SENZA CENSURA N.24

novembre 2007

 

Solidarietà internazionalista

Intervista a Carlos Varea, coordinatore Campaña Estatal contra la Ocupación y por la Soberanía de Iraq
 

Nel corso di questi anni abbiamo ritenuto utile tradurre e pubblicare dal castigliano sia testi tratti da “Nación Árabe” pubblicata dal “Comité del Solidaridad con la Causa Árabe” e del sito web del CSCA, che articoli tratti dal sito della “Campaña Estatal contra la Ocupación y por la Soberanía de Iraq” (CEOSI).
Queste esperienze sono nate e si sono sviluppate nella penisola iberica, relazionando il proprio percorso internazionalista con altre realtà a livello globale.
Abbiamo deciso di porre alcune domande a Carlos Varea che ne è uno dei maggiori animatori.
Come redazione di “Senza Censura” siamo rimasti positivamente impressionati dall’intreccio virtuoso del CEOSI tra la sua capacità di informare puntualmente sugli sviluppi della situazione irachena, il chiaro posizionamento politico al fianco della Resistenza e la messa in campo di iniziative pratiche di appoggio alla popolazione, in particolare la campagna di appoggio sanitario e la denuncia del genocidio dell’inteligentia non collaborazionista.
Ci è sembrato utile quindi oltre che approfondire il discorso sull’attività specifica di questi compagni, farci dare un quadro della situazione del movimento contro la guerra in Spagna, così come delle mobilitazioni contro le installazioni militari.
Il vuoto di iniziativa che riscontriamo ora pensiamo possa essere superato anche con il confronto con quelle esperienze che hanno avuto una notevole capacità di tenuta, come appunto, i compagni del CEOSI.
Ci auspichiamo che possano essere poste le basi per una intensa collaborazione, così come con coloro che non sono disposti a far calare il silenzio sull’occupazione dell’Iraq.

 

Che relazioni esistono tra il CEOSI ed il CSCA ed il collettivo editoriale che pubblicava Nación Árabe ? Potete fornirci un panorama delle precedenti attività contro l’embargo durante gli anni ‘90?
Il gruppo fondatore del Comité de Solidaridad con la Causa Árabe (CSCA) - Carlos Varea, Loles Oliván e Pedro Rojo, tra gli altri -, il comitato di redazione della rivista Nación Árabe, così come l'équipe di traduzione ed edizione del sito CSCAweb, hanno deciso nel 2004 di uscire dal collettivo, considerando concluso il periodo di efficacia politica dello stesso. Per evitare un confronto pubblico per la continuità del nome, noi, questo gruppo di compagni e compagne, siamo usciti dall’organizzazione ed abbiamo concentrato i nostri sforzi - convinti della centralità attuale della causa irachena nello scenario internazionale di lotta anti imperialista - nella nuova Campaña Estatal contra la Ocupación y por la Soberanía de Iraq (CEOSI), continuazione della precedente Campaña Estatal por el Levantamiento de las Sanciones a Iraq (CELSI - Levantamiento de las Sanciones = Fine dell’Embargo e delle Sanzioni, ndt), il cui coordinatore continua ad essere Carlos Varea. Nación Árabe ha smesso di essere pubblicata, è comparso IraqSolidaridad (www.iraqsolidaridad.org), mentre il CSCA concentra la propria attività sulle Asturie e. molto limitatamente, su Madrid, con interventi più mirati in Palestina e nella cooperazione formale, come una ONG classica.
Da allora, per noi del gruppo che promuove l’attività di solidarietà con l’Iraq nello Stato spagnolo, il compito essenziale - oltre al promuovere azioni di aiuto diretto alla popolazione irachena (campagna sanitaria) o campagne concrete (denuncia degli assassinii di docenti) - è quello di mantenere una relazione diretta e solida con l’Iraq e contribuire a far emergere un’interlocutore civile, politico e militare (tutto ciò come Resistenza) iracheno, le cui caratteristiche siano quelle di saper combinare, di fronte alle correnti settarie e ad Al-Qaeda, un progetto di liberazione nazionale contro l’occupazione e di recupero della sovranità con il ripristino dei principi sociali (o socialisti) dello Stato e della società irachena, e cioè il laicismo, l’integrazione non settaria e non confessionale delle varie componenti, la pluralità politica ed i diritti civili e sociali più avanzati, oltre alla gestione pubblica delle risorse nazionali.
I nostri viaggi in Iraq in questo periodo -particolarmente l’ultimo nel 2005 - sono stati un compito ed un successo, nel senso del mantenimento di canali di comunicazione aperti con l’Iraq e la sua Resistenza.

Per quanto riguarda le relazioni con il movimento operaio e studentesco negli ultimi tre anni (2003-2006), e più in generale con le realtà politiche spagnole in rapporto alle tematiche delle campagne?
Questo è stato il nostro impegno, dall’estate del 2004, verso settori sociali ed organizzati del nostro paese, incluse le forze politiche e sindacali, senza rinunciare a fare pressione sul governo spagnolo (dopo il trionfo elettorale del PSOE nel marzo 2005), per l’apertura di canali di comunicazione con interlocutori iracheni del campo anti-occupazione - in concreto, approfittando delle visite nello Stato spagnolo di iracheni venuti a partecipare ad atti della CEOSI.

In che modo il movimento contro la guerra ha affrontato i fatti dell’11 marzo del 2005? Il livello di coscienza espresso in quel momento ci colpì particolarmente, fino a recuperare il grido “vostra la guerra nostri i morti” portato avanti dalle famiglie delle vittime dell’attentato…
In questo contesto, la CEOSI ha cercato, dopo gli attentati dell’11 di marzo, di distinguere la legittima resistenza irachena dall’attività della rete di Al-Qaeda, la cui opacità (anche in relazione allo stesso attentato di Madrid) rispetto alla sua origine ed al comportamento, non esclude l’esistenza di una reale corrente anti-occupazione in Iraq, caratterizzata dai suoi attentati settari e indiscriminati, utilizzati dagli occupanti e dai collaborazionisti per gettar fango sulla Resistenza e favorire la divisione settaria del paese. Per questo seguiamo con molto interesse il progressivo confronto sul terreno fra la Resistenza irachena ed Al-Qaeda in Iraq, riferendone sul nostro sito web.
Gli attentati dell’11 marzo, nonostante la loro natura brutale (le vittime furono tristemente giovani, lavoratori ed immigrati dei quartieri operai di Madrid), fortunatamente non hanno determinato (anzi, hanno avuto l’effetto contrario) un rafforzamento della logica anti-terrorista (Guerra Globale contro il Terrorismo), fatta sua dal presidente Aznar, allineatosi a Bush e Blair sull’invasione dell’Iraq, e neanche il venir meno della solidarietà nei confronti del popolo iracheno. Il voto immediatamente posteriore lo ha dimostrato ed il PSOE deve in buona misura, senza dubbio, il proprio successo alla strumentalizzazione dell’attentato che il governo di Aznar ha cercato di portare avanti, mettendo in mezzo l’ETA, ed all’impegno preso dal candidato Zapatero rispetto al ritiro delle truppe spagnole dall’Iraq, promessa mantenuta immediatamente.
 

Avete rapporti con simili esperienze in Europa o nel Maghreb?
La CEOSI ha trovato in questo periodo appoggio, reciproco, in altre organizzazioni internazionali, che l’anno scorso hanno dato vita alla rete Internacional Anti-Occupation Network (http://www.brusselstribunal.org/IAON.htm), che riunisce organizzazioni degli USA (IAC - Iraq Action Coalition, ndt) ed europee, oltre ad alcune irachene ed arabe, queste ultime non molto attive, a causa delle situazioni interne dei rispettivi paesi. Ci sono contatti con Comitati di Solidarietà con Iraq e Palestina in Marocco, promossi da forze di sinistra.

Qual’è lo stato attuale della campagna contro la catastrofe sanitaria ed il genocidio dei professori iracheni? avete in mente le iniziative simili per il futuro?
Rispetto alle campagne di solidarietà diretta, aldilà dell’attività di informazione e di mantenimento dei contatti con la Resistenza, abbiamo accusato gravemente in questo 2006 la massiva dispersione di interlocutori nel campo civile ed associativo iracheno, interlocutori che sono stati le prime vittime delle azioni criminali degli squadroni della morte, formazioni paragovernative irachene create o tollerate dagli occupanti. Se abbiamo perso il contatto con Falluya, manteniamo dall’altra parte l’aiuto diretto per gli Ospedali pubblici della provincia di al-Anbar, per quelli di Al-Qaim e Hadiza (e per alcuni, con maggiori difficoltà, dei quartieri resistenti di Bagdad), a cui inviamo denaro ottenuto dalle istituzioni locali o tramite raccolte popolari (60.000 euro circa in totale). Non consideriamo, nella CEOSI, una contraddizione l’appoggio materiale a istituzioni come ospedali pubblici in zone resistenti e sistematicamente attaccate dagli occupanti e l’esigenza di porre fine all’occupazione con il sostegno alla resistenza armata.
Rispetto alla campagna di denuncia degli assassinii di docenti, nel 2006 abbiamo ottenuto la condanna, da parte della CRUE (Comisión de Rectores de todas universidades publicas y privadas españolas), degli omicidi di professori e professoresse in Iraq, ed ora stiamo cercando di implementare delle misure concrete di accoglienza temporanea nelle nostre università.

Qual’è lo stato attuale del movimento contro la guerra? Come hanno influito le elezioni di Zapatero all’interno del movimento no-war? Che relazioni avete con quelli che lottano contro la presenza militare degli USA e della NATO in Spagna? Abbiamo alcune brevi notizie della mobilitazione di Zaragoza…
Anche se il livello di mobilitazione contro la guerra è sceso notevolmente nello Stato spagnolo, a causa del non più diretto coinvolgimento delle truppe spagnole in Iraq, i sondaggi di opinione continuano ad evidenziare come la tragica situazione che vive il popolo iracheno sia una delle problematiche più importanti per gli spagnoli e le spagnole (in alcuni casi più delle questioni interne). Ed è così nonostante la crescente caratterizzazione del conflitto in termini di guerra civile o guerra settaria, a nostro parere falsa ed interessata. Come ha di nuovo dimostrato la grande manifestazione di Madrid del 17 marzo scorso, in commemorazione dell’inizio dell’invasione, la demobilitazione è causata dal venir meno dell’impegno da parte delle grandi formazioni politiche e sindacali del paese, e dalla mancanza di appoggio da parte dei consorzi mediatici come il Grupo PRISA (essenziale nelle mobilitazioni e nella successiva demobilitazione del 2003), e non si deve alla volontà o meno del popolo di manifestare contro il protrarsi dell’occupazione dell’Iraq.
Da parte sua, il settore maggiormente impegnato del movimento contro la guerra o anti-imperialista nello Stato ha sofferto per il proprio grave declino interno, afflitto da già noti vizi come il settarismo e la tendenza alla frattura. I conflitti internazionali o la permanenza delle basi USA in Spagna sono utilizzati per promuovere azioni minoritarie - sempre di più - in una cornice di uso congiunturale degli eventi stessi, più che seguendo una strategia a lungo termine, programmata e con contenuti, di costruzione di un movimento internazionalista. (Dovremmo imparare dai compagni e dalle compagne di ANSWER negli USA).
Sono temi questi che ci permettono - con maggiore o minor successo - di provare a richiamare l’attenzione di settori sociali del nostro paese, di organizzazioni settoriali e di mezzi di comunicazioni formali (di massa), ambienti che non abbiamo rinunciato ad influenzare. La nostra esperienza, fin dagli anni ‘80, con la CSCA, la CELSI, Nación Árabe, i siti web ed ora la CEOSI, ci insegna che la solidarietà internazionalista deve essere solidamente costruita, con fondamenti analitici radicali, e che tramite ciò, più che attraverso ordini o slogan volgari ed altisonanti, dobbiamo avvicinare settori sociali il più possibile estesi.



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