SENZA CENSURA N.20

luglio 2006

 

Vittime di guerra

 

Nabil Benattia, uno dei tunisini a rischio di espulsione ha finito “di pagare la sua pena” ed è stato trasferito dal carcere di opera, in cui è sempre stato detenuto, al carcere dell’Ucciardone di Palermo, molto probabilmente per essere espulso a giorni, come già successo ai suoi connazionali. era stato arrestato in Italia, come circa trecento altri stranieri, durante “la caccia alle streghe islamiche” dell’Italia bellica.
Le gigantesche accuse si erano poi svuotate nell’ennesima storia di documenti contraffatti ma questo non gli ha concesso un’assoluzione.
Il magistrato Dambruoso non era ancora all’apice della sua carriera, se la stava giocando sulle loro teste e non si è fatto fermare da nessuno scrupolo.
A lui Benattia Nabil aveva scritto una lettera aperta che noi e altri avevamo diffuso e che è ancora possibile trovare in rete.
Aggiungiamo, sotto, una lettera della moglie che rivolge a tutti il suo grido d’aiuto e chiediamo la massima solidarietà.
Contro repressione e deportazioni


APPELLO URGENTE
Rivolgo questo appello alle persone di buona volontà, a coloro che credono che la vita umana sia un valore. Mi chiamo Iman, ed ho ragione di credere che mio marito Nabil Benattia, di origine tunisina, stia per essere espulso – spero non lo sia già – verso il suo paese d’origine dove rischia di essere incarcerato e torturato. Abbiamo tre figli, e dal novembre 2001 la nostra vita famigliare è stata sconvolta da una grave accusa di terrorismo, che pur non basandosi su alcun fatto concreto, ha portato ad una condanna per associazione a delinquere, e non per terrorismo. In tutto questo tempo Nabil ha mantenuto un atteggiamento coerente con le sue prime dichiarazioni, ha cercato di lottare contro l’ingiustizia della quale è vittima, ed ha avuto un comportamento corretto e costruttivo. In carcere, ultimamente si trovava ad Opera, ha anche completato i suoi studi. Più volte, in questi anni gli avvocati hanno presentato la richiesta di arresti domiciliari, anche con l’intento di consentirgli di provvedere all’educazione dei nostri figli, ma gli sono sempre stati negati. Gli è stato rifiutato anche il rinnovo del permesso di soggiorno, cosa che è automatica per chi come lui è sposato con una cittadina italiana, ed ha figli italiani. Mercoledì 17 nostro figlio più grande è stato dal papà, stamattina quando mi sono presentata in carcere per vederlo mi è stato comunicato che sarebbe stato trasferito a Palermo. Ho già chiamato lì senza ottenere alcuna informazione. Mio marito è privo del permesso di soggiorno, la sua pena sta per finire e Palermo è ad un passo dalla Tunisia, che debbo pensare? In Tunisia chiunque sia un musulmano praticante, emigrato all’estero, viene sottoposto ad interrogatori violenti, ad intimidazioni, minacce, non oso pensare ciò che toccherebbe a Nabil che ha subito una condanna in Italia! I rapporti delle organizzazioni dei diritti umani parlano chiarissimo su questo. Inoltre, nemmeno gli anziani genitori di mio marito si sono potuti sottrarre alla durezza e alla violenza del regime tunisino. Non esagero affermando che la vita di Nabil è in pericolo! Ho molto lottato per lui e per crescere i nostri figli, fiduciosa che questa brutta situazione avrebbe avuto termine con il ritorno di Nabil in famiglia, ora ci viene sottratta anche questa speranza, mio marito ha pagato e duramente, non voglio sollevare la questione se a ragione o a torto, voglio solo affermare che l’espulsione sarebbe una vendetta verso un uomo che chiede di riprendere la vita che è stata così dolorosamente interrotta per adempiere ai suoi doveri di padre e marito. Chiedo a chi ha i mezzi per farlo di far conoscere questa situazione, nel più breve tempo possibile, il tempo è veramente poco, forse, già lunedì un giudice di pace dovrà esprimersi sul futuro di mio marito, sempre che non sia già successo. Conto sulla Vostra solidarietà, comprensione ed aiuto, grazie

Milano, 20 maggio 2006
Anna Iman Benattia
[slim.benatia@virgilio.it]



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