LETTERA APERTA AL CORRIERE DELLA SERA
Nell’articolo del 24 settembre apparso sul Vostro quotidiano e firmato da
Coppola Alessandra, si enuncia che, nell’ambito di una presunta inchiesta
aperta a Roma dal sostituto procuratore Angelantonio Racanelli e coordinata
dal procuratore capo Giovanni Ferrara, in Italia vi sarebbero degli “amici”
delle FARC. Siccome viene menzionata anche la nostra Associazione vorremmo
fare alcune, quanto doverose, precisazioni.
Tali affermazioni si basano interamente sulle ricostruzioni del governo
colombiano, a loro volta costruite sulla base del materiale informatico
“recuperato” nel notebook del comandante guerrigliero Raúl Reyes,
assassinato in territorio ecuadoregno sotto le bombe sganciate dall’Esercito
colombiano, mentre si adoperava per concretizzare uno scambio umanitario di
prigionieri di guerra con il governo di Bogotà, ricevendo quegli emissari
internazionali che fungevano da facilitatori tra le due parti belligeranti.
Questi computer, “miracolosamente” riportati in salvo dopo che gli ordigni
teleguidati hanno distrutto l’accampamento provvisorio, sono stati impiegati
prima per colpire il Presidente del Venezuela Chávez, poi quello
dell’Ecuador Correa, infine per continuare ad attaccare e criminalizzare
coloro che da anni si adoperano per una soluzione politica, negoziata e
pacifica del grave conflitto sociale e politico che affligge la Colombia da
oltre cinquant’anni. Si fanno i nomi di due dirigenti di Rifondazione
Comunista: Ramon Mantovani e Marco Consolo. In realtà erano stati proprio
questi due esponenti politici italiani che si erano “auto-identificati” in
una conferenza stampa, dopo che il quotidiano El Tiempo di Bogotà (di
proprietà della famiglia del vice-presidente e del ministro della difesa
Santos), annunciava che in Italia vi erano due “pedine” delle FARC e che
usavano i nomi di battaglia “Ramon” e “Consolo”. Ovviamente il tutto
“acquisito” sempre dai computer in questione. “La Repubblica” fa un
copia-incolla dell’articolo suddetto, nella disperata ricerca di uno scoop
che non gli era riuscito nel passato recente, a seguito della pubblicazione
di una lettera inviatagli da un mitomane che affermava di avere intervistato
mezzo mondo. La storia sembra ripetersi: quel “non meglio identificato Max,
dell’Associazione Nuova Colombia” (così c’è scritto nel Vostro articolo del
24/09) è lo stesso che il 22 maggio del 2007 inviò una lettera aperta al
direttore del Vostro giornale in merito ad una epistola propagandistica
inviataVi dal vice-presidente colombiano Francisco Santos, e pubblicata sul
Vostro mezzo di comunicazione. Vogliamo ricordare ancora una volta che il
governo colombiano è illegittimo ed illegale, colluso con il paramilitarismo
ed il narcotraffico, che viola sistematicamente i Diritti Umani, le
Convenzioni Internazionali e che utilizza il terrorismo di Stato per
sopprimere ogni forma di dissenso politico. Dall’insediamento del Presidente
Álvaro Uribe Vélez (indicato al n°82 in una lista dei cento più pericolosi
narcotrafficanti stilata dalla DEA statunitense), sono 560 i sindacalisti
assassinati dai gruppi paramilitari che lui stesso legalizzò nel passato, ed
il numero degli omicidi di Stato aumenta ogni anno. Il Congresso colombiano
è ora coinvolto nello scandalo della “para-politica”, non riuscendo più ad
insabbiare i legami organici di decine di senatori e deputati uribisti con
gli squadroni della morte. I compari di Uribe qui in Italia sono ben
conosciuti: Jorge Noguera, ex console colombiano a Milano ed ex direttore
del DAS (la polizia politica) è stato arrestato con l’accusa di
paramilitarismo: passava ai paramilitari liste nere di oppositori politici
che puntualmente venivano trucidati. L’ex ambasciatore Fabio Valencia Cossio,
attuale Ministro degli Interni, vede oggigiorno il fratello (che era a capo
della Magistratura della seconda Regione più importante della Colombia) agli
arresti domiciliari per collusione con la mafia narcotrafficante. Ancora un
ex ambasciatore: Luis Camilo Osorio, dalla sede diplomatica di Roma venne
trasferito a quella messicana: deve rispondere di favoreggiamento ai gruppi
paramilitari quando ricopriva la carica di Procuratore Generale della
Repubblica.
Venne denunciato da un importante organizzazione di difesa dei Diritti Umani
nel 2002 per aver favorito l’impunità di criminali ed allontanato
forzosamente pubblici ministeri. L’attuale ambasciatore a Roma, Sabas
Pretelt de La Vega, ex Ministro dell’Interno e noto persecutore di
sindacalisti, è stato tirato in causa dalla ex- congressista Yidis Medina
(attualmente in carcere per essersi fatta corrompere e aver permesso, col
suo voto, la rielezione fraudolenta del presidente) che lo ha indicato come
uno dei corruttori. E’ accusato inoltre da due capi paramilitari di avergli
promesso la non estradizione negli Stati Uniti, in cambio del loro appoggio
alla rielezione del presidente nel 2006. E’ stato l’ideatore della legge
“Giustizia e Pace”, che di fatto depenalizza i crimini e i massacri compiuti
dai “paracos” e li “riabilita nella società civile”. Questi personaggi sono
il vero volto di un governo mafioso che ora tenta di zittire quelli che,
come noi, denunciano i crimini di lesa umanità perpetrati da un’oligarchia
escludente e sanguinaria, che ha precluso qualsiasi strada ad una soluzione
politica che possa porre fine ad un conflitto le cui cause non sono ancora
state rimosse. Lo hanno capito molto bene i magistrati danesi, che in un
processo in corso, hanno invalidato qualsiasi materiale probatorio
proveniente dal sistema giuridico colombiano, appurando che la tortura e la
violenza sono parte integrante della Giustizia colombiana, per tanto nessun
documento potrà essere presentato senza che si violi la legge danese e la
Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura.
Non abbiamo mai nascosto le nostre simpatie per le proposte politiche
dell’insorgenza colombiana, le abbiamo sempre esternate alla luce del sole
durante le innumerevoli iniziative e dibattiti organizzati nel nostro Paese,
poiché siamo convinti che senza il dialogo con la guerriglia non si potrà
mai giungere ad un accordo di Pace duraturo.
Da anni diamo voce a coloro che credono e si battono per una Pace con
giustizia Sociale, a quei contadini, sindacalisti, difensori dei Diritti
Umani, che non fanno notizia sui grandi mass-media nazionali ed
internazionali, ma che rappresentano la stragrande maggioranza della società
oppressa.
Non sarà la logica del governo colombiano, che addita come guerriglieri o
fiancheggiatori tutti coloro che non si allineano alle sue politiche
guerrafondaie, a farci retrocedere nella nostra attività di
controinformazione e denuncia.
Attentamente.
Roma, 1 ottobre 2008
Associazione Nuova Colombia |