I porti liguri e
la ridefinizione del territorio urbano
“Oggi più che mai – ha detto il presidente della Port Autorithy savonese,
Rino Canavese – i tre porti devono cercare soluzioni comuni adottando regole
uniformi nella regolamentazione della concessione delle banchine. Anche i
temi della sicurezza vanno affrontati in maniera unitaria per ottenere
soluzioni condivise”.
L’alleanza portuale ligure si propone - ha detto Merlo - «di occupare gli
spazi che possono essere occupati con la legislazione vigente», ad esempio
con un ragionamento comune sulla stesura dei prossimi piani regolatori
portuali, sull’applicazione della legge 84/94 di riforma portuale, sui temi
della retroportualità, dell’autofinanziamento, della promozione e delle
concessioni.
Settembre 2008
Il tentativo di strutturare un sistema portuale unico per tutti i porti
liguri sembra ormai essere una realtà, anche se i presidenti delle diverse
autorità portuali hanno voluto sottolineare che non c’è da parte loro la
volontà di creare un’unica portualità ligure con la costituzione di Ligurian
Ports - Sistema dei Porti Liguri, nuova associazione che vede riunite le tre
autorità portuali di Genova, Savona e La Spezia.
Comunque al di là di come si assesteranno gli accordi è del tutto chiaro che
le rotte mediterranee sono diventate indispensabili per i traffici da est e
ovest e più competitive delle rotte nord europee per i costi, e che quindi
un’eventuale unione dei porti liguri potrebbe sicuramente agevolare la loro
competitività. A questo punto non ci resta altro che aspettare quali saranno
i prossimi passi di questa nuova associazione.
Il dato che rimane è comunque la necessità, sottolineata con forza da tutti
gli studi specialistici commissionati sul settore, che le portualità liguri
si uniscano o quanto meno comincino a coordinarsi, sfruttando di fatto le
possibilità che la nuova legge di riforma sulle autorità portuali, ormai in
dirittura d’arrivo, consentirà loro in termini di trasformazione e
armonizzazione del territorio circostante con il piano complessivo dei
trasporti deciso a livello europeo e noto come “grandi corridoi”.
Sembra quindi che ci troviamo ad un bivio mentre infatti prima era il
settore della produzione ad avere l’egemonia nella definizione del tessuto
urbano, con la creazione di centri cittadini riservati alle attività
commerciali ed abitati dal ceto medio borghese, e la costruzione di
fabbriche con i relativi quartieri operai a rappresentare la periferia, con
le conseguenti ricadute sulla vita sociale, adesso sono la circolazione e la
distribuzione che si stanno occupando di riscrivere completamente il
territorio.
Questa ridefinizione degli equilibri sarà dirompente sia per la
ristrutturazione territoriale sia per quanto riguarda lo sfruttamento del
lavoro nei settori legati alla circolazione ed alla distribuzione. Di questo
Spezia come altre città portuali italiane è testimone privilegiato. I due
luoghi in cui si stanno giocando i destini urbanistici e di sviluppo della
città sono l’Area IP, prima sede di uno stabilimento ENI e ora destinata a
divenire un grande non luogo di distribuzione delle merce e il Porto. |