SENZA CENSURA N.27
novembre 2008
Il lato oscuro della solidarietà
Cagliari: chi gestisce il CPT/Lager di Elmas? Intervento di alcune anarchiche e alcuni anarchici di Cagliari
...è indispensabile
smascherare la mistificazione che minaccia tutti i conflitti e lottare sempre
per l’autonomia delle lotte;
è imprescindibile non fare concessioni, né essere accondiscendenti…
è fatale frequentare persone sospette o dialogare con cretini…
Chi realmente si oppone a questo mondo disumano deve sapere che si trova in
guerra e che questa guerra è totale.
A partire da qui ci si potrà intendere con chi ha affinità.
(Miguel Amoros, Colpi e contraccolpi, l’azione sovversiva nella più ostile delle
condizioni)
La delirante emergenza immigrazione, compresa nella più generica emergenza
sicurezza, è il terreno nel quale gli stati stanno giustificando l’aumento
sempre più asfissiante del controllo sociale, volto in realtà a garantire una
maggior difesa degli interessi del capitale, in un periodo di crisi e
ristrutturazione.
La costruzione di istituti di detenzione amministrativa per immigrati fa parte
della stessa politica che vuole la costruzione delle carceri speciali, che vuole
vedere i militari occupare le città, che vuole i centri urbani iper – monitorati
con telecamere ovunque.
Non è un caso che nella colonia sarda, l’apertura del CPT di Elmas, ormai attivo
da mesi, sia contemporanea alla costruzione di altre quattro carceri, una delle
quali interamente a regime 41 bis, andando così ad aumentare ulteriormente la
militarizzazione del territorio ma soprattutto delle frontiere, in una terra che
già paga abbondantemente il suo tributo di colonia interna allo stato italiano.
Per intorbidire le acque, il potere ha aggiunto nuovi nomi ai CPT, senza
cambiare la sostanza di lager, oggi li chiamano anche CPSA (Centri di Primo
Soccorso e Accoglienza), CARA (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) e CIE
(Centro di Identificazione ed Espulsione). Non è cambiato niente, il volto
umanizzato dei loro nomi cerca invano di nascondere l’effettivo abominio di ciò
che sono.
Il lager di Elmas, è ufficialmente sia un CPA che un CARA, ben difeso dalle mura
di cinta dell’aeroporto militare, ha una capienza di 220 posti, saturata
immediatamente con la deportazione di un centinaio di somali richiedenti asilo e
la reclusione di coloro che arrivano via mare, intercettati e fermati da Guardia
di Finanza e Guardia Costiera; ma per lo più dal contingente del Frontex.
Il Frontex è un’agenzia europea nata con lo scopo di coordinare contingenti
militari di vari stati al fine di controllare capillarmente le frontiere del
Mediterraneo. Di recente il giornalista tedesco Roman Herzog pubblicò un
servizio sull’operato dei militi tedeschi (insieme ai colleghi italiani) su come
questi intervenivano contro le imbarcazioni degli immigrati e cioè requisendo
loro cibo e gasolio in modo da non permettergli di continuare il viaggio ma
obbligandoli quindi a tornare indietro o a morire in mezzo al mare. Questi
prezzolati assassini scorrazzano ormai da un anno nelle acque della Sardegna e
della Sicilia.
Chi gestisce il cpt di Cagliari é il
consorzio “Connecting People”
La gestione interna è affidata ad un consorzio civile con sede a Trapani,
“Connecting People”. A proposito del quale, nel sito di Fortress Europe, si
legge: “Una realtà che raggruppa 69 cooperative sociali in Italia e che ha fatto
della gestione dei Centri di identificazione e espulsione e dei Centri di prima
accoglienza uno dei suoi punti di forza. Sono infatti gestiti da Connecting
People i centri di prima accoglienza di Cagliari, di Brindisi, di Trapani (Serraino
Vulpitta e Saline), oltre che una serie di progetti Sprar (Sistema di protezione
per richiedenti asilo) in Sicilia, a Catania, Acireale, Marsala e Mazara. Un
giro d’affari di decine di milioni di euro. Soltanto il centro di Gradisca
frutta tra i cinque e sei milioni di euro l’anno”.
Il presidente di “Connecting People” è il trapanese Giuseppe Scozzari. Il
vicepresidente e portavoce è Orazio Micalizzi, catanese, uno dei partecipanti al
social forum di Porto Alegre per conto di CTM-Altromercato (la rete new – global
del commercio equo e solidale) e presidente fra l’altro del Consorzio “Il nodo”
fra i cui soci compare la cooperativa rossa “Enghera”.
Connecting People aderisce al cattolicissimo consorzio CGM, finanziato dalla
banca armata Intesa-San Paolo, la quale proprio grazie ai finanziamenti alle
cooperative “rosse” ed ai progetti di “volontariato” cerca di ripulirsi il
sangue che imbratta il suo nome.
I soci di “Connecting People” sono altri 8 consorzi fra cui il cagliaritano
Consorzio Solidarietà tramite il quale gestisce il lager di Elmas per cui spende
(o incassa) 28 euro per immigrato contro i 42 che la stessa “Connecting People”
spende a Gorizia (evidentemente gli immigrati di Elmas sopportano meglio la
fame).
La “Connecting People” ha fatto parlare di sé per la gestione del lager di
Gradisca di Isonzo, nel quale Micalizzi ha nominato come direttore il generale
Isoldi, appena tornato da una missione in Libano, noto per la sua abitudine di
sedare le rivolte all’interno del centro con violenti ingressi della polizia, in
uno dei quali una bambina di 8 mesi è rimasta gravemete intossicata dai gas
lacrimogeni.
Consorzio Solidarietà
Il Consorzio Solidarietà raggruppa una dozzina di cooperative sociali: Piccolo
mondo, Sa Striggiula, Primavera 83, La lanterna, La camelia, FAI sarda, COSI,
Cedis, Asgesa, Albessede, ARCA 88 e la comunità “La collina” (presso cui hanno
sede la Cooperativa “Cooperazione e Confronto”, la cooperativa “Oltre le Sbarre”
e la cooperativa “La gariga”). Queste gestiscono i centri di accoglienza per
tossicodipendenti, le case famiglia di vario genere e, praticamente in
monopolio, il verde pubblico cagliaritano. Le attività ufficiali del consorzio
spaziano, quindi, dai campi di lavoro per persone con “disturbo mentale” alla
gestione della lavanderia e della mensa del carcere minorile di Quartucciu
all’imprenditoria sociale. Tra le attività del consorzio spicca un progetto di
collaborazione con la multinazionale americana ALCOA responsabile del disastro
ambientale di Portoscuso e di altri crimini ambientali, come ben sanno i
compagni islandesi che da anni tentano di difendere il ghiacciaio Vatnajokull
dal tentativo dell’ALCOA di insediarvi uno stabilimento.
Il presidente del consorzio è il cattolicissimo (ma vicino al PD) Carlo Tedde,
già fondatore di “Primavera 83”, presidente provinciale di Confcooperative,
presidente della federazione delle cooperative sociali della Confcooperative, e
presidente di Federcooperative, organo della CISL.
Il 28 giugno dello scorso anno il consorzio ha festeggiato i suoi 10 anni
insieme ad associazioni di “sinistra” (ASARP, Cada Die teatro), cattoliche (ABC,
Mondo X) e operatori della giustizia ed è oramai un appoggio necessario per una
serie di cooperative che lavorano nel sociale.
Tra i soci dello sbirresco consorzio spicca la cooperativa “Sa Striggiula” che
svolge il servizio di portineria presso il campo di concentramento per rom sulla
554 e che di recente ha ricevuto l’appalto del verde pubblico di Catania (guarda
caso, il feudo delle cooperative del “compagno” Micalizzi).
Il socio più noto e più importante è la “Comunità La Collina”, (luogo in cui si
trasferiscono alcuni dei detenuti del carcere minorile di Quartucciu, scelti tra
i più “meritevoli”) il cui deus ex-machina e figura di spicco dell’intero
consorzio è Ettore Cannavera, sacerdote, cappellano del carcere di Quartucciu,
da anni impegnato ai massimi livelli nell’operare all’interno del circuito
carcerario.
Cannavera, insieme a Stella Deiana (molto vicina al deputato PD Calvisi e già
impegnata dal 2005 nella formazione del personale addetto alla gestione dei
centri) gestisce, oltre alla casa “segreta” per i minori richiedenti asilo di
Cagliari, il CARA (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo).
Egli è infatti il responsabile della cooperativa Cooperazione e Confronto, anche
questa appartenente al consorzio CGM, con sede a Serdiana e precisamente a La
Collina, vincitrice del bando per la gestione del CARA, con sede ad Elmas,
guardacaso all’interno dell’aeroporto militare, dove infatti sono detenuti un
centinaio di somali, i deportati dal Cpa di Lampedusa e gli immigrati appena
sbarcati sulle coste sarde.
Presso la Collina è stata celebrata in pompa magna, lo scorso 28 giugno, la
giornata mondiale del rifugiato (definita una festa per la nascita del cpt da
uno “sprovveduto” giornalista di sardegna 1) alla presenza di delegati ONU e con
la benedizione di questore e prefetto. Nel contempo Cannavera è socio fondatore
di diverse associazioni sedicenti antirazziste, per esempio la cattocomunista
Sucania (appartenente allo stesso consorzio di Enghera) e la cattolicissima
Radié Resch. Il presidente della più laica ASCE appartiene anch’esso alla
Collina e membri di alcune di queste associazioni, anche ai più alti livelli,
partecipano all’assemblea antirazzista cagliaritana.
Ricapitolando
Ad Elmas c’è un CPT gestito ufficialmente dalla Connecting People attraverso il
Consorzio Solidarietà, il cui presidente è Carlo Tedde. Quello che solitamente
viene chiamato CPT è anche il Centro per Richiedenti Asilo (CARA) gestito
ufficialmente da Don Ettore Cannavera tramite la cooperativa “Cooperazione e
Confronto”. Quindi i soci del Consorzio Solidarietà e di La Collina o coloro che
afferiscono ad associazioni legate alla stessa e le associazioni che hanno
personaggi di questo genere al loro interno sono tra i
collaboratori/collaborazionisti non inconsapevoli (a meno di fare un insulto
alla loro intelligenza) della gestione dei Cpt o come lo si voglia chiamare.
E cosa dire dell’assemblea antirazzista all’interno della quale partecipano
attivamente i collaborazionisti del Cpt? Tedde, Cannavera e gli altri che
guadagnano dalla gestione del lager hanno trovato la quadratura del cerchio. Da
un lato lucrano sulle istituzioni razziste e dall’altro lasciano che i loro
accoliti tentino di controllare il movimento antirazzista stando al suo interno.
Ad Elmas, grazie al Consorzio Solidarietà, alla cooperativa “Cooperazione e
Confronto” e alle associazioni che li sostengono, donne e uomini scompaiono in
un lager, vengono trattati come un numero e vivono ammassati in condizioni
disumane in attesa di essere deportati in situazioni ancora peggiori.
Concludendo
I CPT devono essere chiusi, chi partecipa, in maniera diretta o indiretta alla
loro gestione collabora fattivamente all’annullamento di centinaia di individui
che hanno fatto l’errore di nascere dalla parte sbagliata di una frontiera. La
strada dell’abominio è lastricata dai non sapevo e i sedicenti “compagni” che
non sanno e non vogliono sapere sono oggettivamente collaborazionisti. Noi nella
guerra totale che il potere e lo stato conducono quotidianamente sappiamo da che
parte stare, siamo dalla parte di chi lotta nei CPT e di tutti coloro che questa
guerra vorrebbe schiacciare e ridurre al silenzio. Non sono possibili
mediazioni, non esiste nessuna opposizione costruttiva come predicato da preti,
sacerdoti laici e dai loro accoliti ai quali il potere da il ruolo di comparse
nel teatrino della democrazia. Dietro parole come solidarietà e antirazzismo si
celano coloro che rendono possibile la repressione e la reclusione e grazie a
questo impegno “nel sociale” ricavano la fama di benefattori e le tasche piene.
Il mondo dell’associazionismo, le cooperative solidali, il volontariato sociale,
quando non sono attori principali nelle strutture di reclusione e coercizione
dello stato, sono di fatto la manovalanza dedita alla pacificazione sociale e
pompieri di possibili rivolte.
Un altro Capitalismo o un altro Stato non sono possibili: la democrazia è ciò
che viviamo quotidianamente e va abbattuta, al contrario di ciò che predicano i
guru del filantropismo borghese. Non ci interessa migliorare le condizioni di un
lager, noi lo vogliamo ridotto in macerie così come la società che lo produce.
Contro qualsiasi galera, contro i cpt.
Né servi né padroni né preti, né religioni.
Per l’azione diretta senza mediazioni.
Alcune anarchiche e alcuni anarchici
Cagliari