SENZA CENSURA N.18

NOVEMBRE 2005

 

L’Italia in Afghanistan

L’evoluzione dell’intervento militare italiano in Afghanistan

 

«Il 2005 sarà l’anno in cui l'Italia avrà la responsabilità di più comandi: Bosnia Erzegovina, KFOR nei Balcani e in Albania, oltre all’ISAF in Afghanistan. In totale saranno oltre 8.300 i soldati italiani impegnati nelle missioni internazionali.» (Marco Minari, La Eagle Action ’05, in «Panorama Difesa», luglio 2005)

Il presente contributo vuole ripercorrere le tappe dell’evoluzione dell’intervento Italiano in Afghanistan nei suoi più significativi salti di qualità.

Il profilo dei recenti rapporti Italia-Afghanistan
La storia delle operazioni e delle cooperazioni italiane in Afghanistan è già piuttosto lunga, già negli anni ’90 l’ex-re Zahir Shah aveva scelto di trascorrere il proprio esilio in Italia, e da qui, organizzare la “resistenza anti-talebana” usando lo strumento della Loya jirga, l’assemblea “eletta” per la consultazione che nel 1999 venne riconosciuta come legittima sia dall’UE che dall’ONU. Nel 2000 l'Italia è entrata nel Gruppo di Ginevra (G4) con Iran, Usa e Germania, tutti paesi interessati a vario titolo alle sorti dell’Afghanistan.
Nel 2001 il G4 si è fatto promotore di una serie di consultazioni che hanno portato alla Conferenza Internazionale di Petersberg (dicembre 2001), con la conseguente istituzione di una amministrazione interinale guidata da Karzai. Anche le Nazioni Unite hanno dato il loro consenso all’iniziativa con varie risoluzioni, le più importanti delle quali sono la 1378, con la quale si istituì una Amministrazione Transitoria in Afghanistan, e la 1386 che ha dato il via alla missione International Security Assistance Force (ISAF).
Nel gennaio del 2002, con la Conferenza dei donatori internazionali per la ricostruzione dell’Afghanistan svoltasi a Tokio, sono stati stanziati 5,4 miliardi di dollari di cui si è fatta e si sta facendo principalmente carico la Commissione Europea, che ha messo a disposizione un totale di 2,1 miliardi di dollari per il quinquennio 2002-2006. I paesi che hanno svolto un ruolo di primo piano nel raggiungimento di tali decisioni sono stati scelti per assumere, accanto ad una quota significativa degli oneri finanziari, anche il ruolo di nazioni leader della riforma di precisi settori dell’Amministrazione Afgana.
In questo contesto all’Italia è toccata la Giustizia, agli Stati Uniti l’esercito, alla Germania la polizia, alla Gran Bretagna la “lotta al narcotraffico” e al Giappone il “disarmo” e la smobilitazione delle “milizie irregolari”.
Il 17 aprile 2002 è rientrato in patria Zahir Shah (accompagnato da Ahmid Kharzai e dal Sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver), e nel settembre dello stesso anno si sono svolte le farsesche elezioni presidenziali.
In questo quadro di avvenimenti la posizione italiana è sempre stata di primo piano e anche l’impegno economico è risultato di tutto rilievo: con una spesa di 43 milioni di euro del 2001 e di oltre 50 nel 2004, la cooperazione del nostro paese è intervenuta a sostegno di progetti di vari organismi internazionali come l’UNICEF, l’UNESCO, l’UNHCR, l’OMS e la Banca Mondiale.

Proroghe delle missioni militari
«I dati di maggiore interesse sono sicuramente quelli che riguardano il sensibile aumento della presenza militare in Afghanistan, che si avvia a superare la soglia delle duemila unità in coincidenza con l’inizio del nostro turno di comando all’ISAF e con lo svolgimento delle locali elezioni legislative.
Proseguirà, naturalmente, anche l’impiego nazionale in ENDURING FREEDOM, che consisterà ancora nella partecipazione di una fregata della Marina Militare, alla RESOLUTE BEHAVIOR in atto nel mar arabico e con l’impegno di un’altra fregata, di una nave rifornitrice e di un velivolo ATLANTIC dell’Aeronautica nella ACTIVE ENDEAVOUR in svolgimento nel Mediterraneo Orientale.» (Prorogate le missioni all’estero, in «Rivista Italiana Difesa», Agosto 2005)

Il 12 luglio la Camera ha approvato con larghissimo margine la prosecuzione sino al 31 dicembre delle missioni militari attualmente in corso in Afghanistan, nei Balcani, in Africa e in Palestina.
Già il 15 marzo, approvando in via definitiva i due Disegni di legge che disponevano la proroga fino al 30 giugno 2005, il primo provvedimento a ricevere il sì di Montecitorio è stato quello di iniziativa parlamentare nato al senato dallo “spacchettamento” di tutti gli interventi diversi da Antica Babilonia, che ha potuto giovarsi di vari sostegni, come prova l’esito finale della votazione di Montecitorio conclusasi con 350 voti favorevoli, 19 contrari e 2 astenuti.
Nell’estate del 2004, il Governo, dopo aver respinto la gran parte dei circa cento emendamenti presentati dalle opposizioni alle Commissioni Esteri e Difesa della Camera, ha accettato l’8 luglio la richiesta del centro-sinistra di separare in due distinti provvedimenti l’autorizzazione alla prosecuzione di ANTICA BABILONIA e quella relativa al complesso degli altri interventi.
Va ricordato che la copertura finanziaria per le missioni militari all’estero, era stata assicurata da una “finanziaria di guerra” varata nell’autunno 2004 in cui era prevista una spesa di 1.200 milioni di Euro.
A Luglio di quest’anno RC e PDCI, per esempio, si sono pronunciati contro la proroga, non condividendo l’intervento in Afghanistan e criticando la decisione del Governo di limitare il cosiddetto “spacchettamento” alla sola Antica Babilonia. Nel votare no, questa parte dell’opposizione ha comunque ribadito di condividere l’intervento recentemente avviato in Sudan e la proroga delle operazioni in atto nel Corno d’Africa e ad Hebron.
La “Federazione Uniti nell’Ulivo”, che raggruppa i DS, la Margherita ed i socialisti di Boselli, ha invece annunciato per bocca dell’Onorevole Spini il proprio voto favorevole.
Alla conta, i sì sono stati 403, i no 22 e gli astenuti 4.
Se sull’intervento in Iraq gli opposti schieramenti hanno posizioni contrastanti, tranne l’Udeur che ha deciso di votare a favore, e il centro-sinistra è diviso al suo interno per chi opta tra un ritiro graduale e uno, almeno a parole, immediato, dall’Iraq, per ciò che concerne le linee strategiche delle imprese belliche italiane per quasi la totalità dell’arco delle forze politiche parlamentari vi è piena convergenza, che diviene effettiva per ciò che riguarda le operazioni nel continente africano.
Il capogruppo diessino a Montecitorio, Luciano Violante, ha sottolineato come, dopo il voto di Luglio, si aprisse in seno all’opposizione il problema di raggiungere un accordo più vasto respiro sull’uso della forza nelle relazioni internazionali...


...I costi
All’inizio dell’estate del 2004 e precisamente il 24 giugno viene varato il Decreto Legge che è il punto di riferimento per la determinazione del quadro complessivo degli interventi prorogati sino alla fine dello stesso anno.
Per ciò che concerne il quadro afghano, il Decreto precisa che le operazioni condotte nell’ambito di ENDURING FREEDOM assorbiranno 41,5 milioni di euro, mentre la partecipazione all’ISAF ne costerà altri 74,4.
Gli uomini schierati allora in Afghanistan erano 615.
Di questi, 500 erano dell’Esercito, 97 dell’Aeronautica e 18 Carabinieri. Ad essi, occorre aggiungere i 18 componenti della cellula italiana di collegamento con il Central Command, di stanza a Tampa, in Florida, ed i 583 componenti degli equipaggi delle unità coinvolte nelle operazioni navali RESOLUTE BEHAVIOUR ed ACTIVE ENDEAVOUR.
Già allora il governo aveva dichiarato come l’impegno italiano in Afghanistan era destinato ad aumentare in futuro. All’Italia, già la scorsa estate, avrebbe dovuto essere infatti affidata la guida di uno dei Team Provinciali di Ricostruzione che l’ISAF stava creando fuori Kabul.
La località prescelta, Herat, era stata per il momento giudicata ancora non sufficientemente stabilizzata dalle massime autorità politico-militari dell’Alleanza Atlantica. Era stata invece confermata la messa a disposizione di un battaglione italiano da 500 uomini per l’eventuale rafforzamento del contingente multinazionale allestito dalla NATO per assicurare il regolare svolgimento delle lezioni afgane.
L’unità in questione era stata assegnata dall’Italia alla NATO Reaction Forces.
A gennaio di quest’anno è stata formalizzata l’assunzione dell’Italia alla guida di un Team Provinciale di ricostruzione, assicurando l’allestimento ed il funzionamento di una base avanzata dell’ISAF.
La Marina militare principalmente e l’Aeronautica secondariamente saranno impegnate nelle missioni R.B. e A.B., mentre l’esercito continuerà a contribuire anch’esso ad ENDURING FREEDOM con un nucleo di 4 militari distaccati negli Emirati Arabi Uniti e la cellula interforze composta di 13 uomini operante a Tampa, presso la sede principale di US CENTRAL COMMAND.
Sempre all’inizio di quest’anno il Governo ha reso di pubblico dominio l’esatto ammontare per le spese discrezionali dell’intelligence italiana tanto in Iraq quanto in Afghanistan.
Nel dettaglio si è trattato di 5 milioni di euro per ANTICA BABILONIA e di altri cinque a supporto della partecipazione italiana all’ISAF: le stesse risorse, ripartite nelle medesime condizioni e nel dettaglio.
Il Sismi potrà spendere due milioni nella gestione del dispositivo di ricerca: verranno quindi verosimilmente impiegati nella “coltivazione” di informatori; al personale di rinforzo di servizio andranno 850 mila euro, mentre all’acquisto ed utilizzo di equipaggiamenti speciali ne saranno riservati 750mila. Altri 800mila serviranno al soddisfacimento di ulteriori, non precisate, esigenze; è stato comunicato persino l’ammontare delle spese telefoniche satellitari previste: 600mila euro.

Il Team Provinciale di Ricostruzione a Herat e la supervisione dell’Afghanistan sud-occidentale
Il 31 marzo, l'Italia è subentrata agli Stati Uniti nella guida del Team Provinciale di Ricostruzione basato ad Herat, per questo impegno sono impiegate sia una componente terrestre sia aeronautica.
Ad Herat ad inizio di aprile si trovavano già 95 militari dell’Esercito, in massima parte alpini, destinati ad aumentare fino a 124 unità: la consistenza a regime della nuova Task Force LINCE.
Ad essa si sommeranno i 240 uomini della Task Force AQUILA dell’Aeronautica Militare, che allestiranno la Base di Supporto Avanzata.
IL TPR italiano viene inizialmente inquadrato nell’operazione a guida statunitense ENDURING FREEDOM, ma è destinato a transitare sotto la responsabilità della missione atlantica ISAF e ad espandere il proprio raggio d’azione oltre la Provincia di Herat, includendo quelle limitrofe di Farah, Baqhdois e Ghowr, in cui operano, rispettivamente, Americani, Spagnoli e Lituani.
L’intera operazione avrà quindi poteri di supervisione di fatto estesi all’intero Afghanistan sud-occidentale.
Alla componente militare ed alla cellula CIMIC inviata alla difesa è stato associato un distaccamento della Cooperazione allo Sviluppo, in cui opereranno funzionari del Ministero degli Esteri.
Il 19 aprile si è svolto un incontro tra il governatore della provincia di Herat, ed una delegazione del contingente italiano guidata dal comandante del PRT, per avviare le attività del Team stesso.
Il meeting ha avuto per tema le attività di cooperazione e ricostruzione, i tre principali progetti iniziali riguardano: acqua potabile, educazione e sanità e nel dettaglio prevedono la costruzione ex novo di cinque torri serbatoio e l’implementazione della rete idrica già esistente, la ricostruzione e l’allestimento di cinque scuole e la ristrutturazione di un edificio destinato ad ospitare un “centro di formazione” per persone con gravi difetti visivi, nonché la ristrutturazione del Pronto Soccorso dell’Ospedale civile di Herat. Tutti i progetti saranno realizzati impiegando ditte, manodopera, risorse locali per una spesa complessiva che si aggira attorno al milione di dollari, i fondi necessari alla realizzazione dei progetti sono stati messi a disposizione del contingente dal Governo Italiano.
«Su questa prima fase se ne dovrebbe innestare una seconda triennale, supportata da uno stanziamento di 10 milioni di euro», ci informa “Tecnologia e Difesa” sul numero di maggio del 2005.
Il ruolo del CIMIC e in generale la strategia di penetrazione e di creazione di consenso dell’imperialismo italiano in scenari di guerra, in particolare in Iraq, era stata affrontata nell’articolo Le Forze Armate Italiane e la “ricostruzione”, apparso sul n.16 di SC. Bisogna ricordare che l’attività del Cimic, la cooperazione civile-militare, costituisce la peculiarità del Prt e consente di entrare in relazione con organismi tecnici e con autorità locali, arrivando a redigere relazioni, delineare progetti e a valutarne la fattibilità. «Il Cimic - chiarisce il colonnello Sperotto, dal 30 giugno comandante del PRT ad Herat, in una intervista del 16 agosto 2005 rilasciata ad Analisi Difesa - è uno degli assetti più efficienti ed efficaci del Prt, il cui centro di gravità è il consenso».
L’articolo in cui appare l’intervista continua elencandone l’attività: «In meno di sei mesi il Cimic ha partecipato a 273 riunioni con organizzazioni governative, non governative e autorità locali; ha messo in atto 6 attività sanitarie a favore della popolazione; ha condotto 38 attività nei vari distretti della provincia di Herat; ha redatto 83 relazioni di valutazione in villaggi destinatari di attività di sviluppo; è coinvolto nella ricostruzione di 10 scuole, di spogliatoi per il palazzo dello sport di Herat, di 30 pozzi per l’acqua e della rete idrica in 4 distretti del capoluogo.

La ricostruzione del sistema giudiziario e carcerario
Nella sua veste di lead country per la ricostruzione del sistema giudiziario in Afghanistan, di concerto con le autorità afghane e UNAMA (United Nations Assistance Mission to Afghanistan, l’ente delle Nazioni Unite preposto alla ricostruzione del Paese), l'Italia ha dapprima ospitato a Roma una conferenza internazionale (dicembre 2002), inaugurata dal Presidente Karzai e dal Ministro degli Esteri Frattini, in cui sono state delineate le strategie guida della riforma. L’ex Capo della DIA e Direttore Esecutivo dell’UNODC, Presidente Di Gennaro è stato nominato «special advisor del governo italiano per la ricostruzione del settore giustizia in Afghanistan» nel febbraio 2003. Vanno segnalate le seguenti iniziative:
- Redazione di un codice di procedura penale semplificato, ad opera del Presidente Di Gennaro assieme a rappresentanti delle maggiori istituzioni giuridiche afgane (Ministero della Giustizia, Ministero dell’Interno, Corte Suprema, Commissione Giustizia e Procura Generale);
- Creazione di “corti itineranti” fornite del suddetto codice di procedura penale;
- Redazione di un codice minorile in cooperazione con l’UNICEF;
- Revisione del diritto di famiglia e del Codice Civile, in collaborazione con UNIFEM;
- Finanziamento all’opera di riforma della normativa penitenziaria, condotta dall’UNODC;
- Corso di formazione per 450 giudici e avvocati (tra i quali 42 donne), in parte destinati a diventare “formatori dei formatori”, organizzato congiuntamente da IDLO (International Development Law Organisation) e ISISC (Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali);
- Compilazione dell’elenco delle leggi esistenti in cooperazione con l’IDLO;
- Survey dello stato della giustizia nella periferia del Paese;
- Riabilitazione della Corte di Appello e delle carceri di Kabul (carcere di Pol-e-Charki e Detention Center di Kabul);
- Progetto di costruzione di un Women Detention Center a Kabul, in collaborazione con UNIFEM e UNODC;
- Assistenza tecnica e logistica alla Commissione Giustizia afgana.

La Cooperazione “culturale”
In seguito alla Dichiarazione di Intenti firmata a Kabul con il Governo Transitorio nel gennaio 2002, l'Italia si è attivata per interventi di protezione e conservazione del patrimonio archeologico e culturale afghano. Tra le iniziative intraprese si annoverano:
- la riabilitazione del centro TV di Kabul e la fornitura di attrezzature per le produzioni televisive locali;
- la riabilitazione e riapertura dei due Musei (islamico e pre-islamico) di Ghazni ed il restauro dei minareti di Jam ed Herat, in collaborazione con l’UNESCO;
- la ricostituzione della Missione Archeologica Italiana a Kabul e Ghazni (fondata nel 1956 per conto dell’ISMEO - poi IsIAO - ed interrotta nel 1978), che si adopera per la riabilitazione del Museo di Kabul;
- i lavori presso i siti archeologici islamici e pre-islamici di Ghazni (Palazzo di Masud III, Santuario buddhista di Tapa Sardar, complessi rupestri buddhisti).

La Base NATO di Solbiate Olona e il NATO Rapid Deployable Corps-Italy
Sulla Base Nato di Solbiate Olona avevamo già elaborato una scheda e fornito dei riferimenti sul numero 16 di SC.
A novembre i paesi membri dell’Alleanza Atlantica avevano stabilito i futuri avvicendamenti di comando nell’ambito della Forza NATO a Kabul tra il 2005 e il 2007.
In questo incontro è stato deciso che il NATO Rapid Deployable Corps-Italy(NRDC-IT) avrebbe assunto la leadership della missione ISAF in Afghanistan dall’agosto di quest’anno.
Questa scelta venne fatta per dare continuità e stabilità alla missione ISAF in un momento in cui la NATO stava preparandosi ad ulteriori ampliamenti del settore di competenza, in particolare verso la zona ovest del paese.
«Il Quartier Generale di NRDC-IT» ci informa “Rivista Italiana Difesa” sul numero di giugno 2005 del 2005 «fornirà al comandante, il Gen. Mauro del Vecchio, un terzo dei 600 uomini per il supporto logistico. Complessivamente questo comando sarà composto invece da 800 uomini, con turni di permanenza della durata di 9 mesi. Le truppe dell’ISAF sono composte da 8.000 uomini provenienti da 37 paesi (sia appartenenti alla Nato, sia esterni).
Questo evento conferma la crescita di capacità italiana nel settore e si inserisce nella più ampia proposta avanzata da Italia e Gran Bretagna, di assumere il comando delle missioni in Bosnia ed in Afghanistan tra il 2005 e il 2006».
Dal 6 al 13 maggio si è svolta presso la NRDC-IT di Solbiate Olona l’esercitazione “Eagle Action ‘05” che ha concluso una preparazione di 6 mesi, in vista della guida della missione ISAF da parte della NRDC-IT, iniziata il 4 agosto e che si concluderà nel maggio del 2006.
In totale, nei nove mesi di comando, partiranno dalla “Ugo Marra” circa 1500 militari suddivisi in due gruppi.
Questa esercitazione è stata l’ultimo atto di preparazione sul suolo italiano, continuata con un’altra esercitazione a giugno per 3 settimane a Stavanger in Norvegia.
La EA ‘05 ha coinvolto tutti i comandi che si sono succeduti in Afghanistan dall’agosto del 2003, data in cui la NATO ha assunto la guida della missione, precedentemente a capo delle Nazioni Unite, ed è quella che più si avvicina allo schieramento in teatro.
L’esercitazione è stata organizzata in collaborazione con il Commando NATO responsabile per le missioni in Afghanistan, il “Joint Force Command Brunssum” con sede in Olanda.
 

Veicoli Navistar per l’Afghanistan

L’U.S. Army Tank-Automotive and Armaments Command (TACOM) ha concesso a Navistar International Corporation un contratto pluriennale di un valore potenziale di 467 milioni di dollari per la fornitura di veicoli per l’Afghanistan National Army. La prima opzione comprende 374 veicoli per un valore di 61,8 milioni di dollari. Nel complesso il contratto prevede la fornitura di 2.781 veicoli, di cui 2.400 autocarri da trasporto e 381 veicoli per il trasporto di materiali speciali. In aggiunta la compagnia garantirà le parti di rispetto a copertura di un periodo di manutenzione programmato di due anni.

[da «Panorama Difesa», maggio 2005]


ASSOCIAZIONE UMANITARIA PADANA ONLUS

L’ospedale di Herat fornisce assistenza a circa tre milioni di abitanti, ma non dispone delle attrezzature sanitarie sufficienti per far fronte alle esigenze della popolazione. Il progetto di aiuto operato dalla associazione umanitaria Padana Onlus e indirizzato alla struttura ospedaliera è stato coordinato da Sara Fumagalli Castelli e nei prossimi mesi contribuirà ulteriormente a fornire materiale umanitario. La Padania ONLUS si occupa di aiuti umanitari tra l’altro verso l’Iraq e l’Afghanistan


Il Garibaldi nell’operazione ENDURING FREEDOM

Era il 18 Novembre del 2001, quando dalla base navale di Taranto partirono quattro unità della Marina Militare italiana. A guidarle il Garibaldi, unità ammiraglia del Gruppo Navale italiano inviato in tutta fretta nella zona del Mare Arabico quale contributo fattivo dell’Italia all’operazione Enduring Freedom. [...] Per concludere, dobbiamo annotare che durante i quasi quattro mesi di missione in Medio Oriente il “Garibaldi” ha fatto parte di una Forza Navale che probabilmente non si vedeva più dai tempi del Vietnam, se non forse da quelli della Corea, composta anche da unità portaerei che hanno operato insieme sopra l’Afghanistan e l’Iraq e che comprendeva le statunitensi Stennis e Roosevelt, la francese Charles De Gaulle e una unità tuttoponte britannica classe Invincibile.

[da: www.analisidifesa.it]

 

M113 per l’esercito afghano

L’esercito afghano ha preso in consegna 63 M113A2 dotati dagli Stati Uniti. I veicoli sono parte di uno stock in eccesso appartenente all’US Army. Gli M113 si adattano alla perfezione al requisito espresso dall’esercito Afghano per un Armored Personel Carrier. I primi veicoli consegnati entrano a far parte del secondo battaglione meccanizzato della terza brigata di stanza a Kabul, finora equipaggiata con i BMP1.
Il 218° reggimento di fanteria della Guardia Nazionale ha il compito di addestrare i soldati afghani all’operatività ed alla manutenzione dei veicoli. La donazione riguarda anche 16 M577(la versione comando).
Prima della donazione degli M113 americani, i soldati del secondo battaglione ricevevano addestramento dal contingente norvegese con l’utilizzazione di cinque M113 modificati dispiegati in Afghanistan ai primi di quest’anno. L’esercito afghano sta ricevendo anche uno stock di pezzi di ricambio sufficiente per garantire un anno di manutenzione dei veicoli.

[da «Panorama Difesa», luglio 2005]


L’ariete addestra le forze irachene

La Task Force Alfa, la cui ossatura è costituita dall’11° reggimento bersaglieri, continua ad addestrare le truppe della Forza Armata Irachena creata dagli occupanti.
A Camp Ur, a 7 km da Nasiriyah, centro di addestramento delle forze di polizia ed esercito, viene addestrato la componente militare e di forze in grado di controllare il territorio e “assicurare l’ordine” nella provincia di Dhi Qar, sotto la responsabilità del Contingente italiano.
In questa regione ha sede la 3° brigata dell’Iraq Army, attualmente costituita da un battaglione pienamente operativo, mentre a partire dal 14 gennaio 2006 è previsto il completamento del secondo battaglione.
Il Battalion Train center, che ha sede a Camp Ur, è l’equivalente iracheno della scuola di fanteria di Cesano ed ha compiti addestrativi tesi alla condotta di operazioni quali il combattimento nei centri abitati, la pianificazione e la condotta di posti di blocco e più in generale di tutte quelle operazioni del territorio tendenti al mantenimento dell’ordine pubblico e della sicurezza.

fonte: «Panorama Difesa», novembre 2005

 

HIgh Readiness Forces Headquarters che hanno raggiunto la piena operatività nel 2002

- Allied Rapid Reaction Corps di Rheindahlen
- Corpo tedesco-olandese di Munster
- Eurocorpo di Strasburgo
- NRDC spagnolo di Valenza
- NRDC turco di Istanbul
- NRDC di Solbiate Olona


[Questo contributo è stato scritto avvalendosi della consultazioni delle seguenti riviste mensili:
Panorama Difesa
RAIDS Italia, mensile di addestramento e operazioni militari
Rivista Italiana Difesa
Tecnologia e Difesa

dei siti internet:
www.analisidifesa.it
www.esteri.it
www.giornateperlacooperazione.it
www.paginedidifesa.it]



http://www.senzacensura.org/