SENZA CENSURA N.27

novembre 2008

 

Terrorismo di matrice imperialista

Aggiornamenti sulla repressione degli oppositori allo stato fascista turco
 

Il 12 giugno, Nazan Ercan, dopo essere stata rilasciata dal carcere di Rebibbia, per una condanna a 5 anni seguita all’arresto del 1° aprile 2004, è stata portata al Centro di Permenenza Temporanea di Ponte Galeria, sempre a Roma. All’espulsione disposta in sentenza le si è andata ad aggiungere quella amministrativa, comunicatale in questura al momento del rilascio dal carcere ma, per quanto riguarda Nazan, la richiesta di asilo politico ha sospeso il provvedimento di espulsione senza tuttavia evitare la detenzione presso il CPT.
Ricordiamo che il 1° aprile 2004 furono arrestate 82 persone all’interno di una vasta operazione di polizia condotta in Turchia, Italia, Olanda, Germania, Belgio per un totale di circa 200 persone fermate. In quell’occasione, in Italia, vennero arrestati Nazan Ercan, Avni Er, tutt’ora detenuto nel carcere di Nuoro per una condanna a 7 anni, e tre compagni italiani poi rilasciati. Di tutti gli arrestati di quel giorno soltanto Nazan ed Avni sono restati in carcere oltre i primi due anni, con l’accusa di aver partecipato all’organizzazione turca DHKP-C giudicata, in base alle “liste nere” redatte dagli USA e recepite dall’UE, un’organizzazione terroristica internazionale. Dopo un lungo processo, l’8 di giugno si è giunti alla conferma delle condanne in sede di appello e Nazan, il 12 giugno, è stata scarcerata per liberazione anticipata. In agosto, Nazan Ercan è stata infine espulsa in Germania dove ora si trova in stato di libertà.
Nonostante questa buona notizia, frutto dell’interesse e della mobilitazione solidale che si è sviluppata non solo in Italia, continuano le operazioni “antiterrorismo” ai danni di attivisti e compagni turchi e curdi.
In Germania si sta svolgendo, all’interno dell’aula bunker del carcere di Stammheim, un processo simile a quello che ha portato all’incarcerazione di Nazan ed Avni, con testimoni dell’accusa incappucciati e perquisizioni e controlli continui in un clima da caccia alle streghe.
Nella periferia parigina, inoltre, lunedì 20 ottobre, come riportato dal sito www.halkinsesi-tv.com, una nuova operazione “antiterrorismo” ha portato a perquisizioni e arresti fra i membri della “Associazione di Cultura e Solidarietà dell’Anatolia”. Lo scorso 9 giugno una dozzina di membri della stessa associazione erano stati arrestati nel quadro di un’inchiesta che mirava al DHKP-C. Alcuni erano poi stati rilasciati.
Con questi ultimi arresti di oggi il numero degli oppositori politici turchi di sinistra incarcerati nello Stato Francese, alcuni da oltre 5 mesi, si eleva a 10.
Il 10 ottobre muore nelle carceri turche Engin Ceber, attivista della sinistra turca, arrestato il 28 settembre scorso durante una manifestazione e torturato in carcere.

 

 

Facciamo luce sul processo di Stammheim!


Nella più totale mancanza di copertura da parte dei mezzi d’informazione, lontano dagli occhi della pubblica opinione, si sta svolgendo a Stoccarda, nell’aula bunker di Stammheim (1), un processo politico esemplare che, nel caso in cui si arrivi a una sentenza di colpevolezza, potrebbe avere conseguenze devastanti per le organizzazioni dei migranti e più in generale per le attività dei movimenti internazionalisti.
Cinque attivisti di sinistra sono accusati – secondo l’articolo 129b (2) – di essere membri di un’organizzazione straniera illegale di matrice marxista-leninista, il DHKP-C (Partito/Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo) (3): questo processo si è distinto per le violazioni dei diritti umani, l’imposizione dello stato d’isolamento agli imputati e le continue assurdità giuridiche. Le audizioni del principale testimone dell’accusa, Husayn Hiram, sono iniziate il 28 luglio; Hiram è un ex -agente doppiogiochista alle dipendenze dei servizi segreti turchi e tedeschi e, a giudizio di uno psicologo appositamente interpellato come esperto, è solo parzialmente in grado di affrontare un interrogatorio, poiché soffre di schizofrenia ed è soggetto ad allucinazioni.
Al momento a Stammheim è in atto una farsa ineguagliabile per assurdità e ridicolo. Il testimone principale non è in grado di formulare un discorso autonomo ma risponde unicamente a domande tendenziose della corte, inoltre le sue testimonianze sono spesso in evidente contraddizione con quelle rese in precedenza.
A questo punto del procedimento appare chiaro che questo teste, le cui dichiarazioni sono basilari per l’accusa, non è credibile e che egli è altresì evidentemente ostile agli imputati.
La corte dunque non può più permettersi di proclamare che questo processo si propone di scoprire la verità, poiché il testimone principale è psicologicamente instabile, assume forti psicofarmaci, è evidentemente parziale e le sue risposte sono decisamente influenzate dalle domande poste dalla corte stessa.
Le violazioni dei diritti umani e l’imposizione dello stato d’isolamento continuano: il prigioniero Mustafa Atalay, arrestato il 15 novembre 2006, ha subito un intervento al cuore e alcune trasfusioni e da allora è in stato d’isolamento. I vasi sanguigni che erano stati riportati alla piena funzionalità sono ora nuovamente deteriorati a causa delle severe condizioni di detenzione. Invece di una seconda operazione, necessaria per riaprire i vasi, ha ricevuto altre trasfusioni, che costituiscono un mero palliativo, una soluzione solo temporanea alle sue precarie condizioni di salute.
Tre esperti indipendenti hanno diagnosticato una psicosi al prigioniero Ilhan Demirtas, un medico inviato dalla corte ha invece stabilito che stava semplicemente simulando per ottenere condizioni detentive più favorevoli.
Gli altri tre prigionieri, Ahmet Duzgun, Hasan Subasi e Devrim Guler sono tutt’ora in stato d’isolamento, condizione associata internazionalmente alla tortura.

Di fronte a questo scandalo travestito da giustizia, facciamo appello alla coscienza umana e politica di tutti e di tutte! Presenziamo alle udienze del 15, 17, 22 e 24 settembre e facciamo il possibile perché il processo di Stammheim sia conosciuto dal pubblico!
Libertà per Mustafa Atalay, Ahmet Duzgun Yuksel, Ilhan Demirtas, Devrim Guler e Hasan Subasi!
Libertà per tutti i prigionieri politici!

Comitato contro l’articolo 129
Informazioni su questo processo e sulla lotta all’articolo 129 sono disponibili su http://www.no129.info/

Indirizzi dei prigionieri del processo di Stammheim:
A. Düzgün Yüksel, Devrim Güler, Hasan Subasi, Ilhan Demirtas, Mustafa Atalay
JVA Stuttgart Stammheim, Asperger Str. 60 - 70439 Stuttgart (Germany)

Note:
(1) La prigione di Stammheim, a Nord di Stoccarda, è la prigione di massima sicurezza in Germania. Negli anni Settanta vi furono tenuti prigionieri i militanti della Rote Armee Fraktion (RAF), tre dei quali furono uccisi nella notte del 18 ottobre 1977 (Todesnacht von Stammheim), prima della fine del processo in cui erano accusati di atti terroristici e mentre erano sottoposti a un regime di carcere duro comprendente lo stato d’isolamento.
(2) Nel 1976 fu approvato in Germania l’articolo 129 del codice, che sanzionava con pene particolarmente gravi i reati assimilabili ad atti terroristici. La normativa in merito fu ampliata nel 1988 con il paragrafo 129a e recentemente, in seguito alla caduta delle Torri Gemelle, con il paragrafo 129b, relativo al terrorismo di matrice islamica.
(3) Il DHKP-C, nel novero delle organizzazioni terroriste secondo la legislazione tedesca, è stato invece dichiarato legale da una sentenza della Corte Suprema di Anversa (Belgio) nel febbraio 2008.
 

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Ancora lotta contre le celle “F TYPE”
Delle bare continuano a lasciare le prigioni turche 

Engin Ceber, 29 anni, morto sotto tortura
Il 28 settembre scorso, Engin Ceber viene arrestato con altre 3 persone a Istanbul, mentre distribuivano la rivista «Yürüyüs» (un settimanale di sinistra) e manifestavano contro l’impunità di cui beneficiavano dei poliziotti che un anno prima avevano sparato a Ferhat Gerçek, un altro distributore della rivista Yürüyüs, di 18 anni, ormai paralizzato a vita. In custodia a vista Engin Ceber viene selvaggiamente torturato al commissariato, e poi alla prigione di Metris dove sarà incarcerato.
Il 10 ottobre soccombe alle sue ferite. La sua morte dimostra che la tortura continua a essere una pratica sistematica coperta a tutti i gradi dello stato. Effettivamente il medico che visitò Engin alla più forte delle sue sedute di tortura ha redatto un rapporto che concludeva che Engin Ceber era in buona salute... Per altro il dossier d’istruzione riguardo la morte d’Engin Ceber è attualmente coperto da segreto, il che può comportare qualsiasi sorta di manipolazione da parte del giudice istruttore. Nell’affare Ferhat Gerçek per esempio, gli inquirenti hanno fatto sparire la prova principale dell’accusa, alias la maglietta del giovane militante trapassato dal proiettile della pistola del poliziotto...
Infine, il ministro turco della giustizia ha avuto un bel da scusarsi presso la famiglia di Engin, la sola misura che ha adottato è stata il siluramento di qualche sbirro. Ora, in Turchia, i torturatori licenziati non sono quasi mai perseguiti e peggio, sono promossi a dei posti più elevati.
 
6.000 torturatori identificati, 0 torturatori in prigione!
8 anni fa, 21 prigioni venivano assaltate dall’esercito. Lo scopo di questa vasta operazione chiamata cinicamente «ritorno alla vita» era di deportare i detenuti politici verso delle nuove prigioni, dette di “Tipo F”, dal regime carcerario ancora più duro, basato su un isolamento totale. Dal 19 al 21 dicembre 2000 un totale di 28 detenuti saranno abbattuti dai militari a colpi di fucili automatici, di lanciafiamme, di manganelli e di gas tossici.
Solo alla prigione di Canakkale, tre detenuti saranno massacrati dai militari. Nondimeno, lo scorso 16 settembre la giustizia turca ha assolto i 563 militari assassini accusati dell’assalto alla prigione di Canakkale.
Questa impunità non è un caso isolato: la Fondazione Turca dei Diritti dell’Uomo (TIHV) ha appena annunciato che nel 2006 e 2007, sui più di 6.000 poliziotti e militari turchi accusati di tortura, solo 223 sono stati processati, di cui 79 sono stati ufficialmente “condannati”. Nondimeno, nessuno di questi 79 agenti dello stato è stato incarcerato ! In compenso, solo nel 2006 10.207 persone sono state condannate per «ribellione» contro la polizia. Questo bilancio è largamente sufficiente per dimostrare il carattere di polizia dello stato turco. C’è di più, il governo AKP ha appena annunciato di voler aumentare le competenze della polizia (legge 2559). La revisione di questa legge nel 2007 aveva provocato un aumento sensibile delle esecuzioni extragiudiziarie…
 
Il ministro turco della giustizia tradisce la sua stessa parola!
Il 20 ottobre 2000, i prigionieri politici della Turchia entravano in sciopero della fame contro il progetto delle prigioni di tipo F.
Il 22 gennaio 2007, alla fine di oltre sei anni di sciopero della fame costato la vita a 122 detenuti, amici e parenti, il ministro turco della giustizia pubblicava circolare n°45/1 che autorizza i prigionieri a incontrarsi senza alcuna condizione previa in gruppi di 10, per 10 ore alla settimana. Questo diritto di incontro e di conversazione è di un’importanza vitale per dei prigionieri sottomessi a un universo crudele, di solitudine e di non-diritto. Attualmente, circa due anni dopo la sua comparsa, non solo questa circolare non viene ancora applicata, ma in più le misure disciplinari arbitrarie e i pestaggi sono sensibilmente aumentati da quel momento. La morte di Engin Ceber testimonia dell’aumento della violenza nei confronti dei detenuti politici.
La situazione nelle prigioni di tipo F è divenuta talmente insostenibile che i prigionieri parlano di riprendere lo sciopero della fame che avevano sospeso il 22 gennaio 2007. Questa dichiarazione dei detenuti ci inquieta massimamente dato che la ripresa del loro sciopero della fame rischierà di comportare dei nuovi decessi. Non vogliamo più vedere questa sfilata macabra di bare che lasciano le prigioni. Per questo, in qualità di amici e parenti dei detenuti politici di Turchia, domandiamo al ministro turco della giustizia di rispettare la sua parola.
 
Stop alla tortura e all’impunità !
Rispetto della circolare 45/1 che prevede il diritto di conversazione fra detenuti.

Bruxelles, 18 ottobre 2008
TAYAD KOMITE
(Comitato di sostegno ai familiari dei prigionieri politici di Turchia)
tayadkomite@hotmail.com
 

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Giustizia per Ferhat Gerçek e Engin Ceber!
Lettera di Avni Er dal carcere di Nuoro

L’altro giorno ho ricevuto la rivista “Yürüyüs”.
Questa rivista è settimanale ed è legale. Si può trovarla e comprarla in ogni edicola in Turchia. È una rivista che difende l’indipendenza, l’uguaglianza e la democrazia.
Questa rivista come altre riviste è oppositrice del governo, e purtroppo è sempre stata nel mirino dello stato turco. Tante volte gli uffici di questa “yürüyüs” sono stati attaccati dai poliziotti e dai fascisti. I lettori della rivista sono stati rapiti, arrestati e condannati a tanti anni di carcere.
Ultimamente la rivista “yürüyüs” ha subito pesanti condanne. La libertà di stampa è stata varie volte violata, i lettori della rivista “yürüyüs” sono stati arrestati e condannati.
Forse vi ricordate, l’anno scorso un ragazzo, Ferhat Gerçek, di 17 anni, mentre vendeva la rivista, viene sparato dalla polizia sulla strada. E quel ragazzo Ferhat Gerçek è rimasto gravemente ferito, e oggi sta sulla sedia a rotelle, paralizzato. I suoi amici e compagni hanno chiesto, e chiedono anche oggi giustizia, che la polizia che ha sparato a Ferhat venga processato e condannato.
Tutte le volte le loro richieste sono state brutalmente fermate.
L’unica parola: la giustizia.
Vendere una rivista legale non deve essere un motivo per sparare ad un ragazzo di 17 anni. Da dove prende la polizia questo diritto di sparare?
I suoi amici e compagni hanno continuato a vendere questa rivista.
Però lo stato turco, il governo di Tayyip Erdogan si è sentito scomodo perché la rivista “yürüyüs” è la voce di libertà. È la voce dei poveri, la voce dei popoli oppressi, la voce degli operai che muoiono ogni giorno perché i padroni cercano più guadagno.
La rivista “yürüyüs” è la voce del popolo kurdo, lazi, armeno, la voce di tutti quei popoli che vivono in Turchia.
Ecco l’oligarchia turca si è sentita scomoda. Doveva fermare quella rivista.
Il 28 settembre quattro ragazzi che vendevano la rivista “yürüyüs” sono stati fermati dalla polizia. Tutti e quattro i ragazzi sono stati portati alla stazione di polizia di Istinye (Istanbul), poi dopo alla stazione di polizia di Sariyer (sempre in Istanbul). In questa stazione di polizia i 4 ragazzi hanno subito torture pesanti. Le celle dove li hanno messi erano sempre bagnate e i ragazzi dal 28 settembre all’8 ottobre tutti i giorni torturati e picchiati con bastoni e vari oggetti.
I 4 ragazzi: ENGIN CEBER, CIHAN GUN, AYSU BAYKAL E OZGUR KARAKAYA, hanno subito torture molto pesanti.
Uno di loro ENGIN CEBER, dopo le torture si è sentito male.
L’8 ottobre è morto sotto tortura..gli altri ragazzi sono in gravi condizioni di salute.
ENGIN CEBER era un ragazzo di 29 anni. Il suo”crimine” era vendere una rivista che difende la democrazia, la giustizia, l’uguaglianza e l’indipendenza.
I suoi “crimini” erano così “gravi”, il governo di Tayyip Erdogan doveva torturarlo e poi ucciderlo.
La tortura è un crimine contro l’umanità. Oggi è morto il ragazzo ENGIN CEBER sotto la tortura. A chi tocca domani?
I torturatori, i poliziotti, gli assassini di ENGIN CEBER devono essere arrestati.
Dobbiamo fermare le torture e i torturatori dello stato turco!
I ragazzi come ENGIN CEBER non devono morire sotto la tortura.
Chiediamo giustizia per Ferhat Gerçek e Engin Ceber!

A pugno chiuso!
Avni Er

23 ottobre 2008
via Badu e Carros 1 – 08100 Nuoro



http://www.senzacensura.org/