SENZA CENSURA N.25

marzo 2008

 

Dalla Corsica per Euskal Herria

Proponiamo questo comunicato dell’organizzazione còrsa “Unità naziunale”, che fa un quadro chiaro in particolare sulla situazione dei prigionieri politici baschi sequestrati dallo stato francese. Al di là del referente istituzionale a cui si rivolge, che poco ci interessa, questo testo ci pare particolarmente interessante anche riguardo alla collaborazione fra gli stati francese e spagnolo e alla denuncia della possibilità per la polizia spagnola di agire in Francia.

Comunicato di “Unità Naziunale”
Per iniziare, vorremmo ricordare la situazione nella quale ci troviamo: fino a oggi 712 prigionieri politici baschi di cui 170 sono dispersi in 35 prigioni dello Stato francese. Nello Stato francese come al di là dei Pirenei, i prigionieri subiscono condizioni inaccettabili, dovute alla politica vendicativa praticata dal governo.
A titolo d’esempio, 15 di loro sono in isolamento; Cédric Garai, Pantxo Flores e Xabier Susperregi, incarcerati senza un’accusa valida, non hanno, quattro mesi dopo la loro carcerazione, il diritto di incontrare i loro compagni; Mizel Barnetxe ha fatto dieci giorni di sciopero della fame per denunciare il montaggio poliziesco di cui furono oggetto, e abbiamo tutti in mente le estremità alle quali è stata spinta la giovane Joan Bidart; numerosi prigionieri sono dopo più di sei anni in detenzione preventiva, in attesa del processo; e subiscono tutti la politica criminale di dispersione, doppia pena poiché rompe i contatti con le famiglie. Non possiamo dimenticare Nati, diciassettesima parente di un prigioniero basco uccisa nelle visite. E come se tutto ciò non bastasse, le condanne sono state inasprite considerevolmente.
Tutto questo non è dovuto al caso. È, al contrario, il frutto di una politica ben calcolata. È uno stato d’eccezione. È innegabile che il governo francese persegue una politica diretta contro la società basca, e che essa influisce su tutti noi. Per citare un solo esempio, abbiamo il risultato dell’ultima riunione fra Sarkozy e Zapatero: ora i torturatori spagnoli hanno il diritto di agire sul territorio francese, nella più totale impunità.
Ma non cadiamo in errore: il governo non è il solo responsabile di questa situazione: non potrebbe perseguire questa politica a meno del silenzio complice dei suoi collaborazionisti locali, i nostri eletti. È già trascorso molto tempo da quando la popolazione di Ipar Euskal Herria (i territori baschi occupati dallo stato francese, NdR) si pronunciò in blocco contro questa politica della dispersione. Ma essa non ha fatto che intensificarsi. Dunque la voce di un popolo non ha alcun valore? La campagna per le prossime elezioni sta iniziando, e sarà piena di promesse, come sempre. Per questo, abbiamo deciso di rivolgerci a tutti i candidati alle cantonali e alle municipali invitandoli a prendere degli impegni decisi per il rispetto dei diritti dei prigionieri politici baschi e contro la repressione, per passare dalle parole alle azioni.
Non chiediamo nulla di straordinario, non chiediamo favori. Chiediamo un impegno attivo nella difesa dei diritti dei prigionieri e dei cittadini baschi, nella difesa della loro dignità, nelle seguenti modalità:
- denunciando pubblicamente la politica di dispersione e allontanamento;
- nei villaggi dei prigionieri:
* Domandando notizie della loro situazione al comitato o alla famiglia, o chiedendo il diritto di visita;
* Chiedendo delle condizioni degne all’amministrazione penitenziaria;
* Chiedendo al ministro della Giustizia di far rispettare tutti i diritti di questi prigionieri; chiedendo il raggruppamento dei prigionieri baschi; chiedendo che tutti i prigionieri malati e che abbiano scontato la pena siano liberati immediatamente;
* Impegnandosi a sostenere finanziariamente le famiglie che si trovano in questa situazione;
- nei villaggi dove ci sono dei comitati, assicurandosi che la popolazione sia a conoscenza della situazione;
- chiedendo l’abrogazione delle leggi e dei tribunali speciali, principale garanzia di tutti gli abusi indegni di una democrazia.
[…] Possiamo tutti, ed è nostra responsabilità, fare qualcosa per il rispetto dei diritti dei prigionieri, delle loro famiglie, di tutti i cittadini baschi, di Euskal Herria.
Basterik gabe, jaso ezazue agur bero bat.

Euskal Herria, 23 gennaio 2008
[www.unita-naziunale.org]



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