Giovedì 17 Settembre è scoppiata la
rivolta nel CPT (o CIE o CPSA secondo le nuove denominazioni) di Elmas
I rivoltosi, rinchiusi da settimane, hanno devastato gli ultimi due piani
dell’edificio-prigione rendendolo inagibile. Gli scontri sono durati tutta
la notte, nessun civile è potuto entrare per verificare cosa realmente sia
successo agli internati che si sono rivoltati, che (secondo fonti
giornalistiche) sarebbero stati tutti trasferiti nei CPT del continente il
giorno seguente.
Come risposta immediata il pomeriggio del giorno successivo (Venerdì 18
Settembre) un piccolo gruppo di antirazzisti è riuscito a raggiungere il
cancello d’ingresso della zona presidiata (in territorio militare)
srotolando striscioni sui reticolati e scandendo slogan al megafono in
inglese francese e italiano, in solidarietà con gli insorti.
Successivamente il gruppo dei manifestanti si è spostato, scortato da
numerose auto di polizia e carabinieri, sino al vicino aeroporto civile,
dove hanno srotolato gli striscioni e volantinato mentre i poliziotti si
sforzavano di identificarli. Il testo del volantino lo riportiamo qui sotto.
Il campo di prigionia di Elmas non è stato purtroppo completamente distrutto
dalla rivolta. I piani bassi sono ancora agibili e vi sono rinchiusi da tre
mesi oltre un centinaio di richiedenti asilo provenienti da vari paesi in
guerra (Somalia, Costa D’Avorio, Sudan, etc.). Deportati a Giugno 2008
direttamente da Lampedusa sono ancora prigionieri in attesa di sapere se
diventeranno rifugiati oppure “clandestini”. L’esistenza di questo campo di
prigionia rimane quindi ancora un problema aperto, da affrontare
nell’immediato futuro.
Segue il testo del volantino diffuso.
FINALMENTE UNA BUONA NOTIZIA
La notte di Giovedì, 18 Settembre 2008, i prigionieri del CPA (Centro Prima
Accoglienza) di Elmas si sono rivoltati e hanno distrutto la loro galera.
Una di meno!
Lo chiamano “Centro di Accoglienza” ma è peggio di una prigione
È accanto a noi ma risulta invisibile, chiuso com’è nella zona militare
dell’aeroporto di Elmas, circondato da filo spinato e sorvegliato dai
soldati in armi della brigata Sassari. All’interno dell’edificio sbarre alle
finestre e telecamere ovunque, nessuno sguardo indiscreto può superare
queste barriere per stabilire cosa succede al suo interno. In un intero
piano di una ex caserma trasformata in prigione, un centinaio di esseri
umani vivono rinchiusi da settimane, ammassati in grandi cameroni stipati di
letti a castello, sani e malati a strettissimo contatto (una settimana fa si
sono verificati alcuni casi di tubercolosi tra i prigionieri).
A gestire l´accoglienza degli “ospiti” (hanno il coraggio di chiamarli in
questo modo) si è incaricata un´azienda privata no-profit, la Connecting
People, specializzata nella gestione di campi di prigionia per migranti
(gestisce anche quelli di Gorizia e Trapani) che, a livello locale, si
appoggia al “Consorzio Solidarietà” per gestire la prigione di Elmas.
Gli uomini e donne che si sono ribellati al loro stato di prigionia sono
invece migranti, persone che hanno rischiato la vita per attraversare il
mediterraneo su piccole barche, dalle coste del nordafrica, con la speranza
e la volontà di conquistarsi il diritto ad una esistenza meno misera e
opprimente e più libera. Per questa loro giusta aspirazione vengono
criminalizzati, definiti “clandestini”, imprigionati. Ma le loro aspirazioni
sono anche le nostre, se la loro è una colpa siamo tutti colpevoli.
IN APPOGGIO ALLA RIVOLTA DEI RECLUSI DEL CAMPO DI PRIGIONIA DI ELMAS
SOLIDARIETA, CON TUTTI I MIGRANTI
PER LA LIBERTA´ E LA LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE PERSONE
RIBELLARSI È GIUSTO
Resistenza Antirazzista
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