla fine sono stati cooptati dal cosiddetto «non-gruppo» che ha concordato un compromesso finale (Usa, Unione Europea, Brasile, India e Australia)” (10) scaricando i 70 paesi poveri utilizzati dal G20 (ma sopratutto da Brasile, India...) per l’occasione in cui l’obiettivo era ridefinire i rapporti commerciali rosicando margini di profitto e rinegoziando la propria posizione in materia di commercio dei prodotti agricoli.
Fin qui abbiamo analizzato il documento dei presidenti dei paesi parte del Mercosur nell’incontro del luglio del 2004. Oltre a quanto detto e citato circa lo stato dell’allargamento del blocco, circa il futuro del confronto tra il blocco e l’Alca, dei negoziati con l’UE e delle iniziative intraprese nei luoghi di mediazione capitalistica come il WTO, il documento contiene le felicitazioni per gli accordi raggiunti con: Giappone, Egitto, Marocco, Cina, India segno della intraprendenza mondiale del blocco ma principalmente sempre del Brasile.
Nelle alterazioni della composizione interna al Mercosur viene tenuta la distinzione tra i paesi che sono “parte” del blocco (i 4 fondatori egemonizzati da Brasile e Argentina) e i paesi “associati”. A partire dal Cile tutti i membri che si sono avvicinati al blocco sono diventati paesi associati e non parte. Questo vuol dire che i 4 paesi parte hanno direzione politica del Mercosur (e lo si vede questo anche nei due documenti principali che sono qui discussi) che è indipendente dagli esiti della composizione data dal procedere del processo aggregativo di altri paesi, anche se si inserisce un paese di peso importante dal punto di vista politico/economico come nel caso del Messico; ma è anche indipendente da paesi come Cile e Colombia (che avevano firmato i trattati bilaterali dell’Alca) che, oltre alla questione del peso economico, svolgono tradizionalmente un ruolo di avamposti per le campagne dei gringos. Il risultato è che inizia il 2005, anno in cui entra in vigore l’Alca e nella sua formulazione originaria esso è fallito, come documentiamo nella rassegna stampa qualche pagina più avanti.
Il documento analizzato fino ad ora è, come abbiamo detto, quello dei presidenti dei paesi parte del Mercosur. Ora vediamo cosa viene detto nel documento firmato dai presidenti parte e da quelli dei paesi associati (11) al Mercosur che (ndr allora a Luglio 2004) sono Bolivia Chile e Perù. Dopo aver fatto le doverose e scontate premesse sulla necessità dell’impegno comune dei paesi membri e associati del blocco a combattere l’impunità, la povertà, la fame e l’ingiustizia sociale si entra nel vivo con IIRSA di cui abbiamo parlato nel numero 14 di Senza Censura nell’articolo “Processi di integrazione in America del sud”. Al punto 10 del comunicato i presidenti membri e associati del blocco “Ribadiscono l’importanza dello sviluppo dell’infrastruttura lungo gli assi di connessione tra il Mercosur e gli Stati Associati, in modo da migliorare la connettività tra i paesi, per contribuire alla competitività internazionale e creare progetti con importanti impatti sociali. In questo senso, riaffermano il valore della promozione dell’integrazione fisica [ndt logistica] dell’America del Sud e ratificano la loro determinazione per continuare a promuovere le attività dell’IIRSA e della Hidrovìa Paraguay-Paranà”. In questo punto viene chiarito a tutti gli associati del Mercosur presenti come i paesi dell’area andina più il Cile e futuri come il Venezuela e il Messico, quanto sia strategico e stia in cima alle proprie priorità lo sviluppo del progetto di integrazione dell’IIRSA (Iniziativa di Integrazione Regionale del Sud America) come iniziativa volta a colmare il divario con i paesi avanzati in materia di logistica (ponti, strade,ferrovie), di infrastrutture per la vettorizzazione e distribuzione delle risorse energetiche e per il potenziamento e la connessione su scala regionale delle reti di comunicazione.

Nel contempo, sviluppare questo tipo di progetti mastodontici vuol dire sapere in anticipo di dover affrontare diverse problematiche.
Una sicuramente riguarda i meccanismi necessari a sottrarsi più possibile da USA e UE, intensificando gli scambi e i rapporti con l’oriente, o anche aumentando i prezzi dei prodotti esportati e concentrare la maggior quantità di capitale finanziario locale. Inoltre, come anche documentiamo nella rassegna stampa poco più avanti, dilazionare e pagare solo parte del debito sulle speculazioni finanziarie occidentali che sono state responsabili dei disastri come quello argentino.
Un’altra importante problematica è di natura sociale e mentre le sinistre progressiste dei vari paesi sudamericani si dicono le vere fautrici della tanto agognata terza via, il mito di salvare capre e cavoli, i rapporti sociali ovviamente non sono minacciati e le condizioni di lavoro, salario e di precarietà in generale rimarranno sempre le stesse.
Nella prospettiva della necessità di governare contraddizioni enormi infatti va inquadrato il messaggio contenuto nel passaggio immediatamente successivo dello stesso documento in cui i presidenti ”Ribadiscono il loro ferreo rifiuto al terrorismo e la necessità di sradicarlo in tutte le sue forme e manifestazioni, e condannano chiunque presti aiuto o rifugio, chiunque commetta, promuova, partecipi o sia complice di atti terroristici e delitti connessi” (12). Dichiarazioni di questo tipo stanno accompagnando sempre ogni iniziativa e sforzo del Mercosur di allargarsi e darsi una solidità politica ed economica e riflettono l’applicazione degli stessi concetti partoriti dall’amministrazione Bush e assimilati dal Brasile di Lula che si è schierato al fianco del presidente texano nella lotta la terrorismo. Il messaggio è chiaro e non sembra solo la formula per dare garanzie di sicurezza agli investimenti stranieri ma anche per quelli nazionali e continentali; infatti di volta in volta il capitolo della sicurezza/repressione si definisce meglio oltre che essere semplicemente ribadito. Sicuramente andrà specializzandosi per necessità via via che la riconfigurazione della circolazione di merci e capitali nel cono sud procederà perché ad un contributo di capitale finanziario diverso tra i paesi dell’America del sud corrisponderà uno sviluppo industriale diseguale e le ovvie lotte e contraddizioni.
La questione stabilità, sicurezza e pace sociale sta a cuore al governo brasiliano (come quello argentino...) sia internamente sia nella regione. La possibilità del Brasile di dare seguito al processo di valorizzazione del proprio capitale in America del Sud, è in una situazione di tranquillità regionale in cui le istanze dei movimenti sociali vengano interpretate e tradotte in un processo di riforma, senza intaccare i rapporti sociali di produzione senza cioè andare a “spaventare” gli investimenti stranieri e regionali. L’esistenza di un opzione rivoluzionaria sia all’interno dei paesi come Argentina e Brasile sia in zone come quella andina o in Colombia è una preoccupazione di questi ultimi, prima che di governi non sudamericani.
I presidenti membri e associati del Mercosur: ”Manifestano il loro appoggio più fermo all’attuale processo di crescita dell’istituzionalizzazione democratica nella sorella Repubblica della Bolivia e la nostra speranza è che il processo di consulta politica in corso contribuirà effettivamente a questo proposito” (13). Si vede in questo ultimo punto del documento finale dei presidenti dei paesi membri e associati del Mercosur (in un incontro dell’8 Luglio 2004), tutta la preoccupazione che in Bolivia rimanga in carica il ex-vicepresidente, questo Mesa che ha furbescamente cercato da subito di flirtare con il movimento sociale boliviano che ha cacciato il suo ex-capo il criminale Sanchez de Lozada. Il presidente affarista che dopo giorni di scontri, morti e feriti, è stato costretto a fuggire negli Stati Uniti. Ai boliviani viene detto chiaro quali sono gli strumenti e i margini del cambiamento sulla questione idrocarburi in Bolivia a cui sono chiamati a rispondere in un referendum. Questa iniziativa del governo Mesa in carica vedeva il giorno delle votazioni fissato per il 18 di Luglio del 2004, pochi giorni dopo che è stato stilato questo documento. La sua istituzione creò una divisione nel movimento boliviano tra destra e sinistra. Il Mas di Evo Morales era favorevole a dare legittimità a questo referendum a cui il suo movimento ha chiesto di partecipare criticamente votando alcuni dei quesiti proposti. Altre organizzazioni popolari, i minatori, gli indios, i giovani di El Alto che si sono duramente sacrificati nei combattimenti per la cacciata di Sanchez de Losada e la COB ( il sindacato storico dei minatori boliviani) avevano dichiarato che il popolo boliviano si era già espresso sulla questione: aveva cacciato un presidente che voleva svendere all’estero una risorsa appena scoperta, avevano ribadito che il gas (come le altre risorse) deve essere nazionalizzato senza indennizzo per le compagnie straniere e che il parlamento è un luogo corrotto e da chiudere definitivamente. Tutti preoccupati, i presidenti dei paesi del Mercosur tirano il fiato, ribadiscono il loro sostegno al fratello Mesa, ad una via istituzionale e negoziata, e indicano con questa uscita quanto moderata deve essere la soluzione finale. Alla fine, nonostante una vasta campagna per il boicottaggio e in un clima di intimidazioni (per andare a votare) il referendum passa, anche grazie alla svolta a destra del Mas, ma i movimenti sociali in Bolivia continuano a volere le dimissioni di Mesa, la rinazionalizzazione piena delle proprie risorse e un genuino governo dei lavoratori.
L’America del Sud tende alla colorazione rosa di un numero crescente di governi, vive una fase di rinascita nazionalista/progressista che promette sviluppo, sovranità e attenzione alla materia sociale e che sfrutta le condizioni internazionali consolidare una spazio internazionale di azione.
Il Brasile e l’Argentina come paesi promotori del blocco del Mercosur sono anche paesi che per tutta una serie di aspetti economici, politici e militari chiamiamo della periferia imperialista visto che Usa, Ue e altri vengono considerati paesi del centro.
Abbiamo visto però come questi due paesi nel subcontinente siano promotori di un iniziativa che poggia sul modo di produzione capitalista della regione e sul suo sviluppo e ammodernamento interno e regionale in una maggiore autonomia dai paesi del centro. Questi paesi investono capitale finanziario proprio, negoziano ai tavoli dei grandi senza paura di generare degli strappi. I ministri dei governi in questione parlano di promozione sociale e di sviluppo compatibile nel quadro del Mercosur e non affrontano alla radice lo stato di indigenza e precarietà sociale. Il proletariato delle campagne e metropolitano brasiliano e argentino sono una fase interessante di crescita e organizzazione, sono in continua mobilitazione e stanno sperimentando le botte della polizia e la repressione dei governi rosa su cui poggia il Mercosur, che collocano nel quadro del progetto neoliberista.
A partire dal prossimo numero, nella sezione relativa all’America Latina ci occuperemo meno della parte delle trasformazioni in atto nel subcontinente e inizieremo a trattare l’argomento della lotta politica nel subcontinente.
Pensiamo che le riflessioni fatte siano importanti perché ci consentono di considerare come oggi l’America Latina ha alcuni paesi che sono come il “centro della periferia” e sono tra i membri o gli associati importanti del blocco del Mercosur. Paesi questi in cui in cui la democrazia formale ha ancora una qualche relativa credibilità, c’è partecipazione alle elezioni e nei partiti borghesi e quindi paesi in cui un eventuale crescita del Mercosur può maggiormente “comprare” le rivendicazioni sociali delle masse.
Poi ci sono i paesi “della periferia della periferia”, quelli andini per intenderci, che sono l’ultimo gradino della scale delle condizioni di indigenza nel continente, beneficiano con più ritardo di eventuali periodi di ripresa economica, sono schiacciati tra i giganti mondiali e i potenti locali. Questi sono paesi più ai margini dalle eventuali (già piccole) spartizioni legate a una crescita del Mercosur di cui anzi sono destinati a pagarne complessivamente il prezzo probabilmente più salato. Inoltre questi paesi sono di più recente “sperimentazione” democratica. Sono paesi come la Bolivia in cui c’è molta poca fiducia nella politica istituzionale, basta guardare quanto poco tempo è passato tra la cacciata del fantoccio a stelle e strisce (Lozada) e l’inizio delle assemblee operaie per l’indizione di uno sciopero generale per la cacciata del traditore del popolo boliviano Carlos Mesa.
 

Montevideo 09/08/2004

INTEGRAZIONE. Definite più del 90% delle negoziazioni.
MERCOSUR E CAN CONCRETIZZANO L’ACCORDO DI LIBERO COMMERCIO.

(ndt CAN, Comunità Andina delle Nazioni. Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela)
Si prevede che i trattati entreranno in vigore il prossimo Ottobre.

Il Mercosur e la Comunidad Andina de Naciones hanno definito venerdì a Montevideo (ndt capitale dell’Uruguay) più del 90% degli accordi di libero commercio tra i due blocchi (ndt del cono sud delle americhe), che si prevede che entreranno in vigore nel prossimo Ottobre.
Dopo sei anni di interessi commerciali contrapposti il libero commercio dell’America del Sud sembra trasformarsi da idea a realtà. Gli accordi non raggiungono in toto l’obiettivo della creazione di un mercato comune latinoamericano, come hanno cercato di fare fin dal 1960 l’antica Associazione Latinoamericana di Libero Commercio(Alalc) e la sua successiva e attuale Aladi.
In ogni caso si raggiunge un totale di 72,5% del totale della regione che rappresenta il 56,2% del PIB (ndt Prodotto Interno Bruto continentale) e l’85,4% del commercio interregionale.
A questi vecchi accordi (ndt Alalc Aladi) sono sempre stati legati fino ad ora il Messico e negli ultimi anni anche Cuba nel suo sforzo di apertura all’economia di mercato. Il Messico ora è parte del NAFTA (ndt con USA e Canada) ma per essere membro dell’Aladi ha sottoscritto una serie di accordi bilaterali e multilaterali con i paesi dell’America del Sud che formano il Mercosur e la CAN.
Gli accordi fra i paesi di questi due blocchi si concluderanno il prossimo 13 di Agosto ad Asuncion (ndt capitale del Paraguay) tranne la risoluzione degli ultimi dettagli.
Gli esperti sperano che nella prossima decade il commercio sudamericano cresca di un 10000 milioni di dollari.
Le negoziazioni finali fra Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Chile, socio di libero commercio, per il Mercosur, e quelli della CAN: Bolivia, Colombia, Perù, Ecuador e Venezuela si sono celebrate lo scorso mercoledì nella sede della Aladi a Montevideo e hanno costituito l’atto finale degli sperati accordi.
I paesi del Mercosur hanno negoziato in forma individuale con quelli della CAN. Argentina e Brasile hanno firmato gli ultimi accordi che gli mancavano lo scorso venerdì con Ecuador, Colombia e Perù.
L’Uruguay ha praticamente finito le sue negoziazioni mentre sono sorte difficoltà su alcuni punti nel caso di Paraguay con Ecuador e Colombia.
Questi ultimi hanno rimandato le decisioni finali al prossimo 13 di Agosto in occasione della creazionedel tribunale permanente delle controversie del Mercosur ad Asuncion.
Gli accordi del Mercosur con la CAN si sono conclusi in generale durante il Summit dei presidenti di Montevideo il Dicembre del 2003.
Quanto è stato accordato in Uruguay doveva entrare in vigore al più tardi nell’Aprile del 2004, cosa che non è successa per alcuni inconvenienti di ordine tecnico.
I diversi esperti hanno dovuto ricorrere a una vasta gamma di ingegnieria giuridica per concretare gli accordi commerciali. Per i paesi del Mercosur i punti fondamentali erano le negoziazioni con tre nazioni andine, Ecuador, Colombia e Venezuela, perchè la Bolivia era già socia commerciale del blocco mentre il Perù stava concludendo la sua associazione in questa istanza. “La formazione di un blocco sudamericano costituisce un destino inesorabile per la regione tanto per l’identità degli interessi politici ed economici, sia per la storia e la cultura che condividono i nostri paesi”, ha affermato Martin Redado, segretario delle relazioni economiche dell’Argentina, primo paese che ha concluso gli accordi.
Secondo le fonti della CAN, le esportazioni andine verso il Mercosur ammontavano a 1245 milioni di dollari nel 2003, 7,9% in meno che nel 2002, comportamento simile a quello delle vendite del Mercosur che sono scese nel 2003 a 4101 milioni di dollari 6% in meno che l’anno precedente.
Nonostante ciò il commercio in generale fra i paesi membri dell’Aladi è aumentato del 5% cosa che è stata possibile grazie all’apporto del Mercosur.
Il recupero dell’economia argentina ha inciso sull’incremento degli acquisti esteri di prodotti latinoamericani oltre alle importazioni a carattere regionale di Cile e Messico. La bilancia commerciale dell’Associazione Latinoamericana di Integrazione (Aladi) ha concentrato la propria attenzione in questa occasione sulla lieve espansione del commercio dei paesi della CAN con il Cile e la contrazione dell’interscambio fra Messico e Mercosur.

FONTE: El Universal - Caracas


Note:


1 fonte: “Diario Observador”, Montevideo, 07 Maggio 2004.
2 fonte: www.bilaterals.org.
3 fonte: http://www.mercosur-comisec.gub.uy/INDEX-Comisec/Mercosur/Basicos/Documentos/DeclPresidenciales/XXVI%20cumprePteMjul04/Comunicado%20MCS_BCH.pdf
4 fonte: punto 34 del documento in esame.
5 fonte: punto 35 del documento in esame.
6 fonte: punto 36 del documento in esame.
7 fonte:punto 37 del documento preso in esame.
8 fonte: punto 39 del documento in esame.
9 fonte: punto 48 del documento in esame.
10 fonte: “il manifesto” 3 Agosto 2004 “Paesi in via di sviluppo blanditi e divisi”.
11 fonte: http://www.mercosur.org.uy/espanol/snor/varios/Comunicado%20Conjunto%20MCS_ASOC-INVITADOS_iguazu_07_2004.htm
12 fonte: punto 11 del documento ora in esame
13 fonte: punto 17, ultimo punto del documento in esame.



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