SENZA CENSURA N.27

novembre 2008

 

No alla privatizzazione, no ai licenziamenti

Sono queste le due principali parole d’ordine scandite nei cortei delle manifestazioni che hanno caratterizzato il più lungo sciopero avvenuto in Svizzera dal 1918: lo sciopero di 33 giorni (7 Marzo-9 Aprile 08) messo in atto dagli operai delle Officine -cargo della divisione merci delle Ferrovie Svizzere Ffs) di Bellinzona.
Lo sciopero, nel comparto ferrovie, non è contemplato come forma di lotta nel contratto di lavoro e quindi gli operai delle Officine di Bellinzona si sono trovati ha condurre una battaglia definita dai vertici aziendali “illegale e che non rispetta i negoziati tra i partner sociali....” minacciando licenziamenti e sanzioni. Ma i dirigenti delle Ferrovie Svizzere non potevano immaginare la mobilitazione messa in atto da tutta una comunità che ha solidarizzato con la lotta degli operai contro l’annuncio del piano di smembramento delle Officine (nate nel 1874) che prevedeva lo spostamento della sezione locomotive a Yverdone e quella dei carri merci data in gestione a ditte private, prevedendo il licenziamento di 401 lavoratori di cui 126 nel canton Ticino.
Il 7 Marzo inizia lo sciopero votato all’unanimità dagli operai che bloccano i binari della stazione e cacciano il direttore delle Ffs cargo Nicolas Petrin che aveva tentato, il giorno prima, di dividere i lavoratori dicendo “ che il settore carri verrà privatizzato ma chi lavora nel settore avrà ancora una possibilità di impiego”.....per tutta risposta gli operai lo cacciano, appunto, e occupano i capannoni della fabbrica. Picchetti 24 su 24, creazione di un sito web, la solidarietà di tutta la popolazione che partecipa alle assemblee e che attivamente dà il suo contributo in varie forme, fanno sì che la lotta degli operai di Bellinzona diventi un simbolo del risveglio di una comunità che subisce privatizzazioni nei settori pubblici dal 1991 con conseguente precarietà e perdita di posti di lavoro. Ma oltre alla mobilitazione al di fuori della fabbrica, la solidarietà attiva di altri lavoratori, un punto di forza essenziale è stata una risoluzione votata in una assemblea del venerdì dagli operai, in cui impedivano al sindacato di categoria (SEV) di negoziare qualsiasi piano “sociale” con la direzione senza il consenso del “Comitato di sciopero” composto da 7 lavoratori, unico organo delegato dall’assemblea a partecipare agli incontri con i vertici aziendali.
I lavoratori sono così riusciti a vincere questa battaglia, facendo ritirare il piano di ristrutturazione almeno fino al 2012 ma i lavoratori continuano a tenere alta l’attenzione sulle Officine... La lotta continua.



http://www.senzacensura.org/