SENZA CENSURA N. 32

giugno 2010

 

Irak resiste!

La solidarietà con il popolo iracheno sotto attacco

 

Pubblichiamo la traduzione della convocazione del primo incontro internazionale pubblico e unitario delle principali correnti della resistenza irachena, organizzato dalla Campagna Nazionale contro l'Occupazione e per la Sovranità dell'Iraq (CEOSI) che avrebbe dovuto svolgersi nella seconda metà di giugno a Gijon.

Questo documento da un quadro sintetico della situazione irachena prima delle ultime “elezioni” di questa primavere, nonché delle prospettive del campo antioccupazione che ha nuovamente deciso di non partecipare alla tornata elettorale.

Le pressioni esercitate sul governo spagnolo dal “governo” iracheno di Nuri-al Maliki, che ha minacciato “ripercussioni negative” se l'attività di questa conferenza non fosse stata bloccata, hanno avuto come conseguenza finale l’annullamento della conferenza a data da destinarsi e, in precendenza, il mancato rilascio dei permessi ai partecipanti all'incontro provenienti dal mondo arabo, nonostante alcuni di questi li avessero già ricevuti in precedenza anche più volte per iniziative simili, violando così gli accordi presi tra il governo e gli organizzatori.

Le accuse mosse dal governo fantoccio iracheno nei confronti degli oratori contribuiscono ulteriormente a farne in Iraq il bersaglio delle milizie settarie, che si muovono comi veri e propri squadroni della morte contro gli avversari politici, colpevoli di agire sia contro l'occupazione militare sia contro lo smembramento dell'Iraq in entità etnico-confessionali separate, dominate da signori della guerra locali..

In questi anni abbiamo cercato di riportare il più costantemente possibile l'attività che il CEOSI ha svolto nello stato spagnolo, dalle iniziative di solidarietà contro il genocidio del corpo insegnante universitario iracheno, alle attività di sostegno concreto nei confronti della disastrosa situazione igenico-sanitaria, così come gli articoli e le prese di posizione che monitorano la situazione sotto l'occupazione e danno voce all'attività e ai programmi della resistenza, intervistando per la rivista il suo coordinatore (n.24 novembre 2007).

Siamo convinti che questa esperienza sia quasi unica nel panorama europeo della solidarietà con il popolo iracheno.

Nonostante la decisione del governo spagnolo di rimuovere le proprie truppe dall'Iraq, così come “imposto”dal movimento popolare contro la guerra successivo agli attentati a Madrid del marzo 2004 che ha di fatto cacciato il governo Aznar, il disimpegno militare di Madrid in Iraq si è dimostrato una farsa.

Un discorso a parte andrebbe fatto sull'impegno militare spagnolo in Afghanistan, che ha di fatto spostato in un altro teatro operativo della "guerra al terrorismo" il contingente iberico.

Ma l'attuale crisi economica ha reso la Spagna, e non solo, più supina ai piani di politica internazionale di Washington e più bisognosa di riconquistarsi un posto al sole nella spartizione del business della neo-colonizzazione irachena.

Infatti, dal gennaio del 2010, un colonnello della Guardia Civile Spagnola dirige la European Union Integrated Rule of Law Mission in Iraq (“Eujust Lex”) il cui obiettivo è di addestrare la polizia, i procuratori e il personale penitenziario del governo collaborazionista iracheno.

Inoltre, così come confermato dal vice presidente statunitense Joseph Biden, nella sua visita a Madrid all'inizio di Maggio, la Guardia Civile Spagnola addestrerà anche la Iraq Border Police, la polizia di confine irachena.

Non stupisce quindi, ma nemmeno legittima l'atteggiamento del governo Zapatero, che contribuisce alla criminalizzazione del supporto ad un popolo sotto occupazione militare che sia stata negato a priori la possibilità di interlocuzione tra le forze che si muovono contro l'occupazione e l'Ue proprio durante il periodo della presidenza spagnola.

 

Conferenza Internazionale della Resistenza Politica Iraqena: Gijon dal 18 al 20 giugno

«Davanti a questo panorama, il progetto di recupero della sovranità dell’Iraq va inesorabilmente legato a quello della ricostruzione democratica e integrale delle sue istituzioni. L’occupazione militare non può essere seguita da un regime tutelato o alla spartizione del paese in aree di influenza dei governi vicini che faciliti l’esproprio impune delle sue risorse e del suo futuro. Il popolo iracheno vuole recuperare pienamente la sua sovranità e la miglior eredità del suo passato, quella che si incarnava in una società integrata e dinamica, una volta liberata delle avversità della sua Storia recente. Questo è il progetto che la resistenza irachena incarna e desidera materializzare, e che l’incontro di Gijon vuole favorire in un clima di complicità e libertà»

 

La campagna Nazionale contro l’Occupazione e per la sovranità dell’Iraq (CEOSI) convocherà il primo incontro internazionale pubblico e unitario delle principali correnti della resistenza irachena, che uniscono al proprio progetto di pieno recupero della sovranità dell’Iraq quello di una ricostruzione integrale, democratica e non settaria delle proprie istituzioni.

Quest’incontro, che ha come obiettivo animare il processo di convergenza del campo Anti-Occupazione e favorire la sua apertura alla comunità internazionale, si celebrerà in Gijon i giorni 18 19 e 20 di giugno del 2010 con il titolo “Conferencia Internacional de la Resistencia Política Iraquí”. Questa iniziativa avrà luogo mentre comincia l’ottavo anno di occupazione statunitense dell’Iraq e si svolgerà durante la presidenza Spagnola dell’Unione Europea.

Il silenzio dei media main-stream non significa che la situazione sia migliorata o che la fine dell'occupazione sia vicina. Il popolo iracheno affronta un momento cruciale per il suo futuro prossimo. Il 7 marzo del 2010 si dovranno celebrare nuove elezioni per il controllo interno dell’Iraq con l’orizzonte di una ritirata completa degli USA entro il 2011. Come in altre precedenti convocazioni, l’area anti-occupazione non parteciperà alle elezioni considerandole illegali, anche se non interferirà con la partecipazione popolare.

Gli occupanti hanno sottomesso l’Iraq alla vecchia logica coloniale della frammentazione sociale. L’occupazione, invece di portare la democrazia politica in Iraq, come proclamarono nel 2003 gli invasori, ha consegnato il potere formale a personaggi e organizzazioni settarie, vincolate proprio con gli occupanti o con paesi confinanti dell’area, senza nessuna legittimità, il cui scopo non è quello di rappresentare e difendere una o l’altra comunità irachena, ma servire i mandanti stranieri mentre lucrano impunemente.

Le elezioni del 2 marzo acutizzano questa dinamica fallimentare e prima di permettere l’espressione democratica del popolo iracheno riflettono la lotta per il controllo dell’Iraq tra USA e Iran.

Per questo, nell’area collaborazionista si stanno sviluppando gli scontri più feroci. Secondo l’opinione generale nelle strade dell’Iraq, gli attentati di massa commessi dall’estate passata a Baghdad e in altre città sono il risultato (per un implicazione diretta o per passività dei corpi e dei servizi di sicurezza) di una lotta spietata tra i gruppi settari, i quali dirimono le proprie differenze politiche a costo della vita di centinaia di iracheni innocenti.

Secondo le stime di prestigiose istituzioni internazionale, la sottomissione del paese è costata circa un milione di morti; secondo le Nazioni Unite, durante il 2005 e 2006 gli squadroni della morte, vincolati con le nuove autorità irachene, e per questo, direttamente o indirettamente anche con le forze di occupazione, hanno assassinato fino a un centinaio di iracheni al giorno.

Ufficialmente, gli USA o le nuove autorità irachene mantengono 40.000 detenuti iracheni.

Il terrore e la repressione hanno generato, inoltre, il più grande esodo della storia recente: secondo le nazioni unite, dall’inizio dell’occupazione quasi cinque milioni di iracheni sono diventati rifugiati nei confini nazionali o fuori dalla nazione.

L’Iraq è il paese del mondo con il maggior numero di persone che han dovuto abbandonare il proprio luogo d’origine, il 16% della propria popolazione, il che presuppone la percentuale più alta. Per questi iracheni il ritorno ai propri luoghi è impossibile.

Nell’interno del paese, le elezioni non hanno generato nessuna speranza di miglioramento in una situazione quotidiana che non ha smesso di deteriorarsi giorno dopo giorno dal 2003. L’Iraq, uno dei paesi più ricchi del pianeta, una volta con grandi capacità di mezzi e professionisti, mantiene oggi indicatori infimi di educazione, sanità, rifornimento di acqua potabile e luce, rispetto dei diritti umani e sociali.

L’Iraq è il quarto paese più corrotto del mondo: nessuno sa dove vanno a finire gli introiti per la vendita del petrolio, un settore strategico che si sta tranquillamente privatizzando.

È la nuova classe politica, imposta dagli occupanti, conforme a una nuova oligarchia che legittima il suo ladrocinio e lo smantellamento delle istituzioni pubbliche con una legislazione regressiva che annulla il concetto di cittadinanza e sottomette la vita degli uomini e delle donne rendendola indifesa e soggetta all’arbitrarietà.

 

Piena sovranità e ricostruzione democratica

Davanti a questo panorama, il progetto di recupero della sovranità dell’Iraq va inesorabilmente legato a quello della ricostruzione democratica e integrale delle sue istituzioni. L’occupazione militare non può lasciare il passo a un regime tutelato o alla frattura del paese in aree di influenza dei governi vicini che facilitino lo spoglio impune delle sue ricchezze e del suo futuro.

Il popolo iracheno vuole recuperare pienamente la sua sovranità e la migliore eredità del suo passato, quella che si incarnava in una società integrata e dinamica una volta liberata delle avversità della sua Storia recente. Questo è il progetto che la resistenza irachena incarna e desidera materializzare, e che l’incontro di Gijon vuole favorire in un clima di complicità e libertà.

Le correnti democratiche anti-occupazione stanno convergendo lentamente ma inesorabilmente. Da quando nel 2007 si crearono i Quattro Fronti intorno ai quali si raccolse la maggioranza dei gruppi combattenti, la coordinazione tra questi è migliorata, sebbene senza materializzarsi ancora nella piena unificazione militare.

Col chiudersi della prima fase di confronto militare con gli occupanti, i referenti politici e civili della resistenza mantengono un dialogo su un programma e una strategia comune, rispetto alle necessità di offrire un interlocutore unitario tanto in Iraq come all’Estero, un obiettivo essenziale per il futuro dell’Iraq, con il fine di ottenere una soluzione democratica e integrale alla crisi che l’occupazione ha creato.

Questo è l’animo dell’incontro di Gijon, una data alla quale sono vincolati i massimi rappresentati delle principali istanze politiche irachene anti-occupazione: la piattaforma Fronte Patriottico Nazionalista Islamico (organo politico del Fronte Jihad e Liberazione), l’Associazione di Ulema Mussulmani (il cui segretario generale, il giudice Harez al-Dari, è stato designato come rappresentante politico per le fazioni militari del Fronte Jihad e Cambio), il Consiglio Politico della Resistenza Irachena (organo politico della terza piattaforma militare, il Fronte Jihad e Riforma) e, infine, il Congresso Fondazione Nazionale Irachena, (una piattaforma di più di 20 associazioni civile e partiti politici), oltre a leader Kurdi, intellettuali esiliati, attivisti civili e rappresentanti comunitari, uomini ma anche donne che ricorderanno il ruolo essenziale di questo collettivo nella storia contemporanea dell’Iraq:

Judeir al-Murshidi, segretario generale del Fronte Patriottico Nazionalista E Islamico Iracheno;

sceicco Bashar Mohamed al-Faidi, portavoce e membro del comitato esecutivo della Associazione di Ulema Musulmani;

ayatollá Yawad al-Jalesi, segretario generale del Congresso di Fondazione Nazionale Irachena;

Haifa Zangana, scrittrice, residente nel regno unito;

sceicco Ahmed al-Ganim, segretario generale del Consiglio delle Tribù del Sud dell’Iraq;

Arshad Zibari, segretario generale del Partito di Giustizia Kurdo;

Yusef Hamdan, dirigente del partito comunista Unione per il Popolo;

Asma al-Haidari, attivista e relatrice dei Diritti Umani

Isam al-Chalabi, esperto in petrolio, ex ministro iracheno del petrolio (1987-1990).

 

L’incontro si organizza con la collaborazione del Centro Indipendente di Studi di Damasco, il cui direttore, Jaled al-Maani, sarà presente. All’incontro prenderanno parte anche personalità e rappresentanti di organizzazioni degli USA, Europa e del mondo arabo, come Hans Von Sponeck e Ramsey Clark, il che supporrà magnifiche occasione per ricreare i vincoli con le organizzazioni Irachene. Nel contesto della presidenza spagnola dell’UE, si approfitterà della visita di questi dirigenti politici e sociali per proporre, fra le varie attività, un interlocuzione diretta con le autorità spagnole, e con i gruppi politici dello Stato Spagnolo ed europei.

 

Campagna Statale contro l’occupazione e per la sovranità dell’Iraq

4 marzo 2010

 

[Testo originale spagnolo su: http://www.iraqsolidaridad.org/2010/docs/conferencia_gijon.html]

 



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