SENZA CENSURA N.27
novembre 2008
Iraq war business…
Privatizzazione dell’energia e interessi italiani in Iraq
Avevamo incominciato a dare un quadro degli interessi economici delle aziende
italiane in Iraq sul numero 13 della rivista uscito nel febbraio 2004. Da allora
abbiamo cercato di monitorarne le evoluzioni. Ci è sembrato utile riprendere
questo aspetto trattandolo più ampiamente, partendo da una delle fette più
consistenti del bottino di guerra, il business energetico, a cui l’Italia è
naturalmente interessata attraverso l’ENI. Cerchiamo poi di fornire un quadro
dei rapporti che sostengono la penetrazione imperialista in Babilonia, il suo
supporto politico istituzionale, e le aziende interessate…
L’Iraq dà il via alle gare d’appalto per
il petrolio
A Londra, il ministro del Petrolio “iracheno”, Hussein al Shahristani, alla
testa di una delegazione, ha illustrato alle 41 società preselezionate dal suo
ministero i dati tecnici dei giacimenti e le condizioni per la partecipazione
alle gare, aspetti legali inclusi. Le compagnie petrolifere avranno sei mesi per
presentare le loro offerte – Baghdad ha intenzione di annunciare i vincitori
delle gare entro giugno 2009. I giacimenti sono otto: sei di petrolio e due di
gas. I contratti avranno una durata di 20 anni. Il governo iracheno farà delle
joint venture con le compagnie straniere, mantenendo la quota di maggioranza –
il 51%.
Per il petrolio, l’obiettivo è quello di aumentare la produzione di greggio,
dagli attuali 2,5 milioni di barili al giorno in media a 4,5 milioni entro i
prossimi cinque anni.
I due giacimenti di gas, Akkas e Mansuriya, invece non sono ancora in
produzione. Fra le 41 compagnie internazionali selezionate ci sono, ovviamente,
tutte le major petrolifere: la Royal Dutch Shell, innanzitutto, che ha da poco
concluso un accordo di joint venture con Baghdad nel settore del gas, prima fra
le multinazionali petrolifere a tornare a Baghdad, dove ha appena aperto un
ufficio. E poi BP, ExxonMobil, Conoco Phillips, Chevron, Total. Ma c’è anche la
China National Petroleum Corp. - la compagnia di Stato cinese che si è già
aggiudicata il primo contratto petrolifero nell’Iraq del “dopo Saddam” – quello
per il giacimento di Ahdab. Un accordo che Pechino aveva già firmato nel 1997, e
che è stato confermato dal nuovo governo di Baghdad, anche se modificandone i
termini (da Production Sharing Agreement è diventato un contratto di servizio).
Poi ci sono la russa LUKOIL, la malese Petronas, l’indonesiana Pertamina,
compagnie giapponesi, coreane, australiane. C’è anche l’italiana ENI. Ad Agosto
una delegazione di Eni aveva avuto a Bagdad un incontro di elevato livello con
alti rappresentanti del Ministero del Petrolio iracheno. Le parti avevano
discusso la possibile cooperazione su progetti specifici nei settori dell’upstream,
della raffinazione, della perforazione e del trasporto del petrolio e del gas in
Iraq.
Contratti “ibridi”?
Contrariamente a quanto aveva anticipato il ministero iracheno del Petrolio, non
è stato invece reso pubblico il “contratto modello” che verrà utilizzato per le
gare. A detta della UPI, sembra che si tratti di “un ibrido” fra il cosiddetto
“contratto di servizio” (il ministro Shahristani ha finora sempre sostenuto che
questa sarebbe stata la formula proposta da Baghdad alle compagnie straniere in
questo primo round di gare) e “un accordo che comporta alcuni rischi e alcune
ricompense, ed è il preferito dall’industria [petrolifera]”. Ma l’opposizione
alle mosse del governo iracheno arriva anche dai “kurdi”. Ashti Hawrami,
ministro per le risorse naturali del Governo regionale del Kurdistan (KRG),
sostiene che il ministero del Petrolio non ha i poteri legali né il mandato per
negoziare e firmare contratti da solo. Secondo la nuova Costituzione irachena,
dice Hawrami, il ministero non può firmare accordi senza l’Ok del Parlamento, né
può ignorare le autorità regionali e provinciali.
La nuova legge sul petrolio e sul gas è da tempo bloccata in Parlamento, che non
ha neppure iniziato a discuterla. Il ministro Shahristani di recente ha
attribuito la responsabilità dello stallo proprio ai kurdi, e ha detto che la
scelta del suo governo è di andare avanti con le leggi dei tempi di Saddam.
La regione “kurda”, che gode di uno statuto autonomo, ha approvato una sua legge
petrolifera, e firmato una ventina di contratti (Production Sharing Agreements,
il tipo preferito dalle multinazionali) con compagnie straniere: contratti che
Shahristani ha definito illegali e nulli.
Adesso Hawrami ribalta l’accusa.
“Dal momento che il ministero del Petrolio continua a insistere ad agire da
solo, e a ignorare le autorità regionali e provinciali, e senza l’approvazione
del Parlamento federale”, ha detto il ministro kurdo dell’energia alla UPI,
pochi giorni prima dell’incontro di ieri, “siamo fermamente convinti che tutte
le loro decisioni in materia contrattuale siano prive di base legale, e pertanto
non vincolanti”.
Incontro del Sottosegretario Craxi con
una delegazione di operatori economici del Dhi Qar (Iraq)
A Roma il 07 Ottobre 2008 Il Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri
Stefania Craxi ha ricevuto alla Farnesina una delegazione di operatori economici
del Dhi Qar (Iraq) composta dal Presidente della Camera di Commercio di
Nassiryia, Abdul Razaq Al Zuheere, dal Presidente della Unione Irachena degli
Imprenditori Ahmed Abdulwahid Al-Bunyan, dal Presidente della Unione degli
Ingegneri di Nassiryia Karim Oleiwi e da un rappresentante del Centro per lo
Sviluppo della Piccola Impresa di Nassiryia, Ali Khazal.
La delegazione ha iniziato così una missione in Italia per la presentazione del
catalogo, ‘100 Firms from Dhi-Qar’, a conclusione di una iniziativa finanziata
dalla Task Force Iraq del Ministero degli Affari Esteri per sostenere la
crescita di una rete istituzionale per generare nuove opportunità di progetti di
sviluppo e di partenariato a sostegno delle imprese del Dhi-Qar.
La delegazione irachena ha espresso il massimo apprezzamento per il sostegno che
viene dato dall’Italia attraverso il Provincial Reconstruction Team (PRT) di
Nassiryia allo sviluppo del settore privato iracheno nella provincia del Dhi Qar
e in particolare al Centro servizi della Camera di Commercio di Nassiryria, in
collaborazione con il quale sono stati realizzati nell’ambito dell’iniziativa
corsi di formazione per le imprese e le banche del Dhi-Qar.
Il Sottosegretario Craxi, nel ricordare la particolare esperienza italiana nel
settore delle PMI e la valenza del loro sviluppo quale volano del progresso
socio-economico complessivo, ha evidenziato come l’iniziativa di sostegno alle
piccole e medie imprese del Dhi Qar per l’istituzione di un “business center”
sia volta a favorire lo stabilimento di contatti diretti tra l’imprenditoria
irachena e quella italiana e promuovere una conoscenza sempre più ampia della
nostra offerta tecnologica, e ha convenuto con i rappresentanti
dell’imprenditoria del Dhi Qar sulla opportunità di organizzare una missione di
operatori italiani a Nassiryia.
L’Italia e la “ricostruzione” irachena
Nella lista di chi parteciperà al grande banchetto della ricostruzione c’è anche
l’Italia. Lo annuncia il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola. E’
lui che parla della volontà di rilanciare la partecipazione delle imprese
italiane alla ricostruzione dell’Iraq. E rende noto l’impegno di convocare per
il prossimo autunno la prima riunione di una ‘Commissione mista’ allargata alle
aziende. Comincia il grande gioco economico e il giro è di miliardi. Una manovra
ben congegnata.
“Le opportunità di partecipazione dell’industria italiana al processo di
ricostruzione dell’Iraq sono notevoli anche alla luce del netto miglioramento
delle condizioni di sicurezza del Paese - dichiara Scajola. Abbiamo le carte in
regola per giocare un ruolo da protagonisti in questa fase di rinascita
dell’economia e della società irachena. Ci aiuta anche l’apprezzamento umano e
culturale del popolo e del Governo iracheno nei nostri confronti”. E così si
apprende che l’Italia - bombe a parte - ha già stanziato per la ricostruzione
civile dell’Iraq circa trecento milioni di euro e ha messo a disposizione una
linea di credito di quattrocento milioni di euro.
Alla presenza in Iraq sono più che mai interessate aziende come la Turbocare di
Torino, la Selex e l’Ansaldo (Finmeccanica) impegnate nella realizzazione di
progetti nei settori della generazione elettrica, dell’estrazione petrolifera e
dello sfruttamento del gas naturale.
L’Italia, si legge in una nota della Farnesina, fornisce un importante
contributo al consolidamento delle istituzioni in Iraq ed alla riattivazione del
tessuto socio-economico in settori cruciali per lo sviluppo del Paese:
patrimonio culturale, acque, elettricità, sanità, istruzione superiore,
innovazione tecnologica, petrolio, interni, giustizia, finanze, trasporti e
sicurezza. Oltre a questo c’è un impegno italiano nelle attività dell’’International
Compact with Iraq’, che fissa gli obiettivi di sviluppo e riforma economica
iracheni e detiene la presidenza del Comitato dei Donatori dell’”International
Reconstruction Fund Facility for Iraq”, strumento finanziario multilaterale per
la ricostruzione dell’Iraq che opera attraverso due fondi fiduciari amministrati
dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale.
È poi in vigore tra Italia e Iraq un Trattato bilaterale di ‘Amicizia,
Partenariato e Cooperazione’, che prevede la messa a disposizione di un credito
d’aiuto fino a 400 milioni di euro in tre anni a partire dalla ratifica.
Ed è attualmente in corso di definizione anche l’utilizzo di una prima tranche
di 100 milioni di euro per il sostegno allo sviluppo della piccola e media
impresa irachena attraverso il meccanismo della retrocessione del credito. Dal
2003 ad oggi sono stati complessivamente stanziati oltre 290 milioni di euro per
la ricostruzione civile dell’Iraq, e sono in corso di realizzazione, in
particolare, iniziative nei settori della formazione, sanità, agricoltura,
‘capacity building’ e sistema giudiziario, cultura e riabilitazione del
patrimonio archeologico.
L’Italia ha anche condonato l’80% del debito sovrano iracheno per un ammontare
di 2,4 miliardi di euro. E si sa che nel Governatorato del Dhi Qar (Nassiryia)
l’Italia guida l’Unità di Sostegno alla Ricostruzione, che assolve al compito
del miglioramento della capacità irachena di gestione delle proprie risorse di
bilancio, ed è anche una piattaforma operativa a disposizione delle agenzie
delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale per iniziative finanziate nella
regione meridionale.
L’Unità di sostegno, poi, dispone di una unità chirurgica, di un centro di
formazione e di un centro per lo sviluppo del settore privato e si avvale di
trenta risorse “umane” (italiane, americane, irachene, romene) su base
permanente integrate da quelle addette a specifici progetti.
Le vetrine dell’imperialismo: Project
Rebuild Iraq e Italian Expo
Due appuntamenti di rilievo, vetrine dell’imperialismo made in Italy, sono due
fiere organizzate rispettivamente nel “Kurdistan iracheno” e per la precisione
ad Erbil, l’altra in Giordania. Partiamo da quest’ultima. Nell’ambito
dell’attività promozionale dell’ICE per il 2008, è prevista la partecipazione
ufficiale italiana alla fiera Project Rebuild Iraq, che si svolta dal 5 al 8
maggio 2008 in Giordania, presso l’Exhibition Park di Amman.
La rassegna, organizzata da IFP Jordan, IFP Group e dalla Riyadh Exhibitions Co.
Ltd., si è dedicata ai seguenti settori: costruzioni civili, energia elettrica,
strade e ponti, aeroporti e porti, telecomunicazioni, impianti idrici (comprende
fognature e depurazione acque), oil e gas, sanità, agricoltura, istruzione, IT
(comprende impianti di sicurezza), beni di consumo durevoli, beni di largo
consumo (casalinghi, cosmetici, prodotti elettrici ed elettronici, tessili,
calzature, prodotti in pelle, alimentari, etc.).
l’ICE ha opzionato per la collettiva italiana un area di mq. 400.
La Giordania, che rappresenta una porta di accesso privilegiata per l’Iraq, è
stata prescelta, anche per questa quinta edizione della “Project Rebuild Iraq
2008”, come sede di svolgimento della fiera per i vantaggi che offre; sicurezza,
stabilità del regno Hashemita, vicinanza dell’Iraq, ottimi rapporti con il
governo iracheno e con il mondo imprenditoriale, ottime infrastrutture, facilità
di ingresso per gli stranieri e per i cittadini iracheni, convenienza del
sistema doganale, presenza ad Amman di numerosi imprenditori e commercianti
iracheni e delle società americane prime contractors.
In termini di interesse di mercato, la manifestazione fieristica aveva il fine
di fornire alle aziende straniere l’opportunità di presentare i propri prodotti
agli operatori economici iracheni, ai contractors e sub–contractors
internazionali, ai rappresentanti del governo iracheno e del Fondo di Sviluppo
Iracheno (Iraq Development Fund).
Per la ricostruzione del paese, l’Iraq offre un potenziale di business immenso.
Sono previsti circa 2.500 progetti che produrranno una forte domanda di
materiali ed attrezzature.
Secondo una ricerca della World Bank i costi previsti nei prossimi anni per la
ricostruzione dell’Iraq sono:
- Sistemi elettrici 50,0 bilioni di $
- Impianti idraulici 6,0 bilioni $
- Educazione 4,8 bilioni di $
- Telecomunicazioni e trasporti 3,4 bilioni di $
- Agricoltura 3,0 bilioni di $
- Sviluppo urbano 120,0 bilioni di $
- Sanità 8,0 bilioni di $
- Ambiente 3,5 bilioni di $
- Industria Petrolchimica 25,0 bilioni di $
- Sicurezza interna 5,0 bilioni di $
Iraq, non solo ricostruzione…
Axis Fair & Services, azienda specializzata nel contributo
all’internazionalizzazione delle imprese italiane all’estero ha organizzato l’Italian
Expo 2008, una grande fiera plurisettoriale dedicata alle eccellenze del Made in
Italy, tenutasi il 13 giugno presso il polo fieristico di Erbil, nel Kurdistan
iracheno.
A questo appuntamento erano presenti le aziende rappresentative dei diversi
settori dell’economia industriale del paese, non solo il settore edilizio, che
al momento vive un periodo di inequivocabile fioritura dovuta all’ingente lavoro
richiesto dalla ricostruzione post-bellica, ma anche l’intera filiera
agro-alimentare e quella che comprende i beni commerciali di lusso.
Infatti il mercato iracheno, in particolare quello kurdo, che ha da sempre
mantenuto relazioni con l’Italia in quanto unico avamposto iracheno per
intrattenere affari inizia all’indomani della guerra una fase di avvicinamento
alla struttura economica dei paesi filo-occidentali.
La regione non ha solo la necessità di ricostruire e gode di ingenti risorse da
investire in tutti i settori dell’economia.
Sono presenti aziende del settore cosmetico, la Brasilia (macchine per il
caffè), la Candy (sponsor Gold dell’iniziativa), Goldoni (trattori), Agritec
(tecnologie agricole) e l’omologa delle ferrovie statali in Kurdistan.
All’evento prendono parte oltre all’ICE anche la Regione Lombardia e FieraMilano,
giunte a Erbil per stringere accordi con i partner kurdi e italiani.
Occupiamoci un po’ nel dettaglio dell’Axis…
La società Axis è stata costituita nel 1991 e dal 1995 Axis Fairs and Services
srl organizza fiere settoriali italiane nei paesi emergenti o post-bellici e
affianca le imprese con la gestione delle informazioni e dei contatti
economico-politici e con propri uffici operativi locali.
Così fu a Belgrado nel 1996 e 1997 per la manifestazione VIVERE MODERNO
realizzata con l’appoggio dell’Ambasciata d’Italia a Belgrado (Ambasciatore
Francesco Bascone, Ambasciatore Riccardo Sessa), dell’ICE, della Federazione
ANIMA, delle Camere di Commercio locali e dei Ministeri dell’Industria e degli
Esteri della Repubblica Federale di Yugoslavia.
Così fu dal 2001 al 2006 per il Progetto Buongiorno Italia, nato per promuovere
l’internazionalizzazione in outsourcing delle PMI nei 24 paesi dell’Est Europe.
Il Progetto Buongiorno Italia ha ricevuto per cinque anni il Patrocinio del
Ministero delle Attività Produttive.
Nel corso degli anni Axis ha messo a punto un format fieristico di “successo”,
Italianexpo, che permette alle aziende italiane di entrare in modo subito
operativo in un paese emergente. Italianexpo si inserisce in un contesto di
aspra concorrenza internazionale scavalcando ogni intermediazione, a tutto
vantaggio della capacità competitiva delle imprese “nostrane”.
L’Italia, con Italianexpo Iraq 2007, è stata la prima nazione occidentale a
presentarsi direttamente dal 2007 In Iraq, portando le proprie industrie e le
proprie tecnologie là dove la domanda è concreta.
Con la seconda edizione, conclusa il 13 giugno di quest’anno, ha continuato la
sua “missione”. Ad essa hanno preso parte anche l’ICE, la Regione Lombardia, la
Fiera di Milano, la Promos; con la presenza dell’Ambasciatore italiano a Baghdad
Maurizio Melani. Infatti sono state impostate trattative per ben 622.535.000
Euro.
La fiera è stata visitata da tutti i massimi esponenti del governo federale del
Kurdistan iracheno e del governo centrale di Baghdad.
Il 25 luglio 2008 in occasione della visita della delegazione composta dal Primo
Ministro iracheno e di tutti i ministri del governo in carica, Axis e tutti gli
espositori di Italianexpo Iraq 2008 sono stati invitati a Roma per consolidare i
rapporti di fornitura diretti dando seguito a quanto già iniziato durante la
fiera di giugno.
Elenco delle aziende italiane iscrittesi all’Italian Expo a Erbil in Iraq del 2007 e del 2008
produttrici per il mercato Kurdo e
Iracheno |
Fonti:
http://www.axissrl.org/
http://sysnews.multimodo.com/regioneer/349/Doc1-44104.pdf
http://www.rebuild-iraq-expo.com/