SENZA CENSURA N.16

FEBBRAIO 2005

 

 

2 dicembre 2004

Prigioniere Palestinesi a Telmond danno inizio allo sciopero della fame per protestare contro il trattamento disumano

Il 30 novembre 2004, un avvocato del DCI/PS ha visitato la sezione femminile della prigione di Telmond in cui ha potuto parlare con una detenuta palestinese, Samah Abdallah. Samah lo ha informato che Domenica 28 novembre le prigioniere Palestinesi A Telmond sono uscite nel cortile come al solito. Tuttavia, prima che finisse il tempo di uscita loro consentito, l’amministrazione carceraria ha ordinato che rientrassero nelle celle. La rappresentante delle donne Palestinesi detenute, Amna Mouna, ha replicato alle guardie che era troppo presto perché le prigioniere rientrassero. A quel punto un gruppo di guardie l’ha picchiata brutalmente e l’ha poi condotta in cella di punizione, ossia una stanza fredda senza coperte, cibo e luce naturale.
Per protestare contro la maniera in cui l’amministrazione carceraria tratta le prigioniere Palestinesi e in particolare contro il pestaggio della loro portavoce ed il conseguente isolamento della stessa, le altre detenute Palestinesi hanno cominciato ad urlare. Le guardie hanno risposto chiamandone altre armate di manganelli, idranti e lacrimogeni, che hanno iniziato a picchiare le donne e ad attaccarle con l’acqua e il gas.
In conseguenza al brutale attacco una prigioniera, Sana Amer, ha riportato probabili fratture ad un braccio e ad una gamba, mentre due altre prigioniere Palestinesi, Suad Ghazal e Asma Hussain pare che abbiano fratture alle braccia. Molte altre prigioniere sono state ferite dalle guardie. L’amministrazione carceraria non ha provveduto a trattamenti medici o ad un primo soccorso. Al contrario, ha spostato circa 13 prigioniere in celle di punizione.
Contro coloro che sono tornate nelle proprie celle hanno avuto luogo diverse rappresaglie. L’amministrazione ha rimosso dalle celle tutti gli apparecchi elettrici, e le riserve personali di cibo e sigarette che le donne avevano comperato con il proprio denaro dal dispaccio. Nello sforzo deliberato di peggiorare le già misere condizioni di vita, le guardie hanno spruzzato acqua fredda su tutte le cose delle prigioniere, inzuppando i materassi e i vestiti. Dato che è inverno, le donne non hanno potuto asciugare le coperte, e sono state quindi obbligate a dormire nei letti freddi ed umidi. L’amministrazione penitenziaria ha tagliato la fornitura di luce ed acqua, e il puzzo del gas lacrimogeno continua a permanere sui muri delle celle.
La persona che ha sofferto di più è Nor, il figlio di un anno di Manal Ghanem. E’ nato in prigione il 10 ottobre 2003 e non è mai uscito dalle sbarre di Telmond. Dopo essere stato spruzzato con acqua e gas, a Nor è venuto un grave raffreddamento per il quale non ha ricevuto alcuna cura medica.
Samah ha inoltre informato l’avvocato del DCI/PS che durante l’ultima settimana del novembre 2004, 30 prigioniere Palestinesi sono state trasferite dal carcere femminile di Ramle (Neve-Terzte) alla sezione femminile del complesso di Telmond. Si è quindi creato anche un problema di spazio, perché prima le prigioniere erano 56 ed invece adesso il numero è salito a 86; il sovraffollamento è diventato una questione grave, con cinque prigioniere in celle destinate ad ospitarne solo due.
Le prigioniere Palestinesi di Telmond, fra le quali almeno cinque sono minorenni, hanno intrapreso uno sciopero della fame per protestare contro il maltrattamento che hanno subito e contro le spaventose condizioni in cui sono tenute.
Il DCI/PS continuerà a monitorare la situazione e invierà appena possibile notizie sulle condizioni delle prigioniere.

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