SENZA CENSURA N. 31

marzo 2010

 

Manifesto politico del partito libanese Hezbollah

 

Pubblichiamo un estratto del manifesto politico del partito libanese hezbollah, documento  divulgato nel 2009 dall’organizzazione. Abbiamo ritenuto interessante estrarre dal capitolo 2 “Il Libano” i punti 5,6,7  in cui vengono analizzati sia i rapporti con il mondo arabo e islamico sia il ruolo  dell’Europa nella attuale fase che sta attraversando l’area medio-orientale e alcune considerazioni sull’America Latina.

Il testo completo lo si può consultare sul sito www.senzacensura.org.

 

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Quinto: il Libano e le relazioni col mondo arabo

Il Libano ha una identità e un’appartenenza araba che considera come una condizione originale naturale nel processo di edificazione sociale libanese.

Inoltre, l’ambito vitale, la geopolitica, la dimensione strategica, le politiche di integrazione regionale e gli interessi nazionali – che sono le specifiche strategiche ed i maggiori interessi della posizione politica del Libano - hanno reso inevitabile per il Libano di impegnarsi per le cause arabe giuste ed eque, fra le quali primeggia la causa palestinese e il conflitto con il nemico israeliano.

Per di più, c’è un urgente bisogno di sforzi concertati per superare i conflitti che attraversano i ranghi arabi. La contraddizione di strategie e la differenza di alleanze, nonostante la loro gravità e intensità, non giustificano le politiche di mirare o impegnarsi in progetti esterni basati sull’aggravare le discordie, incitare al settarismo e agitare i fattori di divisione e di disgregazione, che portano all’esaurimento della nazione e di conseguenza fanno gioco al nemico sionista e rafforzano le trame statunitensi.

Lo sviluppo di praticare una politica che si basa sul limitare o dare ordine ai conflitti ed evitare il loro proliferare in lotte aperte è una scelta degna di essere adottata per maturare un approccio qualitativo responsabile nel trattare le cause panarabe. In quanto tale, cerca di promuovere punti comuni e fornire opportunità per una comunicazione costruttiva pubblica e ufficiale, al fine di ottenere il più ampio quadro di solidarietà al servizio delle nostre cause.

La scelta della Resistenza costituisce ancora una volta la necessità centrale e un fattore obiettivo di rafforzamento della posizione araba e di indebolimento del nemico, a prescindere dalla natura delle strategie o contrattazioni politiche.

Basandosi su tutto ciò che è stato summenzionato, la resistenza non intraprende alcuna offensiva per generalizzare il risultato di un uso della scelta di resistenza per raggiungere le varie posizioni arabe, a patto che tali risultati siano nel quadro di un indebolimento del nemico e rafforzamento della posizione araba.

In questo contesto, la Siria ha fatto registrare una distintiva fermezza nella lotta con il nemico israeliano, ha sostenuto i movimenti di resistenza nella regione, è stata accanto a noi nelle circostanze più difficili e ha cercato di unificare gli sforzi arabi per garantire gli interessi della regione e affrontare le sfide.

Vogliamo sottolineare come la necessità di stringere notevoli rapporti tra Libano e Siria sia un’esigenza politica, di sicurezza ed economica dettata dai due paesi, dai due popoli, dagli imperativi geopolitici, dai requisiti per la stabilità del Libano e per far fronte alle sfide comuni. Ci appelliamo, inoltre, perché si ponga fine a tutti i sentimenti negativi che hanno intralciato i rapporti bilaterali in questi ultimi anni e queste relazioni ritornino al loro stato normale il più presto possibile.

 

Sesto: il Libano e le relazioni col mondo islamico

Il mondo arabo e islamico si trova ad affrontare sfide che si estendono per raggiungere la nostra società nelle sue varie componenti, il che rende necessario che noi non ne pregiudichiamo l’efficacia.

In effetti, i conflitti e le tensioni settarie creati artificiosamente, in particolare tra sunniti e sciiti, la creazione di contrasti razziali tra curdi, turcomanni ed arabi e tra iraniani ed arabi... l’intimidire e terrorizzare le minoranze, il continuo drenaggio cristiano dall’Oriente arabo ed in particolare dalla Palestina e dall’Iraq oltre che dal Libano, sono tutti fattori che minacciano la coesione delle nostre società, indebolendo le sue forze e incrementando le difficoltà per una loro rinascita e sviluppo.

Invece di essere una fonte di ricchezza sociale e di vitalità, le diversità confessionali sembrano essere sfruttate come fattori di incitamento alla divisione sociale.

La situazione risultante da tale abuso sembra essere il risultato dell’intersezione di deliberate politiche occidentali - soprattutto americane - e di visioni interne fanatiche ed irresponsabili, oltre che di un ambiente politico instabile.

Sembra inevitabile prendere in considerazione tali fatti. È inoltre necessario elencarli tra le preoccupazioni basilari nelle piattaforme delle forze e dei movimenti essenziali, fra cui sono i movimenti islamici a doversi assumere una particolare responsabilità nell’impegnarsi in queste sfide e affrontare tali crisi.

Hezbollah sottolinea la necessità di cooperare con gli stati islamici ai vari livelli per ottenere la forza di contrastare i progetti di egemonia. Tale cooperazione serve anche ad affrontare l’invasione culturale della comunità e dei media, e incoraggia gli stati islamici a sfruttare le loro risorse per un proficuo scambio tra questi paesi.

In questo contesto, Hezbollah considera l’Iran come uno stato centrale nel mondo islamico, dal momento che è lo stato che ha abbattuto con la sua rivoluzione il regime dello Shah e i suoi progetti statunitensi-israeliani. È anche lo stato che ha sostenuto i movimenti di resistenza nella nostra regione e che si è schierato con coraggio e determinazione al fianco delle cause arabe e islamiche, fra le quali primeggia la causa palestinese.

La politica della Repubblica Islamica è chiara e ferma nel sostenere la causa primaria, centrale e più importante per gli arabi ed i musulmani, vale a dire la Causa Palestinese. Dopo l’annuncio della vittoria benedetta della rivoluzione sotto la guida del Al Wali Al Faqih Imam Khomeini (possa Allah benedire la sua anima) e la creazione della prima ambasciata palestinese al posto della Ambasciata d’Israele, questo sostegno è continuato in varie forme fino ai giorni nostri sotto la leadership di Al Wali Al Faqih Imam Khamenai (possa Allah prolungare la sua vita). Ciò ha portato a conseguire importanti vittorie per la prima volta nella storia della lotta contro gli aggressori sionisti.

La fabbricazione di contraddizioni nella Repubblica Islamica in Iran da parte di alcuni partiti arabi rappresenta un esempio di autolesionismo e danneggiamento delle cause arabe. Ciò non è utile che ad “Israele” e agli Stati Uniti d’America.

L’Iran, che ha formato il suo credo politico e costruito il suo ambito vitale nell’avere come suo nucleo la causa palestinese, l’ostilità ad “Israele”, l’ostacolare le politiche degli Stati Uniti e l’integrazione con l’ambiente arabo e islamico, deve essere trattato con la volontà di cooperare fraternamente. Bisogna confrontarsi con esso su una base di rinascita. Deve essere il centro del bilancio strategico. Deve essere considerato come un esempio di sovranità, indipendenza e libertà che sostiene il progetto moderno di indipendenza arabo-islamica e come una potenza che aumenta la fermezza e la forza degli stati e dei popoli della nostra regione.

Il mondo islamico cresce più forte con le sue coalizioni e la cooperazione tra i suoi stati. Rivendichiamo l’importanza del fare uso degli elementi di forza politici, economici ed umani che esistono in ogni Stato nel nostro mondo islamico, su una base di integrazione e patrocinio e per non essere soggetti a arroganti egemonie.

 

Settimo: il Libano e le relazioni internazionali

Le norme di disaccordo, conflitto e lotta secondo il punto di vista e l’approccio di Hezbollah si basano primariamente su questioni politiche e morali: tra l’arrogante e il supposto debole, tra l’autorevole e il soggiogato e tra l’occupante arrogante e coloro che chiedono libertà e indipendenza.

Inoltre, Hezbollah ritiene che l’egemonia unilaterale del mondo rovescia l’equilibrio e la stabilità internazionali, nonché la pace e la sicurezza internazionali.

Il sostegno illimitato degli Stati Uniti ad Israele e la sua copertura dell’occupazione israeliana dei territori arabi, oltre al dominio americano delle istituzioni internazionali e al dualismo nell’emissione e nell’implementazione delle risoluzioni internazionali, la politica di interferenze negli affari degli altri Stati, la militarizzazione del mondo e l’adozione del principio delle guerre circolanti nei conflitti internazionali, che provocano disordine e turbolenze in tutto il mondo, hanno posto l’amministrazione americana in una posizione ostile alla nostra nazione ed ai nostri popoli e la rendono in sostanza responsabile di provocare il caos nel sistema politico internazionale.

Per quanto riguarda le politiche europee, esse oscillano tra l’incapacità e l’inefficienza da un lato e la sottomissione ingiustificata alle politiche statunitensi dall’altro, cosa che sta portando in realtà ad annullare la tendenza moderata in Europa a favore dell’interesse della egemonia atlantica con il suo sfondo coloniale.

Essere sottomessi alle politiche statunitensi - in particolare nella fase del loro fallimento storico - è un errore strategico che porterà solo ad altre crisi, complicazioni e ostacoli alle relazioni euro-arabe.

Una particolare responsabilità grava sull’Europa a causa del patrimonio coloniale che ha inflitto alla nostra regione, con danni enormi le cui ripercussioni i nostri popoli stanno ancora soffrendo.

Dato che ci sono popoli europei che hanno lunga storia di resistenza agli invasori, è un obbligo umano e morale dell’Europa, ancor prima di essere un obbligo politico, quello di riconoscere il diritto dei popoli a resistere all’occupante sulla base della distinzione tra resistenza e terrorismo.

Dal nostro punto di vista, i presupposti della stabilità e della cooperazione europea-araba richiedono la costruzione di un approccio europeo più indipendente, giusto ed obiettivo. È impossibile costruire un comune ambito vitale politico e di sicurezza senza questa trasformazione che garantisca di affrontare i difetti che causano le crisi e l’instabilità.

D’altra parte, abbiamo osservato con molta attenzione e rispetto lo sforzo indipendente e libero che si oppone all’egemonia sugli stati latino-americani. Ci sono vasti punti in comune tra i loro progetti ed i progetti dei movimenti di resistenza nella nostra regione, che contribuiscono a costruire un sistema internazionale più equilibrato e giusto.

Tali sforzi sono promettenti a livello internazionale per una identità umana collettiva e un comune background politico e morale. In questo quadro, lo slogan dell’“l’unità dei supposti deboli” rimane uno dei pilastri della nostra concezione politica per costruire la nostra consapevolezza, le nostre relazioni ed i nostri atteggiamenti verso le cause internazionali.



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