SENZA CENSURA N.27

novembre 2008

 

Una proposta di lavoro politico

L’organizzazione operaia nell’area euro-mediterranea in tempo di “crisi”

 

Ci sembra utile fare emergere le ragioni che ci hanno portato a sviluppare un filone di inchiesta più strutturato sulla lotta di classe nell’area euro-mediterranea, cercando di realizzare un lavoro sia di con-ricerca assieme alle esperienze direttamente coinvolte nel conflitto sociale, che di fornire materiali di inchiesta e di riflessione all’interno di uno scenario che vada oltre gli angusti confini nazionali.
Al centro della nostra attenzione sono i processi di ri-composizione politica del proletariato metropolitano, sempre più cosmopolita, mobile e strutturalmente precario sin dal periodo della sua “formazione” scolastica.
Come rivista quindi non ci interessa in questo momento fornire una linea d’azione generale che sia la sommatoria imperfetta delle soluzioni particolari di intervento che sviluppiamo nei nostri territori, ma piuttosto evidenziare, all’interno delle contraddizioni che si sviluppano nei luoghi di lavoro, gli elementi di critica al riformismo e, quando affiora, la tensione a portare avanti percorsi autonomi di lotta ed organizzazione.
Sta ai singoli compagni articolare insieme alla classe occasioni di organizzazione più strutturate di quelle che si sviluppano nella lotta, arricchire gli elementi più attivi della classe dal punto di vista della crescita dell’analisi e dell’azione politica più complessiva, dare dei punti di riferimento stabili che siano una bussola per chi naviga a vista in un mare in tempesta.
Con tutti i limiti propri dell’azione sindacale, non vanno comunque sottovalutati tutti i contributi che si sviluppano nella direzione del consolidamento di un sindacalismo di classe indipendente dal quadro politico istituzionale, in particolare quando prende piede una dialettica positiva nei confronti del movimento reale, di forme di azione, comunicazione e organizzazione efficaci e incisive: l’organizzazione operaia nella crisi.
In questa chiave di lettura diventa importante impostare un lavoro di lungo periodo finalizzato in particolare alla costruzione di rapporti stabili con quei soggetti che nella pratica o anche su un piano analitico si collocano all’interno della nostra griglia interpretativa.
E’ a livello territoriale che siamo più in grado di valorizzare e costruire rapporti con situazioni che esprimono anche potenzialmente una certa criticità. Allo stesso tempo è necessario collegare l’attività territoriale a quella redazionale, fare in modo che rappresenti un valore aggiunto dando priorità a quello che ci interessa cogliere nel vasto panorama della contraddizione capitale-lavoro, agli aspetti suscettibili di raggiungere una soglia critica a determinate condizioni.
Da una parte si tratta di circostanziare alcuni nodi generali, di evidenziare macro-temi verso cui indirizzare il lavoro di inchiesta. In primis, va colta la dimensione internazionale: il bacino euro-mediterraneo, l’espansione dell’UE ad est, aprono possibilità di inchiesta rispetto alla percezione e agli effetti della crisi in quelle aree, così come alle risposte della classe che spesso non sono classificabili ed identificabili con i filtri e i parametri consueti.
In questo contesto il controllo dei flussi migratori, l’industrializzazione avanzata e selvaggia di alcune aree strategiche come il Maghreb o ad est la Romania, sono il trait d’union per approfondire il discorso già impostato dalla rivista sull’asse euro-mediterranea. All’interno di questa cornice è possibile cogliere in modo più chiaro i contraccolpi che si riflettono al centro dell’Europa imperialista, è possibile indagare quali sono le forme di resistenza che si da la classe nelle aree metropolitane del cuore dell’Europa.
Invitiamo caldamente quindi coloro che sono interessati a contribuire a questa ipotesi di lavoro politico a fare pervenire materiali alla collettivo redazionale che vadano in questa direzione.



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