SENZA CENSURA N.27
novembre 2008
Rafforzata l’impunità di stato
Condannate Gestoras pro Amnistia e Askatasuna
Lo scorso 17
settembre il tribunale “antiterrorismo” spagnolo -Audiencia Nacional- ha chiuso
il processo 33/01 contro Gestoras pro Amnistia e Askatasuna con condanne fra 8 e
10 anni per 21 militanti delle 2 organizzazioni basche di solidarietà con i
prigionieri politici e le vittime della repressione; sancendo così che anche la
denuncia di tortura e attività repressive è considerabile come atto di
terrorismo.
Pubblichiamo un’intervista a uno dei condannati realizzata dalla rivista navarra
“Kronika Nafarroa”
Intervista a Josu Beaumont
Josu Beaumont, uno dei tre navarri scesi a Madrid il 17 settembre, è stato
condannato a 8 anni di prigione. Avendo trascorso 4 anni di detenzione
preventiva è stato messo in libertà e ora attende che il Tribunale Supremo
confermi o rigetti le pene decise dall’Audiencia Nacional.
Come giudichi le sentenze emesse dall’Audiencia
Nacional?
Quando cominciò l’operazione contro Gestoras e Askatasuna, molti anni fa, Garzón
disse che eravamo militanti di Ekin, che reclutavamo militanti per l’ETA, che
esisteva una cassa comune di fondi economici nella Sinistra Abertzale e che
muovevamo la Kale Borroka [lotta di strada, NdR]. Ora in questa sentenza tutto
ciò sparisce: non c’è doppia militanza Ekin-Gestoras, il fatto del denaro non
viene fuori da nessuna parte, si nega la nostra relazione con il reclutamento di
militanti per l’ETA e anche il nostro presunto ruolo di manovratori della Kale
Borroka.
Nonostante tutto, l’Audiencia Nacional dice che anche se non ci sono armi ed
esplosivi e non ci si può mettere direttamente in relazione con l’ETA, Gestoras
e Askatasuna sono organizzazioni terroristiche perché mirano a sovvertire
l’ordine costituzionale spagnolo.
E’ un fatto nuovo, no?
Si, è un salto qualitativo, visto che dobbiamo tener conto del fatto che
Gestoras e Askatasuna sono organizzazioni di massa, nelle quali hanno militato o
militano centinaia di persone, e migliaia di baschi e basche hanno partecipato
agli innumerevoli atti celebrati su tutto il territorio basco. Quindi l’Audiencia
Nacional sta dicendo che questo gruppo terrorista ha centinaia di militanti.
Così facendo hanno voluto coprire giuridicamente la decisione politica di farla
finita con Gestoras Pro Amnistía.
Quindi, se queste due organizzazioni sono terroristiche, anche le loro
attività sono da considerate tali.
Le denunce di torture, le denunce a livello internazionale contro l’Audiencia
Nacional o le forze di polizia sono qualcosa che si fa per ordine dell’ETA,
secondo la giustizia spagnola… Dicono che l’idea è dell’ETA e che lo facciamo
per danneggiare lo Stato. Stessa cosa per la questione della dispersione e della
situazione dei detenuti e delle detenute politiche.
Nella sentenza si parla di due delle rivendicazioni che caratterizzano il
Movimiento Pro Amnistía: Amnistía e Alde Hemendik [letteralmente “fuori di qui”,
alias fuori dal Paese basco le forze di occupazione straniere, NdR]. Cosa dice
la sentenza?
Secondo l’Audiencia Nacional, la storia di Alde Hemendik è cominciata nel 1999,
con un documento che dicono di aver preso a un membro dell’ETA. Tutti sanno che
questa rivendicazione popolare si è consolidata dopo i Sanfermines [feste
popolari, NdT] del 1978 e che ha avuto origine molto prima. Per quanto riguarda
i detenuti, la sentenza dice che esercitiamo una forma di controllo sul
Colettivo, però non dice chi, come, quando. Di fatto, l’unico avvocato che è
stato giudicato, alla fine è stato assolto.
Sono state costruite delle situazioni, in modo da portare a condanne di 10 e 8
anni per gli imputati.
E che tipo ti prove hanno presentato per condannare gli uni e assolvere gli
altri?
Si suppone che ognuno venga giudicato per le proprie azioni. Nel caso dei
navarri incarcerati, Jorge Txokarro e Alex Belasko, la prova presentata contro
di loro, a parte la militanza in Gestoras, è l’esistenza di una chiamata
telefonica in cui discutono della convocazione di una manifestazione a favore
del diritto alla libertà per i detenuti che hanno scontato i 3/4 della condanna.
Una manifestazione che venne autorizzata e che alla fine venne celebrata senza
problemi, esigendo il compimento delle leggi. È questo il paradosso. Sono stati
condannati a 8 anni per aver chiesto il rispetto di un diritto che il governo
spagnolo calpesta. Per loro è terrorismo.
Se non ci sono prove e le motivazioni delle condanne sono queste...
Si, si... la sentenza è totalmente politica. Il nostro lavoro è sempre stato la
denuncia della repressione e la solidarietà con le vittime di questa. La
sentenza dice che abbiamo fatto ciò seguendo ordini dell’ETA e con l’obiettivo
di sovvertire l’ordine costituzionale. D’ora in poi chi parla di detenuti
politici, chi denuncia la tortura o la repressione della polizia, può venire
accusato di far parte dell’ETA.
Vogliono farla finita con tutto ciò, ma non ce la faranno, perché questo popolo,
organizzato o meno, è sempre stato solidale e continuerà ad esserlo.
[Tratto dalla rivista Kronika Nafarroa, Ottobre 2008
www.archive.org/download/KronikaUrria2008/KronikaUrriaTxikia.pdf]