SENZA CENSURA N.26
luglio 2008
Resistenza di massa in Serbia
Sulla attuale situazione in Jugoslavija
Abbiamo deciso di pubblicare questo contributo di Sara Flounders* sulla crisi
nei Balcani innestata dalla dichiarazione di “indipendenza” del Kossovo -
propugnata da Usa e da una buona parte degli stati membri della UE - perché da
un quadro particolareggiato della realtà della ex-Jugoslavia e focalizza la
propria attenzione sulle mobilitazioni che si sono susseguite in quei giorni, e
che hanno mostrato come la situazione, a quasi dieci anni dall’aggressione NATO
alla Serbia, sia tutt’altro che pacificata.
Queste manifestazioni hanno giustamente visto come bersaglio della rabbia della
popolazione serba obiettivi legati agli USA e alla UE (tra cui l’Italia)
responsabili dell’immiserimento delle proprie condizioni di vita, sullo sfondo
di un processo di “privatizzazione” in cui la borghesia italiana ha forti
interessi.
Non ci meraviglia che i media meanstream abbiano voluto rappresentare
l’insorgenza serba come una conseguenza del “cieco nazionalismo” serbo, anziché
una risposta alle proprie precarie condizioni di vita, specie per i serbi che
vivono nelle enclaves della provincia kossovara, quotidianamente soggetti alle
aggressioni dei membri delle milizie kossovare ai tempi foraggiate, armate e
addestrate da USA e soci.
Un altro aspetto importante messo in luce dall’autrice è l’importanza strategica
rivestita dalla base militare che gli USA vogliono costruire nel Kossovo: Camp
Bondsteel, ennesimo tassello dell’espansione yankee nell’est europeo.
In Serbia: resistenza di massa contro il
ruolo sostenuto dagli USA/NATO
di Sara Flounders*
[articolo pubblicato il 28 febbraio 2008 in
http://www.workers.org/2008/world/serbia_0306/ dal titolo “Washington gets a
new colony in the Balkans” - Washington impone una nuova colonia nei Balcani]
In ultima analisi, la storia non è mai
decisa da risoluzioni, leggi o proclami
Viene decisa da esplosivi movimenti di massa che creano sconvolgimenti dal basso
in risposta a intollerabili condizioni e ad eventi che suscitano sdegno.
Il 24 febbraio, centinaia di persone si sono radunate davanti alla Casa Bianca
per manifestare la loro opposizione all’ultima aggressione degli USA contro la
Serbia. La manifestazione era stata organizzata da STOP alla Coalizione (STOP,
Stop Terrorizing Orthodox Peoples, acronimo per Stop a Terrorizzare i Popoli
Ortodossi). Importanti manifestazioni di protesta si sono tenute a Ginevra e a
Zurigo, in Svizzera; a Vienna, Austria; ad Atene, Grecia; a Vicenza, Italia; a
Montreal e a Toronto; a Cleveland e a Chicago. Altre dimostrazioni avverranno
questa settimana, come la importantissima manifestazione del 2 marzo, dalle ore
2 alle ore 4 del pomeriggio, davanti alle Nazioni Unite.
Il 21 febbraio, una enorme ed infiammata dimostrazione, con una partecipazione
stimata dal mezzo milione a ben oltre un milione di persone, a Belgrado,
capitale della Serbia, ha cambiato i termini del dibattito sul Kosovo.
A seguito di questa colossale manifestazione in opposizione al furto da parte di
Washington della provincia Serba del Kosovo, migliaia di persone hanno assediato
l’Ambasciata USA di Belgrado e l’hanno incendiata. Sono state attaccate anche le
Ambasciate di Gran Bretagna, Germania, Croazia, Belgio e Turchia. Sono state
prese come bersaglio da giovani infuriati concessionarie e punti vendita
Occidentali, 10 McDonalds, negozi della Nike, e sportelli bancari. Sono avvenuti
scontri nella notte con le forze di polizia antisommossa.
In migliaia hanno manifestato contro i posti di confine fra la Serbia e il
Kosovo. Due postazioni doganali sono state distrutte, una incendiata, l’altra
fatta saltare in aria. Tutte queste azioni hanno mandato un inequivocabile
messaggio, che la decisione USA di insediare direttamente una colonia in Kosovo
riconoscendone l “indipendenza” sarebbe stata sfidata da un movimento esplosivo
che sarebbe andato ben oltre la sola dichiarazione di opposizione ufficiale da
parte del governo Serbo.
In un articolo del New York Times del 25 febbraio veniva rivelata la
preoccupazione che Washington potesse avere sottovalutato la risposta Serba.
Veniva considerato che gli artefici della politica a Washington e a Brussels
stanno temendo che una opposizione rabbiosa possa “destabilizzare l’intera
regione”. L’articolo, dal titolo “Il furore Serbo per il Kosovo: ultimo sussulto
o primo soffio di vita?”, rifletteva molti altri nuovi commenti: “Il mondo è in
attesa di vedere se i tumulti di giovedì sono stati in Serbia un accesso di
collera o la prima scossa di un nuovo terremoto nei Balcani.”
Naturalmente, è il pericolo di un nuovo terremoto Balcanico che il potere delle
grandi imprese USA temono. È evidente con certezza che il governo USA, ancora
una volta, ha sottovalutato l’opposizione alla sua politica criminale.
Washington aveva considerato che la sua decisione da tanto tempo annunciata di
riconoscere un nuovo mini-stato nei Balcani non avrebbe ricevuto contrasti.
L’“indipendenza” era da considerarsi un fatto compiuto. Anche se per un certo
periodo di tempo il Kosovo non poteva ricevere l’approvazione ufficiale da parte
delle Nazioni Unite, comunque si era ritenuto che l’immediato riconoscimento da
parte degli USA e dell’Unione Europea, accompagnato da finanziamenti e dalla
continua presenza di forze internazionali, avrebbe schiacciato l’opposizione dei
Serbi.
Gli USA sono così abituati ad avere un atteggiamento arrogante e a violare gli
accordi internazionali, perfino le clausole dettate da loro stessi a Washington
relative all’espansione della NATO, ai confini e alla sovranità nazionale, da
rimanere sconvolti di trovarsi di fronte ad una seria opposizione.
Sicuramente, molti uomini politici in Serbia, smaniosi di un ingresso della
Serbia nell’Unione Europea, erano disposti a manifestare non più che una
simbolica opposizione! Ma la risposta densa di collera dell’intera popolazione
Serba ha veramente buttato all’aria le fondamenta di quest’ultimo tentativo
imperialista di impadronirsi di territori.
Si anima la
lotta
Attualmente, il personale dell’Unione Europea e le altre forze si stanno
ritirando dalle zone settentrionali del Kosovo, attorno alla città di Mitrovica,
che è stata divisa in due aree, una occupata prevalentemente dall’etnia Serba,
l’altra dall’etnia Albanese. Comunque, in Kosovo vivono altri raggruppamenti
nazionali. Storicamente, tutti sono stati oppressi, di recente dagli
imperialisti dell’Europa Occidentale e degli USA, in precedenza da imperi
feudali.
Sul ponte di Mitrovica che scavalca il fiume Ibar, per tutta la settimana, tra
il Servizio di Polizia del Kosovo (KPS), una forza multi-etnica, e la polizia
delle Nazioni Unite si è venuta a creare una situazione di stallo. La polizia
KPS si era rifiutata di entrare al servizio di un nuovo Kosovo, dichiarato
stato. Moltissimi mezzi che trasportavano manifestanti si sono diretti al
confine della Provincia per partecipare a dimostrazioni contro la separazione
del Kosovo. Nel frattempo le forze USA/NATO, cioè la KFOR, si sono mosse per
sbarrare il confine con veicoli corazzati e carri armati per arrestare
l’affluenza di potenziali contestatori.
Una volta ancora, in Europa, la sfida al peso schiacciante dell’imperialismo
arretrato USA, le cui minacce e pressioni hanno disfatto tanti stati socialisti,
compresa la Jugoslavia, è venuta dal movimento di massa dei Serbi.
Il 24 febbraio, si sono tenute manifestazioni di solidarietà in tutta Europa, in
Canada e negli Stati Uniti, che sono continuate per tutta la settimana.
Per molti, è la situazione veramente ipocrita in cui si trovano gli USA che li
ha messi in stato di allarme, dato che sono spinti da motivazioni ben più
rovinose che desiderare di garantire l’indipendenza del Kosovo. Dopo tutto, gli
Stati Uniti hanno rifiutato di concedere l’indipendenza a Porto Rico, malgrado
100 anni e più di tentativi, ed ora sono stati i primi a riconoscere
l’indipendenza del Kosovo dalla Serbia, nello stesso giorno in cui è avvenuta la
dichiarazione unilaterale.
Opposizione internazionale
Sia la Russia che la Cina, che detengono il potere di veto presso il Consiglio
di Sicurezza dell’ONU, hanno pubblicamente dichiarato che non avrebbero permesso
che l’ONU confermi il furto illegale e violento del Kosovo arrecato alla Serbia.
Russia e Cina hanno espresso gravi preoccupazioni che questo pericoloso
precedente apra la strada nel mondo ad ulteriori spaccature di stati nazione,
fatti bersaglio dall’intervento imperialista.
La dichiarazione unilaterale è stata una diretta violazione della Carta delle
Nazioni Unite, del diritto internazionale ed anche dei termini della Risoluzione
1244 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, disegnata dagli Stati Uniti dopo i 78
giorni di bombardamenti sulla Serbia nel 1999. Malgrado la mancata approvazione
dell’ONU, gli USA, la Germania, la Francia e la Gran Bretagna sprezzantemente
hanno continuato sulla strada del riconoscimento del Kosovo.
Si sono opposte al riconoscimento la Serbia, Russia, Cina, Spagna, Grecia,
Venezuela, Bolivia,
Portogallo, Slovacchia, Malta, Bulgaria, Romania, Cipro, Sri Lanka e Armenia.
Inoltre, tante altre nazioni non hanno ancora preso la decisione, anche se
sottoposte ad un’intensa pressione da parte Statunitense.
Il Presidente Hugo Chávez ha affermato che il Venezuela si propone di coagulare
altri paesi nella condanna della dichiarazione. “Questa non può essere
accettata. Costituisce un pericoloso precedente per il mondo intero”.
Anche la Bolivia si è rifiutata di riconoscere l’indipendenza del Kosovo. Il
Presidente Evo Morales ha paragonato i separatisti Kosovari ai dirigenti delle
quattro Province Boliviane orientali ricche di materie prime, che ricevono
l’appoggio incoraggiante degli USA nell’esigere una più larga autonomia, in un
tentativo di rottura e per arrestare riforme di progresso emanate dal governo
federale.
Il 22 febbraio, l’ambasciatore Russo presso la NATO Dmitry Rogozin ha dichiarato
alla rete televisiva Vesti-24 che la separazione del Kosovo dalla Serbia era il
risultato di un “tentativo imperialista Americano di divide et impera.” Rogozin
lanciava un avvertimento di cattivo augurio, che difficilmente poteva essere
ignorato. Egli affermava che l’esercito Russo poteva venire coinvolto, se tutti
i paesi Europei riconoscevano l’indipendenza del Kosovo all’interno di un
accordo ONU. Se succedesse questo, la Russia “ne deriverà il presupposto che per
essere rispettati bisogna fare uso brutale della forza militare”.
Il 24 febbraio, il Ministro degli Esteri Russo Sergei Lavrov si trovava a
Belgrado con l’attuale Primo Ministro Dmitri Medvedev, che è diventato il
successore del Presidente Vladimir Putin, per rendere chiara la posizione della
Russia.
Medvedev dichiarava che, “è inaccettabile che, per la prima volta nella storia
del dopo-guerra, un paese membro delle Nazioni Unite sia stato diviso in
violazione di tutti i principi da osservare per risolvere i conflitti
territoriali. Noi continuiamo a considerare la Serbia come uno stato unitario
con la sua giurisdizione estesa sull’intero territorio, ancora integro come in
precedenza, e terremo ferma questa posizione di principio anche per il futuro.
Risulta assolutamente evidente che la situazione di crisi che si è ingenerata
ricade sulla responsabilità di coloro che hanno preso la decisione illegittima,
e che avrà sfortunatamente per lungo tempo conseguenze per la pace sul
continente Europeo.”
Medvedev firmava un accordo per la costruzione di un tratto del gasdotto
“Corrente del Sud” attraverso la Serbia. Il gasdotto trasporterà il gas Russo
attraverso i Balcani al Mar Mediterraneo. Inoltre si è consolidato un accordo
commerciale tra la compagnia statale Serba per il petrolio, la NIS, e OAO
Gazprom, il gigante Russo per l’energia.
Il Kosovo
non è indipendente
È essenziale spiegare ogni volta che si discute del problema del riconoscimento
della “indipendenza” del Kosovo che il Kosovo non ha conseguito uno straccio di
auto-determinazione e tanto meno di auto-governo, nemmeno sulla carta.
Se questo non viene di continuo chiarito e ripetuto, molti attivisti politici,
che difendono il principio di auto-determinazione per le nazioni oppresse,
possono ingenuamente appoggiare l’“indipendenza” del Kosovo.
Il piano secondo cui il Kosovo è divenuto “indipendente” insedia una struttura
coloniale vecchio-stile nella sua forma più cruda. In effetti, il Kosovo verrà
gestito da un Alto Rappresentante e da istituzioni amministrative imposti dagli
USA, dall’Unione Europea e dalla NATO, l’alleanza militare sotto Comando
statunitense.
Gli amministratori imperialisti avranno il diretto controllo su ciascun aspetto
della politica interna ed estera. Eserciteranno il controllo sui dipartimenti
delle Dogane, delle Imposte, del Tesoro e del Sistema Bancario; controlleranno
la politica estera, la sicurezza, la polizia, il sistema giudiziario, i
tribunali e le prigioni. Questi funzionari imposti dall’Occidente in Kosovo
potranno revocare ogni provvedimento, annullare le leggi e rimuovere qualsiasi
persona dal suo incarico.
Diversi possibili progetti stanno alla radice di quest’ultima flagrante
violazione del diritto internazionale da parte degli USA. L’aver separato il
Kosovo dalla Serbia induce a successive scomposizioni dell’intera regione
Balcanica. Questa è stata la politica degli USA nei riguardi dei Balcani,
dell’Europa dell’Est e delle ex Repubbliche Sovietiche, dal momento del collasso
dell’Unione Sovietica, nel 1991. I mini-stati deboli, divisi, in preda a forti
contrasti potranno opporsi con maggiore difficoltà al dominio delle imprese e
del mercato Statunitensi.
Quindi, il riconoscimento del Kosovo divide e logora relazioni nell’Unione
Europea; certamente Washington non fa nulla per placare il dissenso seminato fra
le forze che al contempo sono alleati, ma anche concorrenti imperialiste. Gli
USA sono riusciti a spaccare l’Europa su questa “indipendenza”, visto che un
terzo dei suoi 27 membri sono contro questo proclama.
L’aver imposto un governo in Kosovo, dove gli USA hanno la piena autorità di
scrivere le leggi e gli accordi, rafforza la continuità della presa di potere da
parte del Pentagono attraverso la nuova e formidabile base militare presente in
Kosovo, Camp Bondsteel. Inoltre, cosa più importante, fornisce l’accesso senza
limiti e il trasferimento delle ricche materie prime della regione, come il
petrolio e il gas naturale che sono stati proprio adesso scoperti.
Camp Bondsteel
Una nuova ed immensa base militare Statunitense, Camp Bondsteel, costruita dalla
Halliburton, costituisce il punto di ancoraggio del pentagono nella regione.
Situata nelle vicinanze del confine con la Macedonia, occupa più di 1.000 acri
di terreno, (un acro equivale a 4.047 m2), e comprende più di 300 edifici. La
base schiaccia il piccolo Kosovo, una provincia più piccola dello stato del
Connecticut.
L’insediamento è stato scelto per le sue potenzialità di espansione. Esistono
proposte che la base potrebbe sostituire la base dell’Air Force USA ad Aviano,
in Italia.
Nella base possono essere accasermati in modo confortevole migliaia di soldati
delle truppe USA/NATO. La base può dare facilmente alloggio a 7.000 militari
dell’esercito USA, insieme a migliaia di contractors, mercenari privati. Il
personale militare USA esce da Bondsteel in elicottero o in grossi convogli
dotati di armi pesanti.
Il campo è situato nei pressi di oleodotti e corridoi di energia di capitale
importanza, attualmente in costruzione, come l’oleodotto Trans-Balcanico
finanziato dagli Stati Uniti e quello che è noto come Corridoio di Energia 8.
Gli Stati Uniti avevano cominciato a pianificare la costruzione di Camp
Bondsteel molto prima dei loro bombardamenti sulla Jugoslavia nel 1999, come
riferisce il Col. Robert L. McClure in un documento su “Engineer”, il Bollettino
Professionale per i reparti del Genio dell’Esercito. Un altro documento, “U.S.
Army Engineers in the Balkans 1995–2000 – Le Unità del Genio dell’Esercito USA
nei Balcani, 1995-2000 ,” è disponibile on-line, e contiene foto e descrizioni
dei progetti per la base. (web.mst.edu)
Presso Camp Bondsteel si trova l’ospedale più all’avanguardia in Europa, ci sono
teatri, ristoranti, un impianto per la depurazione dell’acqua, lavanderie e
negozi per fare acquisti, e sono possibili collegamenti via satellite ed antenne
per le comunicazioni, e …minacciosi elicotteri d’assalto.
La gente che vive nelle zone circostanti il campo soffre di una disoccupazione
all’80%. La Halliburton, consociata alla Kellogg Brown and Root, paga ai
lavoratori Kosovari, quando li assume, un misero salario da 1 dollaro ($1) fino
a 3 dollari ($3) all’ora. Più del 25% della popolazione Albanese del Kosovo è
stata costretta ad emigrare all’estero in modo da mandare a casa delle rimesse
alle loro famiglie.
Sotto l’occupazione degli Stati Uniti, più di 250.000 Serbi, Rom, Turchi, Gorani
e altre popolazioni di questa ricca Provincia multi-etnica sono stati costretti
ad andarsene dal Kosovo, e a questi è stato negato il ritorno.
La ricchezza di risorse in Kosovo
Le grandi imprese Statunitensi sono ben informate sulla ricchezza di risorse del
Kosovo. Vi sono miniere ancora ampiamente da sfruttare di piombo, zinco, cadmio,
lignite, oro ed argento a Stari Trg, per non parlare di circa 17 miliardi di
tonnellate di riserve di carbone. L’unico complesso minerario di proprietà
statale di Trepca è stato descritto dal New York Times dell’8 luglio 1998 come
“il pezzo di terra nei Balcani più autenticamente prezioso”. Il complesso
comprende depositi, impianti per fonderie, impianti di raffinazione, aree per il
trattamento dei metalli, linee ferroviarie e scali merci, centrali elettriche.
Prima dei bombardamenti della NATO/USA del 1999, seguiti dall’occupazione del
Kosovo, era in modo incontestabile la più produttiva fonte di ricchezza
nell’Europa dell’Est, non ancora nelle mani dei capitalisti USA o Europei. E
attualmente, costoro si stanno battendo per vedere chi di loro riuscirà a
sfruttare queste ricchezze.
Dal momento che le forze della NATO hanno occupato il Kosovo, quasi tutto il
complesso minerario e i centri di raffinazione sono stati chiusi. Tutto questo
sta inutilizzato, mentre le maestranze di tante nazionalità che vi hanno operato
sono state disperse.
Ora, le grandi imprese Occidentali hanno scoperto il Kosovo come una ancora più
grande fonte di ricchezza e sono bramose di ottenere un incontrastato dominio
sulla Provincia.
Infatti, il 10 gennaio 2008, la agenzia di notizie Reuters riportava che la
compagnia Svizzera Manas Petroleum Corp. aveva annunciato che la Gustavson
Associates LLC’s Resource Evaluation aveva identificato estesi giacimenti di
petrolio e riserve di gas naturale in Albania, nelle vicinanze del Kosovo. Le
stime assegnate si aggirano intorno ai 2.987 miliardi di barili di petrolio e ai
3.014 bilioni di piedi cubici di gas naturale (un piede cubico corrisponde a
28,318 m3).
Chiaramente, le corporations USA sentono che devono giocarsi una bella scommessa
nella regione, e quindi, dietro alle quinte, hanno messo in piedi operazioni
commerciali segrete e hanno assicurato alla Germania, Francia e Gran Bretagna di
ottenere il loro consenso su tutti questi affari.
Ma questo è proprio il tempo giusto per ricordare quanto maturo per la raccolta
era stato visto l’Iraq dall’Halliburton e dalla Exxon nel 2003. Sembrava facile
ricevere la condiscendenza di tanti paesi, anche se Washington non poteva dirsi
sicura dell’approvazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, malgrado le sue
menzogne rivolte a quell’Assemblea.
Gli Stati Uniti sono forse il primo impero a sottovalutare la potenza di un
movimento di massa che si eccita a rovesciare i suoi piani. L’arroganza
imperialista e la menzogna possono portare a giudizi severamente sbagliati.
I popoli in lotta per la pienezza dei diritti e per la sovranità nazionale
considerano di grande importanza dimostrare solidarietà e difendere la
resistenza eroica che il popolo Serbo ha evidenziato nella settimana scorsa.
Queste lotte potranno aprire un giorno nuovo di resistenza al dominio che le
grandi imprese degli Stati Uniti vogliono imporre all’Europa dell’Est e ai
Balcani.
* Sara Flounders è co-direttore dell’International
Action Center e si trovava in Jugoslavia nel 1999 durante i bombardamenti
USA/NATO per testimoniare sugli attacchi devastanti contro le popolazioni
civili. La Flounders è co-autrice ed editrice di “NATO in the Balkans” e “Hidden
Agenda: U.S./NATO Takeover of Yugoslavia – Un programma segreto: la presa di
possesso della Jugoslavia da parte di USA/NATO” disponibili a Leftbooks.com.
(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)